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Salute

Napoli aderisce a progetto mondiale Cities Changing Diabetes

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La città di Napoli aderisce al programma internazionale Cities Changing Diabetes che si propone di evidenziare il rapporto tra urbanizzazione e diabete tipo 2 e di promuovere iniziative per salvaguardare la salute dei cittadini e prevenire la malattia. Il progetto, realizzato in partnership tra l’University College London e il danese Steno Diabetes Center, con il contributo di Novo Nordisk, e’ coordinata in Italia da Health City Institute in collaborazione con istituzioni nazionali quali l’Anci e l’Intergruppo parlamentare Qualita’ di vita nelle citta’ e oltre 150 partner. ”Aderire a questa iniziativa – ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi – significa inserire Napoli in una rete internazionale che guarda al tema della salute e del miglioramento degli stili di vita come una delle azioni fondamentali per migliorare la qualita’ del vivere dei cittadini e va nella direzione del lavoro che stiamo facendo per mettere al centro i temi della salute e dell’integrazione socio sanitaria”. A livello internazionale il programma coinvolge quasi 40 metropoli e sono circa 15 le citta’ italiane. ”Parlare di urban health e diabete urbano e’ fondamentale e prioritario – ha affermato Andrea Lezzi, presidente Health City Institute – si tratta di una sfida globale e le citta’ sono chiamate a diventare centri di innovazione nella gestione e nella risposta ai fenomeni epidemiologici in atto. E’ necessario – ha aggiunto – trovare il modo per ridurre la curva, sempre in ascesa, dell’obesita’ e del diabete anche perche’ fra pochissimo avremo il problema che i costi del mantenimento dei pazienti con questa patologie non saranno piu’ copribili con il Servizio sanitario nazionale e dunque e’ a rischio non solo la sopravvivenza delle persone ma del Servizio stesso”. E la Campania si pone come fanalino di coda in Italia sia per quanto riguarda i numeri dell’incidenza del diabete che rispetto al trattamento e di conseguenza si registra un’evoluzione negativa ”ad alto livello” per i pazienti. Secondo i dati forniti, la Campania ha il tasso di mortalita’ per diabete piu’ alto d’Italia con 5,3 decessi per 10mila abitanti e a Napoli in particolare il tasso e’ del 4,9 su 10mila abitanti. Nell’area metropolitana di Napoli risiedono oltre 200mila persone con diabete, pari al 6,7 per cento della popolazione, percentuale superiore alla media nazionale che si attesta al 5,8. I numeri inoltre dicono che il 38,4 per cento della popolazione della Campania e’ in sovrappeso rispetto al 31,6 degli italiani e che il 54,7 per cento dei campani non pratica alcuna attivita’ sportiva, dato che a livello nazionale e’ pari al 36,6. ”Il diabete e’ una patologia che sta assumendo aspetti pandemici nel mondo e soprattutto in Occidente – ha sottolineato Annamaria Colao, presidente Comitato esecutivo Cities Changing Diabetes Napoli – con un aumento indiscriminato di casi di obesita’. Dobbiamo cercare di invertire la tendenza e questo progetto mondiale e’ dedicato al miglioramento della diagnosi e della terapia del diabete ma e’ un progetto che non possiamo fare noi medici da soli: e’ necessario coinvolgere le istituzioni, la scuola, le associazioni dei pazienti, la cittadinanza attiva e le societa’ scientifiche”. Alla presentazione, tra gli altri, ha partecipato anche l’assessore comunale con delega alla Salute, Vincenzo Santagada.

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Ecco i nuovi farmaci autorizzati per curare i tumori

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E’ sempre più attiva e produttiva la ricerca farmacologica contr i tumori e oltre una nuova molecola su tre autorizzata e’ proprio dedicata a queste patologie.

