Collegati con noi

Sport

Pirlo recrimina sul rigore “fosse successo a noi”, Gattuso fa i complimenti al Napoli “anche se la Juve meritava di più”

Pubblicato

del

“Non abbiamo mai ricevuto un tiro in porta e abbiamo perso per un episodio dubbio. Abbiamo fatto una buona partita e creato tanto. Siamo contenti della prestazione, peccato solo per il risultato”. Andrea Pirlo e’ contrariato ma spiega cosi’ di non essere arrabbiato per la sconfitta.

“Nel primo tempo abbiamo fatto girare poco velocemente la palla – dice – loro si posizionavano in modo da poter recuperare ma non hanno creato occasioni. Nel secondo siamo stati piu’ intraprendenti, ci e’ mancato solo il gol”. Quanto all’episodio del rigore il tecnico della Juventus dice polemicamente: “Volevo vedere se succedeva a noi una cosa del genere. Ci sarebbero state molte piu’ polemiche e non so se ci sarebbe stato dato questo tipo di rigore. Non voglio parlare di episodi arbitrali, li accettiamo. Ma quando si gioca contro la Juventus e succede qualcosa siamo sempre sulla bocca di tutti”. “Abbiamo fatto la partita che dovevamo fare – aggiunge Pirlo – ma quando giochi 15 partite in poco tempo ti viene a mancare un po’ di lucidita’. L’importante e’ creare occasioni e giocare di squadra se riesci a farne uno in piu’ vinci le partite. Oggi il loro portiere e’ stato il migliore in campo. Tre sconfitte in nove gare sono pesanti e si fanno sentire”. “La vetta della classifica – osserva ancora il tecnico bianconero – ora potrebbe essere a dieci punti, ma siamo contenti della partita giocata questa sera e per il campionato bisognera’ vedere dove saremo a marzo. Per vincere le partite devi fare gol. Se facciamo queste prestazioni e riusciamo a segnare vinciamo le partite”. “Sono contento per Gattuso perche’ e’ un amico – conclude – ma preferivo vincere e portare a casa i tre punti”. Gattuso sul fronte opposto e’ lo specchio della felicita’.

“Ho visto un Napoli in grandissima difficolta’ – dice – Mancavano tanti giocatori, ma abbiamo fatto la partita che dovevamo fare. Abbiamo sofferto tanto dimostrando pero’ un grande spirito di squadra. La Juve meritava qualcosa in piu’, ma noi abbiamo evidenziato una grandissima voglia di non prendere gol ed abbiamo saputo soffrire. E’ una grande vittoria che ci voleva per il morale. Ora speriamo di recuperare i giocatori che ci mancano perche’ abbiamo tante partite da giocare e siamo corti come presenze”. “Quest’anno – aggiunge Gattuso – non ho quasi mai potuto disporre degli attaccanti. Tanti giocatori sono stati fuori e se siamo ancora attaccati alle posizioni di vertice in classifica il merito e’ dei ragazzi. Certo abbiamo avuto prestazioni altalenanti, a livello di mentalita’ siamo venuti a mancare ma bisogna analizzare la situazione guardando anche i giocatori che ci mancano”. “Non ho mai avuto dubbi sul gruppo – spiega il tecnico del Napoli – perche’ altrimenti me ne sarei andato a casa. Senza la fiducia dei giocatori non si puo’ andare da nessuna parte. Adesso dobbiamo pensare a lavorare in settimana e andare avanti. C’e’ stato anche l’infortunio di Ospina. Speriamo di non perdere piu’ nessuno e di recuperare qualcuno”. “A Bergamo abbiamo preso due gol incredibili. Oggi invece – dice ancora – abbiamo lavorato molto bene. A Rrahmani ho dato pochissimo spazio, a Maksimovic devo fare i complimenti perche’ e’ a parametro zero. Gli errori ci possono stare ma questa e’ gente che quando lavora lo fa con il massimo impegno e con grande disponibilita’”.

“Sono state dette tante cose – osserva ancora – ed e’ giusto che l’allenatore venga giudicato. Quel che non mi piace quando e’ quando mi si attacca e si parla a livello personale, questo non lo permetto a nessuno. Se sono scarso e non idoneo ad allenare il Napoli non c’e’ problema, sono grande e vaccinato. Ma le bugie non le sopporto. Io sono un dipendente della societa’ che mi deve giudicare per quello che faccio e se non vado piu’ bene deve fare le sue scelte. Ho il massimo rispetto per chi mi paga”. “Mi sarebbe piaciuto – conclude Gattuso – potermi giocare il campionato con tutti a disposizione, non so ora dove saremmo in classifica senza Covid e senza infortuni. Ma e’ un campionato anomalo. devi giocare ogni tre giorni ma ti svegli la mattina e puo’ succedere di tutto. Poi hai poco tempo per recuperare. Con la squadra al completo secondo me potevamo dire la nostra, ma ancora c’e’ tempo e dobbiamo fare di tutto per essere competitivi”.

Advertisement

Sport

Marino: campionato squilibrato da anni, troppa disparità fatturati e ricavi

Pubblicato

del

“Il nostro campionato non è equilibrato da diversi anni, ci sono disparità di fatturati e ricavi, non è una questione di oggi. Però è stato un bel campionato per quanto riguarda lo spettacolo offerto dalle squadre e anche per certe novità tecnico-tattiche. L’Inter ha ripercorso il campionato del Napoli dell’anno scorso. A volte ci sono anche i demeriti che determinano certi divari in classifica. Demeriti di alcune squadre che dovevano fare e non hanno fatto”. Così ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1 Pierpaolo Marino, decano dei dirigenti sportivi italiani, sul campionato di Serie A ormai alle ultime curve, a quattro giornate dalla fine. Si dovrebbe tornare a un campionato a 18 squadre? “Ho fatto tanti anni con l’Avellino e con il Napoli con campionati a 16 squadre. Sia a 16 che a 18 squadre sono campionati che nella loro brevità non fanno emergere i reali valori tecnici. Una sconfitta determinava una classifica in maniera inappellabile. Sono contrario alla riduzione delle squadre. I format migliori sono la Premier e la Liga, tutti campionati a 20 squadre che non vanno a ridurre l’organico. A mio avviso, quello attuale è il format giusto”.

Continua a leggere

In Evidenza

Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

Pubblicato

del

– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

Continua a leggere

Sport

30 anni senza Ayrton Senna, nel mondo saudade senza fine per un mito dell’automobilismo

Pubblicato

del

“Un giorno che non sarà mai dimenticato dai brasiliani” titolava ‘O Globo’. E non era per celebrare la vittoria in uno dei cinque mondiali conquistati dalla nazionale del paese dove il futebol’ è un’autentica religione. No, era riferito al prossimo 1 maggio, quando saranno 30 anni dalla scomparsa, quel tragico giorno del 1994 a Imola, di Ayrton Senna. Un idolo nel suo paese, ma una icona mondiale il cui mito vive anche nelle generazioni che i prodigi del pilota non hanno potuto ammirare. Per capire cosa significhi tuttora per i suoi connazionali il ‘tricampeao’ del mondo della formula uno, morto a soli 34 anni, basta andare al cimitero di Morumbi (il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, di cui Senna faceva parte) dove è sepolto.

Caro Ayrton, un libro di Anna Maria Chiariello a 25 anni dalla scomparsa del grande Senna

Lì, vicino alla lapide coperta dai fiori, c’è un albero che ‘custodisce’ le testimonianze lasciate dai visitatori in onore del loro idolo scomparso tragicamente e troppo presto, ci sono anche pezzi di carta con preghiere e invocazioni, quasi degli ex voto con scritto “proteggimi” o “fammi trovare un lavoro”. Proprio così, perché Senna per tanti è una divinità, e non è certo un’esagerazione il detto secondo cui non esiste brasiliano dai 40 anni in poi che non si ricordi cosa stesse facendo in quel momento, quando da Imola arrivò la terribile notizia. Ayrton Senna è un sentimento, non solo saudade ma fede, amore, qualcosa, anzi qualcuno, che non potrà mai essere dimenticato, e in Brasile ancora oggi le sue 161 gare disputate vengono analizzate una per una, per capire quale fosse il suo segreto, oltre al talento che Dio, nel quale Ayrton credeva fortemente, gli aveva donato.

Sono giorni che a Rio, San Paolo, Porto Alegre e in ogni altro angolo del Brasile si parla e si scrive di Senna, non solo dei 30 anni dalla sua morte, ma anche, è successo a marzo, dei 40 anni dal suo esordio in F1 con la Toleman, e subito “fu l’inizio di un amore – hanno scritto i giornali locali – e della sua consacrazione”. I grandi network nazionali hanno ricordato che Senna è stato il modello di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, che non ha mai nascosto l’amore per il Brasile e per quel fenomenale campione di cui possiede un casco, mentre il fenomeno di oggi, Max Verstappen ha ricordato che “le vetture di allora erano molto differenti, e sono certo che se Senna corresse oggi guiderebbe in modo diverso. Ma vincerebbe ugualmente”.

Al Corinthians, squadra del cuore del pilota è stato chiesto, in vista del trentennale di Imola, per onorare le memoria del suo tifoso così speciale di riutilizzare la maglia di qualche stagione fa, quando al posto della scritta dello sponsor sul petto dei giocatori del ‘Timao’ era stato stampato l’autografo di Senna. Intanto alcuni facoltosi appassionati stanno partecipando all’asta per acquistare la Honda NSX che Ayrton utilizzava per spostarsi nei periodi che trascorreva in Portogallo.

Apparteneva ad una persona di nazionalità britannica, di cui non si è fatto il nome, che ora l’ha messa in vendita, al prezzo base di 500mila sterline, circa 580mila euro. In Brasile non se la vogliono far sfuggire, e sarà una sfida all’ultimo real. Intanto, e soprattutto, rimane quel volto che è anche su tanti murales, amato da tutti e sinonimo di 41 gran premi vinti e tre titoli mondiali. Una striscia che avrebbe potuto continuare chissà fino a quando, ma il destino ha deciso diversamente. Di sicuro Ayrton Senna continua a vincere nei cuori della gente.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto