Collegati con noi

Economia

Pensioni: nel 2023 a 67 anni, requisito non cambia

Pubblicato

del

La speranza di vita a 65 anni con la pandemia si e’ ridotta e quindi non ci saranno incrementi dell”eta’ per l’accesso alla pensione di vecchiaia ne’ dei requisiti per l’uscita anticipata dal lavoro. Anche l’anno prossimo e fino alla fine del 2024 – secondo quanto precisa l’Inps con una circolare fatta sulla base del decreto dei ministeri del Lavoro e dell’Economia di ottobre – si andra’ in pensione di vecchiaia a 67 anni.. Per il pensionamento anticipato resta lo stop agli incrementi previsto dalla legge del 2019 e fino al 2026 si continuera’ ad andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne). Intanto si attende la ripresa del confronto tra Governo e sindacati sulla previdenza con Cgil, Cisl e Uil che chiedono di fissare una nuova data in tempi brevi dopo il passaggio tecnico della settimana scorsa. L’obiettivo e’ inserire le nuove norme gia’ nel Def. Si lavora ai dettagli delle proposte da fare ai sindacati ma la strada per la flessibilita’ appare tracciata e va nella direzione del ricalcolo contributivo dell’assegno di chi e’ nel sistema misto e decide di anticipare la pensione rispetto all’eta’ di vecchiaia. La proposta non piace ai sindacati che la ritengono penalizzante ma dal Governo non sembra ci sia disponibilita’ a discutere richieste eccessivamente onerose come l’uscita a 41 anni di contributi indipendentemente dall’eta’. Il punto di caduta potrebbe essere un taglio dell’assegno per ogni anno di anticipo. Sul tavolo resta l’abbassamento del limite della pensione maturata previsto ora a 2,8 volte l’assegno minimo per chi e’ nel sistema contributivo e decide di anticipare di tre anni il pensionamento rispetto all’eta’ di vecchiaia. La speranza di vita media degli italiani arrivati a 65 anni si e’ ridotta secondo l’Istat, sulla base dei dati provvisori, di tre mesi. Per la seconda volta (dopo il 2021) non ci saranno quindi aggiornamenti dei requisiti legati all’aspettativa di vita e la diminuzione sara’ recuperata in sede di adeguamento o di adeguamenti successivi. Quindi un nuovo aumento ci potra’ essere per l’eta’ di vecchiaia dal 2025 se ci sara’ stato un recupero di quanto perso. Restano invariati i requisiti anche per le altre modalita’ di pensionamento. Per i lavoratori che abbiano svolto una o piu’ attivita’ gravose o che siano stati addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti e che abbiano un’anzianita’ contributiva pari ad almeno 30 anni, il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia e’ fissato anche per il biennio 2023/2024 al raggiungimento dei 66 anni e 7 mesi. I lavoratori che hanno il primo accredito contributivo dal 1 gennaio 1996 (e sono quindi totalmente nel contributivo) e che pur avendo i 20 anni di contributi necessari alla pensione di vecchiaia hanno un importo di pensione maturato inferiore a 1,5 volte il minimo ma hanno almeno cinque anni effettivi di contributi il requisito per la pensione “si perfeziona, anche nel biennio 2023/2024, al raggiungimento dei 71 anni”. Per i lavoratori precoci (quelli che hanno almeno un anno di contributi prima dei 19 anni e sono in una situazione di disagio come la disoccupazione o una riduzione della capacita’ lavorativa) il requisito contributivo per l’accesso alla pensione anticipata resta fermo a 41 anni fino alla fine del 2026. Come per la pensione anticipata di chi va con 42 anni e 10 mesi il trattamento pensionistico “decorre trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti” . Restano fermi – precisa l’Inps – anche i requisiti per il pensionamento del personale della difesa, sicurezza e vigili del fuoco. Per il biennio 2023 e 2024 per la pensione anticipata ci vorranno 41 anni di contributi indipendentemente dall’eta’ o almeno 35 di contributi se si sono compiuti i 58 anni. Restano invariati i requisiti anche dei lavoratori dello sport e dello spettacolo con i ballerini che continuano ad andare in pensione di vecchiaia a 47 anni, i cantanti e gli orchestrali a 62 e gli attori e i conduttori a 65.