“L’avanzamento delle tecniche di manipolazione genetica e cellulare ha aperto nuove frontiere nella ricerca farmacologica, soprattutto in quella oncologica che è la più attiva e produttiva. Sono oggi disponibili terapie contro il cancro, che hanno target molecolari specifici. La migliore comprensione della farmacocinetica e la farmacodinamica permette. I farmacologi sono ora in grado di personalizzare e studiare in modo più preciso i trattamenti per sfruttare le vulnerabilità specifiche delle cellule tumorali riducendo al minimo i danni ai tessuti sani. Inoltre, la farmacologia facilita lo sviluppo di terapie combinate che, oltre a migliorare l’efficacia della terapia, permettonomeccanismi d’azione dei farmaci, utilizzando modelli sperimentali sempre più di superare la resistenza garantendo che le nuove terapie mirate siano efficaci e sicure.sofisticati. In futuro sarà importante effettuare analisi genomiche complete del tumore al fine di individuare specifici bersagli molecolari nel singolo paziente, che consentano una migliore personalizzazione della terapia, indipendentemente dalla sede di sviluppo e crescita del tumore”. Così Giuseppe Cirino, presidente della Società Italiana di Farmacologia SIF – in occasione della XIX Giornata nazionale del Malato Oncologico che si celebra domani,domenica 19 maggio.

“Sarà sempre più importante che i Molecular Tumor Board, formati da farmacologi, oncologi, anatomopatologi e biologi lavorino a stretto contatto per interpretare l’esito delle analisi genomiche e scegliere la terapia migliore nel singolo paziente. E’ fondamentale – continua Cirino – che soprattutto il paziente oncologico sia un ‘paziente esperto’, con l’obiettivo di coinvolgerlo attivamente nel processo di ricerca, sperimentazione e sviluppo di nuovi farmaci”. In Europa nel corso del 2022, secondo i dati del Rapporto Horizon Scanning di Aifa, sono stati autorizzati 89 nuovi medicinali, di cui 48 contenenti nuove sostanze attive, 8 biosimilari, 23 equivalenti e 10 tra medicinali ibridi, sostanze attive note e farmaci autorizzati con la procedura del consenso informato. Gli antineoplastici e immunomodulatori – destinati al trattamento di alcuni tipi di tumori solidi (quali il tumore del polmone, della prostata e del fegato), del sangue (quali mieloma, linfoma e leucemia) e delle malattie autoimmuni – si confermano le categorie più rappresentate (complessivamente il 37,5%) tra i medicinali contenenti nuovi principi attivi autorizzati dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA).

“Sarà sempre più importante che i Molecular Tumor Board, formati da farmacologi, oncologi, anatomopatologi e biologi lavorino a stretto contatto per interpretare l’esito delle analisi genomiche e scegliere la terapia migliore nel singolo paziente. E’ fondamentale – continua Cirino – che soprattutto il paziente oncologico sia un ‘paziente più esperto’, con l’obiettivo di coinvolgerlo attivamente nel processo di ricerca, sperimentazione e sviluppo di nuovi farmaci. A questo processo, la SIF contribuisce attraverso le attività del”Il gruppo di lavoro di Farmacologia Oncologica della SIF – conclude Cirino – che- comprende tra i suoi membri molti esperti le cui ricerche hanno contribuito all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze nei vari settori della farmacologia e chemioterapia oncologica: farmacologia preclinica, farmacologia clinica, farmacogenetica e farmacogenomica, biomarcatori predittivi, immunofarmacologia, studi clinici e farmacovigilanza dei farmaci antitumorali”.

