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Economia

La guerra fiscale ai contribuenti napoletani? I metodi del sindaco Manfredi sono violenti e provocheranno tragedie

La malapolitica cieca e insensibile di certi Comuni addirittura ci farà rimpiangere la riscossione di Equitalia ed aumenterà crisi e suicidi con tante lacrime di coccodrillo dopo le tragedie annunciate. Assurdo affidare ai privati la riscossione dei tributi. Così si consentirà ai soliti di fare business sui debiti di poveri contribuenti con percentuali di guadagno ingiustificabili

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E’ una ipocrisia festeggiare la Repubblica quando in questo paese non c’è Giustizia, Civiltà, Sicurezza, Rispetto dei valori e della Salute pubblica ma solo sfruttamento e attacchi ai cittadini. Nessuno dovrebbe arricchirsi sui debiti dei cittadini che oltre ad esser tartassati vengono perseguitati pur non godendo di alcun servizio pubblico efficiente dalla sanità alla giustizia, dai trasporti alla sicurezza. Se è giusto che si devono pagare le tasse, è atroce e ingiustificabile affliggere i contribuenti e i cittadini con le minacce violente che si associano alla riscossione, generando solo tragedie ed altri suicidi di cui spesso non si parla per coprire le responsabilità di politiche sbagliate.

Angelo Pisani. Avvocato e presidente di NoiConsumatori

Penso ai sequestri amministrativi, alle ipoteche sulle case, ai pignoramenti dei conti correnti. Sono molto preoccupato dalla grave crisi economica post pandemia e dagli effetti nefasti della guerra russa in Ucraina. Ma sono soprattutto preoccupato dall’aumento del numero dei suicidi e altre tragedie figlie della depressione e insensibilità delle istituzioni. La delibera approvata anche da palazzo San Giacomo che affida a società private esterne con aggi e guadagni ingiustificati la riscossione di alcuni tributi a partire dal gennaio 2023 è un altro tassello della guerra fiscale che a Napoli viene mossa ai cittadini. Le armi che il Comune di Napoli vuole mettere in campo per combattere l’evasione sono davvero devastanti sotto il profilo della privacy.

È assurdo che il sindaco del Comune di Napoli,  Gaetano Manfredi, vada a creare questi strumenti così invasivi che non rispettano la vita e neanche le norme sulla privacy, non si può dare uno strumento a un privato, benché abbia un’autorizzazione, così invasivo per fare ricerche, incrociare i dati e quant’altro ignorando che le responsabilità spesso sono anche delle stesse istituzioni e non si può riscuotere tutto all’improvviso senza regole e diritto di difesa per il contribuente.
Non c’è nessuna ufficialità nella riscossione affidata ai privati un po’ come i vecchi esattori, quelle persone non hanno fatto nessun concorso pubblico e non hanno autorità per mettere le mani nelle tasche dei cittadini senza un preventivo controllo di un giudice. Non hanno nessuna autorità per andare a perseguitare la gente per pochi euro e mettere gli occhi, le mani nella vita del cittadino che non può difendersi visto che fanno tutto automaticamente .
Che garanzia c’è? Il Comune dovrebbe creare dei piani di rientro e centri di ascolto per i debitori se vuole evitare tragedie annunciate. Perché è giusto che chi ha dei debiti li paghi, ma è anche giusto che li paghi secondo le proprie risorse e con dei piani, dei rateizzi, con la possibilità di rientrare secondo possibilità e non con l’incubo di vedere la propria casa all’asta , il pignoramento del conto corrente senza poter più mangiare o di dover lasciare dei debiti ai propri figli.

Io ho visto fermi amministrativi fatti da questo tipo di società private in altri comuni per 30 euro. Pignoramenti per 60 euro. Case ipotecate e messe all asta per debiti anche inesistenti e nulli, insomma schifezze senza fine. Sono situazioni così invasive e così violente che una volta che ti bloccano il conto corrente devi essere tu a pagare e fare una causa che durerà 10 anni per far valere un tuo diritto. Ma non solo, se ti bloccano il conto corrente non puoi nemmeno pagare il mutuo o le bollette. Ti crea un danno escludendoti dalla vita legale, da attività finanziarie legali, costringendoti ad andare dall’usuraio di turno e spesso a far scelte estreme. A questo punto era meglio Equitalia, siamo passati dalla padella alla brace.

Anziché pensare di affidare la riscossione alle società private che fanno solo business su questa attività servirebbe un piano di assistenza psicologica per i contribuenti, dei centri di ascolto per risolvere queste problematiche. E poter pagare, ma in modo giusto, senza far arricchire la società di turno.

