Il crocifisso del Cristo Salvatore della Cattedrale armena di Leopoli, opera lignea medioevale gia’ scampata alla prima e seconda guerra mondiale, ha traslocato. Al suo posto, sull’altare, il vuoto. I volontari lo hanno amorevolmente accompagnato nella sua nuova casa temporanea, un bunker antiaereo. Perche’ a Leopoli non c’e’ la guerra guerreggiata, ma e’ meglio portarsi avanti. Le bombe non si annunciano, prima di piovere dal cielo. E per come si sta mettendo, salvare per quanto possibile il ricco patrimonio artistico della capitale per caso appare una scelta saggia. Il centro di Leopoli e’ d’altra parte patrimonio Unesco. Nella centralissima piazza del mercato le statue sono state impacchettate, le opere d’arte vengono stivate in luoghi sicuri e persino le preziosissime vetrate piombate delle chiese vengono smantellate. Basta una forte esplosione, anche solo nelle vicinanze, e addio: secoli di storia sbriciolati. “Stiamo avvolgendo le sculture con panno ignifugo, lana di vetro, un tessuto speciale e infine le proteggiamo con dei sacchi speciali”, spiega Lilia Onyschenko, responsabile del dipartimento di conservazione dei beni culturali di Leopoli. “Tutto cio’ non le salvera’ da un colpo diretto ma se ci sara’ una potente onda d’urto almeno non si romperanno in mille pezzi”.
Si parla in questi giorni di “immagini da seconda guerra mondiale” e il paragone e’ davvero calzante. Leopoli fu invasa e conquistata dai nazisti e anche allora le opere d’arte furono messe al sicuro, compreso il Cristo Salvatore. Corsi e ricorsi. Il British Museum, a Londra, si porto’ avanti, iniziando l’evacuazione addirittura nel 1933. Le sculture piu’ pesanti furono ospitate nel tunnel della metropolitana di Aldwych. Una precauzione che pago’ dato che il Museo fu colpito da una serie di bombe incendiarie tra il settembre 1940 e il maggio 1941, quando un raid aereo causo’ la perdita di circa 250.000 libri (l’acqua degli idranti rovino’ la maggior parte di quelli che sopravvissero alle fiamme). I primi segnali non sono incoraggianti. Il Museo storico-culturale di Ivankiv, un museo di archeologia, storia e arti visive a circa 50 miglia a nord di Kiev, e’ stato distrutto da un incendio: ospitava circa 25 dipinti dell’artista ucraina autodidatta Maria Prymachenko, il cui lavoro e’ ammirato in tutto il mondo. Oltre ai civili, dunque, sotto le bombe di Mosca si registrano le prime perdite importanti del patrimonio storico-artistico ucraino. E un popolo e’ popolo anche grazie alla sua memoria collettiva. In questa lotta contro il tempo per salvare i suoi tesori l’Ucraina non e’ sola. I lavoratori dei musei dei Paesi vicini si stanno mobilitando per aiutare i colleghi ucraini, nel timore che le istituzioni culturali e i loro addetti siano particolarmente a rischio a causa dell’invasione russa. Il direttore del Museo Nazionale dell’Ucraina a Kiev, Fedir Androschuk, sta poi esortando la comunita’ museale internazionale ad aumentare “la consapevolezza del patrimonio culturale in Ucraina e le minacce che ora affronta”. “Come risulta chiaro dalla retorica del presidente Vladimir Putin, che non riconosce la storia autonoma dell’Ucraina, questa guerra e’ anche un assalto alla nostra identita’ culturale”, ha sottolineato. “La minaccia che il Museo Nazionale di Storia e altri musei siano saccheggiati o distrutti dal fuoco nemico e’ molto reale”.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump deciderà quanto tempo gli Stati Uniti dedicheranno alla risoluzione del conflitto ucraino, quindi una svolta nei negoziati “è necessaria molto presto”. Lo ha affermato a Fox News il segretario di Stato americano Marco Rubio. Le posizioni di Russia e Ucraina “si sono già avvicinate, ma sono ancora lontane l’una dall’altra – ha ricordato – ed è necessaria una svolta molto presto. Allo stesso tempo, ha proseguito Rubio, è necessario accettare il fatto che “l’Ucraina non sarà in grado di riportare la Russia alle posizioni che occupava nel 2014”. La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato durante un briefing che gli Stati Uniti restano impegnati a lavorare per risolvere il conflitto, “ma non voleremo in giro per il mondo per mediare negli incontri che si stanno attualmente svolgendo tra le due parti. Ora – ha sottolineato – è il momento per le parti di presentare e sviluppare idee concrete su come porre fine a questo conflitto. Dipenderà da loro”.
Le Nazioni Unite stanno valutando una radicale ristrutturazione con la fusione dei team chiave e la ridistribuzione delle risorse. Lo riporta la Reuters sul suo sito, citando un memorandum riservato preparato da un gruppo di lavoro del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres. Il documento propone di indirizzare le decine di agenzie in quattro direzioni principali: pace e sicurezza, questioni umanitarie, sviluppo sostenibile e diritti umani. Tra le misure specifiche figura la fusione delle agenzie operative del Programma Alimentare Mondiale (Wfp), dell’Unicef, dell’Oms e dell’Unhcr in un’unica agenzia umanitaria.
La riforma prevede inoltre la riduzione delle duplicazioni di funzioni e la razionalizzazione del personale, incluso il trasferimento di una parte del personale da Ginevra e New York a città con costi inferiori. L’iniziativa è legata alla crisi finanziaria dell’ONU. Le proposte definitive di ristrutturazione dovranno essere presentate entro il 16 maggio.
L’esercito israeliano ha annunciato di aver bombardato la zona del palazzo presidenziale a Damasco, dopo aver minacciato il governo siriano di rappresaglie se non avesse protetto la minoranza drusa. “Gli aerei da guerra hanno colpito la zona intorno al palazzo”, ha scritto l’esercito israeliano su Telegram.