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L’Inter che Conte non ama, va sotto di due gol e poi vince 4-2 contro il Torino

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Difficile, forse impossibile, togliere il seme della pazzia all’Inter. Una pazzia che torna periodicamente protagonista tra i nerazzurri, costantemente in bilico tra grandi prestazioni e il rischio di sconfitte cocenti. E la gara contro il Torino non puo’ che confermare come questa follia sia ormai insita nel dna anche della squadra di Conte. A San Siro Lukaku e compagni giocano il peggior primo tempo della stagione e vanno sotto 0-2, sembrando ormai alle corde. E invece basta una scintilla, un gol in mischia di Sanchez, per vedere una fiammata di quello che potrebbe essere ma che finora non e’ stato: quattro gol in meno di mezzora e ritorno alla vittoria dopo quasi un mese, con il solito Lukaku trascinatore e con tre punti che permettono a Conte di tornare a respirare dopo le difficolta’ delle ultime settimane. Eppure fin li’ il Torino era stato praticamente perfetto, capace non solo di bloccare ogni iniziativa interista ma anche di pungere con vigore. Senza capitan Belotti (fermatosi nel riscaldamento per i problemi al solito ginocchio destro che continuano a tormentarlo, gia’ domani dovrebbe sottoporsi agli esami) e senza Giampaolo, positivo al Covid cosi’ come altri quattro giocatori, i granata a San Siro sorprendono con un 3-5-2 che manda subito in difficolta’ la squadra di Conte. Grande protagonista Zaza, scelto all’ultimo per sostituire Belotti, che sfiora subito il vantaggio (destro al volo a lato su lancio di Verdi), sprecando poi ancora a tu per tu con Handanovic.

Il Toro perde anche Verdi, ma non smette di dominare e allo scadere del primo tempo passa: colpo di tacco di Meite’, Zaza incrocia col sinistro e batte Handanovic. L’Inter in tutto questo sembra inerme, non riesce mai a rispondere se non con qualche iniziativa estemporanea e rimane in continuo affanno quando deve difendersi. Come a inizio ripresa, quando Bonazzoli lancia Singo che viene toccato in area da Young: La Penna lascia correre ma, richiamato al Var, concede il rigore che Ansaldi realizza. Un colpo da ko? No, anzi, perche’ la reazione nerazzurra e’ veemente. Nel giro di cinque minuti Sanchez (tap-in dopo una traversa di Lukaku) e lo stesso Lukaku (tocco sotto porta su assist del cileno) trovano il pareggio, con il belga che sfiora il vantaggio con un mancino dal limite che sbatte sul palo. I cambi di Conte, che lancia nella mischia anche Lautaro Martinez nel tridente pesante, danno ancora piu’ vigore all’Inter, che continua a spingere. L’episodio che cambia la gara arriva a poco meno di 10′ dal termine, quando Nkoulou stende Hakimi in area, con La Penna che ferma l’azione per fuorigioco.

Tuttavia, al Var il fischietto cambia idea: il tentativo di giocata del difensore granata rimette in gioco l’ex Borussia Dortmund, l’arbitro concede il rigore e Lukaku spiazza Sirigu. Il Toro esce definitivamente dal campo, lasciando spazio anche a Lautaro Martinez di segnare il definitivo 4-2 su assist del solito Lukaku. Una vittoria che non cancella le difficolta’ viste in campo ma che tuttavia rida’ fiducia ai nerazzurri, che mercoledi’ ospiteranno il Real Madrid a San Siro, in una gara decisiva verso gli ottavi di Champions League: servira’ pero’ un’altra Inter, magari meno pazza, per riaprire il discorso qualificazione.

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F1: sorpresa McLaren, Norris vince a Miami. Leclerc 3/o

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Impresa della McLaren e di Nando Norris che conquistano il Gran Premio di Miami. La scuderia e il pilota britannico vedono premiato il lavoro delle scorse settimane che ha permesso di portare in Florida il pacchetto di miglioramenti della monoposto. Battuta così la Red Bull con il campione del mondo Max Verstappen, che si deve accontentare del secondo posto. Bilancio in parte positivo anche per la Ferrari grazie al terzo e quarto posto conquistati da Charles Leclerc e Carlos Sainz.