 

*Angelo Pisani è presidente dell’associazione Noi Consumatori,

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Economia

Bankitalia, più rischi finanziari con dazi e crypto

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La guerra dei dazi, con l’impatto economico che minaccia la crescita mondiale e con i mercati attraversati da forte instabilità, fa salire i rischi per la stabilità finanziaria globale: il segnale più recente arriva dal crollo della fiducia dei consumatori americani ai minimi dal 2020. E c’è attenzione ai rischi legati all’intenzione dell’amministrazione Trump di utilizzare le ‘stablecoin’ per promuovere il dollaro. E’ lo scenario tratteggiato dal Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia: un termometro che misura ogni sei mesi i rischi sistemici e che, rispetto allo scorso novembre, inevitabilmente ruota attorno alle misure ad alto impatto di Trump e al “notevole aumento dell’incertezza e di tensioni sui mercati finanziari” che ne sono seguiti: previsioni di crescita ulteriormente ridimensionate” dopo i maxi-dazi annunciati il 2 aprile, con una probabilità di recessione negli Usa quest’anno “significativamente aumentata”.

Proprio oggi la fiducia dei consumatori Usa è crollata a 86 punti, mai così bassa dal 2020, mentre il sentiment economico nell’area euro è tornato a scendere. L’Italia, come i partner europei, non è al riparo. “L’alto debito pubblico e la scarsa crescita dell’economia italiana rimangono fattori di vulnerabilità”, si legge nel documento di 49 pagine. I dazi potrebbero far peggiorare la qualità dei prestiti bancari, con le banche italiane più esposte della media europea allo scenario di un calo degli utili delle imprese esportatrici superiore all’1% a causa dei dazi Usa. Nel complesso “i rischi per il sistema finanziario italiano restano comunque moderati”. Le banche sono ben capitalizzate, e vengono in aiuto una bassa disoccupazione; uno spread dei Btp sull’ottovolante con i treasuries Usa, ma più basso che nello scorso autunno; una posizione netta creditrice sull’estero che ha indotto S&P a migliorare il rating, a beneficio dell’interesse estero sui titoli italiani.

Il ‘faro’ di Bankitalia guarda anche a rischi specifici come l’alto numero (119) di incidenti operativi o cibernetici che hanno colpito gli intermediari nel 2024, e gli 85 miliardi di euro di ‘certificates’, strumenti finanziari complessi, nei portafogli italiani di cui quasi due terzi retail: il valore più alto fra i Paesi europei, da tempo all’attenzione di Via Nazionale e Consob. Bankitalia – come la Bce – monitora poi con attenzione i piani sul fronte della finanza digitale dell’amministrazione Trump, da cui arrivano segnali di forte sostegno alle attività crypto e avversione all’euro digitale. Per ora i dazi non hanno fatto altro che indebolire il dollaro, creando addirittura un’opportunità per l’euro sottolineata dal membro del board della Bce Piero Cipollone, a patto di realizzare l’Unione dei risparmi e investimenti e un titolo comune europeo.

Ma ci sono due osservati speciali, il ‘Genius Act’ e lo ‘Stable Act’, due proposte di legge americane tese a promuovere le stablecoin, attività che a fronte di un ‘token’ hanno riserve in valuta, specie dollari. Alcuni economisti ipotizzano che serviranno a irrobustire il ruolo internazionale del dollaro. I rischi, per Bankitalia, arriverebbero se nelle due proposte ci fosse una rottura con i principi globali concordati nel Financial Stability Board e con la normativa più stringente del regolamento europeo Micar. Se dal 10% del mercato crypto attuale le stablecoin arrivassero ad assumere una dimensione sistemica – avverte Bankitalia – potrebbe esserci una “eccezionale domanda di titoli pubblici degli Stati Uniti”, ma in caso di dissesto dell’emittente il rischio è una corsa a liquidare che “provocherebbe tensioni sui mercati dei titoli pubblici americani e ripercussioni su altri comparti del sistema finanziario globale”. Non solo: se nell’area dell’euro si affermassero come sistema di pagamento stablecoin in euro offerti da intermediari Usa, secondo il Rapporto si rischiano “implicazioni anche per il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento e per la stessa sovranità monetaria”.

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Economia

Fumata nera su contratto infermieri, fermi anche medici

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Dopo 13 mesi di stallo, ancora una fumata nera sul contratto del comparto Sanità 2022-24, che riguarda oltre 580mila lavoratori del Servizio sanitario nazionale tra infermieri – che rappresentano oltre la metà del totale – tecnici e personale non medico. Sul tavolo ci sono 172 euro di aumento mensile ma i sindacati di categoria sono divisi e varie sigle reputano insufficienti le risorse stanziate e carente la parte normativa. L’incontro di oggi all’Aran per la ripresa delle trattative, dopo che alcune sigle avevano già fatto saltare l’accordo nei mesi scorsi, si è dunque chiuso con un nulla di fatto. Un nuovo incontro è previsto il 22 maggio.

