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Meloni: subito dl giustizia, ora partita energia-manovra

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E’ “fiera” dell’intervento sull’ergastolo ostativo. Assicura che non ci sarà più “un approccio ideologico” nella gestione Covid. E dà il segnale che “in Italia non si può venire a delinquere” con l’organizzazione dei rave party che diventa reato. Aveva promesso “discontinuità”, Giorgia Meloni aveva promesso “discontinuità” e la rivendica con orgoglio al primo consiglio dei ministri davvero operativo, che ha anche completato la squadra di governo con la nomina di 39 nuovi sottosegretari (8 diventeranno viceministri). Garantisce, come fanno anche i ministri, che non ci per ora non ci sono “problemi”, che la squadra, a una settimana dall’insediamento dell’esecutivo, lavora “con compattezza ed entusiasmo” nonostante il centrodestra a guida Fdi sia arrivato a governare il Paese “nel momento più difficile per la nazione”. “Non ci sono problemi per ora. Mi aspetto dalla mia squadra compattezza e lealtà e le sto riscontrando”. Un decreto che il presidente della Repubblica valuterà, come sempre, con la massima attenzione senza anticipare giudizi, si ricorda in ambienti parlamentari. Anche se la forumula omnibus viene attaccata da alcuni settori del Parlamento. Rinvio della riforma della giustizia penale, stop all’obbligo di vaccini per i sanitari e la stretta contro i raduni illegali vengono presentati in un unico provvedimento. Che fa salire subito sulle barricate le opposizioni, Pd in testa. Il primo Cdm “tradisce le aspettative elettorali” vanno all’attacco i Dem, con il segretario Enrico Letta che punta il dito contro un “esordio” che “ha premiato i no vax”. Mentre Giuseppe Conte stigmatizza la “tolleranza zero” contro i rave di un governo che invece “chiude tutti e due gli occhi” su “camicie nere di Predappio ed evasori”. Ma il raduno nella città natale di Mussolini, minimizza il ministro Matteo Piantedosi “si tiene da anni” ed è caso “diverso” da quello di Modena. In ogni caso, taglia corto la premier sollecitata da un cronista a margine della conferenza stampa, si tratta di un evento “politicamente distante da me in modo significativo”. Respinge insomma le polemiche su fascismo e anti-fascismo, alimentate negli ultimi giorni anche dal caso sul 25 aprile. E dopo un’ora con i ministri a spiegare il provvedimento, torna a Palazzo Chigi per aprire la partita vera, quella su cui si giocherà la credibilità anche con Bruxelles, quella dei conti pubblici. Meloni si chiude nella sede del governo e con Giancarlo Giorgetti, lo staff del Mef (e il vicepremier Matteo Salvini), inizia a rivedere le tabelle della Nadef che, conferma, sarà aggiornata nel prossimo Consiglio dei ministri di venerdì. C’è da fare, ne è consapevole, “una corsa contro il tempo”, ma la speranza è quella di portare già a fine settimana le prime misure contro il caro-bollette, che saranno completate poi con la manovra. Certo la premier e il titolare del Mef avranno tirato un sospiro di sollievo davanti a un dato del Pil del terzo trimestre che doveva essere negativo e invece è cresciuto di mezzo punto. Lo scenario, insomma, potrebbe rivelarsi meno fosco di quanto le previsioni fino a ieri indicavano. E rafforzare la dote del ‘tesoretto’ da quasi 10 miliardi lasciato in eredità dalla gestione di Mario Draghi e Daniele Franco. Per il momento da rivendicare c’è il primo atto anche “simbolico” sull’ergastolo ostativo, di cui aveva parlato anche nella relazione sulla fiducia, che conferma che “la lotta alla criminalità organizzata” è “un obiettivo” del governo e che contro la mafia “non si faranno passi indietro”. Intanto, scherza, “ho tolto il bavaglio al ministro Nordio”, mostrandosi attenta lettrice delle critiche che le vengono riservate. E che smentisce con forza, comprese quelle che vedono un rischio sui target del Pnrr con il rinvio della riforma Cartabia. “Ci prendiamo due mesi” per dare il tempo agli uffici di organizzarsi, ma “non c’è alcun rischio”, garantisce, che il Piano “venga compromesso”. Così come non ci sono stati dissidi nella formazione della squadra. Sottosegretari e viceministri (solo Salvini ne avrà due, uno leghista e uno di Fdi), assicura anche a deputati e senatori nella chat interna di Fratelli d’Italia, sono stati scelti sulla base “dell’esperienza parlamentare oltre che nel settore specifico”. Certo ci sono state “mediazioni”, perché c’era, conferma, “il tema della rappresentanza femminile” e quella “territoriale”. Ma “avevamo promesso di essere veloci e lo siamo stati”. Perché ora c’è da correre davvero.

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Politica

La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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