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Cultura

Laurea honoris causa a Maurizio de Giovanni: racconto una città complessa, se sono qui è grazie a mia madre

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Nell’Aula Magna Storica, in corso Umberto I a Napoli, stamattina alle ore 12 l’università Federico II ha conferito a Maurizio de Giovanni la Laurea honoris causa in Filologia moderna. Un riconoscimento prestigioso che certifica il valore del lavoro dello scrittore napoletano, autore di rinomati romanzi gialli, fra cui la serie del Commissario Ricciardi e quella de I Bastardi di Pizzofalcone, da cui sono state tratte serie tv capaci di incontrare un vasto consenso di critica e di pubblico. “Oggi è una giornata speciale per il nostro ateneo – dichiara il rettore Matteo Lorito -. Il nostro laureando non ha bisogno di presentazioni: i suoi libri sono stati tradotti nelle principali lingue europee, le serie tratte dai romanzi sono clamorosi successi di critica e di pubblico. Ha saputo avvicinare alla lettura tante persone, in un Paese in cui si legge pochissimo”. 

Il Rettore della Federico II. Matteo Lorito

Per il rettore, nelle storie di de Giovanni “le appassionanti trame, gli efficaci colpi di scena, la capacità di mantenere alta la suspence, la costruzione di personaggi pluridimensionali, la meticolosa ricostruzione di epoche e luoghi, convivono con l’interrogazione sul male, sulla sua irriducibile presenza nel mondo”. La Napoli di de Giovanni “è una Napoli insolita, un po’ in bianco e nero, né solo lugubre come la cronaca nera, né solo illuminata in un perenne posto al sole. E con l’affascinante complessità di Napoli lo scrittore si confronta in ogni contesto, dall’impegno intellettuale alla prepotente vocazione civile, che si traducono in importanti riflessioni giornalistiche, fino alla valorizzazione del patrimonio culturale”, conclude Lorito. 

La Laudatio Accademica è affidata a Pasquale Sabatino, professore ordinario in Letteratura Italiana. “In questa sala lo scorso 3 maggio hai dichiarato i tuoi due grandi amori: il San Carlo e la Federico II – esordisce Sabatino -, due luoghi in cui viene tenuta viva la fiamma della cultura di questa città. Siamo felici di averti qui, per tenere viva insieme la fiamma della cultura”. Il docente sottolinea la capacità di de Giovanni di cogliere, coi suoi romanzi, le contraddizioni e le tante sfumature della città. “La sua Napoli è una città plurale, con il labirinto dei vicoli e le piazze che sembrano palcoscenici, i quartieri malfamati e quelli borghesi, le tradizioni popolari e gli antichi mestieri coltivati e tramandati. Il disordine morale e il caos sociale. È una città reale, autentica, sospesa tra cielo e terra, tra inferno e paradiso”. Per Sabatino, Maurizio de Giovanni è un maestro perché “nel raccontare le storie fa un passo indietro e lascia spazio ai personaggi che tanto hanno da dire. È un maestro chi, traendo ispirazione da scrittori stellari, crea uno stile proprio e diventa a sua volta un modello per gli altri”. 

Attesissima, arriva alla fine la Lectio Magistralis del laureando Maurizio de Giovanni. È visibilmente emozionato, e da accanito tifoso del Napoli, prova a stemperare la tensione con una battuta sulla sua toga bianca e nera. “Se mi avessero detto che avrei affrontato uno dei momenti più importanti della mia vita vestito di bianconero, avrei avuto delle difficoltà a crederci. Su di me oggi avete detto cose bellissime e false e vi ringrazio della vostra scarsa obiettività”. L’opera di de Giovanni è l’emblema di una cultura che sa farsi popolare, amata da tutti senza per questo rinunciare al suo enorme valore letterario. “Sono orgoglioso di trovarmi sul ponte che la Federico II getta fra cultura e popolarità – spiega lo scrittore -. Per troppo tempo la cultura si è ritratta dalla popolarità e la critica ha ritenuto che ciò che coinvolge le persone non potesse essere una produzione culturale di alto valore. Non è cosi: la mia presenza qui oggi ne è la prova”. 