Advertisement

Economia

Bankitalia,commissari affiancano cda Banca Credito Popolare

Pubblicato

del

La Banca d’Italia ha nominato due commissari per affiancare i vertici della Banca di Credito Popolare evitando comunqueil loro azzeramento e lasciando la gestione agli organi aziendali dell’istituto di credito di Torre del greco (Napoli). In particolare, come spiega una nota, la Banca d’Italia ha “adottato una misura di intervento precoce”, disponendo “la nomina di Francesco Fioretto e Dino Donato Abate in qualità di Commissari in temporaneo affiancamento al Consiglio di amministrazione attualmente in carica, a far data dal 10 maggio 2024. I due Commissari coadiuveranno gli organi sociali nella realizzazione delle iniziative funzionali al pieno ripristino di un’operatività improntata ai principi di sana e prudente gestione”. “La gestione della Banca di Credito Popolare rimane affidata agli organi aziendali. Banca di Credito Popolare prosegue la propria attività”.

Continua a leggere

Economia

Il Btp Valore chiude con una raccolta di 11 miliardi

Pubblicato

del

La quarta edizione del Btp Valore chiude con 11,2 miliardi sottoscritti da parte dei risparmiatori, che portano il totale del titolo riservato al retail, e lanciato nel giugno 2023, a una raccolta totale di quasi 65 miliardi. Abbastanza per validare la strategia di puntare sulle famiglie italiane nel finanziamento del debito pubblico, anche se con un fisiologico calo delle sottoscrizioni rispetto al record dell’emissione di marzo.

Nell’ultimo giorno di collocamento la domanda è stata pari a 970 milioni per 34.857 contratti, che portano la quarta emissione, iniziata lunedì 6 maggio, a 11,227 miliardi di euro e 384.295 contratti totali. A marzo il totale era stato di 18,316 miliardi, a ottobre 2023 17,19 miliardi e al debutto in giugno 18,191 miliardi. Un calo, quello delle sottoscrizioni dell’ultima emissione ‘speciale’, da mettere in conto vista la scadenza ravvicinata alla precedente, dettata probabilmente di sfruttare la finestra di opportunità di tassi di mercato ancora attraenti per i risparmiatori, che lo saranno di meno con l’approssimarsi della riduzione del costo del denaro da parte della Bce a giugno. La soglia che, a fine 2022, una volta superata aveva innescato la corsa dei risparmiatori a sottoscrivere titoli pubblici era il 3% del Btp triennale, che ora si sta riavvicinando a quel livello. Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva sottolineato il segnale di “fiducia” delle famiglie in vista della nuova emissione. “È un titolo che offre rendimenti interessanti, soluzioni interessanti con il pagamento degli interessi ogni tre mesi” – aveva detto Giorgetti – “il successo che abbiamo avuto fino a oggi testimonia questa fiducia. Questa è un’edizione straordinaria che non era prevista, ma vista la grande richiesta abbiamo deciso di replicare”.

L’aver superato i 10 miliardi, pur senza avvicinarsi al precedente record, rappresenta comunque un tassello della strategia che punta sul retail, rivendicata dalla premier Giorgia Meloni a gennaio, “auspichiamo che quelli che stanno messi un po’ meglio ci diano una mano a mantenere il debito italiano in mano italiana”. Per proseguire la strategia il Mef lavora dunque a costituire una curva di titoli dotata di sufficiente liquidità, una sorta di benchmark con obbligazioni che hanno il premio fedeltà (lo 0,8% del capitale investito per l’emissione appena conclusa) e lo step up: cedole che salgono nel tempo, nel caso dell’emissione di maggio dal 3,35% dei primi tre anni al 3,90% per gli ultimi tre. Tassi che offrono, rispetto all’emissione di marzo, qualcosa di più sul primo triennio (era 3,25%) e qualcosa di meno sui restanti tre anni (era 4%).

