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Politica

La battaglia degli espulsi nel M5S, Grillo vuole l’amnistia ma i big frenano perché il rischio è il fallimento di Conte

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Giuseppe Conte il (ri)(co)fondatore del M5S. Conte il timoniere dei nuovi 5S. Conte pronto portare la pace nel MoVimento. Conte il salvatore. Conte che porta il M5S sopra il 22 per cento e svuota il Pd. Per ora Conte tace. Il rischio di Conte è quello di prendere in mano un partito che è una sorta di babele giudiziaria innescare da quanti sono stati espulsi, deputati e senatori, solo perchè non hanno votato Draghi, non hanno ubbidito a Vito Crimi, il veggente-reggente che nei giorni in cui era scaduto al suo incarico ha fatto le espulsioni. E ora ci sono i ricorsi contro Crimi e il M5S che ha fatto le espulsioni. I rischi non sono solo i reintegri ma le richieste di risarcimento danni. Fino le spese legali del M5S le sosteneva  l’associazione Rousseau di Davide Casaleggio che con Conte leader verrebbe relegato in un cantuccio del partito. Una delle strade per uscire da questo contenzioso l’ha indicata Beppe Grillo: amnistia per tutti gli espulsi.
Grillo, in qualità di Garante, è l’ unico ad avere il potere di graziare e reintegrare chi è stato cacciato. Glu attuali vertici del M5S non sono d’accordo, o meglio chiedono in cambio un “ravvedimento” sul Governo Draghi. In pratica chi è stato espulso o non se ne è fregato nulla della espulsione perchè non  intendeva votare Draghi, per essere amnistiato dovrebbe dire Sì a Draghi. Un po’ come screditarli obbligandoli all’abiura. Poi c’è anche il timore che tra i rientranti ci sia chi, come i senatori Nicola Morra e Barbara Lezzi, potrebbe essere eletto nel comitato direttivo di 5 membri. Raccoglierebbero voti in quel 40% di attivisti che un mese fa votò contro l’appoggio del Movimento all’attuale esecutivo e una volta nominati all’ interno della segreteria collegiale – questa è la paura -, si potrebbero muovere contro il ritorno del “leader unico”, complicando il progetto di rifondazione di Conte.
Ma ci sarà mai questo comitato direttivo voluto dagli iscritti? O sarà cassato per evitare che faccia da contraltare interno a Conte? Eliminarlo non è facile. Si potrebbe dare vita a una nuova associazione, azzerando tutto, ma a quel punto si perderebbero le liste degli iscritti e, soprattutto, il nuovo Movimento non si metterebbe al riparo dalle cause dei “vecchi associati”, come già è accaduto in passato. L’idea non è mai stata tra le favorite, viene considerata traumatica, ma adesso sta riprendendo quota. Anche perché in molti si sono accorti che modificare lo statuto non sarà uno scherzo. E che potrebbero esserci resistenze interne difficili da superare. Come quella di Casaleggio, che infatti tira dritto e prepara il terreno alla nascita del comitato direttivo: “Chiunque ritenga di essere in possesso dei requisiti, quando si apriranno le candidature dovrà aver già compilato il proprio profilo Attivista su Rousseau…”, avverte dal blog delle Stelle.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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