È tormentata, la notte che precede il grande evento. “Non ho mai sopportato stare sotto i riflettori – racconta de Giovanni -, e stanotte non riuscivo a dormire perché pensavo a questo momento. Non dormendo, guardavo la città. Mano a mano che veniva illuminata dal sole che sorgeva, la città mi ha spiegato che potevo trovarmi qui perché sono in rappresentanza, e non in proprio. Sono qui a rappresentare il racconto di una realtà così vasta, complessa, articolata e difficile”. Enormi sono le contraddizioni insite nella città. De Giovanni cita il dato impressionante della dispersione scolastica al 38% nell’area metropolitana. L’altra faccia della medaglia è l’enorme vivacità culturale di Napoli, superiore alle tanto celebrate Roma e Milano. “Penso che il racconto di questa città non sia semplice. Né può mai essere esaustivo: non esiste autore, per quanto grande e profondo, che sia in grado di scrivere l’interpretazione reale di questa città. Ognuno può e deve raccontare la sua”. 

E qual è allora la Napoli di Maurizio de Giovanni? “È una città che nasce dal mare, fondata da altre civiltà dalle quali ha trovato costantemente il nutrimento di se stessa. È fondata sulla speranza: abbiamo sempre pensato, mai a ragione, che il nuovo dominatore fosse migliore del precedente. Ma ci siamo salvati trattenendo la parte migliore di ciascun dominatore. È una città stretta, angusta, sovrapposta, in cui si mescolano nella stessa strada e nello stesso quartiere ceti sociali diversi. Ha una produzione culturale costante. È l’area più densamente popolata d’Europa, un’area che tende spesso ad autogovernarsi, a rifiutare imposizioni dall’esterno. È una città che produce narrazione su di sé e in cui succede qualcosa di valore e di forte impatto: il racconto di Napoli, prodotto dalla città, influenza la città stessa. La causa e l’effetto si cambiano di posto. Perché la narrazione di Napoli fuori diventa stereotipo, ma al suo interno viene elaborata e diventa prospettiva di se stessa e la influenza. Per questo raccontarla è una responsabilità enorme, e un autore può fronteggiarla solo raccontando ciò che vede e non se stesso”. 

De Giovanni conclude la sua Lectio Magistralis con una dedica speciale. “Se io oggi mi trovo qui, è perché c’è stato un tempo in cui ero seduto sul pavimento di una cucina, ascoltando alla radio canzoni napoletane, e una persona mi ha raccontato le storie contenute in quelle canzoni. Sono qui perché mi sono state raccontare quelle storie, e assieme al latte, da piccolo ho preso il senso di questa città: sono qui per mia madre”. 

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Cultura

Scala: la Filarmonica suona il cinema in piazza Duomo

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Schindler’s List, E.T, Il Gattopardo e anche Indiana Jones: per l’ormai tradizionale concerto alla città in piazza Duomo il prossimo 9 giugno la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly esplorerà il legame fra la musica sinfonica e il cinema. Solista d’eccezione, nella dodicesima edizione di questo concerto gratuito che sarà trasmesso su Rai 5, Rai Play e Radio3 e all’estero Artè e Wdr, sarà il violinista Emmanuel Tjeknavorian che a 29 anni da poco compiuti ha scelto di concentrarsi in particolare sulla carriera da direttore d’orchestra, ruolo in cui ha da poco preso la guida dell’orchestra Sinfonica di Milano. Quindi il concerto in piazza segna anche una “collaborazione fra enti” milanesi, ha spiegato Chailly, che spera si possa nel tempo allargare.

“Sarà un concerto irrinunciabile e un’occasione per vivere emozioni straordinarie” ha promesso l’assessore milanese Tommaso Sacchi. E sarà anche “divertente” ha aggiunto Chailly, con un programma che include brani come Lollapalooza di John Adams, la suite per violino e orchestra Le bouf sur le Toit di Darius Milhaud il cui sottotitolo è ‘cinema fantasia su arie sudamericane’, e ancora la suite e una selezione di ballabili da Il Gattopardo di Nino Rota (inclusa la sua orchestrazione del valzer di Verdi), Le avventure sulla terra da E.T e Scherzo per motocicletta e orchestra da Indiana Jones composti da John Williams. Al centro del concerto “un momento di spiritualità” tanto più significativo in questo momento di “tragici giorni di guerre parallele” ha aggiunto, ovvero il tema di Schindler’s List.

