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Cucchi, la Cassazione condanna a 12 anni di carcere due carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale

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Arriva la prima parola definitiva sulla morte di Stefano Cucchi: la corte di Cassazione ha condannato in via definitiva per omicidio preterintenzionale i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro: la pena passa da 13 a 12 anni di reclusione. La Suprema Corte ha stabilito, inoltre, che ci dovra’ essere un nuovo processo di appello per i due carabinieri accusati di falso nell’ambito della morte del giovane geometra romano: l’appello bis e’ per Roberto Mandolini, che era stato condannato a 4 anni di reclusione e per Francesco Tedesco (il militare che ad un certo punto ha collaborato alle indagini) condannato a 2 anni e mezzo di carcere. Ma su queste due condanne c’e’ il rischio della prescrizione sull’appello bis, come ha confermato uno dei legali, Eugenio Pini. Il Pg della Cassazione Tomaso Epidendio nella requisitoria davanti alla Quinta sezione penale di piazza Cavour dove, con le norme di prevenzione Covid, si e’ svolta l’udienza presieduta da Gerardo Sabeone, aveva chiesto la convalida il verdetto emesso dalla Corte di Assise di Appello di Roma il 7 maggio 2021. “A questo punto – ha detto Ilaria Cucchi – possiamo mettere la parola fine su questa prima parte del processo sull’omicidio di Stefano. Possiamo dire che e’ stato ucciso di botte, che giustizia e’ stata fatta nei confronti di loro che ce l’hanno portato via. Devo ringraziare tante persone, il mio pensiero in questo momento va ai miei genitori che di tutto questo si sono ammalati e non possono essere con noi, va ai miei avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni e un grande grazie al dottor Giovanni Musaro’ che ci ha portato fin qui”. Di giustizia ha parlato anche Rita Calore, la mamma di Stefano: “Finalmente e’ arrivata giustizia dopo tanti anni almeno nei confronti di chi ha picchiato Stefano causando la morte”. Del pestaggio subito da Cucchi aveva parlato il Pg: “Si e’ trattato di una punizione corporale di straordinaria gravita’”, riferendosi alle percosse subite da Cucchi che si era rifiutato di sottoporsi a fotosegnalamento. In questo contesto sono da confermare anche le aggravanti di aver agito per “futili motivi”, ha proseguito il Pg sottolineano che i militari erano “professionalmente preparati a trovarsi di fronte alle reazioni dei soggetti fermati” e quella di Cucchi “non era certo delle piu’ eclatanti”. Cucchi era stato fermato il 15 ottobre 2009 durante un controllo ed era stato poi portato in caserma per il possesso di droga, venne preso a calci e pugni, percosso duramente tanto che si ruppe una vertebra e lesi dei nervi con gravi ripercussioni sulla vescica. Il volto tumefatto. “Tutti i testimoni che hanno visto Stefano dopo il pestaggio sono rimasti impressionati dalle sue condizioni, e sono tante persone, infermieri, agenti di guardia, agenti delle scorte: non si puo’ pensare che si siano messi d’accordo per un complotto contro i carabinier”, ha fatto presente il Pg Epidendio. Oltre alla famiglia Cucchi, si sono costituiti parte civile contro i 4 militari anche il Comune di Roma, tre agenti della polizia penitenziaria ai quali inizialmente era stata addossata la colpa del pestaggio. Sono stati assolti fin dal primo grado ma non dimenticano quanto hanno dovuto sopportare da innocenti: si tratta degli agenti Antonio Domenici, Corrado Santantonio e Nicola Menichini. Presente in aula anche Mandorlini, difeso dagli avvocati Piero Frattaroli e Giosue’ Naso – ex legale di Massimo Carminati – che ha parlato di “sentenza scritta male da ogni punto di vista” e di “muro di gomma dal quale non riceviamo risposte convincenti”. Per Covid non era presente l’avvocatessa Maria Lampitelli che difende D’Alessandro, e senza alcuna giustificazione non si e’ presentato nemmeno il principale difensore dell’imputato, l’avvocato Paolo Trofino che pure aveva chiesto la trattazione orale della causa insieme a tutte le altre difese. Per Di Bernardo si e’ presentato un solo difensore, l’altro ha mandato certificazione di impedimento per la pandemia.

