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Esteri

Bufera su Trump Organization, frode fisco dal 2005

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Prima incriminazione per l’impero di Donald Trump, che finora era riuscito a schivare ogni procedimento penale e civile, oltre a due procedure di impeachment. Il procuratore distrettuale (democratico) di Manhattan Cyrus Vance ha formalizzato le prime accuse dopo quasi tre anni di inchiesta, contestando una serie di reati fiscali alla holding dell’ex presidente e al suo fidato luogotenente, il 73enne direttore finanziario Allen Weisselberg, che si e’ presentato spontaneamente in procura ma e’ entrato in manette in tribunale dichiarandosi “non colpevole” e “deciso a combattere le accuse in tribunale”. Per ora nessun coinvolgimento diretto di Trump o dei suoi famigliari. Si tratta di 15 capi di imputazione, compresa la falsificazione di documenti contabili, per uno schema di evasione fiscale durato 15 anni (dal 2005 al giugno 2021) per ricompensare Weisselberg (e altri dipendenti) “in nero”, con benefit in contanti senza il pagamento delle tasse, tra cui costose rette scolastiche per il figlio, auto e appartamenti in leasing, per un valore di 1,7 milioni di dollari. Il dirigente finanziario, accusato anche di furto aggravato ed altri reati, rischia sino a 15 anni di carcere, mentre la Trump Organization, che controlla hotel, resort, golf club e immobili in tutto il mondo, rischia multe e altre sanzioni, oltre ad un danno di immagine che potrebbe minare i suoi rapporti con banche e partner d’affari. Per l’ex presidente, su cui incombono gli sviluppi di questa ed altre inchieste, si tratta di un brutto colpo, che potrebbe compromettere le sue ambizioni di restare sulla scena politica mantenendo il controllo del partito repubblicano e ricandidandosi forse alla Casa Bianca nel 2024. “No comment” per ora da parte della Casa Bianca. Rabbiosa invece la reazione di Trump: “continua la caccia alle streghe politicamente motivata da parte dei democratici della sinistra radicale, con New York che ora prende il testimone”, denuncia riferendosi alle precedenti inchieste che lo hanno preso di mira e ammonendo che l’incriminazione “divide il Paese come mai prima”. “Non e’ giustizia ma politica”, ha contrattaccato anche la Trump organization, sostenendo che “Weisselberg e’ usato come una pedina nel tentativo di fare terra bruciata intorno all’ex presidente per danneggiarlo”. “Il procuratore sta perseguendo una indagine penale legata a benefit accordati a dipendenti che ne’ il fisco ne’ alcun altro procuratore si sognerebbero di perseguire”, accusa la holding. Il sospetto e’ che la procura intenda usare le accuse per fare pressione sul dirigente finanziario e indurlo a cooperare, voltando le spalle al tycoon. “Questo e’ solo il loro primo colpo”, ha denunciato il suo avvocato, Ronald Fischetti, lasciando intendere che gli inquirenti vogliono cucinare Trump a fuoco lento. Poco dopo Vance ha assicurato che “l’inchiesta continua”. Nel caso fosse coinvolto direttamente, sarebbe il primo ex presidente della storia americana ad essere incriminato in un’inchiesta penale. Se l’indagine invece non dovesse andare oltre, sarebbe un po’ come la montagna che partorisce il topolino e rischierebbe di corroborare i sospetti che si tratti di un’inchiesta politica. L’inchiesta, iniziata nel 2019, mirava infatti ad accertare se il gruppo abbia gonfiato i valori degli attivi per ottenere prestiti piu’ consistenti e, nello stesso tempo, abbia sottostimato gli asset nelle dichiarazioni fiscali per ridurre le tasse. Tra le ipotesi ventilate finora frodi bancarie, assicurative e fiscali, nonche’ la falsificazione di documenti aziendali. Reati su cui indaga anche la procuratrice di New York Letitia James, pure lei democratica. Sulla testa di Trump, e sul suo futuro politico, pesa inoltre la spada di Damocle di altre indagini: dalle pressioni per ribaltare il voto in Georgia all’assalto del Congresso, su cui ora indaghera’ una commissione della Camera nominata dalla speaker Nancy Pelosi, che ha incluso la deputata Liz Cheney, bestia nera del tycoon. Ma intanto l’ex presidente incassa una vittoria: la sentenza con cui la Corte suprema ha confermato le restrizioni al voto di uno dei tanti Stati repubblicani, quello dell’Arizona. Una decisione che Joe Biden ha definito “pericolosa”, un “attacco ai diritti di voto delle minoranze”.

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Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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