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Medico napoletano sgozzato a Milano, nessuna impronta sul coltello

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Non sarebbero state rilevate, al momento, impronte sul coltello da cucina, con una lama di una ventina di centimetri, ritrovato sabato scorso accanto al cadavere di Stefano Ansaldi, il ginecologo campano di 65 anni trovato sgozzato vicino alla stazione Centrale di Milano, sotto l’impalcatura di un palazzo in ristrutturazione tra via Macchi e via Scarlatti. Una morte con un contorno di elementi molto strani, dall’assenza del cellulare fino alle dichiarazioni dei primi testimoni che non hanno visto persone fuggire, su cui inquirenti e investigatori stanno indagando da tre giorni senza scartare alcuna ipotesi, dall’omicidio per un movente personale o economico fino al suicidio. Inizialmente si era parlato di una rapina finita male, ma diversi dettagli gia’ non quadravano: l’efferatezza di quella coltellata, quasi chirurgica, a recidere di netto la giugulare e che non pare essere stato un colpo sferrato da davanti; il Rolex del 65enne lasciato a terra e il coltello vicino al corpo, che semmai ha fatto pensare piu’ ad un raptus per motivi personali. Di ieri, poi, pure la sensazione che investigatori e inquirenti stessero seguendo una pista precisa per risolvere il ‘giallo’, scandagliando soprattutto nelle attivita’ e nelle conoscenze, anche a Milano, del medico, originario di Benevento e con un studio a Napoli noto nel campo della fecondazione assistita.

Oggi per tutto il giorno e’ andata avanti l’attivita’ istruttoria dei carabinieri, coordinati dall’aggiunto Laura Pedio e dal pm Adriano Scudieri, con l’ascolto di numerosi testimoni per avere elementi su eventuali lati oscuri e difficolta’ nella vita del medico. Gia’ ieri familiari, amici, colleghi erano stati sentiti a Napoli, dove sono state effettuate acquisizioni nell’abitazione dove viveva e nello studio. Un lungo e complesso lavoro per capire il motivo del viaggio di Ansaldi da Napoli a Milano con un biglietto di sola andata e con una valigetta con dentro pochi oggetti personali e nessun cambio di vestiti per fermarsi almeno una notte. Nel capoluogo lombardo non aveva ufficialmente attivita’ lavorative in corso o legami professionali e si indaga per sapere se prima della morte abbia incontrato qualcuno, se avesse un appuntamento. Non era un viaggio segreto perche’, pur non scendendo nel dettaglio, il 65enne aveva detto ai familiari che doveva andare a Milano per questioni di lavoro. Con l’analisi delle telecamere di sorveglianza e’ stato accertato che per quelle tre ore, tra le 15, quando e’ sceso dal treno, e le 18, quando e’ stato trovato morto, e’ rimasto sempre attorno alla Centrale. “Non c’e’ una pista prevalente, tutte sono al vaglio”, viene spiegato in Procura. Non e’ stato trovato nemmeno il portafogli, ma c’e’ il sospetto che non lo avesse con se’, perche’ comunque aveva documenti e soldi nelle tasche. “L’abbiamo visto crollare a terra, e’ sopravvissuto pochi secondi”, hanno raccontato i due testimoni che erano in via Macchi quel pomeriggio. “Non abbiamo visto persone fuggire”, hanno aggiunto. Intanto, l’ipotesi del gesto estremo viene approfondita per cercare di risolvere il mistero. Gli esami autoptici gia’ disposti potranno essere utili per fare chiarezza sulle modalita’ del taglio inferto alla gola del ginecologo, che indossava dei guanti in lattice, particolare abbastanza comune in periodo di emergenza Covid. Allo stesso modo, andranno avanti le analisi scientifiche sul coltello, sul quale per ora non sono state trovate impronte.

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Anziana investita e uccisa a Napoli, caccia a pirata strada

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Una donna anziana e’ morta a Napoli, vittima di un pirata della strada. Alle 18.15 circa di ieri, in via Labriola, sulla carreggiata in direzione via E. Ciccotti, R.R., 80 anni, e’ stata investita mentre attraversava la strada. Secondo prime ricostruzioni, un’auto si era fermata per consentire il passaggio alla signora, ma una Citroen di colore blu scuro, nel tentativo di sorpassare questa vettura, ha investito la donna e poi e’ fuggita. La Polizia Locale e’ impegnata nelle indagini per identificare il conducente e il veicolo coinvolto. La vittima era stata trasportata all’ospedale Cardarelli in stato di incoscienza e dopo poche ore e’ deceduta.

