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Economia

Alitalia è un “brand di valore” e sarà mantenuto

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Non ha dubbi il ministro dell’Economia, Daniele Franco: lo storico brand Alitalia sara’ “mantenuto” e fara’ dunque bella mostra sulla livrea della newco Ita. Franco lo ha specificato in conferenza stampa dopo il via libera al decreto Sostegni, rispondendo a una domanda su Alitalia e facendo cosi’ chiarezza su uno dei punti piu’ spinosi nella trattativa in corso tra il Governo e la Commissione Ue circa il decollo della newco. Bruxelles ha sempre sostenuto che il marchio di Ita dovrebbe essere diverso da quello storico come uno dei segni di discontinuita’ con la ex compagnia di bandiera. “Penso che si riconosca il valore del brand Alitalia e verra’ comunque mantenuto”, ha detto Franco. Il valore del marchio Alitalia si aggira sui 150 milioni di euro, come riferito dal commissario straordinario, Giuseppe Leogrande, alla Camera il mese scorso. Circa una conclusione della trattativa, che si sta trascinando da tempo, il titolare del Tesoro ha affermato che “ci stiamo avvicinando ad una soluzione, ad un accordo con la commissione Ue per l’avvio della nuova Ita”. Franco, coinvolto insieme ai ministri dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, e dei Trasporti, Enrico Giovannini, nel negoziato con la Commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager, ha ribadito che il tema “importante” da parte della Commissione e’ che vi sia “discontinuita’ per la questione degli aiuti di Stato” e in quest’ottica “a breve dovremo trovare questa soluzione e consentire a Ita di partire”. E “subito dopo” il decollo della newco “si porra’ la questione di eventuali partner, sappiamo che vi sono partner interessati ma e’ qualcosa che affronteremo nella fase successiva”, ha sottolineato il ministro. I gruppi con i quali Ita ha avuto incontri sono Lufthansa da una parte e Delta, Air France-Klm dall’altra, come ha reso noto lo stesso amministratore delegato di Ita, Fabio Lazzerini, nelle scorse settimane. Nel frattempo e’ arrivato nel decreto Sostegni bis un nuovo finanziamento per garantire l’operativita’ di Alitalia. Nella bozza del provvedimento all’esame del cdm di questa mattina, compare un finanziamento “non superiore ai 100 milioni e per la durata massima di sei mesi” concesso “al fine scongiurare il rischio di interruzione del servizio di trasporto aereo di linea di passeggeri e garantire la continuita’ territoriale”. Nella bozza non compare invece nessun riferimento a Ita. Per la newco era stato indicato lo sblocco di 800 milioni dei tre miliardi gia’ stanziati, ma per l’assegnazione, a quanto si apprende, non servirebbe una norma di legge. E sempre oggi si e’ svolto un nuovo incontro tra i sindacati, i commissari di Alitalia e i vertici di Ita. Si e’ trattato, pero’, di un incontro “interlocutorio in attesa del via libera al decreto Sostegni bis”, hanno spiegato Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl.

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Economia

Giorgetti da Vestager, Ita-Lufthansa ancora in salita

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Un’altra fumata grigia. Al termine del faccia a faccia tra Giancarlo Giorgetti e Margrethe Vestager, la Commissione europea non usa nemmeno le formule di facciata che di solito descrivono i colloqui politici. Tanto basta a lasciar intravedere una strada ancora in salita per il placet alle nozze tra Ita e Lufthansa. Il governo, si è limitato a dire il titolare del Tesoro all’uscita da Palazzo Berlaymont, ha “ribadito” la sua posizione all’Ue. E adesso aspetta “il verdetto”, in arrivo entro il 4 luglio. Nel mezzo però ci sono ancora quasi due mesi: l’ultimo pacchetto di impegni su slot e rotte presentato la scorsa settimana, nel giudizio che trapela a Bruxelles, “non è ancora sufficiente”.

Tuttavia, è la sollecitazione, le parti hanno ancora tempo per apportare miglioramenti. Lasciato l’Ecofin, il ministro dell’Economia si è presentato a Palazzo Berlaymont per la seconda volta nel giro di quindici giorni. Sul tavolo, i persistenti timori dell’antitrust che da qualche giorno ha avviato il market test. Il caso è “complesso”. E il negoziato, stando alle indicazioni offerte da alcune fonti vicine al dossier, resta incagliato sui tre fronti più problematici. Davanti al rischio di posizione dominante di Ita e Lufthansa a Milano-Linate, nel giudizio della squadra di Vestager manca ancora una soluzione solida che permetta di far subentrare un vettore capace di stabilirsi come presenza “credibile”.

