Ma quale ‘centro’, ma quale partito della Confindustria: Azione, non piu’ movimento ma da oggi partito, vuole essere il terzo polo riformista, il luogo di incontro delle migliori tradizioni politiche italiane, quella liberale, quella socialista e quella cattolica. Con la competenza e il senso di responsabilita’ della sua classe dirigente intende rilanciare “la bellezza” della politica distrutta dal sovranismo e dal populismo. L’ obiettivo finale di Carlo Calenda, acclamato segretario nazionale al termine delle assisi dell’Eur, e’ molto ambizioso: “Porto questo partito al 20% e poi ve lo lascio. E’ la stessa cifra che avevo detto che avrei fatto a Roma. Ed e’ successo”. Intanto si parte con la federazione con +Europa, operazione “benedetta” da Emma Bonino. L’intervento della storica leader radicale e’ salutato da una lunga standing ovation da parte degli oltre 1000 delegati del palazzo dei Congressi, malgrado abbia lanciato alcune punzecchiature all’ex ministro: “Da quando ero piccola – esordisce – sono abituata a persone di carattere, da mio padre a Pannella, da Sciascia a Tortora. A volte, caro Carlo, con il testosterone un po’ alto… Poi i partiti piu’ sono piccoli e piu’ sono litigiosi, non il contrario. Ma ti faccio gli auguri – conclude tra gli applausi – io sono pronta”. Rapporti tesissimi invece con Italia Viva: nelle sue lunghe conclusioni, Calenda prima definisce Matteo Renzi “il migliore Presidente del Consiglio dopo De Gasperi”. Quindi lo infilza con poche parole: “Non e’ pensabile che tu sia pagato da uno Stato straniero. Decidi se vuoi fare politica o business. Io da quando faccio politica non ho piu’ una consulenza. Lo stesso Matteo Richetti. Chi fa politica non fa consulenze: i soldi li trova dai suoi sostenitori”.
Alleanze a parte, Calenda rilancia le sue parole d’ordine, serieta’, concretezza, responsabilita’, pragmatismo, ma anche etica, lotta agli evasori, che, se lui fosse premier “andrebbero in galera”. Spesso accusato di essere troppo vicino alle categorie datoriali, Calenda bacchetta le organizzazioni di categoria che, a suo giudizio, spesso giocano a “chi chiede di piu'”. Si definisce un leader “liberal progressista” e prende posizioni a favore del salario minimo, contro le moderne forme di sfruttamento sul lavoro: “Meglio un lavoro pagato da schiavo che niente e’ un ragionamento degno di un Paese in via di sviluppo, non di un Paese moderno. Nessuno dovrebbe lavorare per meno sette euro all’ora. Non possiamo dire che servono piu’ ingegneri e poi li paghiamo 1.300 euro. Basta – aggiunge scaldando la platea – con la poverta’ lavorativa”. Netto anche sul tema dell’energia: “Dobbiamo mettere le centrali nucleari in Italia: la transizione ecologica ha un costo. Basta parlare a vanvera”. Quindi illustra le sue proposte di riforme istituzionali, si’ al monocameralismo secco. Poi si infiamma parlando di mezzogiorno: “Il federalismo al Sud non ha funzionato, perche’ il Sud – attacca – non e’ stato capace di eleggere persone capaci e competenti. Ogni volta che vado in Sicilia e mi chiedono del federalismo, dico: eleggetevi politici decenti. Quando non funzionano le Regioni devono essere commissariate: non e’ possibile che la sanita’ calabrese sia da Africa equatoriale”. Infine, tra gli applausi, accaldato da una due giorni molto intensa, auspica la nascita di “correnti” interne al partito, nega di essere un leader carismatico e si augura che al prossimo congresso ci sia una donna a sfidarlo per la segreteria.