Le relazioni tra Russia e Cina “sono le migliori di sempre” e, di fronte al “ricatto” dell’Occidente e “a una situazione internazionale complicata”, non resta che rafforzarle ancora di più. E’ il succo del colloquio in videocollegamento – l’ultimo di diversi incontri virtuali e dei due di persona del 2022 – tra Vladimir Putin e Xi Jinping, determinati a “intensificare la cooperazione” tra i loro Paesi a beneficio dei due popoli e – sottolinea il leader cinese – “per portare più stabilità nel mondo”. Sullo sfondo della feroce guerra in Ucraina, il capo del Cremlino ha offerto all’alleato cinese di rafforzare “la cooperazione militare e tecnico-militare tra Russia e Cina”. Dal canto suo, Xi si è limitato a dirsi pronto a una maggiore “cooperazione strategica”, soprattutto “in materia di economia, commercio, energia, finanza e agricoltura”.
Da sempre freddo sull’invasione russa – se non infastidito per le conseguenze economiche che questa comporta a livello globale -, il presidente cinese ha piuttosto colto l’occasione per sottolineare con favore “il fatto che la parte russa non abbia mai escluso la possibilità di risolvere il conflitto in Ucraina attraverso colloqui diplomatici”. Colloqui che al momento non si intravedono e che lo stesso Xi ha ammesso come “non sempre possano andare bene”. Ma sui quali ha deciso di insistere con Putin, quasi a volerlo incoraggiare e a indicargli una via: “Non bisogna rallentare gli sforzi, la pace alla fine arriverà”, ha detto Xi, assicurando che Pechino continuerà a tenere “una posizione obiettiva” sulla crisi e “a svolgere un ruolo costruttivo nella sua soluzione”. Nel corso del colloquio, che il Cremlino ha definito “molto costruttivo e rivelante”, Putin ha sottolineato inoltre come il bilancio commerciale tra Russia e Cina abbia raggiunto livelli record “nonostante le sanzioni e i ricatti occidentali” e l’obiettivo di aumentarlo fino a 200 miliardi di dollari entro il 2024.
Il presidente russo ha quindi invitato il “caro amico” Xi a Mosca per una visita di Stato nella primavera prossima, mentre agli altri leader mondiali non invierà nemmeno gli auguri di buon anno. Nessun messaggio di buone feste a Joe Biden, Olaf Scholz, Emmanuel Macron né agli altri leader di Paesi “ostili”, ha spiegato il Cremlino. Nemmeno alla neo premier Giorgia Meloni. Uniche eccezioni per il premier ungherese Viktor Orban e il presidente serbo Aleksandar Vucic, gli europei più restii a isolare la Russia, insieme ad altri ex premier e presidenti tra cui il tedesco Gerard Schroeder. E Silvio Berlusconi, lo storico amico di Putin in Italia che nonostante la condanna dell’attacco all’Ucraina ha tentato fino all’ultimo di mantenere aperto un dialogo con il leader russo, anche con scambi di bottiglie di vodka e lambrusco.
Sempre più emarginato sulla scena internazionale, Putin appare ormai altrettanto solo a capo di quel lungo tavolo al quale riceve i suoi ministri. Stando al Washington Post, anche l’élite di Mosca sembra in crescente disaccordo col leader, dividendosi tra chi vuole porre fine all’operazione militare in Ucraina, costata migliaia di morti e miliardi di rubli, e chi invece preme per l’escalation che spazzi via la resistenza di Kiev una volta per tutte. Ma il presidente “non sa che fare”, ha detto al quotidiano statunitense un miliardario russo che ha contatti con i vertici militari, “e la sua cerchia si assottiglia sempre di più”. La sua unica strategia sarebbe quella di mentire nel “costante tentativo di costringere l’Occidente e l’Ucraina a iniziare trattative di pace”, ovviamente alle sue condizioni. E sarebbe stata proprio la mancanza di un piano per il 2023 e per la fine del conflitto ad aver convinto lo stesso Putin a evitare la consueta conferenza stampa fiume di fine anno: “Non avrebbe saputo cosa dire”.