Le proposte di compromesso messe sul piatto dalla compagnia di Carsten Spohr e dal Mef per aprire alle rivali sulle rotte a corto raggio dall’Italia all’Europa centrale restano poi da perfezionare. E, allo stesso modo, non convince del tutto l’idea di congelare soltanto in via temporanea – per due anni – l’alleanza tra la compagnia della gru e la newco sorta dalle ceneri di Alitalia sui lunghi collegamenti da Fiumicino con destinazione Stati Uniti e Canada, dove Lufthansa detiene già un’ampia porzione di mercato con la sua joint venture formata con United Airlines e Air Canada. Per capire se sia possibile raggiungere un punto di caduta prima del 4 luglio servirà altro tempo. “E’ sempre complicato, bisogna sempre avere tanta pazienza”, ha osservato Giorgetti. A Bruxelles però l’avvertimento che circola è chiaro: c’è ancora tempo per lavorare. A patto che ci sia “la volontà delle parti”, Lufthansa in testa.

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Economia

Guerra spinge la Difesa, boom in Borsa e ricavi record

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La guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente hanno fatto aumentare la domanda e la spesa per il settore della Difesa nel 2023 ha toccato il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari (+6,8%), quanto il 2,3% del Pil mondiale. L’impatto sui bilanci dei big del comparto e sulle loro quotazioni in Borsa è la diretta conseguenza. Per il 2024 gli analisti dell’Area Studi Mediobanca, hanno previsto un ulteriore incremento dei ricavi (+6%). Nel quadriennio 2019-2023 il rendimento azionario dei big della Difesa è cresciuto del 68,7%, il doppio del +34,8% segnato dall’indice azionario mondiale ed è proseguito nel primo trimestre di quest’anno (+22,8%), un rendimento tre volte superiore al +7,1% dell’indice azionario mondiale, con i gruppi europei (+42,3%) di gran lunga davanti a quelli statunitensi (+8,6%).

Il panorama resta però dominato dai big statunitensi con una quota del 74% del totale, seguiti dai gruppi europei con il 22% e da quelli asiatici con il 4%. Gli Stati Uniti, con 15 player, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società; due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che conta per il 19% del giro d’affari europeo e per il 4,2% di quello mondiale. Lockheed Martin (55 miliardi di ricavi) è la regina del settore ma nella Top 10 entra anche Leonardo (in ottava posizione con 11,5 miliardi) e in 25esima Fincantieri (2 miliardi). L’Italia nel 2023 ha speso nel 2023 “35,5 miliardi di euro per la Difesa, pari a 97 milioni al giorno, con incremento del +5,5% atteso per il 2024”. Nella classifica globale è 12esima (con l’1,5% della spesa mondiale) mentre il 37,5% fa capo agli Stati Uniti (916 miliardi), seguiti da Cina con il 12,1% (296 miliardi), Russia (4,5%), India (3,4%) e Arabia Saudita (3,1%).

La classifica cambia se si considera l’incidenza sul Pil della spesa: di gran lunga al primo posto si colloca l’Ucraina con il 36,7%, la Russia è in settima posizione (5,9%), gli Stati Uniti in 22esima (3,4%), la Cina in 69esima (1,7%) e l’Italia in 75esima (1,6%, era 1,4% nel 2013 e 2,8% nel 1963). “Come richiesto dalla Nato nel 2014, l’Italia sta progressivamente innalzando la propria spesa nella difesa con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% del Pil entro il 2028” ricorda la ricerca. La conclusione è che l’industria europea è sostanzialmente subalterna a quella americana per inferiori spese degli Stati membri, frammentazione istituzionale delle politiche di Difesa nazionali e scarsa propensione a cooperare. “Rendere più competitive le imprese comporta un consolidamento industriale e un incremento dei progetti congiunti, i cui vantaggi si misurano in termini di maggiore efficienza ed economia di scala e migliore interoperabilità – concludono gli analisti dell’Area Studi Mediobanca – Investire nella Difesa ha un ritorno non solo in termini di sicurezza, ma anche in termini di resilienza, competitività industriale e di presidio delle verticali tecnologiche.”

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Economia

Usa, Boeing viola accordo per evitare accuse incidenti 737 Max

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Boeing ha violato il patteggiamento che le aveva consentito di evitare un procedimento penale dopo i due incidenti del 737 Max che hanno causato oltre 300 morti: il Dipartimento di Giustizia americano ha detto a una corte federale del Texas che l’azienda aeronautica statunitense non ha effettuato le modifiche necessarie per evitare la violazione delle leggi antifrode, uno dei requisiti del patteggiamento del 2021. Il Dipartimento di Giustizia dovrà ora decidere se presentare accuse o meno. “Il governo ha stabilito che Boeing ha infranto gli obblighi non attuando un programma di compliance per prevenire e individuare violazioni alle leggi anti frode americane”, ha detto il dicastero Usa.

 

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