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Esteri

Bombe e neve sull’Ucraina. Zelensky, premere su Putin

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Cade la prima neve sull’Ucraina, alle prese con la carenza di elettricità per i raid missilistici russi che sono continuati oggi prendendo di mira anche impianti di produzione del gas. Di fronte al duro inverno che si prospetta, Volodymyr Zelensky ha fatto appello all’Occidente perché resti unito e “aumenti la pressione sulla Russia”. Ma dal fronte opposto è arrivato un appello uguale e contrario, con Mosca che ha chiesto a Washington di “esercitare un’influenza su Kiev rendendola più flessibile” e inducendola a negoziare. Perché, ha avvisato il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, la Russia non intende rinunciare ai territori annessi. Mentre il Cremlino ha attribuito al rifiuto ucraino di intavolare trattative serie le sofferenze dei civili e i blackout. Intanto, dopo due giorni in cui ha puntato con certezza il dito contro la Russia, suscitando anche qualche irritazione a Washington, Volodymyr Zelensky ha ammesso di non avere prove sulla responsabilità di Mosca per il missile caduto sulla Polonia. “Non so cosa sia successo”, ha detto, continuando però a dichiararsi “sicuro che si sia trattato di un missile russo”. I nuovi raid hanno intanto colpito varie regioni dell’Ucraina, secondo quanto riferiscono fonti ufficiali di Kiev.

Il primo ministro Denys Shmihal ha affermato che sono stati attaccati impianti per la produzione di gas, in un Paese già alle prese con le interruzioni di energia elettrica in seguito ai ripetuti bombardamenti russi sulle centrali. Il vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Kyrylo Tymoshenko, ha affermato che almeno sette persone sono state uccise da un attacco missilistico su un edificio a Vilniansk, nella regione di Zaporizhzhia. Mentre nello stesso oblast, ma nella parte controllata dai russi, le autorità locali hanno denunciato l’uccisione di due persone e il ferimento di altre sette in un bombardamento ucraino sul villaggio di Mikhailovka. Sopra Kiev, che per la maggior parte del giorno rimane senza elettricità, sono stati abbattuti due missili da crociera. “Un brutto segnale da parte della Russia”, ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il presidente polacco Andrzej Duda si è intanto recato per un sopralluogo nel paesino di Przewodow, dove martedì si è abbattuto il missile che ha ucciso due civili. Il capo dello Stato ha incontrato le famiglie delle vittime, i cui funerali si svolgeranno sabato, e ha nuovamente descritto l’accaduto come “un incidente non intenzionale”.

Quanto alle affermazioni di Zelensky, che continua a respingere la ricostruzione americana e della Nato secondo la quale il missile era probabilmente ucraino, Duda ha risposto seccamente, dicendo che “ognuno raccoglie le informazioni per suo conto”. Ma Kiev insiste perché le sia consentito di partecipare alle indagini e ha già inviato in Polonia una squadra di suoi esperti, secondo quanto ha annunciato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Fredda nei confronti di Kiev anche la reazione alcune ore prima del presidente Usa Joe Biden, che alla richiesta di commentare le accuse di Zelensky, si era limitato a dire che “questo non è ciò che dicono le evidenze”. “Non so cosa sia successo – ha poi ammesso il leader ucraino -. Non lo sappiamo per certo. Il mondo non lo sa. Ma sono sicuro che si sia trattato di un missile russo e sono sicuro che abbiamo sparato dai sistemi di difesa aerea”. Nel frattempo da Mosca è giunto l’annuncio che dal 29 novembre al 6 dicembre inviati russi e americani si incontreranno al Cairo nell’ambito della commissione bilaterale che sovrindente all’applicazione del trattato New Start sulla riduzione degli arsenali nucleari. Mentre in merito all’incontro tra i capi dell’Intelligence per l’estero dei due Paesi svoltosi lunedì ad Ankara, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che le parti si sono assicurate reciprocamente che si asterranno dall’uso di armi nucleari.

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Guterres: Italia pilastro fondamentale multilateralismo

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“L’Italia è un pilastro fondamentale del multilateralismo e un partner esemplare delle Nazioni Unite. In ogni area delle nostre attività l’Italia è sempre presente, nelle operazioni di peacekeeping, nello sviluppo sostenibile, nella protezione climatica, nei diritti umani. E’ molto importante dirlo nel momento in cui l’Italia assume la presidenza del G7” ha spiegato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres incontrando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita al Palazzo di vetro.

“Questo paese – ha proseguito Guterres – è sempre stato un ponte tra nord e sud, un ponte che ora è più necessario che mai, quando si vive in un mondo dove le divisioni geopolitiche hanno creato tante difficolta’ in tutte le aree”. “E’ molto importante avere l’Italia alla guida del G7 – ha continuato – ed essere in grado di raggiungere le riforme della nostra istituzione multilaterale che non rappresenta più la realtà del mondo moderno”.

