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Economia

Il ministro Tria dà per concluso l’accordo con l’Ue, Conte invoca prudenza

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Festeggia l’accordo fatto con l’Ue, il ministero dell’Economia. Dopo due mesi di trattative, vertici e riscritture, sarebbe arrivato il via libera “tecnico” di Bruxelles e, in via informale, dei commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis alla proposta messa a punto da Giuseppe Conte e Giovanni Tria, che eviterebbe la procedura d’infrazione. Ma da Palazzo Chigi arginano via XX Settembre: fino all’ultimo serve “prudenza”, frenano. Solo domattina arrivera’ infatti la decisione ufficiale della Commissione. E una delle condizioni “essenziali” per un esito positivo era la “riservatezza” nella trattativa. Una trattativa che ha un passaggio fondamentale tutto interno alla Commissione Ue proprio tra colombe e Falchi, i piu’ morbidi, come Moscovici e Dombrovskis, e i duri e puri dei paesi del Nord. Percio’ il premier sarebbe molto irritato dall’uscita “assai maldestra” del ministro: il timore, spiegano dal governo, e’ che i falchi Ue blocchino Juncker e l’intesa informale salti. E’ all’ora di pranzo, dopo due colloqui telefonici di Conte con Moscovici e Dombrovskis, che gli umori del governo volgono all’ottimismo. Lunedi’ sera da Bruxelles era giunto un messaggio non incoraggiante, sui dettagli della proposta gialloverde per rientrare nei binari dei vincoli europei. A Roma l’Ue avrebbe chiesto misure piu’ “strutturali” e “realistiche” per ridurre il deficit strutturale e il debito. Ma ridimensionare ancora il reddito di cittadinanza e “quota 100” non e’ possibile, fa sapere Conte agli interlocutori.

Commissario alle Finanze della Ue. Pierre Moscovici

I tecnici del Mef avrebbero riproposto l’idea di farli slittare a giugno. Ma il “no” di Luigi Di Maio e Matteo Salvini e’ stato netto e il premier tiene il punto: si tagliano 4 miliardi dalle due misure, non di piu’. “Non tradiamo gli italiani”, dice il leader M5s. “Noi siamo in buona fede, spero anche l’Ue”, afferma Salvini. E il premier tratta. Conte spiega a Jean Claude Juncker e ai due commissari che le risorse si sono trovate altrove, “nelle pieghe del bilancio”, e non si puo’ fare altrimenti. Non e’ solo “maquillage”, assicura: il deficit 2019 sara’ un 2,04% “reale” e per gli anni successivi si garantisce la discesa strutturale di deficit e debito. Ma in cosa consista nel dettaglio la proposta, in serata non e’ ancora noto, nonostante Tria festeggi l’accordo. Tanto che nel governo c’e’ chi arriva a sospettare una “forzatura” di Tria, per mettere nero su bianco l’intesa, che conterrebbe novita’ sgradite a M5s e Lega come l’abbassamento della stima del Pil all’1% nel 2019 e l’aumento dell’Iva per il 2020-2021. I tre miliardi mancanti per portare il deficit al 2,04% verrebbero da risparmi di spesa, dismissioni e rinvii di agevolazioni alle grandi aziende. Ad ogni modo, che sia possibile evitare da subito l’avvio della procedura d’infrazione (senza neanche un rinvio della scelta della commissione a gennaio) e’ una convinzione di diverse fonti italiane. L’accordo lo comunichera’ al Senato, dove il Pd minaccia di occupare l’Aula per denunciare l’esautoramento del Parlamento, Conte alle 12 di mercoledi’, dopo la riunione della Commissione a Bruxelles. Nell’esecutivo si starebbe intanto gia’ lavorando al maxiemendamento da presentare in commissione e poi in Aula, venerdi’. Con l’obiettivo, in una corsa contro il tempo, di incassare il via libera definitivo della manovra alla Camera entro Natale, domenica o al massimo lunedi’ mattina. Ma – mentre il lavoro di cesello sul testo, nella negoziazione infinita tra M5s e Lega prosegue – sia i vicepremier che Conte mantengono prudenza e riserbo: basta poco a far saltare l’intesa di massima con l’Ue. Percio’ quando il ministero comunica l’accordo fatto, a Palazzo Chigi sono spiazzati. Dalla presidenza fanno capire che il Mef ha comunicato un’intesa di massima che doveva restare riservata: “Allo stato – affermano – vi e’ la ragionevole previsione che la proposta” di Moscovici e Dombrovskis alla Commissione “sara’ positiva, utile a evitare l’infrazione. Ma occorre attendere che si completi la procedura per poter considerare definitivamente conclusa la negoziazione”.

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Economia

Giorgetti da Vestager, Ita-Lufthansa ancora in salita

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Un’altra fumata grigia. Al termine del faccia a faccia tra Giancarlo Giorgetti e Margrethe Vestager, la Commissione europea non usa nemmeno le formule di facciata che di solito descrivono i colloqui politici. Tanto basta a lasciar intravedere una strada ancora in salita per il placet alle nozze tra Ita e Lufthansa. Il governo, si è limitato a dire il titolare del Tesoro all’uscita da Palazzo Berlaymont, ha “ribadito” la sua posizione all’Ue. E adesso aspetta “il verdetto”, in arrivo entro il 4 luglio. Nel mezzo però ci sono ancora quasi due mesi: l’ultimo pacchetto di impegni su slot e rotte presentato la scorsa settimana, nel giudizio che trapela a Bruxelles, “non è ancora sufficiente”.

