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Corona Virus

Azioni farmaceutici top coi vaccini e molto volatili

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I vaccini contro il Covid 19 muovono miliardi, anche sui mercati azionari, e l’andamento dei titoli dei maggiori produttori lo testimonia. Hanno avuto una serie di picchi in questa pandemia, in corrispondenza spesso di annunci di successi nella ricerca o di commercializzazione alle porte, cosi’ come altrettante cadute in occasione delle battute di arresto. L’ultima risale alle settimane scorse, complici le difficolta’ di produrre a ritmi tanto serrati da corrispondere alle richieste di tutti gli Stati che ne fanno richiesta e alcune ricerche, nel Regno Unito e in Israele, che portano buoni risultati con una sola somministrazione di vaccino, rispettivamente AstraZeneca e Pfizer-BionTech. Primo tra gli esempi e’ l’americana Pfizer, capitalizzazione a 186,7 miliardi di dollari, con picco delle azioni l’8 dicembre del 2020, a 42,56 dollari, in corrispondenza degli arrivi dei primi carichi di vaccini in alcuni Paesi, poco al di sotto dei 43,8 dollari del 30 novembre 2018, il massimo degli ultimo cinque anni, chiudendo poi la scorsa settimana a 33,4 euro. Il gruppo nel 2020 ha registrato ricavi a 41,9 miliardi (+7%) e ha prospettato che le sole vendite del vaccino prodotto con la tedesca BioNTech (ricavi a 136,9 milioni di euro nei primi 9 mesi 2020, +41%) genereranno 15 miliardi di dollari nel 2021. Moderna, 61,8 miliardi di dollari di capitalizzazione, ha visto il suo picco del valore per azione degli ultimi 5 anni l’8 febbraio 2021, a 185,98 dollari, dopo un’impennata a 169,8 dollari lo scorso 8 dicembre, entrambi in momenti di inizio e di consolidamento della distribuzione, chiudendo la settimana scorsa a 154,8 dollari. Le azioni di Astrazeneca, che conta una capitalizzazione di 91,1 miliardi di sterline, hanno avuto il picco degli ultimi cinque anni lo scorso 20 luglio a 8.320 sterline, con le buone notizie sulla ricerca in fase 3 e i primi accordi preventivi per la distribuzione di 2 miliardi di dosi, per chiudere venerdi’ scorso a 6.954 sterline. L’andamento delle quotazioni in forte movimento ha caratterizzato finora tutta la pandemia e le aziende farmaceutiche piu’ in generale, tenuta in gran parte a freno la pandemia nel 2020, sono entrate nel 2021 affrontando una serie di ostacoli, tra cui l’incertezza dei prezzi e delle politiche di rimborso negli Usa, che aggiungono volatilita’, ma gli analisti ritengono che il rischio possa essere assorbito. Lo affermano guardando ad esempio alle aspettative di crescita di AstraZeneca, che ha chiuso il 2020 con un utile netto piu’ che raddoppiato a 3,2 miliardi di dollari e vendite a 26,6 miliardi (+9%), cosi’ come per Roche nella pipiline di neurologia. Viene aggiunto poi che nel 2021 sono attesi eventi potenzialmente rivoluzionari in alcuni campi, tra cui Alzheimer, malattia di Huntingnton e immuno-oncologia. Tornando ai produttori di vaccini, Johnson &Johnson, quotata anche a Londra, con una capitalizzazione di 416,5 miliardi di dollari, ha raggiunto il picco dei 5 anni a 179,4 dollari per azione il 26 gennaio, proprio con l’uscita dei dati dell’ultima fase di sperimentazione, chiudendo la scorsa settimana a 158,4 dollari a New York.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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