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Gaza: media, bilancio attacchi Israele su Rafah sale a 8 morti

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L’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che è salito ad almeno otto morti e diversi feriti il bilancio degli ultimi attacchi israeliani sulla città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

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Hamas accetta l’accordo ma Israele bombarda Rafah

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Hamas ha accettato, in extremis, la proposta di Egitto e Qatar per un accordo con Israele sul cessate il fuoco. Forse nell’ultimo, disperato tentativo di fermare l’irruzione dei soldati israeliani a Rafah, dove in mattinata era scattato l’ordine di evacuazione di un centinaio di migliaia di civili già stremati da sei mesi di guerra.

Ma lo Stato ebraico per ora frena, e anzi ha aumentato la pressione militare sulla città al confine egiziano con “attacchi mirati”, aerei e di artiglieria, nella parte orientale della città al sud della Striscia, mentre fonti palestinesi hanno riferito di “un improvviso ingresso via terra” nell’est. In serata, il gabinetto di guerra ha infatti “deciso all’unanimità di continuare la sua operazione a Rafah”, e al tempo stesso di inviare una delegazione al Cairo martedì per continuare ad “esplorare la possibilità di raggiungere un accordo a condizioni accettabili”. Anche il presidente americano Joe Biden ha cercato ancora una volta di convincere il premier Benyamin Netanyahu a non invadere la città, insistendo sul fatto che raggiungere un’intesa per un cessate il fuoco è il modo migliore per proteggere la vita degli ostaggi. Poi l’annuncio di Hamas, giunto dopo la telefonata tra i due leader.

“Adesso la palla è nel campo di Israele”, ha detto un esponente di Hamas dopo che il leader Ismail Haniyeh ha informato il premier del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani e il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel – e l’Iran – di aver “accettato” la loro proposta di mediazione. Secondo fonti della fazione palestinese, riportate dai media arabi, l’accordo sulla tregua prevede tre fasi di sei settimane ciascuna con l’obiettivo del cessate il fuoco permanente, il ritiro completo dell’Idf dalla Striscia, il ritorno degli sfollati al nord e lo scambio di prigionieri, a cominciare dai civili israeliani, donne, bambini, anziani e malati. Israele ritiene siano 33 gli ostaggi in questa categoria, definita “umanitaria”, e Hamas si è impegnato a rilasciarli, vivi o morti. Tra i detenuti palestinesi da liberare ci sarebbero, invece, anche 20 condannati all’ergastolo.

Gli ultimi dettagli dovrebbero essere comunque discussi di nuovo martedì al Cairo e le famiglie dei rapiti hanno lanciato un nuovo disperato appello al governo a dare seguito “al suo impegno nei confronti dei suoi cittadini”, accettando la proposta di Hamas. Prima degli intensi bombardamenti notturni, a Rafah la notizia era stata inizialmente accolta da urla di gioia e spari in aria. Ma fonti israeliane – nel silenzio di Netanyahu – hanno fatto sapere che Israele sta ancora “verificando la proposta e le sue conseguenze”, così come gli Stati Uniti. Pubblicamente però Israele, forse irritato dalla fuga in avanti dell’annuncio di Hamas, ha gelato gli entusiasmi: “Hamas non ha accettato. E’ il suo solito trucco”, ha detto il ministro dell’Economia, Nir Barkat, incontrando a Roma la stampa italiana.

Si tratta di “una proposta unilaterale senza coinvolgimento israeliano. Questa non è la bozza che abbiamo discusso con gli egiziani”, ha spiegato un alto funzionario israeliano al sito Ynet, aggiungendo che in questo modo Hamas mira a “presentare Israele come chi rifiuta” l’intesa. Mentre per il falco del governo di sicurezza Ben Gvir, “i giochetti di Hamas” meritano “una sola risposta: occupare Rafah”. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invece invitato “tutti i Paesi occidentali a fare pressione su Israele affinché accetti”. “Siamo lieti che Hamas abbia annunciato di aver accettato il cessate il fuoco, su nostro suggerimento – ha sottolineato -. Ora lo stesso passo dovrebbe essere fatto da Israele”.

Accordo o meno, lo Stato ebraico va avanti nell’operazione militare contro i battaglioni di Hamas a Rafah. “Esaminiamo ogni risposta molto seriamente ed esauriamo ogni possibilità sui negoziati e il ritorno degli ostaggi alle loro case il più rapidamente possibile come compito centrale. Al tempo stesso continuiamo e continueremo ad operare nella Striscia”, ha chiarito il portavoce militare Daniel Hagari. L’avvio dell’evacuazione dall’est della città verso l’area umanitaria indicata dall’Idf ad al-Mawasi sulla costa ha allertato l’intera comunità internazionale, che tenta di impedire che gli eventi precipitino del tutto.

“E’ disumano”, ha dichiarato l’Onu. Prima di annunciare di aver accettato l’intesa per la tregua, anche Hamas ha denunciato “un’escalation”. La zona dell’evacuazione – che l’esercito ha definito “temporanea, limitata e graduale” – comprende “ospedali da campo, tende e maggiori quantità di cibo, acqua, farmaci e forniture aggiuntive”. L’Idf ha lanciato volantini in arabo, affiancati da sms, telefonate e avvisi sui media per spiegare i motivi dell’evacuazione e l’invito a lasciare l’area che sarà interessata dai combattimenti, quelle da evitare, come Gaza City e i passaggio a nord di Wadi, e anche il divieto di avvicinarsi alle recinzioni di sicurezza est e sud con Israele.

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