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Vicepresidenti e capigruppo, sprint su organigramma

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I partiti stringono sull’organigramma parlamentare, tra capigruppo e vicepresidenze, quattro alla Camera e altrettante al Senato. Tra martedì e mercoledì della prossima settimana il quadro dev’essere definito, per questo le trattative dovranno entrare nel vivo già questo weekend. Nel Pd, principale partito di opposizione, una delle ipotesi è il ‘congelamento’ delle presidenti dei gruppi Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, con Alessandro Zan come vice a Montecitorio in chiave ‘anti-Fontana’ e Anna Rossomando come vice di Palazzo Madama. Anche in FdI lo status quo potrebbe tenere, con Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani. Forza Italia ambirebbe, per compensazione sulla partita delle presidenze (e non solo), a due vice, un questore e due segretari. Le opposizioni, intanto, dimostrano nuovamente grande frammentazione. E’ caduta nel vuoto la proposta del Pd di convergere tutti, durante il voto per la presidenza della Camera, su un nome di bandiera “oltre gli schieramenti” come la sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra. Il M5s ha preferito scrivere il nome di Cafiero De Raho, il terzo polo si è orientato su Matteo Richetti. Nel M5s, dove Francesco Silvestri e Maria Domenica Castellone potrebbero essere confermati al vertice dei gruppi, per le vicepresidenze si fanno i nomi di Chiara Appendino e Alessandra Maiorino (da sempre in prima linea per i diritti). Anche il terzo polo ambisce ad incassare un vicepresidente, con Iv che punterebbe su Maria Elena Boschi o Ettore Rosato alla Camera. Ma tanto nella maggioranza, quanto nell’opposizione l’ipotesi di tre vice all’opposizione viene quotata bassa. Nel terzo polo i giochi sono già fatti per i capigruppo: sono stati proposti Raffaella Paita (Iv) al Senato e Matteo Richetti (Azione) alla Camera. La continuità è la stella polare anche della Lega che, oltre a Riccardo Molinari, punterebbe a riconfermare il capogruppo uscente al Senato Massimiliano Romeo. Come possibile vicepresidente, tra i papabili c’è Andrea Ostellari. In Forza Italia i nomi che circolano per le presidenze dei gruppi parlamentari sono a Palazzo Madama Licia Ronzulli (uscita in maniera burrascosa dal toto-ministri) e a Montecitorio Alessandro Cattaneo (in caso non entri nel Cdm) o Giorgio Mulè. Anche se gli uomini più vicini al coordinatore Antonio Tajani vorrebbero la riconferma di Paolo Barelli. Sulle due vicepresidenze a cui punterebbero gli azzurri i nomi che circolano sono Deborah Bergamini e Alberto Barachini. In casa dem, tanti accreditano Dario Franceschini come vice del Senato, ma lui smentisce. Il quadro alternativo al ‘congelamento’ delle due capogruppo sarebbe l’elezione di Anna Ascani e di Valente Valente (o, in seconda battuta di Rossomando) al posto di Malpezzi a Palazzo Madama. Molto quotato, per i consensi incassati nel Lazio e il ruolo chiave nella tenuta del campo largo, è Nicola Zingaretti: pezzo da novanta del partito, potrebbe anche lui ambire alla vicepresidenza della Camera. Soprattutto se Lorenzo Guerini andasse – come suggeriscono le quotazioni di giornata – a presiedere il Copasir. La partita delle commissioni, altrettanto delicata, politicamente è però ancora lontana anni luce.

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Politica

La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Politica

Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Politica

Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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