Ma la Rossa può sognare perché è riuscita a tenere il ritmo della Red Bull e soprattutto perché nel prossimo Gran Premio a Imola potrà portare in pista il proprio pacchetto di miglioramenti con la speranza che sia determinante come quello della McLaren. Norris, che ha saputo anche sfruttare al meglio l’ingresso della safety car, ha vinto il suo primo gran premio in carriera, dopo tanti podi conquistati. A festeggiarlo, oltre alla sua scuderia, anche tutti i piloti del circus di Formula 1.

“Era ora – sono state le prime parole del pilota britannico – “L’ho aspettata tantissimo. Sono al settimo cielo”. La McLaren ha di fatto riaperto il mondiale, almeno in prospettiva: ottimi i tempi anche di Oscar Piastri che però ha pagato caro un errore e non è andato a punti. La Red Bull, pur avendo qualcosa in più degli altri, sembra aver perso il vantaggio delle scorse stagioni sugli inseguitori. Nel Gp di Miami, Verstappen può in parte lamentarsi per l’ingresso della safety car che, seguendo il regolamento, lo ha comunque leggermente penalizzato. L’olandese dopo il pit stop è rientrato al quarto posto, proprio mentre Norris ha iniziato ad inanellare una serie di giri sempre più veloci.

“Sono felicissimo per Lando, oggi ha meritato”, ha commentato a fine gara. “Ci aspetta del lavoro da fare”, ha concluso. “Non sono partito alla grande e ho rischiato un po’ – ha commentato Leclerc – Abbiamo avuto un po’ di sfortuna con la safety car che non è stata ottimale per noi. Ora sta a noi migliorare e accelerare”.

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Roma-Juve senza vincitori, Champions da conquistare

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All’insegna del meglio non perdere, pur avendo provato entrambe a vincere, Roma e Juventus hanno fatto un passetto verso lo stesso traguardo con l’1-1 all’Olimpico nella partita più attesa della giornata con un gran profumo di Champions. La pressione era più alta sui giallorossi, inseguiti per il quinto posto da un’Atalanta in gran momento e affaticati dalla sfida europea con il Bayer e la relativa, complicata, rimonta per la finale. Il punto conquistato non è da buttare per De Rossi, ma di certo Allegri, che pure vincendo avrebbe blindato il posto Champions, lo accetta con maggior tranquillità, specie considerando il periodo non certo esaltante dei suoi.

De Rossi ha tenuto a riposo Mancini e Smalling, mettendo in campo Ndicka e LLorente davanti a Svilar, Angelino a sinistra e Kristensen a destra, confermando in avanti Dybala e Lukaku sostenuti da Baldanzi. Allegri, senza Yildiz e Alex Sandro, ha dato spazio a Chiesa, il migliore dei suoi, accanto a Vlahovic, e a Weah. E’ stata del serbo, non certo in un periodo prolifico, a dare il la alla partita con un pericoloso tiro al 7′, mentre Kristensen ha risposto al 12′ con un colpo di testa che si è stampato sulla sulla traversa su cross di Angelino. Neanche il tempo di rammaricarsi per la Roma, perchè al 16′ Lukaku ha messo dentro in tap in su una respinta goffa di Gatti dopo un tiro ravvicinato di Cristante.

I bianconeri hanno provato a reagire lavorando sulle fasce ma senza creare grosse occasioni finchè Chiesa non ha pennellato appena dopo la mezz’ora un cross per la testa di Bremer che ha battuto uno Svilar un po’ fermo. L’1-1 ha rispecchiato abbastanza l’andamento della gara, con la Roma più in controllo palla e la Juve più trattenuta. Dybala è rimasto in panchina nella ripresa, sostituito da Zalewski, e subito Chiesa si è preso tutta la scena con un tiro da fuori area che Svilar, graziato, ha potuto solo vedere stamparsi sul palo alla sua sinistra. L’assenza dell’argentino ha un po’ pesato sulla manovra Roma, mentre si è alzato il livello agonistico, con qualche intervento duro di troppo: quando Weah ha abbattuto Paredes a centrocampo, Allegri ha preferito sostituirlo con Kostic.

