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Cronache

Falcone: testimonial in campo contro la mafia

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Ci sono Luciana Litizzetto ed Enrico Brignano, intensi e, insolitamente, non comici, Claudio Gioe’ che parla dalla sua citta’, Palermo, Nino D’Angelo che urla “viva la giustizia” da Napoli, una luogo che conosce la violenza e la sopraffazione mafiosa; Ligabue che, con passione, ricorda l’importanza della memoria. E ancora Maurizio Costanzo, che di Cosa nostra si e’ occupato per anni anche mettendo a rischio la sua vita, Lo Stato Sociale, giovanissimi, ma consapevoli dell’importanza della causa, Renzo Arbore che Giovanni Falcone lo ha conosciuto, Cristina Parodi, Pif che sulla mafia ha girato un film. Attori, cantanti, influencer che hanno accolto l’appello della Fondazione Giovanni Falcone di contribuire alla campagna social lanciata per il 29esimo annivrsario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio che ricorre il 23 maggio. L’emergenza sanitaria impedira’ i cortei che ogni anno accompagnano la giornata del ricordo delle vittime degli attentati -i giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti delle scorte Antonio Montinaro, Vito Schifani, Roccolo Dicillo, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano – ma i cittadini saranno coinvolti lo stesso con una iniziativa che si ripete da 29 anni, quando al tritolo mafioso Palermo rispose con forza con un gesto simbolico: l’esposizione di un lenzuolo ai balconi. Prima spontaneamente, in una sorta di tam-tam delle coscienze, poi in modo organizzato, attraverso la costituzione di un comitato. Cosi’ dal ’92 ogni anno Palermo si tinge di bianco, il bianco dei lenzuoli antimafia. Una risposta inizialmente istintiva, nata dallo choc delle stragi, ora rituale di responsabilita’ collettiva. L’iniziativa della Fondazione Falcone si chiama #unlenzuolocontrolamafia e ha potuto contare sulla generosita’ di decine di artisti ed esponenti del mondo della cultura che hanno realizzato brevi video-appelli ai cittadini a esporre un lenzuolo, il 23 maggio, per dire no alla violenza della criminalita’ organizzata e ricordare le vittime delle mafie. Tanti i nomi noti, giovanissimi come Shorty, giovani come i Sansoni e Roberto Lipari e meno giovani come Albano e Mario Lavezzi. Una risposta corale dal mondo della musica, della Rete e del cinema a cui si e’ aggiunto il mondo dell’arte perche’ #unlenzuolocontrolamafia ha raggiunto anche diversi luoghi simbolo di bellezza del Paese. E le citta’ sono diventate luoghi di memoria, espressioni di una nuova geografia della responsabilita’. “In alcuni luoghi simbolo del nostro Paese – spiega Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone e sorella del magistrato assassinato dalla mafia – sono stati esposti dei lenzuoli con una illustrazione che ritrae insieme Giovanni e Paolo Borsellino, amico e collega di mio fratello, che con lui condivise rigore impegno professionale e la drammatica sorte”. Sul lenzuolo e’ stata elaborata un’illustrazione tratta da una foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme, sorridenti, scattata in un momento conviviale, un’immagine potente, di vita, contrapposta a quelle, drammatiche, di morte legate alla violenza mafiosa. Un lenzuolo gigante di 15 m x4,10 m e’ esposto a circa 15 metri di altezza sull’ingresso occidentale del Colosseo, visibile su via dei Fori Imperiali. Un lenzuolo delle stesse dimensioni e’ stato collocato al Teatro Massimo di Palermo, mentre creazioni di dimensioni minori sono state esposte in diversi luoghi simbolo del Paese: da Bergamo, a Pisa, a Milano a Firenze, a Venezia, Napoli e Perugia. Un lenzuolo sventolera’ anche a l’Asinara, dal balcone della casa che ospito’ Falcone e Borsellino esiliati sull’isola per motivi di sicurezza per scrivere l’ordinanza del maxiprocesso che ha segnato l’inizio della fine di Cosa nostra.

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Cronache

Marigliano, donna perde controllo della moto e si schianta contro un palo perdendo la vita

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Un tragico incidente si è verificato questo pomeriggio in via Ponte dei Cani, nel comune di  Marigliano, dove una donna di 46 anni, residente a Scisciano, ha perso la vita.

Secondo le prime ricostruzioni fornite dai Carabinieri della sezione radiomobile di Castello di Cisterna e della stazione di Marigliano, intervenuti prontamente sul luogo dell’incidente, la vittima avrebbe perso il controllo della sua motocicletta per cause ancora da accertare. La moto è finita la sua corsa contro un palo della luce, provocando il decesso immediato della conducente.

Il tratto di strada su cui si è verificato l’incidente è stato temporaneamente chiuso al traffico per permettere i rilievi del caso. La salma della donna è stata trasferita all’istituto di medicina legale per l’esame autoptico, mentre la motocicletta è stata sequestrata per gli ulteriori accertamenti tecnici che saranno fondamentali per chiarire la dinamica e le cause esatte del sinistro.