Il concerto “è la sintesi” dell’impegno della Filarmonica per aprirsi alla città e a un pubblico sempre più vasto, ha ricordato il presidente Maurizio Beretta. Ed è anche una occasione di collaborazione fra realtà diverse. L’appuntamento gratuito è infatti possibile grazie al contributo di Regione Lombardia, al patrocinio del Comune e al sostegno del main partner UniCredit, dallo sponsor Allianz (insieme alla fondazione Allianz Umana Mente) e Esselunga. E sempre con il cinema come filo conduttore, ha spiegato il coordinatore artistico Damiano Cottalasso, la Filarmonica sta pensando a un nuovo concerto con le musiche di John Williams (dopo quello diretto nel 2022 dallo stesso compositore, cinque volte vincitore dell’Oscar su 48 nomination, l’ultima quest’anno per il quinto capitolo della saga di Indiana Jones).

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Cultura

Il caffè simbolo di Napoli, una due giorni per celebrarlo

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Non c’è giornata dei napoletani che non inizi con un caffè: che sia tradizionale, macchiato, schiumato, freddo o caldo, in tazza o in vetro, ma il buongiorno è sempre accompagnato da un caffè. E per celebrare questo legame imprescindibile tra la città e la sua bevanda, il Comune di Napoli propone una due giorni, il 7 e 8 maggio, dedicata interamente al caffè con la manifestazione ‘Nu bbellu ccafè’ in programma al Maschio Angioino. “Parlare del caffè a Napoli è parlare di noi – ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi – il senso del caffè è socialità, cultura, storia, è stare insieme. Il grande valore di Napoli oggi è essere una grande capitale in cui le persone stanno insieme ed è importante soprattutto in un momento fatto di grandi divisioni, sofferenze e guerre e il caffè è anche momento di pace”.

Un legame che è celebrato e raccontato da sempre anche dalla musica, dal teatro, dalla letteratura. “Il caffè, insieme alla pizza, è uno degli emblemi della nostra città – ha detto l’assessora al Turismo, Teresa Armato – vogliamo fare in modo che le nostre tradizioni enogastronomiche diventino sempre più attrattori turistici perché a Napoli vengono per tante ragioni e una di queste sono sicuramente il mangiare e il bere le nostre prelibatezze”. L’idea della manifestazione è nata da un ordine del giorno proposto dalla vicepresidente del Consiglio comunale, Flavia Sorrentino, e approvato all’unanimità, con cui si chiedeva di istituire la Giornata del caffè in città.

Al Maschio Angioino, napoletani e turisti potranno partecipare a incontri che spiegheranno il caffè, le sue varianti e come si è arrivati al rito del caffè, potranno partecipare a workshop, a cui si affiancheranno momenti di assaggio, competizioni e contest. Alla manifestazione parteciperanno esperti di caffè, tutte le torrefazioni napoletane, molti bar napoletani fra cui lo storico Gambrinus. Un’iniziativa che si pone anche nel solco del percorso che la città di Napoli, insieme ad altre città italiane, ha messo in campo affinché il caffè sia riconosciuto patrimonio Unesco.

“Con questa manifestazione proviamo a diffondere questa dipendenza – ha sottolineato lo scrittore Maurizio De Giovanni – cerchiamo di fare da ‘pusher’ di una dipendenza fondamentale per i napoletani per cui il caffè è una modalità di incontro sociale”. Il logo della manifestazione è stato realizzato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

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Cronache

Strasburgo: Getty restituisca la statua dell’Atleta di Lisippo all’Italia

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L’Italia ha tutto il diritto di confiscare e chiedere la restituzione della statua greca in bronzo dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo che si trova attualmente nel museo della la villa Getty a Malibu, in California. Lo ha stabilito oggi all’unanimità la Corte europea dei diritti umani respingendo il ricorso presentato dalla fondazione Paul Getty per violazione della protezione della proprietà.

Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo ha quindi riconosciuto la legittimità dell’azione intrapresa dalle autorità italiane per recuperare l’opera d’arte che venne rinvenuta nelle acque dell’Adriatico, al largo delle Marche, nel 1964. E che, dopo varie vicissitudini, venne acquistata dalla fondazioni Getty nel 1977 per approdare infine al museo di Malibu. I giudici, in particolare, hanno sottolineato che la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. Inoltre, diverse norme internazionali sanciscono il diritto di contrastare l’acquisto, l’importazione e l’esportazione illecita di beni appartenenti al patrimonio culturale di una nazione.

La fondazione Getty, sottolinea inoltre la Corte, si è comportata “in maniera negligente o non in buona fede nel comprare la statua nonostante fosse a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero”. Da qui la constatazione che la decisione dei giudici italiani di procedere alla confisca del bene conteso “è stata proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione”.

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