Collegati con noi

Economia

Il Pil corre, a giugno cresce anche l’occupazione

Pubblicato

del

Il Pil dell’Italia corre, piu’ di Francia e Germania. L’inflazione sale, ma anche in questo caso a livelli meno preoccupanti che in Germania e in generale a ritmi fisiologici per la ripresa dell’economia. L’occupazione cresce, anche se rispetto alla situazione pre-Covid il recupero e’ solo a meta’. Il quadro che emerge dai dati macroeconomici dell’Istat sulla situazione italiana a cavallo tra primavera e estate e’ piuttosto incoraggiante. Se la fiducia e’ alla base dell’economia di mercato, tra aprile e giugno l’Italia ne ha dato abbondantemente prova. I mesi primaverili sono stati quelli dell’assestamento del governo Draghi, dell’accelerazione della campagna vaccinale, del calo dei contagi e del conseguente progressivo allentamento delle restrizioni invernali. Le famiglie hanno ritrovato la voglia di muoversi e di spendere e i servizi hanno ripreso a funzionare a ritmo sostanzialmente pieno, spingendo il tasso di crescita ben oltre le attese. Il Pil e’ cresciuto a sorpresa del 2,7% sul trimestre precedente e della percentuale record di +17,3% rispetto allo stesso periodo del 2020, il punto piu’ basso della crisi pandemica. L’Italia ha fatto meglio della Francia, che ha chiuso i tre mesi con un +0,9% congiunturale, e della Germania, che ha deluso le aspettative con una crescita dell’1,5%. Da fanalino di coda dell’Europa, l’economia italiana, come sottolineato dal commissario Paolo Gentiloni, ne e’ diventata traino insieme a quella spagnola, superando ampiamente la media Ue del +2%. L’obiettivo di una crescita su base annua intorno al 5%, come indicato dalla stessa Commissione, dal Fmi, da Bankitalia e, seppure in modo prudente considerando il diffondersi della variante Delta, anche dal governo, sembra dunque ormai raggiungibile. Il Pil acquisito calcolato dall’Istat, quello che si otterrebbe con una variazione nulla nel terzo e nel quarto trimestre del 2021, e’ infatti gia’ al +4,8%, a un passo dalle previsioni. Tanto che il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, anche in vista dell’arrivo delle risorse del Recovery Fund, pronostica una possibile revisione delle stime a +6% grazie al “boom economico” in corso. La risalita dei contagi rappresenta pero’ un’incognita da non sottovalutare, anche perche’ soprattutto sul fronte lavoro la ripresa e’ ancora parziale. A giugno il tasso di disoccupazione e’ sceso sotto il 10% al 9,7%. Un risultato positivo anche se la media Ue e’ in questo caso molto piu’ bassa, al 7,7%. La tendenza alla crescita dell’occupazione si e’ comunque rafforzata con 166mila occupati in piu’ rispetto a maggio e 267mila in piu’ rispetto allo stesso mese del 2020. In tutto nei cinque mesi da febbraio a giugno, gli occupati sono stati 400mila in piu’. L’aumento tuttavia non coinvolge i lavoratori autonomi, che nello stesso periodo hanno registrato una diminuzione di 44 mila unita’, e soprattutto rispetto a febbraio 2020, mese precedente a quello di inizio della pandemia, il numero di occupati e’ ancora inferiore di oltre 470 mila unita’. Va tenuta infine sotto osservazione anche l’inflazione. A luglio e’ salita ulteriormente all’1,8%, soprattutto sulla spinta dell’energia e in particolare dell’aumento delle bollette di luce e gas. Rispetto alla media Ue del 2%, l’Italia resta sotto la soglia di allarme, ben lontana dal 3,8% della Germania. Se pero’ la fiammata dei prezzi energetici e delle materie prime non dovesse mostrarsi provvisoria, come al momento indicano gran parte degli economisti, il quadro potrebbe complicarsi, coinvolgendo anche la Bce in probabili considerazioni di politica monetaria. Ed una eventuale stretta, al momento non ancora all’orizzonte, potrebbe tornare a provocare un nuovo avvitamento dell’economia.

Advertisement

Economia

Guerra spinge la Difesa, boom in Borsa e ricavi record

Pubblicato

del

La guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente hanno fatto aumentare la domanda e la spesa per il settore della Difesa nel 2023 ha toccato il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari (+6,8%), quanto il 2,3% del Pil mondiale. L’impatto sui bilanci dei big del comparto e sulle loro quotazioni in Borsa è la diretta conseguenza. Per il 2024 gli analisti dell’Area Studi Mediobanca, hanno previsto un ulteriore incremento dei ricavi (+6%). Nel quadriennio 2019-2023 il rendimento azionario dei big della Difesa è cresciuto del 68,7%, il doppio del +34,8% segnato dall’indice azionario mondiale ed è proseguito nel primo trimestre di quest’anno (+22,8%), un rendimento tre volte superiore al +7,1% dell’indice azionario mondiale, con i gruppi europei (+42,3%) di gran lunga davanti a quelli statunitensi (+8,6%).

