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Esteri

Bennett vola da Putin, parte la mediazione di Israele

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Il premier israeliano Naftali Bennett, finora forse il leader occidentale piu’ cauto verso la Russia, e’ volato a sorpresa a Mosca da Vladimir Putin per tentare una mediazione nel conflitto ucraino, in quella che e’ la prima visita di un dirigente straniero al Cremlino dopo l’attacco a Kiev. Bennett ha prima avvisato la Germania, la Francia e naturalmente il suo principale alleato: gli Stati Uniti, dove nel frattempo Joe Biden risale nei sondaggi cercando di rassicurare il fronte orientale della Nato e di fare pressing sulla Cina. Dopo la visita il leader israeliano ha telefonato al presidente ucraino Volodymr Zelensky ed e’ volato a Berlino per incontrare il cancelliere tedesco Olaf Scholz, dopoo aver sentito anche Emmanuel Macron, a conferma che probabilmente qualcosa si muove. Nel colloquio con Putin, durato tre ore e rivelato da fonti del Cremlino solo poco prima che finisse, e’ stato affrontato anche il possibile imminente accordo a Vienna sul nucleare iraniano, cui Israele si oppone. La mossa del premier israeliano arriva in un momento in cui la diplomazia americana ed europea sembra incapace di trovare una exit strategy dopo che tutti i Paesi occidentali, anche se con intensita’ distinte, si sono schierati compatti a sostegno di Kiev, fornendo assistenza economica, militare e imponendo sanzioni economiche contro la Russia. Pur non appartenendo ne’ alla Ue ne’ alla Nato, anche Israele e’ a tutti gli effetti considerata una nazione dello schieramento occidentale, soprattutto come alleato di punta degli Usa. Per questo finora il suo approccio di cauta condanna verso Mosca, glissando sulle sanzioni a Mosca e negando il trasferimento di armi a Kiev, ha suscitato malumori e perplessita’ sulle due sponde dell’Atlantico e in Ucraina. Ma Israele e’ anche l’unico Paese occidentale che puo’ vantare relazioni privilegiate sia con la Russia (per ragioni storiche, di immigrazione e del ruolo di Mosca come power broker in Medio Oriente) che con l’Ucraina (dove vive una comunita’ di circa 50.000 ebrei, tra cui lo stesso presidente Volodymyr Zelensky). Per questo ha cercato di mantenere un canale aperto con entrambe le parti. Secondo la ricostruzione del giornalista Barak Ravid, Bennett avrebbe gia’ proposto il suo ruolo di mediatore a Putin nel loro primo incontro a Sochi lo scorso ottobre ma lo ‘zar’ avrebbe rifiutato. Ora pero’ il quadro e’ cambiato e nessun Paese sembra piu’ equidistante di Israele. Secondo alcuni media, sarebbe stata Kiev a chiedere un maggiore ruolo israeliano come intermediario. La guerra intanto spinge Biden, facendolo risalire nei sondaggi ai livelli precedenti la debacle in Afghanistan: secondo la rilevazione NPR/PBS NewsHour/Marist, il consenso complessivo per il presidente e’ schizzato al 47%, con un balzo di 8 punti rispetto ad un mese fa, e di ben 18 punti per la gestione della crisi ucraina, promossa dal 52% degli americani. Il presidente cerca ora di rassicurare il fianco orientale della Nato, inviando nell’Europa dell’est anche la sua vice Kamala Harris, dopo il segretario di stato Antony Blinken, che oggi in Polonia ha visitato i rifugiati al confine con l’Ucraina e promesso 2,7 miliardi di dollari per sostenerli, anche se il Washington Post si e’ chiesto in un editoriale perche’ Biden non li accolga negli Usa come gli altri Paesi europei. Blinken comunque sta agendo a tutto campo facendo pressing anche su Pechino, cui oggi ha ricordato che “il mondo sta guardando per vedere quali nazioni difendono i principi fondamentali della liberta’, dell’autodeterminazione e della sovranita’”. La Cina ha reagito in modo costruttivo, chiedendo lo stop dei combattimenti, il dialogo Usa-Nato-Ue- Russia per una soluzione pacifica (“prestando attenzione all’impatto negativo della continua espansione verso est della Nato sulla sicurezza della Russia”) e il rispetto della carta dell’Onu. Ma ne ha approfittato pure per ricordare a Washington di “smettere di sostenere l’indipendenza di Taiwan” tornando al principio della ‘Unica Cina’. Intanto si scalda anche un altro possibile protagonista negoziale, il presidente della Turchia. Recep Tayyip Erdogan infatti avra’ un colloquio telefonico con Putin nella giornata di domenica.

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Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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