Cucchi: 13 anni di indagini e processi

Sette processi, tre inchieste, due pronunciamenti della Cassazione per una verita’ che arrivera’ oggi, a dieci anni dalla morte di Stefano Cucchi, geometra romano morto in ospedale mentre, affidato allo Stato, era sottoposto alla custodia cautelare. Un calvario umano quello di Stefano, durato una settimana, a cui si aggiungera’ quello giudiziario che la sorella Ilaria e la famiglia affronteranno prima nel silenzio di tutti e poi con la solidarieta’ anche istituzionale. Cucchi diventera’, piu’ delle tante vittime ‘nelle mani dello Stato’ come Giuseppe Uva e Federico Aldrovandi, simbolo della battaglia per i diritti umani dei carcerati e contro ogni sopruso del potere sugli ultimi. – 15 ottobre 2009: Stefano Cucchiviene fermato dai carabinieri al Parco degli Acquedotti a Roma perche’ trovato in possesso alcuni grammi di droga. Cucchi viene portato nelle celle di sicurezza di una caserma dei carabinieri. – 16 ottobre 2009: Stefano appare all’udienza di convalida del fermo con ematomi e difficolta’ a camminare. Parla a stento: una registrazione diffusa successivamente testimoniera’ dello stato di Cucchi all’udienza. L’arresto e’ convalidato e Cucchi viene portato a Regina Coeli. – 22 ottobre 2009: Cucchi, dopo una settimana di detenzione, muore nel reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini. Inizia la battaglia giudiziaria della famiglia che una settimana dopo diffonde alcune foto choc del cadavere in obitorio che mostrano ematomi e segni ‘sospetti’. – 25 gennaio 2011: vanno a processo sei medici e tre infermieri del Sandro Pertini e tre guardie carcerarie. – 5 giugno 2013: Vengono condannati quattro medici del Pertini. Assolti gli infermieri e le guardie carcerarie. – 31 ottobre 2014: In appello tutti i medici vengono assolti. – gennaio 2015: viene aperta l’inchiesta bis dopo che la Corte d’appello trasmette gli atti in procura per nuove indagini. – settembre 2015: i carabinieri entrano per la prima volta nell’inchiesta: 5 vengono indagati. – dicembre 2015 La Cassazione annulla con rinvio l’assoluzione dei 5 medici del Pertini. Vengono nuovamente assolti nel 2016 ma la Procura ricorre in Cassazione che dispone un nuovo processo d’Appello. – gennaio 2017: la Procura di Roma chiude l’inchiesta bis quella per la quale sono ora a processo 5 carabinieri. Nel luglio 2017 vengono rinviati a giudizio: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, accusati di omicidio preterintenzionale e di abuso di autorita’. Tedesco e’ accusato anche di falso e calunnia insieme con il maresciallo Roberto Mandolini, mentre della sola calunnia risponde il militare Vincenzo Nicolardi. – 11 ottobre 2018: il pm Giovanni Musaro’ rivela che l’imputato Francesco Tedesco per la prima volta parla di un pestaggio subito da Cucchi da parte dei colleghi Di Berardo e D’Alessandro. Le indagini sul pestaggio erano state riaperte grazie alle parole di un altro carabiniere, Riccardo Casamassima. Nel corso del processo emergono anche presunti depistaggi con la sparizione o l’alterazione di documenti di servizio. Si apre l’inchiesta. – 16 luglio 2019: Nell’ambito dell’inchiesta sui depistaggi vengono rinviati a giudizio il generale Alessandro Casarsa e altri 7 carabinieri tra cui Lorenzo Sabatino, all’epoca dei fatti comandante del reparto operativo di Roma. Il processo iniziera’ a novembre. – 3 ottobre 2019: il pm chiede la condanna a 18 anni per i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro accusati del pestaggio che viene, per la prima volta, associato alla morte di Cucchi. – 14 novembre 2019: nel secondo processo d’Appello ai medici che ebbero in cura Cucchi uno viene assolto e per 4 arriva al prescrizione. Nello stesso giorno nel processo per il pestaggio i due cc Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro vengono condannati a 12 anni per omicidio. – 7 maggio 2021: Condannati a 13 anni per omicidio preterintenzionale i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro accusati di avere picchiato Stefano Cucchi. Il carabiniere Roberto Mandolini ha avuto un lieve sconto di pena passando da 4 anni e mezzo a 4 anni mentre Francesco Tedesco ha visto confermata la condanna a due anni e sei mesi. Per loro l’accusa e’ di falso. – 23 dicembre 2021: La Procura di Roma ha chiesto la condanna degli otto carabinieri imputati nel processo sui presunti depistaggi messi in atto dopo la morte di Stefano Cucchi. Il pm ha sollecitato 7 anni per il generale Alessandro Casarsa, mentre 5 anni e mezzo sono stati sollecitati per Francesco Cavallo. Cinque anni per Luciano Soligo e per Luca De Cianni, quattro anni per Tiziano Testarmata, invece, per Francesco Di Sano tre anni e tre mesi. Tre anni di carcere per Lorenzo Sabatino e, infine, un anno e un mese per Massimiliano Colombo Labriola. La sentenza e’ prevista il 7 aprile.

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Stupro di gruppo: gli imputati rinunciano all’abbreviato

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Si svolgerà con il rito ordinario il processo ai sei ragazzi palermitani accusati di aver violentato, a luglio scorso, una 19enne al Foro Italico. Gli imputati avevano presentato richiesta di ammissione al rito abbreviato condizionando l’istanza a una serie di nuove attività tra le quali l’esame in aula della vittima che il gup ha però respinto. La 19enne peraltro è stata sentita dal Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio, due mesi e mezzo fa. Il giudice ha invece deciso di accogliere la richiesta di disporre una consulenza tecnica sul telefono della ragazza, ma i difensori hanno comunque rinunciato all’abbreviato optando per il dibattimento.

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Otto milioni evasi al fisco, tre aziende irpine nei guai

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False fatturazioni ed altrettante inesistenti operazioni transnazionali per evadere le imposte dirette e i versamenti Iva. Tre aziende operanti in provincia di Avellino sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per una evasione complessiva di otto milioni di euro nel corso di altrettante verifiche fiscali. Cinque milioni sottratti alla tassazione dirette e 1,5 milioni all’Iva. Nel corso dei controlli è anche emerso che un professionista del capoluogo ha sottratto mezzo milione di euro all’erario facendo figurare come acquisite prestazioni tecniche, in realtà mai ricevute, ma falsamente fatturate da una società a lui riconducibile.

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Fassino denunciato, informativa Polaria trasmessa a pm

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E’ all’attenzione dei magistrati della Procura di Civitavecchia l’informativa della Polaria sull’episodio del furto di una confezione di profumo da parte del parlamentate Piero Fassino in un negozio del duty free di Fiumicino e costata una denuncia. Allegato all’incartamento anche il video di quanto avvenuto il 15 aprile scorso nello scalo della Capitale e ripreso da una telecamera di sicurezza presente nell’esercizio commerciale. Nei giorni scorsi è emerso dal racconto di alcuni dipendenti del negozio che Fassino sarebbe stato autore già di un tentativo di furto nelle scorse settimane. Spetterà ora ai pm decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.

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