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A Napoli la centrale dei green pass falsi, Polizia sulle tracce dei criminali informatici: perquisizioni e 82 indagati

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La Polizia di Stato sta eseguendo in tutta Italia perquisizioni nei confronti di un complesso sistema criminale, dedito alla messa in commercio di certificazioni vaccinali (c.d. green pass) radicalmente false, in grado di superare i previsti controlli mediante app di verifica. In pratica con questi certificati si può non essere vaccinati e dunque anche contagiati e poter accedere a qualunque luogo pubblico e aperto al pubblico e contagiare. Un comportamento criminale, purtroppo, non nuovo. Gli investigatori del CNAIPIC ovvero del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e della Polizia Postale di Napoli, al termine di indagini informatiche, hanno individuato una struttura criminale in grado, pur non violando in via diretta i sistemi informatici, di generare green pass, utilizzando le credenziali di accesso precedentemente sottratte alle farmacie mediante sofisticate tecniche di phishing. La centrale di questa struttura criminale sarebbe a Napoli, da qui, forse, il radicamente dell’inchiesta in riva al Golfo. Le perquisizioni sono state ordinate, infatti, dalla Procura di Napoli. Al momento sono complessivamente 82 le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta del pool cyber crime della Procura di Napoli che ha delegato oggi alla Polizia di Stato una serie di perquisizioni finalizzate a fare luce su un complesso sistema criminale, dedito alla messa in commercio di green pass falsi, in grado di superare controlli. Si tratta di 15 persone gia’ iscritte nel registro degli indagati e 67 loro clienti. Con la collaborazione del Ministero della Salute, i falsi green pass individuati sono stati disabilitati, in modo da impedirne ogni ulteriore utilizzo e le pagine web create sono state sottoposte a un sequestro preventivo disposto in via d’urgenza dal Pubblico Ministero. Le perquisizioni e i sequestri, da Nord a Sud, sono stati eseguiti dai vari reparti della Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Le richieste di greenpass fasulli sul dark web

Nelle ultime settimane era cresciuta in maniera esponenziale la richiesta in Italia di Green pass falsi da potere utilizzare evitando vaccinazione e tamponi. Le chat di Telegram, i forum e il dark web (la parte “oscura” della rete) si sono così trasformati in veri e propri bazar illegali. Pagamento in bitcoin, tariffari che variano da 100 a 200 euro a singolo certificato – con tanto di codici sconto per chi ne richiede un numero maggiore – e addirittura recensioni dei clienti. Ma districarsi in questa giungla, con chat che vengono regolarmente cancellate e ricreate con altri profili, è molto complesso. Le truffe sono sempre dietro l’angolo e sono numerosi i racconti di utenti che hanno pagato e inviato i propri dati personali a sconosciuti senza ottenere l’ambito Green pass contraffatto. Si tenga presente che da questa mattina c’è obbligo vaccinale in Italia per i lavoratori pubblici, compresi uomini e donne delle forze di polizia. Se non hanno copertura vaccinale saranno sospesi, sarà loro tolto tesserino di servizio e arma.

 

Green pass falsi: 120 acquirenti in 14 province e Nord e Sud

Al momento sono 120 le persone che hanno acquistato i green pass falsi ottenuti da una organizzazione criminale, scoperta dalla Polizia di Stato, coordinata dal pool cyber crime della Procura di Napoli, violando i sistemi sanitari regionali sfruttando i canali di accesso messi a disposizione delle farmacie per inserire i codici dei tamponi e dei vaccini effettuati. Gli utilizzatori dei falsi green pass sono stati sinora localizzati nelle province di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta, Salerno, Bolzano, Como, Grosseto, Messina, Milano, Monza-Brianza, Reggio Calabria, Roma e Trento, ma sono in corso accertamenti finalizzati a definire il numero reale, che si stima essere assai piu’ ampio, di coloro che si sono rivolti nel tempo all’organizzazione criminale oggetto delle indagini per sfruttarne gli illeciti servizi.