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Hiv, candidato vaccino induce anticorpi neutralizzanti

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Sviluppato un candidato vaccino contro l’HIV che ha indotto la produzione di un tipo di anticorpi neutralizzanti altrimenti elusivi in un piccolo gruppo di persone. Il vaccino è stato sviluppato presso il Duke Human Vaccine Institute e reso noto sulla rivista Cell. Il risultato non solo dimostra che un vaccino può suscitare la produzione di questi anticorpi altrimenti difficili da produrre per combattere diverse varianti dell’HIV, ma anche che può avviare il processo in poche settimane, mettendo in moto una risposta immunitaria essenziale. Il candidato vaccino prende di mira un’area sull’involucro esterno dell’HIV-1 chiamata regione esterna prossimale alla membrana (MPER), che rimane stabile nei diversi ceppi di HIV. Gli anticorpi contro questa regione stabile dell’involucro esterno dell’HIV possono bloccare l’infezione da molte diverse varianti circolanti del virus.

“Questo lavoro rappresenta un grande passo avanti poiché dimostra la fattibilità di indurre anticorpi con vaccinazioni che neutralizzano le varianti più difficili dell’HIV,” spiega l’autore senior Barton Haynes. “I nostri prossimi passi sono di indurre anticorpi neutralizzanti più potenti contro altri siti dell’HIV”. Il team di ricerca ha analizzato i dati di un trial clinico di fase 1 del candidato vaccino. Venti persone sane e HIV-negative sono state arruolate nel trial. Quindici partecipanti hanno ricevuto due delle quattro dosi pianificate del vaccino sperimentale, e cinque hanno ricevuto tre dosi. Dopo solo due dosi, il vaccino ha avuto un tasso di risposta sierologica del 95% e un tasso di risposta delle cellule T CD4+ nel sangue del 100% — due misurazioni chiave che hanno dimostrato una forte attivazione immunitaria. Gli anticorpi neutralizzanti, difficili da ottenere, sono stati indotti ampiamente dopo solo due dosi. “Per ottenere un anticorpo neutralizzante, tipicamente ci vogliono diversi anni post-infezione” – spiega l’autore principale Wilton Williams -; “noi siamo riusciti effettivamente a far emergere anticorpi neutralizzanti nel giro di poche settimane”.

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Tumori, Cattani: sinergia tra pubblico e privato per affrontare sfida epocale

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“Ricerca, accesso, prossimità e formazione. Sono queste le direttrici da seguire per offrire nuove speranze di cura e più sostegno ai pazienti”. Lo dichiara Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, in occasione della XIX Giornata nazionale del Malato Oncologico che si celebra ogni anno la terza domenica di maggio. “L’industria farmaceutica, grazie anche al progresso tecnologico, è in prima linea nella R&S, con cure sempre più mirate e personalizzate. Ad oggi sono oltre 9.000, su un totale di circa 23.000, i farmaci oncologici nella pipeline mondiale. Una quota pari quindi al 40% del totale che, nel 2010, era del 27%. In Italia di tutti gli studi clinici, quelli sulle neoplasie tra il 2020 e il 2022 rappresentano il 40% – aggiunge -. Anche se i pazienti italiani rispetto ad altri europei si trovano in una condizione più penalizzante per l’accesso. In UE tra il 2019 e il 2022 sono stati approvati 48 farmaci antitumorali. E se in Germania ne sono disponibili 46, in Italia solo 40. Con tempi medi di accesso di circa 14 mesi, a fronte dei 3,1 proprio della Germania. Serve quindi una decisa accelerazione”.

“Molto si può ancora fare per agevolare la vita dei malati oncologici, dei loro familiari e dei caregiver potenziando la medicina di prossimità e la telemedicina, con servizi all’avanguardia e supporti tecnologici. E assicurando un’assistenza multidisciplinare e multidimensionale. Con l’auspicata introduzione degli studi clinici decentralizzati, quelli fuori l’ambito ospedaliero, si potrà poi facilitare l’accesso e la partecipazione dei pazienti agli studi – conclude Cattani -. Da non trascurare sono infine le iniziative educative e di sensibilizzazione che accendono i riflettori e creano “cultura”. Perché solo con la sinergia tra pubblico e privato sarà possibile offrire il supporto necessario ai malati oncologici e affrontare le sfide che ancora abbiamo davanti”.

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