Una scelta – quella di pagare qualcosa in più in termini di rendimento, ma assicurandosi una platea di investitori aggiuntiva rispetto agli istituzionali – che visto il rientro delle prospettive d’inflazione costituisce una valida alternativa da offrire agli investitori retail rispetto al Btp Italia indicizzato all’andamento dei prezzi. E che aiuta in due direzioni: “dobbiamo rimettere gran parte del debito italiano in mani italiane”, aveva detto Meloni poche settimane fa. Più debito ai risparmiatori italiani vuol dire aver una base di investitori meno volatile – anche se più vulnerabile – se in futuro ci fossero scossoni. In secondo luogo, è un bacino in più cui attingere vista la mole imponente del debito da collocare quest’anno. Ben 360 miliardi di euro solo per il 2024, che da gennaio ad ora sono però già coperti per oltre il 40% grazie anche al contributo dei due Btp Valore collocati nel 2024 e, da ultimo, dell’emissione di Btp a tre, cinque, sette e 30 anni per oltre 9,25 miliardi.

Continua a leggere

Economia

Imprese pronte a 1,6 milioni di assunzioni entro luglio

Pubblicato

del

Quasi 494mila assunzioni previste a maggio e in totale 1,6 milioni in tre mesi, fino a luglio: sono i contratti di lavoro che le imprese si dicono pronte a mettere sul piatto, anche in vista dell’estate. Una programmazione che, però, spesso continua a fare i conti con la difficoltà a trovare i profili richiesti: per il 48% dei posti disponibili già questo mese non è facile trovare candidati. Questo significa che circa 238mila posizioni rischiano di restare scoperte.

Lo scenario è delineato dall’ultimo Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Viaggia comunque su ritmi positivi la domanda di lavoro che risulta in crescita di circa 27mila unità rispetto a maggio 2023 (+5,8%) e di quasi 35mila sul corrispondente trimestre dell’anno scorso (+2,2%). Una crescita trasversale nel Paese, ma a fare da traino sono il Sud e le Isole che si presentano come l’area più dinamica con 140mila (+15mila, +11,9%) contratti attesi. Contratti che, nel complesso, sono di durata variabile: da oltre un mese al tempo indeterminato. La disponibilità di posti riguarda sia l’industria che in tutto programma più di 136mila entrate nel mese e oltre 410mila nel trimestre, sia le imprese dei servizi che sono alla ricerca di 357mila lavoratori a maggio e di circa 1,2 milioni fino a luglio.

E tra queste, complice l’avvicinarsi della stagione estiva, spicca la filiera del turismo: tra alberghi e alloggi in generale, bar e ristoranti, sono 119mila le opportunità lavorative offerte questo mese e 405mila nel trimestre maggio-luglio. Molte le offerte che arrivano anche dal commercio, con 69mila entrate programmate nel mese e 220mila nel trimestre. Ma i candidati non sempre sono disponibili. Resta infatti elevato il mismatch tra domanda e offerta di lavoro: a maggio è difficile da reperire il 48,2% dei profili ricercati. Sono diverse le figure quasi introvabili, ma tra le più ricercate ci sono gli operai specializzati, fabbri, saldatori, elettricisti, e i tecnici, ad esempio nel campo della salute.

Tra tutti, al primo posto, come segnala il Borsino delle professioni, si piazzano gli operai addetti ai macchinari dell’industria tessile e delle confezioni (il 78,9% è di difficile reperimento). Invece tra le professioni scientifiche e con elevata specializzazione il primato spetta agli ingegneri (il 58,8% di quelli richiesti non si trova facilmente).

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto