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Missili su Vinnytsia, nuova strage di civili in Ucraina

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Fiamme e dense colonne di fumo nero che si alzano nel cielo, corpi senza vita nelle strade ricoperte di detriti anneriti, decine di auto distrutte dal fuoco: dopo Kharkiv, Kremenhuk, Chasiv Yar, e’ toccato a Vinnytsia, citta’ nell’Ucraina centrale distante centinaia di chilometri dal fronte, vivere l’incubo della morte portata dal cielo dai missili russi. Almeno 23 le vittime accertate finora, di cui tre bambini, e una cinquantina di feriti ricoverati in ospedale. Ma il bilancio potrebbe aggravarsi in modo drammatico perche’ 46 persone sono ancora disperse. “Un chiaro atto terroristico”, secondo il presidente Volodymyr Zelensky. Mentre il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si e’ detto “sconvolto”. Erano le 10.50 (le 9.50 ora italiana) quando diversi missili si sono abbattuti sul centro della citta’, totalmente inaspettati. Secondo l’Aeronautica militare ucraina si e’ trattato di Kalibr lanciati da un sottomarino nel Mar Nero. In pochi secondi le tranquille strade di questa citta’ di 370.000 abitanti si sono trasformate in un inferno. Le immagini diffuse sui social media mostrano i danni provocati ad un edificio di un piano che ospita un centro medico e uno vicino di nove piani. In altre si vedono i soccorritori che trasportano via su una barella un corpo senza vita. In una fotografia postata su Twitter dal ministro degli Esteri Dmytro Kuleba appare il corpo steso a terra di una bambina di forse due anni e, accanto, il piede di un adulto – forse la madre – reciso dalla gamba. La cantante pop ucraina Roxolana, che in serata avrebbe dovuto tenere un concerto proprio a Vinnytsia, ha detto di aver cancellato l’evento dopo che uno dei membri del suo seguito e’ rimasto ucciso mentre altri sono stati feriti. In assenza per ora di commenti da Mosca, impossibile capire perche’ sia stata presa di mira proprio questa citta’ della regione centrale dell’Ucraina. E, se i civili fossero stati colpiti per errore, quale altro obiettivo i russi volessero centrare. Per Mikhailo Podolyak, consigliere di Zelensky e capo dei negoziatori ucraini, non ci sono invece dubbi. “Gli attacchi della Russia su pacifiche citta’ ucraine non sono errori, ma una strategia militare pianificata” per costringere Kiev ad una “pace ad ogni costo”.

L’attacco e’ avvenuto mentre i ministri degli Esteri e della Giustizia Ue erano riuniti all’Aja per una conferenza sui crimini di guerra russi ospitata dal Tribunale penale internazionale. I partecipanti hanno osservato un minuto di silenzio prima dell’intervento in videoconferenza di Zelensky, che ha chiesto di istituire un “tribunale speciale” sull’invasione russa. Tra i crimini elencati dal presidente ucraino vi e’ il sequestro di “circa 200.000 bambini” che secondo quanto afferma sarebbero stati “portati fuori” dal Paese. Da parte sua Mosca ha accusato l’esercito ucraino di avere ucciso due civili e di averne feriti altri 15 in un bombardamento sulla citta’ di Izium, nella provincia nord-orientale di Kharkiv. Mentre ad ovest della Crimea, nella regione meridionale di Kherson, la citta’ di Novaya Kakhovka sarebbe stata per meta’ distrutta dai bombardamenti delle forze di Kiev da quando gli ucraini hanno perso il controllo dell’area. Mosca lancia intanto un avvertimento a Israele, dopo che, secondo notizie diffuse dai media, nel corso della sua visita nello Stato ebraico il presidente Joe Biden avrebbe chiesto al primo ministro Yair Lapid di inviare aiuti militari a Kiev.

“Spero che la leadership israeliana sia abbastanza saggia da comportarsi in modo corretto e costruttivo in merito alle sue relazioni con la Russia”, ha ammonito il vice ministro degli Esteri e rappresentante speciale del presidente Vladimir Putin per il Medio Oriente, Mikhail Bogdanov, accennando ai buoni rapporti fra i due Paesi. Sul fronte interno, intanto, Putin ha firmato una nuova legge che consente alle autorita’ russe di bollare con l’infamante etichetta di “agente straniero” enti e persone anche se non ricevono finanziamenti dall’estero, elemento prima richiesto per l’inserimento in questa lista. Lo riporta Novaya Gazeta Europa, osservando che la normativa, che entrera’ in vigore il primo dicembre, e’ considerata un nuovo strumento di repressione politica.