Intanto, anche per il contratto dei medici è stallo: attendono ancora l’atto di indirizzo e chiedono di avviare subito le trattative. Nell’incontro di oggi, i sindacati degli infermieri e di categoria confermano posizioni differenti. Da un lato il sindacato Nursind, favorevole ad una chiusura. “Anche oggi – rileva il segretario Andrea Bottega – abbiamo ribadito la nostra disponibilità a sottoscrivere il Ccnl, ma soprattutto sollevato un problema di tempi perché i fondi, seppure pochi e insufficienti a compensare l’inflazione degli ultimi anni, vanno spesi entro fine anno come previsto dal Documento di finanza pubblica. Oppure sarà meglio poi doversi piegare a quanto sarà deciso unilateralmente dal governo? Questa sì che sarebbe una sconfitta per le relazioni sindacali”. Riferendosi quindi alle sigle che insistono sul nodo dei fondi, Bottega sottolinea che “la questione delle scarse risorse non è da porre al tavolo Aran. Non è in quella sede che può essere affrontata e risolta. Per disporre di nuovi stanziamenti, infatti, serve una legge”.

Per il Nursing up, l’incontro “si è rapidamente trasformato nell’ennesimo muro contro muro, senza uno spiraglio di soluzione”. E pur chiedendo di chiudere il contratto al più presto, il sindacato chiede a governo e regioni “da che parte stanno: basta teatrini, i professionisti sanitari non sono marionette”. E’ netta invece l’opposizione di Fp Cgil e Uil Fpl: “Non è emersa alcuna novità sostanziale, né sul piano economico né su quello normativo. Ancora una volta – affermano – il confronto si è rivelato privo di contenuti in grado di rispondere concretamente alle attese dei lavoratori e lavoratrici del settore. Ribadiamo con fermezza l’indisponibilità a sottoscrivere una pre-intesa che non riconosca il valore del personale sanitario attraverso tutele reali, diritti esigibili e un adeguato incremento salariale”. Insomma, avvertono, “in assenza di un cambio di rotta non esistono le condizioni per la chiusura positiva della trattativa”. Da parte sua, l’Aran sottolinea che, anche se restano distanti le posizioni delle parti, “il confronto ha permesso di entrare nel merito di alcune questioni specifiche, offrendo l’occasione per un dialogo più concreto. Per continuare il confronto e verificare se ci sono le condizioni per arrivare a un’intesa”.

Ricorda quindi che si prevede un aumento medio mensile di 172,37 euro per tredici mensilità, pari al 6,8% in più rispetto agli stipendi attuali, e le risorse stanziate ammontano a 1,784 miliardi. Oltre agli aspetti economici, il contratto introduce inoltre “maggiore tutela contro le aggressioni al personale, riorganizzazione degli incarichi professionali, potenziamento della formazione e nuove misure per migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro”. Intanto, medici e dirigenti sanitari ancora attendono l’atto di indirizzo necessario ad avviare le trattative per il loro contratto 2022-24, dunque già scaduto. “Non solo non siamo disponibili ad aspettare, perchè è inaccettabile dover attendere la conclusione del contratto del comparto Sanità per poter iniziare a discutere di quello dei medici – affermano i leader dei sindacati Anaao e Cimo, Pierino Di Silverio e Guido Quici – ma anzi chiediamo di fare un ulteriore passo avanti accorpando i trienni contrattuali 2022-24 e 2025-27, una decisione che sarebbe storica”. Questo, concludono, per “garantire ai colleghi adeguamenti retributivi accettabili e bloccare l’intollerabile tradizione di firmare solo contratti già scaduti”.

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Economia

Françoise Bettencourt Meyers lascia il consiglio di L’Oréal

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Dopo quasi 30 anni, Françoise Bettencourt Meyers (foto Imagoeconomica) lascia il consiglio di amministrazione di L’Oréal, pur mantenendo la presidenza della holding familiare Tethys, primo azionista del gruppo. Al suo posto nel board entrerà un altro rappresentante di Tethys, mentre il ruolo di vicepresidente sarà assunto dal figlio Jean-Victor Meyers, 38 anni. Françoise Bettencourt Meyers, 71 anni, è l’unica erede diretta del fondatore di L’Oréal, Eugène Schueller.

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