Violati sistemi sanitari regionali per Green pass falsi

Green pass falsi acquistati da oltre 120 persone, che non avevano mai ricevuto alcun vaccino ne’ eseguito alcun tampone, aggirando i presidi di sicurezza informatica dei sistemi sanitari di Campania, Lazio, Puglia, Lombardia, Calabria e Veneto, attraverso intrusioni illegali. E’ quanto emerge dalle indagini che hanno portato a perquisizioni in tutta Italia da parte della polizia postale su delega della Procura di Napoli. Le false certificazioni erano ottenute sfruttando i canali di accesso messi a disposizione delle farmacie per inserire i codici dei tamponi e dei vaccini effettuati e cosi’ generare il green pass. La polizia postale ha eseguito 40 perquisizioni locali e 67 sequestri preventivi. Le relative credenziali di accesso risultano carpite mediante sofisticate tecniche di phishing, attraverso email che simulavano quelle istituzionali del sistema sanitario, inducendo i titolari a collegarsi ad un sito web, anch’esso falso, perfettamente identico a quello del sistema sanitario. In altri casi, i falsi green pass risultano prodotti ricorrendo a servizi di chiamata VoIP internazionali, capaci di camuffare il vero numero di telefono del chiamante e simulare quello del sistema sanitario regionale. In tali casi il simulato agente di servizi di supporto tecnico della Regione interessata induceva il farmacista ad installare nel proprio sistema un software di assistenza a distanza, che consentiva di assumere il controllo da remoto del computer e rubare cosi’ le credenziali di accesso ai sistemi informativi regionali. Quando l’accesso ai sistemi regionali richiedeva le credenziali SPID della farmacia, l’ostacolo risulta essere stato aggirato con sofisticate tecniche di vishing (voice-phishing), smishing (SMS-phishing) e l’impiego di siti-clone. Le indagini – consistite nell’analisi dei dati di connessione, di tabulati telefonici, delle caselle email e delle altre tracce lasciate dai traffici illeciti – hanno consentito di verificare che le tecniche criminose appena indicate sono state messe in campo anche per produrre i cd. Super green pass, a fronte di vaccini mai effettuati. Le perquisizioni, operate dai vari Reparti della Polizia Postale e delle Comunicazioni interessati sul territorio nazionale hanno riguardato le 15 persone gia’ sottoposte ad indagini quali ipotetici appartenenti all’associazione criminale che risulta aver assicurato la regia degli accessi abusivi ai sistemi informatici e delle conseguenti falsificazioni, ma anche di 67 loro clienti. Con la collaborazione del Ministero della Salute, i falsi Green pass individuati sono stati disabilitati, in modo da impedirne ogni ulteriore utilizzo.

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Stanze a sorteggio e pasti leggeri, la clausura

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Le stanze verranno decise a sorteggio. Da domani sera e fino a mercoledì 7 maggio mattina, prima della messa ‘pro eligendo’ delle 10, i 133 cardinali elettori potranno prendere la chiave della loro stanza a Santa Marta. Sarà la sorte a decidere per ciascuno quale tipo di alloggio, se una delle 26 camere semplici o il miniappartamento con due stanze (ce ne sono 105) che sono nel complesso dove ha abitato per dodici anni Papa Francesco. E proprio la sua stanza, la 201, resta sigillata e dunque non disponibile. Sono tanti in questo conclave i cardinali, tredici in più del massimo dei 120 che era stabilito dalle norme (che non sono in ogni caso perentorie). E dunque una parte di loro andrà a Santa Marta vecchia. Dal 7 maggio alle 16.30, ovvero il momento dell’ingresso della Sistina, comincia il regime di clausura, senza telefonini o altri contatti con l’esterno. Un regime al quale dovranno sottostare non solo i cardinali elettori ma anche chi entrerà in contatto con loro per aiutarli.

Come le persone che prepareranno i pasti, quelle che faranno le pulizie, gli autisti che trasporteranno i porporati dalla residenza al Palazzo apostolico per rientrare ogni giorno in Sistina. A gestire la Domus sono le suore Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli. Sovraintendono anche alla preparazione dei pasti. Dovrebbero essere confermati i menu che normalmente vengono preparati a Santa Marta quando funziona come un normale albergo. La mensa offre pasti non troppo elaborati: riso, pasta condita con sughi semplici, carni bianche, pesce al forno, verdure grigliate, insalata e frutta di stagione.

Si terrà conto delle intolleranze alimentari e dei regimi legati a problemi di salute come il diabete. La mattina è prevista una colazione leggera, tè o caffè, pane e marmellata, poi un pranzo completo (primo, secondo, contorno e frutta), infine una cena più semplice. A tavola ci saranno acqua e vino, mentre non sarebbero previsti superalcolici. Per assicurare un totale ed effettivo isolamento dei cardinali elettori dal resto del mondo sono stati installati disturbatori di frequenze per impedire ai telefoni cellulari di ricevere o trasmettere: i cosiddetti jammer. Inoltre, sono state montate speciali pellicole anti droni e anti laser spia alle finestre. Le bonifiche ambientali contro eventuali microspie sono state accompagnate alle consuete verifiche. Considerato che si tratta di una struttura grande, onde evitare intrusioni, a Santa Marta sono stati installate anche tramezzi e porte provvisorie per evitare eventuali ‘buchi’ dai quali intrufolarsi.