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Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta premeditò il delitto: rischia ergastolo

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E’ un carico accusatorio molto pesante quello che la procura di Venezia contesta nell’avviso di chiusura delle indagini a Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Mentre il ‘rumore’ esploso nelle piazze e nelle coscienze in nome di Giulia non si e’ mai spento, a sei mesi dalla notte dell’11 novembre quando venne ammazzata tra le fabbriche e le strade vuote di Fosso’, pochi chilometri lontano dalla sua casa di Vigonovo, gli inquirenti tirano una linea e sciolgono alcuni nodi giuridici. E decidono che si’, Turetta aveva premeditato di ucciderla come dimostrerebbero, spiega il procuratore Bruno Cherchi, “la ricerca dei luoghi tramite internet, l’acquisto del materiale necessario per immobilizzare la vittima, la cartina geografica, l’atto di silenziare la persona offesa mettendole del nastro adesivo per non farla urlare, serrare i polsi e le gambe della ragazza”.

Aggiungono l’aggravante della crudelta’, da intendersi come la giurisprudenza la intende: aver inflitto “sofferenze gratuite e non collegabili al normale processo di causazione della morte”. In questo caso con venti coltellate, le prime nel parcheggio davanti alla villetta dove viveva quando Turetta l’aggredi’ a bordo della sua Fiat Punto nera. Qui per diverse ore sono rimaste sull’asfalto le tracce di sangue della ragazza ed e’ stato trovato un coltello da cucina. Poi, dopo averla immobilizzata con lo scotch, questa e’ la ricostruzione della Procura, l’ha spinta in auto, superando la sua resistenza, ha raggiunto in pochi minuti Fosso’ e l’ha assalita di nuovo, finendola. Da li’ e’ iniziata la fuga che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso per una settimana. Dopo il delitto Turetta era scappato verso il Friuli e, abbandonato il corpo in un dirupo vicino al lago di Barcis, era fuggito verso l’Austria e poi in direzione Germania, dov’e’ stato fermato dalla polizia tedesca, vicino a Lipsia, nella mattinata del 19 novembre. “L’ho uccisa io” ha detto subito Filippo a chi l’ha fermato, una confessione non utilizzabile nel processo mentre lo e’ quella messa a verbale nel carcere Montorio di Verona, dov’e’ detenuto.

Il contesto in cui il delitto e’ maturato sarebbe stato quello dello stalking, come suggerito alla Procura da chat e testimonianze che riferiscono delle insistenze morbose del giovane nei confronti dell’ex compagna dopo che la loro storia era finita. Omicidio aggravato da premeditazione, crudelta’, efferatezza, sequestro di persona, porto d’armi e occultamento di cadavere, e’ il robusto capo d’imputazione da cui dovra’ difendersi davanti alla Corte d’Assise. Non c’e’ spazio per il rito abbreviato, che avrebbe comportato uno sconto di un terzo della pena, perche’ i reati sono cosi’ gravi da ipotizzare l’ergastolo. Si chiude cosi’ la prima parte ‘giudiziaria’ di quella che nel frattempo e’ diventata la storia di Giulia e non, come spesso accade nella narrazione mediatica, quella del suo presunto omicida, sul quale si sono spente le luci. La storia di Giulia, di suo padre Gino e della sorella Elena che mai come prima hanno portato l’attenzione sul tema dei femminicidi con i loro appelli a un cambiamento culturale profondo.

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Adr lancia ‘Airport in the City’: a Termini check-in di Ita

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All’inaugurazione di “Airport in the City” sono intervenuti, tra gli altri , la ministra del Turismo Daniela Santanchè, il presidente di Ita, Antonino Turicchi, il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma, il Presidente di Unindustria, Angelo Camilli. “È con grande soddisfazione che oggi ci uniamo ad Aeroporti di Roma per celebrare l’inaugurazione di Airport in the City, un servizio che rende l’esperienza di viaggio sempre più agile e confortevole – ha detto Turicchi – Questo progetto riflette la stretta collaborazione tra ITA Airways e Aeroporti di Roma, evidenziando il comune impegno per l’innovazione e la sostenibilità nel settore dei trasporti”.

“Il progetto di Adr si inscrive appieno nel processo di innovazione e interconnessione del trasporto aereo che l’Enac persegue da tempo” – ha aggiunto il presidente Enac Pierluigi Di Palma. “L’hub di Fiumicino, prima porta d’accesso all’Italia più volte premiato come migliore scalo d’Europa, sviluppa l’integrazione con la stazione Termini, primo snodo ferroviario nazionale, rafforzando l’intermodalità aria-ferro. Con il check-in off-airport Termini Fiumicino, il comparto aereo italiano si riconferma una realtà innovativa, sostenibile e, soprattutto, attenta ai diritti dei passeggeri con l’offerta di servizi di qualità che, oggi, rappresentano l’elemento più importante per le scelte dei consumatori”.

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