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Placido Domingo, gli 80 anni di una leggenda

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Da star della lirica ha calcato per piu’ di mezzo secolo i palcoscenici di tutto il mondo collezionando oltre 150 primi ruoli, ai successi nel melodramma ha aggiunto negli anni Novanta la straordinaria popolarita’ trasversale conquistata con le arie immortali dei capolavori dell’Ottocento unite ai classici della canzone napoletana e agli evergreen pop grazie all’exploit dei Tre tenori insieme con Jose’ Carreras e Luciano Pavarotti. Una voce inconfondibile rivolta anche verso ruoli da baritono, sollevando riserve tra i critici, e un’esperienza musicale alternata sul podio come direttore d’orchestra. Placido Domingo, tra le figure leggendarie dell’opera, festeggia 80 anni e una carriera gloriosa. Ma proprio nella coda del suo lungo percorso artistico ricco di trionfi e di riconoscimenti il tenore spagnolo ha vissuto la pagina amara dello scandalo, travolto nell’agosto 2019 dalle accuse di abusi e molestie lanciate contro di lui da una ventina di donne per fatti che sarebbero avvenuti dalla fine degli anni Ottanta. Nel marzo 2020 ha dovuto fare i conti anche con il Covid: e’ stato tra i primi personaggi del mondo dello spettacolo a comunicare la positivita’ al virus e a sottoporsi alla quarantena. Jose’ ‘Placido’ Domingo Embil e’ nato il 21 gennaio del 1941 a Madrid ed ha avuto la strada segnata nel campo della musica. Il padre, Placido Domingo Ferrer, era baritono, la madre, Pepita Embil Etxaniz, una cantante di zarzuela. Con loro si trasferi’ in Messico a otto anni e comincio’ a calcare il palcoscenico recitando nella compagnia di zarzuela dei genitori. Dopo gli studi al conservatorio di Citta’ del Messico, nel 1959 entro’ nell’Opera Nazionale Messicana e debutto’ da baritono. Artista versatile, collaboro’ con cantanti messicani di musica leggera, fu pianista in programmi tv, recito’ piccole parti da attore in vari drammi. La svolta arrivo’ nel 1960 con l’escalation da tenore che non si sarebbe piu’ fermata: dopo i debutti in Messico e Stati Uniti (nel 1968 la sua prima volta al Metropolitan) e’ stato protagonista dei capolavori del melodramma. La traviata, Lucia di Lammermoor, Tosca, La Bohe’me, Carmen, Manon Lescaut, Madama Butterfly, Turandot, tra i titoli piu’ celebri che lo hanno visto negli anni accanto alle stelle femminili del canto, da Renata Tebaldi a Mirella Freni, Renata Scotto, Montserrat Caballe’, Shirley Verrett, Katya Ricciarelli, Raina Kabaivanska, e sotto la direzione dei principali maestri, Karajan, Muti, Abbado, Kleiber, Barenboim, Levine, Metha. Amatissimo in Italia, ha debuttato nel 1969 all’Arena di Verona con Turandot e al Teatro Alla Scala di Milano con Ernani. Sul podio ha debuttato nel 1973 alla New York City Opera con La traviata. E’ stato protagonista anche di trasposizioni per il cinema di opere firmate da Franco Zeffirelli e Francesco Rosi. Del fenomeno Tre Tenori – esploso con il primo concerto trionfale alle Terme di Caracalla alla vigilia della finale dei mondiali di Italia 90 e conclusosi nel 2007 con la morte di Pavarotti – disse: “Certo alcuni puristi ci hanno criticato, ma e’ stata un’esperienza molto positiva. Ci siamo divertiti: si e’ aperto un mondo per tante persone che non si erano mai avvicinate all’opera e che poi non hanno piu’ potuto farne a meno”. Del 1992 e’ lo straordinario successo televisivo mondiale di “Tosca, nei luoghi e nelle ore di Tosca”, girato a Roma in presa diretta tra S.Andrea della Valle e Castel S.Angelo da Giuseppe Patroni Griffi in cui ha vestito i panni di Mario Cavaradossi. E’ curioso che Placido Domingo abbia cominciato a pensare gia’ a 64 anni alla fine della carriera. “Il giorno in cui lascero’ il palcoscenico e’ piuttosto vicino”, disse in una conferenza stampa prima di un concerto a Berlino. Sbagliava, naturalmente. Sei anni dopo, per le sue 70 primavere, Madrid gli riservo’ un concerto straordinario al Teatro Real al quale partecipo’, a sorpresa, la Regina Sofia. “E’ una grandissima emozione – confesso’ ai giornalisti – non ho mai pensato che sarei arrivato a 70 anni cantando: e’ un privilegio fare felice il pubblico. Ho deciso che quando sentiro’ che non posso piu’, mi fermero’. Ma non ho voglia di lasciare, il palco e’ la mia vita. Non mi pongo limiti. A 80 anni? Non so…”. A quel traguardo e’ arrivato continuando a esibirsi e a dirigere. Dopo lo scandalo ‘me too’, il tenore ha chiesto scusa ribadendo di sentirsi sereno e di non aver mai esercitato abusi o ricatti per facilitare carriere. Tra il fuoco incrociato delle polemiche, nel settembre 2019 ha lasciato la Met Opera e l’Opera di Los Angeles, di cui era direttore generale dal 2003. “In pochi giorni mezzo secolo di carriera e’ stato spazzato via”, ha osservato in un’intervista. Alla tempesta mediatica che lo ha investito si e’ aggiunto qualche mese dopo il Covid, dal quale e’ uscito senza conseguenze “dopo 40 terribili giorni”, con la pandemia che ha paralizzato su scala mondiale ogni attivita’ e costretto a cancellare molti spettacoli in Italia e all’ estero in cui avrebbe dovuto essere protagonista. Questo compleanno particolare cade, dunque, in un momento difficile per il gigante dell’ opera ma lui non molla e continua a guardare avanti. Dopo essere stato il 7 dicembre scorso tra i 24 protagonisti alla Scala della serata straordinaria dedicata alla lirica, nei prossimi mesi ha in programma esibizioni in Austria, Francia, Russia, Germania. In Italia e’ atteso il 16 maggio a Piacenza per dirigere la Messa da Requiem di Verdi e il 30 luglio all’Arena di Verona al Domingo Opera Night, gala per celebrare la sua carriera da record.

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La Svizzera vince l’Eurovision con Nemo, Angelina Mango settima

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Era tra i candidati alla vittoria alla vigilia, e alla fine Nemo, rappresentante della Svizzera, ha vinto l’Eurovision Song Contest 2024 con il brano The Code. Il cantante ha portato sul palco della Malmo Area anche una bandiera con i colori giallo, bianco, viola e nero, ovvero la bandiera non binaria, che rappresenta le persone di genere non binario, in cui l’artista si riconosce. Nemo, dopo Lys Assia e Celine Dion, riporta così il microfono di cristallo nello stato federale. Sul podio la Croazia con Baby Lasagna e l’Ucraina con il duo Alyona Alyona e Jerry Heil.

Angelina Mango, quarta per le giurie con 164 punti e con 104 da parte del televoto, si è piazzata settima nella classifica generale con La noia, il brano con il quale aveva vinto il festival di Sanremo a febbraio. Venticinque i Paesi che si sono sfidati nella gara, dopo che nel pomeriggio era stata decisa l’esclusione dell’artista olandese Joost Klein, per una denuncia presentata da una donna del team di produzione. Un’edizione che, forse come non mai, ha avuto anche risvolti politici, per la difficile situazione internazionale. Il conflitto in Medio Oriente ha impattato sia dentro che fuori la Malmo Arena, dove si è tenuto l’Eurovision Song Contest, che quest’anno aveva scelto il claim “United by music”, uniti dalla musica.

Nei giorni scorsi per le strade della città ci sono state diverse manifestazioni, ma i riflessi di ciò che sta succedendo in Israele e a Gaza si sono fatti sentire anche stasera durante la finale. Eden Golan, l’artista che rappresenta Israele, è stata pesantemente fischiata dal pubblico in sala, come già successo nella semifinale, così come la giuria al momento delle votazioni, mentre all’esterno dell’arena manifestanti filo-palestinesi, tra questi anche Greta Thunberg con la kefiah al collo, hanno tentato di avvicinarsi con un corteo non autorizzato. Sono stati fermati e allontanati dalla polizia, che ha poi creato un cordone di sicurezza a 200 metri dagli ingressi dell’edificio per impedire nuovamente l’avvicinarsi dei manifestanti e per garantire il deflusso a fine serata. Alla fine Golan si è classificata quinta, spunta dal televoto (ben 323 i punti raccolti).

Sul palco non sono mancati gli artisti che hanno invocato la pace, come Iolanda, in gara per il Portogallo, convinta che “la pace prevarrà” o come il concorrente francese Slimane che ha gridato “uniti dalla musica, dall’amore e dalla pace”. In segno di protesta, si sono ritirati dal ruolo di portavoce delle rispettive giurie anche Alessandra Mele per la Norvegia, motivando la sua decisione con un netto “C’è un genocidio in corso”, e Kaarija per la Finlandia. Ma un altro conflitto è stato ricordato durante la serata: quello tra Ucraina e Russia. È stato il duo formato dalla rapper Alyona Alyona e da Jerry Heil, in rappresentanza di Kiev, a chiedere “Unità per il mondo. Pace e libertà per l’Ucraina”.

Tra le contestazioni, anche quella contro Martin Osterdahl, supervisore esecutivo dell’Eurovision Song Contest, nel momento dell’annuncio dei voti delle giurie con il consueto “Good to go”. Un Eurovision che, dal punto di vista dello show, ha comunque riservato il solito carico di trash tra improbabili mise, eccessi scenici e canzoni non sempre indimenticabili. Angelina Mango, nonostante il tifo eccellente da Marco Mengoni a Damiano David dei Maneskin, passando per Amadeus, Adriano Celentano, Laura Pausini, Fiorello, non ha vinto ma ha ben figurato e la sua esibizione non è passata inosservata ed è stata ben accolta da giurie tecniche e pubblico a casa.

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Fiorello chiude “Viva Rai2” con una promessa: ritorno appena ho idee

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Dopo “230 albe” e 112 puntate trasmesse dal Foro Italico, “Viva Rai2”, lo show mattutino guidato dal carismatico Rosario Fiorello, ha salutato il suo pubblico in un’ultima puntata ricca di emozioni e ospiti speciali. Tra questi, l’amico e collega Jovanotti, che nonostante un recente infortunio ha partecipato alla celebrazione, e Amadeus, attuale volto di Rai1 e fresco di trasferimento al canale Nove.

Il pubblico, un elemento fondamentale dello show sin dal suo inizio, ha partecipato con entusiasmo all’episodio finale, radunandosi fuori dallo studio mobile già dalla notte precedente. Provenienti da tutta Italia e persino dalla Svizzera, molti hanno intrapreso questo viaggio per l’ultima volta, dimostrando l’affetto e la dedizione verso il programma e il suo conduttore.

Durante la puntata, Fiorello ha regalato momenti di puro intrattenimento, unendo musica e comicità. Accanto ad Amadeus, ha persino bloccato il traffico davanti allo Stadio Olimpico di Roma per un’esibizione improvvisata che ha incluso un duetto con il cantante Ultimo al pianoforte sulle note di “Albachiara” di Vasco Rossi.

L’umorismo non è mancato, con battute e tormentoni che hanno preso di mira tutto e tutti, dai dirigenti Rai ai cambiamenti di rete di Amadeus, dimostrando la tipica irriverenza di Fiorello che non ha mai risparmiato nessuno, neanche nei confronti del governo o delle polemiche locali, come quelle dei residenti di via Asiago.

Il conduttore non ha annunciato piani immediati per il futuro, ma ha lasciato intendere che il suo ritorno potrebbe non essere così lontano. “Non so quando arriverà un’idea nuova, forse tra sei mesi, un anno”, ha detto Fiorello, chiudendo lo show con un leggero velo di mistero e la promessa di un ritorno.

La Rai, pur non mettendo fretta al rientro dello showman, sembra ansiosa di vederlo di nuovo all’opera, sperando in un nuovo progetto che possa replicare il successo di “Viva Rai2”, il quale ha registrato una media di share del 19,6% e oltre 21 milioni di visualizzazioni su RaiPlay.

Fiorello ha concluso il programma con una nota di gratitudine e libertà: “Con tutti i governi mi sono sentito libero. Abbiamo preso in giro tutti, come è giusto che sia, non ho mai avuto ingerenze”. Un addio, per ora, ma con la porta sempre aperta per nuove avventure televisive.

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La7 invita al rispetto: Mentana e Gruber condividono

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Un comunicato aziendale, che invita al rispetto reciproco e allo stesso tempo nei confronti dell’emittente, sembra riportare il sereno, almeno in apparenza, in casa La7. Dopo la lite tra due volti di punta della rete, come Enrico Mentana e Lilli Gruber, l’editore ha preso posizione, come richiesto dal direttore del tg, per tentare di placare gli animi e, stando alle reazioni ufficiali, pare che ci sia riuscito. Entrambi i contendenti, infatti, si sono limitati a esprimere condivisione delle parole riportate nella nota, senza rinfocolare la polemica.

“La7 sta conseguendo ottimi risultati grazie al contributo di tutti e ad un prezioso lavoro di squadra – ha affermato l’editore -. Per questo è fondamentale che non venga mai a mancare il rispetto reciproco. Così come è fondamentale che non manchi il rispetto verso un’azienda che ha nei suoi valori fondanti la libertà di espressione e l’autonomia responsabile dei suoi conduttori e giornalisti”. Insomma niente insulti, ma neanche battibecchi, che possono danneggiare l’immagine della rete di proprietà di Urbano Cairo. “Un’azienda – ha proseguito l’emittente – che ha saputo negli anni mantenere e ampliare il livello di occupazione, risanarsi economicamente, e diventare un punto di riferimento di eccellenza nel panorama informativo e culturale italiano. Per questo va preservata e tutelata sempre da parte di tutti noi, che ci lavoriamo quotidianamente con passione e orgoglio”.

Pochi secondi ed è arrivata dai social la risposta di Mentana, con un semplice, ma eloquente: “sottoscrivo”. A seguire la replica della conduttrice, anche questa piuttosto scarna: “Condivido da sedici anni la linea e le regole della mia azienda”. L’impressione, insomma, è che la vicenda si chiuda qui, almeno per ora. Non è la prima volta, infatti, che tra i due sorgono problemi legati al ritardo del passaggio della linea dal tg a Otto e mezzo. Proprio questo è stato il motivo della frase (“l’incontinenza è una brutta cosa”) della giornalista in apertura della puntata di due giorni fa che ha fatto infuriare Mentana. Il giornalista le ha dato della maleducata, accusando nel contempo di ignavia la dirigenza che non aveva stigmatizzato le sue parole.

Fino all’ultimatum in chiusura del tg di ieri sera, che più o meno suonava così: “se l’azienda continuerà a tacere, domani trarrò le conclusioni”. L’episodio ha rilanciato le voci di un cambio di casacca per il direttore del tg, già circolate nei mesi scorsi, in direzione del canale Nove che, dopo l’arrivo di Maurizio Crozza, Fabio Fazio e Amadeus, punterebbe a rinforzare l’informazione, pur potendo già contare sulla collaborazione con la Cnn. Da qui le indiscrezioni su un interessamento nei confronti di due big di La7 come Giovanni Floris e Mentana, che quest’ultimo, legato alla rete di Cairo fino alla fine del 2024, aveva comunque smentito, spiegando di non aver mai avuto contatti con i dirigenti di Discovery e di non aver intenzione di cambiare rete.

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