Il panorama resta però dominato dai big statunitensi con una quota del 74% del totale, seguiti dai gruppi europei con il 22% e da quelli asiatici con il 4%. Gli Stati Uniti, con 15 player, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società; due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che conta per il 19% del giro d’affari europeo e per il 4,2% di quello mondiale. Lockheed Martin (55 miliardi di ricavi) è la regina del settore ma nella Top 10 entra anche Leonardo (in ottava posizione con 11,5 miliardi) e in 25esima Fincantieri (2 miliardi). L’Italia nel 2023 ha speso nel 2023 “35,5 miliardi di euro per la Difesa, pari a 97 milioni al giorno, con incremento del +5,5% atteso per il 2024”. Nella classifica globale è 12esima (con l’1,5% della spesa mondiale) mentre il 37,5% fa capo agli Stati Uniti (916 miliardi), seguiti da Cina con il 12,1% (296 miliardi), Russia (4,5%), India (3,4%) e Arabia Saudita (3,1%).

La classifica cambia se si considera l’incidenza sul Pil della spesa: di gran lunga al primo posto si colloca l’Ucraina con il 36,7%, la Russia è in settima posizione (5,9%), gli Stati Uniti in 22esima (3,4%), la Cina in 69esima (1,7%) e l’Italia in 75esima (1,6%, era 1,4% nel 2013 e 2,8% nel 1963). “Come richiesto dalla Nato nel 2014, l’Italia sta progressivamente innalzando la propria spesa nella difesa con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% del Pil entro il 2028” ricorda la ricerca. La conclusione è che l’industria europea è sostanzialmente subalterna a quella americana per inferiori spese degli Stati membri, frammentazione istituzionale delle politiche di Difesa nazionali e scarsa propensione a cooperare. “Rendere più competitive le imprese comporta un consolidamento industriale e un incremento dei progetti congiunti, i cui vantaggi si misurano in termini di maggiore efficienza ed economia di scala e migliore interoperabilità – concludono gli analisti dell’Area Studi Mediobanca – Investire nella Difesa ha un ritorno non solo in termini di sicurezza, ma anche in termini di resilienza, competitività industriale e di presidio delle verticali tecnologiche.”

Continua a leggere

Economia

Usa, Boeing viola accordo per evitare accuse incidenti 737 Max

Pubblicato

del

Boeing ha violato il patteggiamento che le aveva consentito di evitare un procedimento penale dopo i due incidenti del 737 Max che hanno causato oltre 300 morti: il Dipartimento di Giustizia americano ha detto a una corte federale del Texas che l’azienda aeronautica statunitense non ha effettuato le modifiche necessarie per evitare la violazione delle leggi antifrode, uno dei requisiti del patteggiamento del 2021. Il Dipartimento di Giustizia dovrà ora decidere se presentare accuse o meno. “Il governo ha stabilito che Boeing ha infranto gli obblighi non attuando un programma di compliance per prevenire e individuare violazioni alle leggi anti frode americane”, ha detto il dicastero Usa.

 

Continua a leggere

Economia

Brasile: il governo Lula licenzia il capo di Petrobras

Pubblicato

del

Il governo del leader brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha licenziato il presidente del colosso petrolifero statale Petrobras, Jean Paul Prates, dopo una disputa tra la società e l’esecutivo sul pagamento dei dividendi. “Prates è stato licenziato”, ha detto un portavoce presidenziale. Da parte sua, Petrobras ha indicato in un comunicato stampa che Prates ha chiesto una riunione del consiglio di amministrazione.

Il 25 aprile gli azionisti di Petrobras hanno approvato il pagamento di 22 miliardi di reais (4 miliardi di euro) di dividendi straordinari per l’esercizio 2023, durante il quale il gruppo ha realizzato il secondo utile netto più grande della sua storia, e il collocamento di altri 22 miliardi in un fondo destinato a garantire il pagamento dei dividendi futuri. Inizialmente il cda di Petrobras, controllata dallo Stato brasiliano, aveva deciso di non pagare alcun dividendo. Questo annuncio, avvenuto il 7 marzo, ha causato il crollo del prezzo delle azioni Petrobras in borsa ed è stato considerato dagli analisti come il risultato di un’ingerenza del governo negli affari della società, una possibilità che preoccupa i mercati dall’avvento al potere del presidente di sinistra Lula all’inizio del 2023.

Lula ha ripetutamente accusato i dirigenti di Petrobras di pensare solo a soddisfare gli azionisti del gruppo, a scapito dei consumatori. Poco più della metà del capitale di Petrobras è detenuto dallo Stato brasiliano, mentre il resto appartiene ad azionisti privati. Jean Paul Prates, ex senatore del Partito dei lavoratori di Lula, è stato nominato capo di Petrobras nel gennaio 2023, poco dopo l’insediamento del presidente, al quale era noto per essere vicino. Il gruppo ha già sperimentato turbolenze durante il mandato quadriennale del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro (2019-2022). Quattro presidenti si erano succeduti alla guida dell’azienda, a causa dei violenti disaccordi sulla politica dei prezzi della Petrobras. In 68 anni di esistenza, Petrobras ha conosciuto un susseguirsi di presidenti: 39 precisamente, con una longevità media inferiore ai due anni. Lula ha posto fine al processo di privatizzazione avviato dal governo Bolsonaro. Il governo brasiliano non ha menzionato il nome di un sostituto di Prates. I media brasiliani scommettono su Magda Chambriard, ex capo dell’Agenzia nazionale del petrolio, un’organizzazione responsabile della regolamentazione dell’industria petrolifera brasiliana.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto