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Mappa Ue, tre regioni italiane a rischio ‘rosso scuro’

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L’Europa si tinge di profondo rosso e trascina con se’ anche alcune parti dell’Italia. Nell’estremo tentativo di arginare le varianti del virus sempre piu’ aggressive ed evitare una chiusura a tappeto dei confini tra gli Stati membri come accadde nel marzo scorso, Bruxelles presenta la sua stretta coordinata sui viaggi. E lo fa aggiungendo innanzitutto un nuovo colore, il ‘rosso scuro’, alla mappa del rischio aggiornata ogni settimana dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc). Le aree che nei prossimi giorni saranno etichettate a ‘rischio elevato’ sono quelle dove il tasso di incidenza del Covid-19 e’ maggiore o uguale a 500 casi ogni 100mila abitanti nell’arco di 14 giorni. Per i cittadini, il cambio di colore significhera’ restrizioni agli spostamenti da e verso queste zone, con gli Stati che dovranno prevedere un test prima della partenza e una quarantena all’arrivo. La nuova gradazione di rosso, stando a una prima simulazione sugli ultimi dati raccolti dall’Ecdc, risalenti al 17 gennaio scorso, colpirebbe anche Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Veneto, insieme alla Provincia autonoma di Bolzano. Il rischio e’ ancora del tutto ipotetico ma le regioni sono subito insorte. A partire dal governatore altoatesino Arno Kompatscher, che giustifica l’alta incidenza settimanale di casi (per la Provincia autonoma al 17 gennaio erano 696 su 100mila abitanti) con l’elevato numero di test fatti, imputando a Bruxelles la mancata correlazione delle due varianti. “Seguendo questa logica una regione che non effettua test non avrebbe problemi, perche’ avrebbe un’incidenza zero”, attacca il governatore. Linea condivisa dai presidenti delle altre tre regioni. “Imporre ai cittadini delle nostre regioni l’obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell’Ue significherebbe penalizzare le amministrazioni che effettuano il maggior numero di tamponi e non, come sarebbe invece necessario, operare una valutazione su parametri epidemiologici oggettivi”, hanno detto Stefano Bonaccini, Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, confortati anche dai dati odierni che mettono in luce una sensibile riduzione dell’indice Rt nelle rispettive aree. Ad ogni modo fonti di governo hanno fatto sapere che non c’e’ al momento alcuna ipotesi di inasprimento delle misure restrittive in Italia: le attuali misure e il sistema delle fasce, viene sottolineato, hanno permesso all’Italia di contenere la diffusione del virus, che invece e’ esploso in altri Paesi europei. Numeri a parte, e in attesa che gli ambasciatori Ue si confrontino mercoledi’ sulle proposte, Bruxelles ha ribadito l’intenzione di scoraggiare tutti i viaggi non essenziali all’interno dell’Unione “finche’ la situazione epidemiologica non sia migliorata considerevolmente”. Anche al fine di “alleggerire il carico sui sistemi sanitari sopraffatti”, ha detto il commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders. Una stretta che non fa distinzioni geografiche: in tutta Europa, sarebbero a oggi tra i dieci e i venti i Paesi a vedere parti delle loro cartine colorarsi di rosso scuro. Da ampie zone del Portogallo e della Spagna, passando per l’Italia, e arrivando fino a Francia, Germania e Paesi scandinavi. La Commissione incoraggia poi gli Stati a “usare di piu’ i test pre-partenza anche nelle aree arancioni, rosse o grigie”. Chi rientra nel proprio Stato di residenza, in qualunque zona si trovi, “dovrebbe invece poter fare il test appena arrivato”. Indicazioni che trovano anche alcune eccezioni a tutela dei transfrontalieri, che per lavoro o motivi di famiglia passano i confini molto spesso, e dei lavoratori del settore dei trasporti.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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