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Salta incontro del Papa con Kirill a giugno a Gerusalemme

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Non ci sara’ l’incontro di Papa Francesco col patriarca di Mosca Kirill cui si stava lavorando per il prossimo 14 giugno a Gerusalemme, come possibile prosecuzione della visita di due giorni che il Pontefice fara’ in Libano. A renderlo noto e’ lo stesso Bergoglio in un’intervista al quotidiano argentino La Nacion. Parlando del rapporto “molto buono” col capo della Chiesa ortodossa russa, il Papa dice infatti di essere “dispiaciuto che il Vaticano abbia dovuto annullare un secondo incontro con il patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme. Ma la nostra diplomazia ha capito che un incontro tra noi in questo momento potrebbe creare molta confusione”. Dopo le polemiche roventi per la scelta di far portare insieme la croce a una famiglia russa e una ucraina alla Via Crucis al Colosseo, la Santa Sede ha preferito cosi’ evitare un ‘incidente’ ancora piu’ burrascoso con Kiev, dal momento che nel Paese aggredito dai russi – e forse neanche altrove – si sarebbe compreso il senso di un abbraccio tra il Papa che predica la pace e il Patriarca che benedice le politiche di Putin e in particolare l’invasione e la guerra. E plausi allo stop sono subito arrivati da parte ucraina. “Logica decisione del Santo Padre di annullare l’incontro di giugno con il patriarca russo Kirill, che ha benedetto l’uccisione di migliaia di persone”, afferma l’ambasciatore di Kiev presso la Santa Sede, Andrii Yurash, sui suoi canali social. “La diplomazia del Vaticano – aggiunge – dimostra sempre la sua capacita’ di generare le decisioni piu’ appropriate in ogni circostanza difficile. Questa decisione e’ un contributo ovvio nell’installazione della pace in Ucraina”. E ancora: “E’ del tutto evidente come la diplomazia della Santa Sede e lo stesso Papa non abbiano potuto ignorare e rispondere adeguatamente ai numerosi avvertimenti di diplomatici ucraini e persone che la pensano allo stesso modo, provenienti da dozzine di altre missioni diplomatiche, circa la reazione e le conseguenze di un tale incontro”, tra chi “chiede costantemente la pace e il patriarca russo, che benedice la guerra”. Molto piu’ sfumata la reazione del Patriarcato di Mosca che, tramite il capo delle relazioni esterne metropolita Hilarion, sostiene senza citare la guerra che a far rinviare l’incontro sono stati i problemi causati dagli “eventi degli ultimi mesi”. “Troppi problemi sorgerebbero ora durante i suoi preparativi”, e “aspetteremo un momento migliore per questo evento”, spiega Hilarion a Interfax. Nell’intervista a La Nacion, il Papa risponde anche alle critiche per il fatto di non nominare mai nei suoi interventi Putin o la Russia: “Un Papa non nomina mai un capo di Stato e tanto meno un Paese, che e’ superiore al suo capo di Stato”. E sull’impegno per una mediazione nel conflitto ucraino sottolinea che “ci sono sempre sforzi. Il Vaticano non riposa mai. Non posso dirvi i dettagli perche’ cesserebbero di essere sforzi diplomatici. Ma i tentativi non si fermeranno mai”. “Sono pronto a fare tutto per fermare la guerra”, ripete Francesco, che non crede neanche che a scatenarla sia stata l’espansione della Nato a est: “Ogni guerra e’ anacronistica in questo mondo e a questo livello della civilta’. Percio’ ho baciato pubblicamente la bandiera dell’Ucraina. E’ stato un gesto di solidarieta’ verso i suoi morti, le sue famiglie e quanti sono stati costretti a emigrare”. E sulla possibilita’ di un suo viaggio a Kiev il Pontefice avverte: “Non posso fare nulla che metta in pericolo obiettivi superiori, che sono la fine della guerra, una tregua, o quantomeno un corridoio umanitario. A cosa servirebbe che il Papa andasse a Kiev se la guerra il giorno dopo continuasse?”.

