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Un piano Marshall per Kiev, da Ue 1,5 miliardi al mese

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La ricostruzione dell’Ucraina è un compito che impegnerà una generazione e bisogna iniziare subito. A Berlino, Olaf Scholz e Ursula von der Leyen hanno partecipato alla prima conferenza dedicata al piano Marshall per Kiev, e la presidente della Commissione Ue ha promesso un impegno cospicuo: l’Europa lavorerà per versare 1,5 miliardi di euro al mese all’Ucraina, per sostenere un terzo del suo fabbisogno di bilancio, fino a che ci sarà il conflitto. È stato del resto Volodymyr Zelensky in persona, collegandosi via video, a chiedere ai partecipanti al forum di sostenere l’Ucraina a coprire i 38 miliardi di dollari di deficit del prossimo anno. Gli altri due terzi dovrebbero esser coperti grazie al sostegno degli Usa e all’intervento di organi internazionali, come Fmi e Banca mondiale. La liquidità per tenere in piedi lo Stato è però solo uno dei tre pilastri su cui intervenire: bisogna muoversi per riparare immediatamente “scuole, ospedali, e infrastrutture energetiche”, ha spiegato von der Leyen, e poi per l’opera effettiva della ricostruzione. Delle stime per quest’ultimo tassello ha riferito il primo ministro ucraino, Denis Schmihal, citando la Banca mondiale, parlano di 750 miliardi. Nelle ore in cui il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, è impegnato in una visita (a sorpresa) a Kiev, Scholz ha ripreso la parola per ribadire il sostegno della Germania: “Siamo qui per sostenere la visione del futuro dei nostri amici ucraini”, ha esordito. “Quella di oggi non è una conferenza di donatori”, ha anche chiarito spiegando di aver convocato una serie di esperti “le teste più intelligenti e capaci” per studiare qualcosa di più basilare, “che riguarda le strutture e i meccanismi” di finanziamento della ricostruzione in cui si impegna col G7. “Non possiamo dire quando questa guerra finirà. Ma finirà. E proprio pesando all’esperienza fatta nella nostra storia, sappiamo che la ricostruzione è sempre possibile e che non è mai troppo presto per iniziare ad occuparsene”. “Bisogna iniziare adesso”, per il cancelliere. Subito dopo la parola è passata a Zelensky, il quale ha affermato che “l’Ucraina per certi versi ha già meritato l’ingresso in Europa”, combattendo per la sua sicurezza. “È bene che Europa e Ucraina si pensino insieme”, ha aggiunto, dopo aver citato proprio il Bundeskanzler, che ieri aveva detto: “Chi investirà in Ucraina deve sapere che investe in un futuro stato membro dell’Ue”. Al vertice è intervenuto anche il premier polacco, Matheusz Morawiecki, che ha insistito sulla necessità che i “russi siano chiamati a rispondere della guerra e a pagare le riparazioni”, sollecitando anche l’uso dei beni congelati agli oligarchi per la ricostruzione. “Una politica di appeasement con la Russia sarebbe una cattiva politica”, per il leader del Pis polacco, “chi si spende a favore porta al declino dell’Europa”.

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Esteri

Blinken in visita a sorpresa in Ucraina

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in visita a sorpresa in Ucraina. Il capo della diplomazia Usa è giunto stamattina a Kiev con un treno notturno dalla Polonia. E’ previsto un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo i giornalisti al seguito di Blinken. Si tratta del quarto viaggio in Ucraina del segretario di stato americano dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022. La visita è intesa a rassicurare Kiev sul continuo sostegno degli Stati Uniti e a promettere un flusso di armi in un momento in cui Mosca sta conducendo una pesante offensiva nella regione nordorientale ucraina di Kharkiv.

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‘Chora è una moschea’, scintille Erdogan-Mitsotakis

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La moschea di Kariye a Istanbul, un tempo chiesa ortodossa di San Salvatore in Chora e tesoro del patrimonio bizantino, diventa tempio della discordia tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier greco Kyriakos Mitsotakis, nel giorno della visita del leader ellenico ad Ankara proprio per confermare la stagione di buon vicinato tra i due Paesi dopo decenni di tensioni. Le divergenze sulla moschea si sono riaccese nei giorni scorsi, dopo che il 6 maggio scorso San Salvatore in Chora, chiesa risalente al V secolo e tra i più importanti esempi dell’architettura bizantina di Istanbul, è stata riaperta dopo lavori di restauro durati quattro anni.

Convertita in moschea mezzo secolo dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi ottomani del 1453, Chora è stata trasformata in un museo dopo la Seconda guerra mondiale, quando la Turchia cercò di creare una repubblica laica dalle ceneri dell’Impero Ottomano. Ma nel 2020 è nuovamente diventata una moschea su impulso di Erdogan, poco dopo la decisione del presidente di riconvertire in moschea anche Santa Sofia, che come Chora era stata trasformata in un museo. La riapertura aveva suscitato malcontento ad Atene, con Mitsotakis che aveva definito la conversione della chiesa come “un messaggio negativo” e promesso alla vigilia del suo viaggio ad Ankara di chiedere a Erdogan di tornare sui suoi passi in merito. Una richiesta respinta al mittente: “La moschea Kariye nella sua nuova identità resta aperta a tutti”, ha confermato Erdogan in conferenza stampa accanto a Mitsotakis.

“Come ho detto al premier greco, abbiamo aperto al culto e alle visite la nostra moschea dopo un attento lavoro di restauro in conformità con la decisione che abbiamo preso nel 2020”, ha sottolineato. “Ho discusso con Erdogan della conversione della chiesa di San Salvatore in Chora e gli ho espresso la mia insoddisfazione”, ha indicato in risposta il leader greco, aggiungendo che questo “tesoro culturale” deve “rimanere accessibile a tutti i visitatori”. Nulla di fatto dunque sul tentativo di Atene di riscrivere il destino del luogo di culto. Ma nonostante le divergenze in merito, la visita di Mitsotakis ad Ankara segna un nuovo passo nel cammino di normalizzazione intrapreso dai due Paesi, contrapposti sulla questione cipriota e rivali nel Mediterraneo orientale. A dicembre i due leader hanno firmato una dichiarazione di “buon vicinato” per sancire una fase di calma nei rapporti iniziata dopo il terremoto che ha ucciso più di 50.000 persone nel sud-est della Turchia, all’inizio del 2023. “Oggi abbiamo dimostrato che accanto ai nostri disaccordi possiamo scrivere una pagina parallela su ciò che ci trova d’accordo”, ha sottolineato Mitsotakis accanto a Erdogan, confermando la volontà di “intensificare i contatti bilaterali”. Perché “l’oggi non deve rimanere prigioniero del passato”.

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Kiev, più di 30 località sotto il fuoco russo nel Kharkiv

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Sono ancora in corso i combattimenti nella regione di Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, dove più di 30 località sono sotto il fuoco russo e quasi 6.000 residenti sono stati evacuati, secondo il governatore regionale. “Più di 30 località nella regione di Kharkiv sono state colpite dall’artiglieria nemica e dai colpi di mortaio”, ha scritto Oleg Synegoubov sui social network.

Il governatore ha aggiunto che dall’inizio dei combattimenti sono stati evacuati da queste zone un totale di 5.762 residenti. Le forze russe hanno attraversato il confine da venerdì per condurre un’offensiva in direzione di Lyptsi e Vovchansk, due città situate rispettivamente a circa venti e cinquanta chilometri a nord-est di Kharkiv, la seconda città del Paese.

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