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‘Papa di unità per mondo diviso’, la bussola del conclave

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Tra le cose certe, al momento, c’è che tutti i 133 cardinali che voteranno nell’imminente conclave sono giunti a Roma, e che tutti saranno alloggiati tra la residenza di Casa Santa Marta e l’adiacente Santa Marta vecchia. Il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha informato oggi che nel pomeriggio di sabato 3 maggio il cardinale camerlengo Kevin Farrell ha proceduto al sorteggio delle stanze per i 133 porporati: dei 135 attuali elettori restano fuori per malattia lo spagnolo Antonio Canizares Llovera e il kenyano John Njue. La grande attesa verso l’elezione di chi prenderà il posto di Francesco, insomma, sta per giungere al traguardo. I lavori nella Cappella Sistina – che da mercoledì pomeriggio ospiterà le votazioni – sono in via di completamento e così a Santa Marta e Santa Marta Vecchia.

Chi tra gli elettori volesse, potrà trasferirsi anche domani mattina negli alloggi assegnati: dovrà farlo comunque entro mercoledì mattina, prima della messa ‘Pro eligendo Pontifice’. La Sistina è stata anche messa in sicurezza dalla Gendarmeria vaticana. E gli officiali e addetti al Conclave giurano “segreto assoluto”, pena la scomunica. Oggi, inoltre, due sono le congregazioni generali, mattina e pomeriggio, per dare più tempo ai cardinali di confrontarsi tra loro, esprimere pareri e richieste, giudizi sullo stato della Chiesa e del mondo, delineare quella che vorrebbero come figura del nuovo Pontefice, individuare candidati da appoggiare ed eventuali alleanze.

C’è un po’ il nodo degli ultimi ritardatari, che ancora non si sono fatti conoscere né hanno conosciuto i confratelli, ma i residui scampoli di confronto – l’ultima congregazione generale, la dodicesima, si terrà domattina – più i ‘tempi morti’ fino all’ingresso in Sistina, serviranno anche a questo. Stamane, all’ingresso della decima congregazione, non si è sottratto ai cronisti un elettore tra gli ultimi ad approdare a Roma, quasi in extremis, il cardinale indonesiano Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo della capitale Giacarta nonché ordinario militare del Paese asiatico. “Sono arrivato ieri”, ha ammesso, assicurando che mercoledì pomeriggio entrerà in conclave “con cuore aperto”. Il nuovo Pontefice sarà sulla linea di Bergoglio? “Non lo so – si schermisce -, dipenderà dallo Spirito Santo”.

“Speriamo che il nuovo Papa arrivi in tre-quattro giorni”, è quanto ha auspicato il cardinale iracheno Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad. Per quanto riguarda un identikit del futuro Pontefice, Sako ha parlato di “un pastore che guardi all’unità, all’integrità della Chiesa”. Secondo il cardinale Jean-Paul Vesco, di origine francese ma arcivescovo di Algeri, invece, “non c’è fretta per la fumata bianca, abbiamo il tempo: l’importante è avere un buon Papa”. Per Vesco il futuro Pontefice dovrà essere “un pastore, una voce per il mondo, per la pace”. E potrebbe essere un francese? “Anche un algerino”, ha replicato sorridendo. Nella congregazione di questa mattina, 179 cardinali presenti di cui 132 elettori, ci sono stati 26 interventi, toccando temi centrali per la vita e la missione della Chiesa oggi. Si è riflettuto sul diritto canonico e sul ruolo dello Stato della Città del Vaticano, ma soprattutto si è sottolineata la natura missionaria della Chiesa: “una Chiesa che non si deve ripiegare su sé stessa, ma accompagnare ogni uomo e ogni donna verso l’esperienza viva del mistero di Dio”.

Posto in evidenza il ruolo fondamentale della Caritas, “chiamata non solo a soccorrere, ma a difendere i poveri, testimoniando la giustizia del Vangelo”. Un intervento ha sottolineato con forza la presenza di tanti giornalisti in questi giorni, come segno che “il Vangelo conserva tutta la sua forza di senso anche nel mondo di oggi: una presenza che è anche una responsabilità”. Alcuni hanno rievocato la toccante preghiera di papa Francesco durante i giorni del Covid, ricordandola come “una porta aperta di speranza nel tempo della paura”. Si è parlato anche del profilo del futuro Papa: “una figura che deve essere presente, vicina, capace di fare da ponte e guida, di favorire l’accesso alla comunione a un’umanità disorientata e segnata dalla crisi dell’ordine mondiale”. Un pastore “vicino alla vita concreta delle persone”. Molte le sfide richiamate: la trasmissione della fede, la cura del creato, la guerra e “la frammentazione del mondo”. Espressa “forte preoccupazione per le divisioni all’interno della Chiesa stessa”. Non sono mancati riferimenti alle vocazioni, alla famiglia, alla responsabilità educativa verso i figli. Si è ricordato infine che “nel celebrare Cristo presente nell’Eucaristia non va mai dimenticato il sacramento di Cristo presente nei poveri”.