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Omicidio Cerciello, difensore carabiniere: assoluzione ristabilisce giustizia

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È stato “un percorso straordinariamente sofferto dove il maresciallo Manganaro è rimasto solo durante questi lunghi 5 anni. E questa assoluzione della Corte d’Appello perché il fatto non costituisce reato ristabilisce giustizia nei confronti di un militare che per 25 anni con onore ha servito l’Arma, continua a servirla e che in quell’occasione del luglio del 2019 ha protetto l’incolumità del fermato ed è stato sottoposto nei mesi e negli anni successivi non solo a una gogna mediatica ma anche all’isolamento e all’abbandono da parte delle istituzioni”. Lo dice a LaPresse l’avvocato Roberto De Vita, difensore del carabiniere Fabio Manganaro, a processo per aver bendato dopo il fermo Gabriel Natale Hjorth, uno dei due americani arrestati per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. “Questa sentenza, sia nel dispositivo e poi nelle motivazioni, dovrà essere letta attentamente dall’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dall’ex comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri i quali all’indomani del fatto condannarono senza processo Fabio Manganaro”, conclude.

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Trovati e sequestrati dieci telefonini nel carcere di Avellino

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Nella casa Circondariale di Avellino, durante un ordinario giro di controllo, sono stati trovati 10 cellulari smartphone con caricabatterie. I telefonini sono stati scoperti in due sacchetti di plastica che si trovavano nell’intercinta, lo spazio che separa le aree detentive dal muro di cinta. Secondo gli agenti l’obiettivo era lanciarli all’interno del muro di cinta, in corrispondenza con il campo sportivo, dove è stata trovata anche una corda ricavata da lenzuola verosimilmente destinata ad essere usata per il recupero della merce. “È sempre più impellente che l’ amministrazione penitenziaria doti la polizia Penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati con schermature degli istituti per contrastare il fenomeno dell’ingresso dei telefonini in carcere”, ripetono Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, dell’ Uspp.

“Si tratta di un fenomeno particolarmente rischioso e pericoloso – sottolineano – soprattutto se a farne uso sono i detenuti con reati di associazione mafiosa dati i probabili contatti esterni con la criminalità organizzata”. L’Uspp chiede anche “adeguate strumentazioni per fronteggiare la minaccia sempre più attuale e diffusa dei droni che sorvolano illecitamente sugli istituti di pena per trasportare oggetti pericolosi per la sicurezza interna ed esterna, come é avvenuto nel passato. Grazie agli sforzi profusi dalla polizia Penitenziaria impiegata in turni massacranti e con scarse risorse, – concludono i sindacalisti – si riescono comunque ma a fatica, ad arginare i tentativi fraudolenti, con continui rinvenimenti di telefonini e droga ed inevitabili gravi ripercussioni sull’ordine e la sicurezza, dato tra l’altro, come sopra evidenziato l’elevato rischio di contaminazioni con l’esterno”.

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Lite tra ragazzi a Casoria, 16enne esplode colpi a salve

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– Lite tra giovanissimi ed esplosione di colpi a salve, la notte scorsa a Casoria, in provincia di Napoli: coinvolto anche un 16enne armato. Sono stati alcuni cittadini, verso le 22, a segnalare al 112 l’esplosione di colpi d’arma da fuoco provenire da via Achille del Giudice all’altezza del civico 72. Sul posto sono arrivati in pochissimi minuti i carabinieri della sezione radiomobile della locale compagnia che erano in zona e hanno ricostruito a vicenda. Poco prima, per motivi ancora non chiari ma verosimilmente legati a sguardi mal tollerati, due gruppi di giovanissimi stavano litigando. La discussione è stata però interrotta dal rumore di tre colpi d’arma da fuoco con il successivo fuggi fuggi generale. Durante il sopralluogo i militari hanno trovato e sequestrato tre bossoli a salve. Hanno, quindi, iniziato la ricerca di chi aveva esploso quei colpi. Nascosto tra le auto in sosta un 16enne: impugnava una pistola replica a salve priva del tappo rosso; nelle tasche del ragazzino anche qualche dose di marijuana. Per il minorenne, prima di essere affidato ai genitori, è scattata una denuncia per minaccia aggravata e porto di armi. Il 16enne è stato segnalato anche alla prefettura perché assuntore di droga.

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