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Gip su ultrà Milan arrestati: gruppo aggressivo e violento

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Si tratta di persone che “frequentano abitualmente lo stadio” e “che sfruttano proprio la peculiare carica intimidatoria derivante dall’appartenenza ad un gruppo organizzato” per agire con una condotta “aggressiva, che rappresenta la cifra distintiva del loro modo di seguire il calcio e la squadra di cui sono supporter”. Così la gip di Milano Teresa De Pascale descrive i tre ultrà, che fanno parte della curva sud milanista, arrestati due giorni fa per aver aggredito, a colpi di sedie e tavolini ma anche a coltellate, un 25enne romeno dopo la partita Milan-Cagliari di sabato sera.

La giudice ha convalidato gli arresti e disposto come misura cautelare i domiciliari per tutti e tre, tra cui Alessandro Sticco, 42 anni, che è nel direttivo della curva milanista così come Luca Lucci, noto capo ultrà, e Christian Rosiello, il cosiddetto “bodyguard” di Fedez, coinvolto come il rapper nel caso del pestaggio al personal trainer Cristiano Iovino dello scorso aprile. Ai domiciliari anche Islam Hagag, 35 anni, e Luigi Magrini, 43 anni, che avrebbe sferrato le coltellato (la Procura chiedeva per lui il carcere). Tutti e tre difesi dal legale Jacopo Cappetta. I tre, spiega la gip nell’ordinanza, hanno fatto “leva sulla peculiare forza intimidatoria derivante dall’appartenenza ad un gruppo numeroso di tifosi” e “non hanno esitato ad aggredire congiuntamente un ragazzo da solo, anche con l’uso di bottiglie e di un coltello, sino a lasciarlo sanguinante riverso in terra, proprio dopo una partita di calcio, quale luogo ed occasione in cui manifestare e sprigionare la propria indole aggressiva e violenta”.

Il 25enne ha messo a verbale che dopo aver visto la partita, “mentre si stava recando al bar” vicino “al punto di ritrovo degli ultras per consumare delle bevande, veniva aggredito senza motivo, inizialmente da due tifosi, che lo spogliavano della maglietta che indossava”, una maglia della curva sud rossonera. E ha aggiunto: “non so dare spiegazioni dell’aggressione. Senza nessun motivo mi hanno tolto la maglietta e mi hanno colpito”. Gli ultrà interrogati oggi dalla gip, invece, hanno raccontato di aver reagito, ammettendo in sostanza i fatti, perché un loro amico della curva era stato colpito in precedenza dal 25enne ed “era a terra sanguinante”.

Per il gip ad aggredire il romeno è stato un “gruppo di 8-9” ultrà, alcuni già identificati e indagati, oltre ai tre arrestati. Il “dettaglio della maglietta del Milan strappata – scrive la giudice – ovvero mai indossata e tolta autonomamente dalla vittima (come riferito dagli indagati), allo stato, non è riscontrato dalla visione delle telecamere, in quanto esse riprendono il soggetto già a torso nudo all’esterno del locale”. Allo stesso modo, “la asserita precedente aggressione posta in essere” dal 25enne, chiarisce la giudice, “allo stato, non risulta riscontrata, non emergendo neppure alcun certificato medico”. Fatti questi che andranno verificati ancora nelle indagini.

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Inchiesta clinica Messina, ai 9 indagati sequestrati 11 milioni

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Nell’inchiesta sulla clinica NeMo Sud e il Policlinico di Messina sono indagati, a vario titolo per peculato e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, Alberto Fontana, 52 anni, ex presidente della fondazione Aurora onlus (che gestiva il centro clinico Nemo Sud a Messina), Giuseppe Laganga Senzio, 47 anni, ex direttore amministrativo del Policlinico messinese, Mario Giovanni Melazzini, 65 anni, anche lui ex presidente della fondazione Aurora onlus, Giuseppe Pecoraro, 75 anni, commissario straordinario del Policlinico, Paolina Reitano, 64 anni, ex direttrice sanitaria del Policlinico, Marco Restuccia, 60 anni, direttore generale del Policlinico, Giuseppe Vita, 72 anni, medico dirigente dell’unità operativa di Neurologia del Policlinico, l’attuale assessore regionale alla Sanità Giovanna Volo, 68 anni, ex direttore sanitario dell’ospedale universitario, Michele Vullo, 68 anni, ex direttore amministrativo del Policlinico. Giuseppe Vita, Mario Giovanni Melazzini, Alberto Fontana, Giuseppe Laganga Senzio hanno la misura cautelare del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare impresa in ambito sanitario.

Per tutti e nove gli indagati ciascuno pro quota, è stato disposto il sequestro preventivo di denaro, beni mobili e immobili, per l’importo complessivo di 11 milioni di euro, pari ai fondi pubblici distratti. L’ordinanza delle misure cautelari è stata firmata dal gip Claudia Misale.

Tutti gli indagati sono da considerare innocenti fino al terzo grado di giudizio.

 

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