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Ancora sangue sul lavoro: tre operai morti a Brendola, Frattamaggiore e Paliano

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Un operaio esperto, un capoturno con oltre 30 anni di esperienza alle spalle risucchiato da un macchinario in movimento, un muratore precipitato da un’impalcatura di un edificio in ristrutturazione, un dipendente di una ditta di manutenzioni folgorato da una scarica elettrica. Alla scia di sangue delle vittime sul lavoro si aggiungono altri tre morti in Veneto, Campania e Lazio: secondo i dati dell’Inail sugli infortuni, nel primo trimestre del 2025 sono stati denunciati all’Inps 205 morti, con un aumento dell’8,37% rispetto all’anno precedente. Il primo incidente è accaduto alle 7.00 alla ‘Aristoncavi’ di via Einaudi a Brendola (Vicenza), azienda leader in alcuni segmenti di mercato nel settore dei cavi per applicazioni speciali.

A perdere la vita un 58enne residente a Vicenza, Raffaele Galano, originario della Campania ma da anni residente in città. Secondo le prime ricostruzioni, l’operaio avrebbe perso l’equilibrio, forse a causa di un malore, e sarebbe caduto vicino al macchinario. Un braccio sarebbe però finito dentro e a quel punto l’operaio sarebbe stato afferrato dall’ingranaggio del macchinario, che non gli ha dato scampo. A soccorrere il 58enne e a dare l’allarme sono stati i colleghi, che fin da subito si sono resi conto di quanto accaduto attivando tutte le procedure di emergenza e liberando la vittima dalla presa del macchinario. Sul posto sono intervenuti i sanitari del Suem 118 con il supporto dei vigili del fuoco di Arzignano maa nonostante i tentativi di rianimazione, il medico non ha potuto far altro che constatare il decesso di Galano.

Su quanto accaduto l’azienda ha diffuso una nota: “Aristoncavi è profondamente costernata per quanto accaduto questa mattina e desidera esprimere la propria vicinanza e le più sentite condoglianze alla famiglia del collaboratore che lavorava in azienda da oltre trent’anni”. Le dinamiche dell’incidente sono ancora al vaglio delle autorità competenti, e l’azienda ha grantito “la massima collaborazione affinché si possa fare piena chiarezza nel più breve tempo possibile”. L’incidente ha coinvolto “un’azienda che ha nel proprio dna la sicurezza sul lavoro, in cui l’attenzione e i controlli sono ai massimi livelli – sottolinea la Uil Veneto – e da quel che sappiamo, la vittima era un lavoratore esperto.

Tutte circostanze che ci fanno capire come, innanzitutto, non esistono isole felici: i rischi sono ovunque. E poi che gli sforzi per arrivare a ‘zero morti sul lavoro’ devono essere ancora più pressanti”. Nell’altro tragico episodio, a Frattamaggiore in provincia di Napoli, un operaio edile è morto in seguito a una caduta mentre era impegnato nella ristrutturazione della facciata di un edificio, all’interno di un cortile privato. L’uomo è stato subito soccorso ma è morto in ospedale. “Siamo di fronte ad un altro omicidio sul lavoro – dicono Giovanni Sgambati e Andrea Lanzetta, rispettivamente segretari genereali di Uil e Feneal di Napoli e Campania – un’escalation di morte e di ingiustizia. Serve riconoscere l’omicidio colposo e istituire una procura speciale per gli incidenti e le morti sul lavoro”.

La terza vittima è invece un 47enne dipendente di una ditta di manutenzioni che è stato ucciso da una scarica elettrica: l’uomo stava lavorando in un impianto fotovoltaico di Paliano, in provincia di Frosinone, per sostituire alcuni pannelli quando è stato colpito dalla scossa elettrica. Inutili i soccorsi: l’uomo è deceduto sul colpo. Sul posto, oltre ai carabinieri, sono al lavoro i tenici della Asl per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente e verificare se siano stare rispettate tutte le norme di prevenzione sugli infortuni.

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