Tuttavia, è la sollecitazione, le parti hanno ancora tempo per apportare miglioramenti. Lasciato l’Ecofin, il ministro dell’Economia si è presentato a Palazzo Berlaymont per la seconda volta nel giro di quindici giorni. Sul tavolo, i persistenti timori dell’antitrust che da qualche giorno ha avviato il market test. Il caso è “complesso”. E il negoziato, stando alle indicazioni offerte da alcune fonti vicine al dossier, resta incagliato sui tre fronti più problematici. Davanti al rischio di posizione dominante di Ita e Lufthansa a Milano-Linate, nel giudizio della squadra di Vestager manca ancora una soluzione solida che permetta di far subentrare un vettore capace di stabilirsi come presenza “credibile”.

Le proposte di compromesso messe sul piatto dalla compagnia di Carsten Spohr e dal Mef per aprire alle rivali sulle rotte a corto raggio dall’Italia all’Europa centrale restano poi da perfezionare. E, allo stesso modo, non convince del tutto l’idea di congelare soltanto in via temporanea – per due anni – l’alleanza tra la compagnia della gru e la newco sorta dalle ceneri di Alitalia sui lunghi collegamenti da Fiumicino con destinazione Stati Uniti e Canada, dove Lufthansa detiene già un’ampia porzione di mercato con la sua joint venture formata con United Airlines e Air Canada. Per capire se sia possibile raggiungere un punto di caduta prima del 4 luglio servirà altro tempo. “E’ sempre complicato, bisogna sempre avere tanta pazienza”, ha osservato Giorgetti. A Bruxelles però l’avvertimento che circola è chiaro: c’è ancora tempo per lavorare. A patto che ci sia “la volontà delle parti”, Lufthansa in testa.

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Economia

Guerra spinge la Difesa, boom in Borsa e ricavi record

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La guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente hanno fatto aumentare la domanda e la spesa per il settore della Difesa nel 2023 ha toccato il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari (+6,8%), quanto il 2,3% del Pil mondiale. L’impatto sui bilanci dei big del comparto e sulle loro quotazioni in Borsa è la diretta conseguenza. Per il 2024 gli analisti dell’Area Studi Mediobanca, hanno previsto un ulteriore incremento dei ricavi (+6%). Nel quadriennio 2019-2023 il rendimento azionario dei big della Difesa è cresciuto del 68,7%, il doppio del +34,8% segnato dall’indice azionario mondiale ed è proseguito nel primo trimestre di quest’anno (+22,8%), un rendimento tre volte superiore al +7,1% dell’indice azionario mondiale, con i gruppi europei (+42,3%) di gran lunga davanti a quelli statunitensi (+8,6%).

Il panorama resta però dominato dai big statunitensi con una quota del 74% del totale, seguiti dai gruppi europei con il 22% e da quelli asiatici con il 4%. Gli Stati Uniti, con 15 player, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società; due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che conta per il 19% del giro d’affari europeo e per il 4,2% di quello mondiale. Lockheed Martin (55 miliardi di ricavi) è la regina del settore ma nella Top 10 entra anche Leonardo (in ottava posizione con 11,5 miliardi) e in 25esima Fincantieri (2 miliardi). L’Italia nel 2023 ha speso nel 2023 “35,5 miliardi di euro per la Difesa, pari a 97 milioni al giorno, con incremento del +5,5% atteso per il 2024”. Nella classifica globale è 12esima (con l’1,5% della spesa mondiale) mentre il 37,5% fa capo agli Stati Uniti (916 miliardi), seguiti da Cina con il 12,1% (296 miliardi), Russia (4,5%), India (3,4%) e Arabia Saudita (3,1%).

La classifica cambia se si considera l’incidenza sul Pil della spesa: di gran lunga al primo posto si colloca l’Ucraina con il 36,7%, la Russia è in settima posizione (5,9%), gli Stati Uniti in 22esima (3,4%), la Cina in 69esima (1,7%) e l’Italia in 75esima (1,6%, era 1,4% nel 2013 e 2,8% nel 1963). “Come richiesto dalla Nato nel 2014, l’Italia sta progressivamente innalzando la propria spesa nella difesa con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% del Pil entro il 2028” ricorda la ricerca. La conclusione è che l’industria europea è sostanzialmente subalterna a quella americana per inferiori spese degli Stati membri, frammentazione istituzionale delle politiche di Difesa nazionali e scarsa propensione a cooperare. “Rendere più competitive le imprese comporta un consolidamento industriale e un incremento dei progetti congiunti, i cui vantaggi si misurano in termini di maggiore efficienza ed economia di scala e migliore interoperabilità – concludono gli analisti dell’Area Studi Mediobanca – Investire nella Difesa ha un ritorno non solo in termini di sicurezza, ma anche in termini di resilienza, competitività industriale e di presidio delle verticali tecnologiche.”

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Economia

Usa, Boeing viola accordo per evitare accuse incidenti 737 Max

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Boeing ha violato il patteggiamento che le aveva consentito di evitare un procedimento penale dopo i due incidenti del 737 Max che hanno causato oltre 300 morti: il Dipartimento di Giustizia americano ha detto a una corte federale del Texas che l’azienda aeronautica statunitense non ha effettuato le modifiche necessarie per evitare la violazione delle leggi antifrode, uno dei requisiti del patteggiamento del 2021. Il Dipartimento di Giustizia dovrà ora decidere se presentare accuse o meno. “Il governo ha stabilito che Boeing ha infranto gli obblighi non attuando un programma di compliance per prevenire e individuare violazioni alle leggi anti frode americane”, ha detto il dicastero Usa.

 

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