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Esteri

Venezuela, liberato l’italiano Oreste Alfredo Schiavo: era detenuto da quattro anni per presunto golpe

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È tornato finalmente libero Oreste Alfredo Schiavo, imprenditore italo-venezuelano di 67 anni, condannato in Venezuela a 30 anni di carcere con l’accusa di tradimento, finanziamento del terrorismo e associazione a delinquere. Una vicenda che si trascinava dal giugno 2020 e che ha trovato un esito positivo nelle scorse ore, grazie alla mediazione riservata della Comunità di Sant’Egidio, con il supporto della Farnesina e dei rappresentanti diplomatici italiani in loco.

Arrestato per l’operazione “Gedeone”

Schiavo era stato arrestato dagli agenti del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, l’8 giugno 2020. Il suo nome era stato collegato all’operazione “Gedeone”, un presunto tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente Nicolás Maduro, che avrebbe previsto lo sbarco di mercenari sulle coste del Paese per prendere in ostaggio funzionari del governo. Insieme a Schiavo furono fermate circa 90 persone. In primo grado, nel maggio 2024, Schiavo era stato condannato a 30 anni di carcere, nonostante le sue gravi condizioni di salute.

L’intervento di Sant’Egidio e il viaggio verso Roma

La svolta è arrivata nella giornata di ieri, grazie a un’operazione diplomatica silenziosa, portata avanti dal docente e dirigente di Sant’Egidio Gianni La Bella, dai funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia, e con il determinante contributo di Rafael La Cava, ex ambasciatore venezuelano a Roma e attuale governatore dello Stato di Carabobo.
Schiavo è stato scarcerato dal penitenziario di El Helicoide, noto per la presenza di prigionieri politici e denunciato da organizzazioni per i diritti umani per le sue condizioni carcerarie, e successivamente condotto in una clinica per accertamenti sanitari.

“Liberato per motivi umanitari”

In serata, il rilascio si è trasformato in un rimpatrio in Italia, con un volo di linea diretto a Fiumicino partito alle 17 (ora locale). Sant’Egidio ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente Maduro, specificando che il rilascio è stato concesso “per ragioni umanitarie, con un atto di liberalità personale”.

Un gesto che apre nuove possibilità

La liberazione di Schiavo potrebbe rappresentare il primo spiraglio per sbloccare anche altre detenzioni italiane in Venezuela, come quella del cooperante Alberto Trentini, arrestato nel 2024, e di due italo-venezuelani: Juan Carlos Marrufo Capozzi, ex militare arrestato nel 2019, e Hugo Marino, investigatore aeronautico che aveva indagato su due misteriosi incidenti aerei accaduti attorno all’arcipelago di Los Roques, nei quali morirono, tra gli altri, Vittorio Missonie sua moglie.

Il carcere e le denunce di tortura

Nel carcere di El Helicoide, dove era rinchiuso Schiavo, numerosi attivisti per i diritti umani hanno documentato casi di maltrattamenti e detenzioni arbitrarie. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani si era occupato del suo caso, definito emblematico per le gravi violazioni del diritto alla difesa e per l’assenza di prove concrete nel processo.

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Media Houthi, 2 morti e 42 feriti nell’attacco israeliano

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E’ di almeno due morti e 42 feriti l’ultimo bilancio dell’attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall’agenzia russa Tass. E’ la prima reazione di ISraele all’attacco degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion dei giorni scorsi.

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Perù, coprifuoco a Pataz dopo la strage dei 13 minatori rapiti

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La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha dichiarato il coprifuoco nella distretto di Pataz, nella regione settentrionale di La Libertad dopo che ieri la polizia ha ritrovato in un tunnel i corpi dei 13 lavoratori rapiti il 26 aprile scorso da minatori di oro illegali. Lo rendono noto i principali media peruviani.

Oltre al coprifuoco a Pataz, dalle 18 di sera alle 6 del mattino, Boluarte ha annunciato anche la sospensione dell’attività mineraria per 30 giorni in tutta la provincia oltre ad accogliere la richiesta delle autorità locali di aprire una base militare a Pataz, vista l’assenza della Polizia peruviana nella regione. La decisione segue di poche ore la diffusione di un video sui social media, registrato dai sequestratori, in cui si mostra come ciascuno dei minatori sia stato giustiziato a bruciapelo. Le 13 vittime erano lavoratori assunti dall’azienda R&R, di proprietà di un minatore artigianale che svolge attività di sicurezza per la miniera Poderosa, una delle principali compagnie aurifere della provincia, sempre più sovente bersaglio di attacchi da parte di minatori illegali e gruppi criminali. (

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