I bianconeri hanno preso un po’ il sopravvento, sempre alimentati da Chiesa, e Rabiot, ma la Roma ha sfiorato due volte il vantaggio poco dopo il 20′, con Pellegrini e Kristensen, i cui tiri sono stati deviati un po’ fortunosamente in corner. Fuori anche Lukaku, sono entrati per l’ultima mezz’ora Abraham e Azmoun, e la Roma ha rialzato il baricentro, mentre per l’ultimo quarto d’ora Allegri ha inserito Milik e Kean per Chiesa, stremato, e Vlahovic e De Rossi ha richiamato Pellegrini dando spazio a Bove. La Roma che è stata salvata nel finale da Svilar per due paratone, su tiro ravvicinato di Locatelli al 34′ e colpo di testa di Kean al 44′, mentre il ‘solito’ gol nel recupero stavolta non è arrivato, complice una doppia incertezza di Abraham. E allora, restano tre giornate calde, più una di coppa, per svoltare la stagione.

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Colpo salvezza del Verona, 2-1 alla Fiorentina

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In un Bentegodi festante il Verona grazie ad una gran rete nella ripresa di Noslin, contestata, batte la Fiorentina e conquista una vittoria che ha il sapore della salvezza. La gioia finale dice tutto sull’importanza dei tre punti per i gialloblù. Fiorentina che mastica amaro e sulla rete di Noslin protesta per una mano galeotta di Lazovic ma affronta la gara con il pensiero rivolto all’imminente trasferta di Coppa contro il Bruges. Come annunciato turnover totale da parte di Italiano che mette copiosamente mano alla rosa a disposizione. Il Verona sostituisce lo squalificato Cabal con Vinagre ed è Bonazzoli a guidare l’attacco. La partenza sembra sorridere al Verona.

La Viola palleggia ma non affonda, l’Hellas prova, soprattutto, a ripartire. L’episodio che sblocca il match è un pasticcio clamoroso della difesa toscana. Christensen e Milenkovic non si comprendono, Noslin ci crede, scippa palla al portiere che lo sgambetta. Dal dischetto Lazovic è glaciale e porta avanti i veneti. La rete sveglia una Fiorentina applicata ma poco propositiva in fase offensiva. Prima è Montipò a respingere con il corpo una conclusione di Nzola con difesa di casa impreparata, poi il sinistro in diagonale di Castrovilli incoccia il palo alla sinistra di Montipò.

La rete in chiusura di frazione. Castrovilli salta Vinagre con il tocco sotto e di sinistro inchioda Montipò. Alla ripresa delle ostilità Baroni toglie un nervoso Bonazzoli e prova con Swiderski sicuramente più prima punta. Ed è ancora il Verona a mettere la freccia. Duda mette un pallone nel cuore dell’area viola, la difesa responge corto e dal limite Noslin fa partire un destro di straordinaria potenza. Collo esterno di controbalzo che fa esplodere il Bentegodi. La Fiorentina protesta per un tocco di mano di Lazovic ma dopo il check con la sala Var il direttore di gara convalida.

Italiano centellina i suoi giocatori anche in previsione del ritorno di Conference con il Bruges e pesca dalla panchina, inserendo in rapida successione Kouamè, Bonaventura, Beltran e Mandragora. Viola che su palla inattiva ha l’occasione del pareggio, ma il sinistro al volo di Nzola non trova lo specchio della porta. Italiano disegna nel finale una Fiorentina tutta offensiva. Esce Faraoni, applaudito dal suo ex pubblico, dentro Belotti. Baroni sceglie cambi di ruolo, Dawidowicz per Magnani, Dani Silva per Folorunsho ma non modifica l’assetto tattico. Bentegodi che trattiene il fiato per alcuni minuti per un possibile penalty per contatto Dawidowicz-Belotti ma il Gallo era in fuorigioco.

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