Nella giornata dell’atteso voto sulla Nadef, per il premier Giuseppe Conte, i timori vengono tutti dall’esterno di Camera e Senato. Da tutto il Paese, in verita’, dove la curva dei contagi subisce l’ennesima impennata portando i positivi a numeri record. Cifre, ragionano nel governo, che vanno comunque legate a un numero di tamponi mai cosi’ altro, e soprattutto, molto piu’ alto rispetto alla primavera scorsa. Ma Conte ammette che la curva “non puo’ non preoccupare” e, per la prima volta da tempo, torna a battere il tasto sulla crucialita’ della capienza delle terapie intensive ricordando alle Regioni la possibilita’ di misure piu’ restrittive. Dall’altra parte, pero’, il premier non cambia linea. “E’ necessario il rigoroso rispetto delle regole ma un lockdown non e’ all’orizzonte”, confermano da Palazzo Chigi. Dove, invece, dopo aver incassato la doppia maggioranza assoluta a Montecitorio e Palazzo Madama, c’e’ tutta la volonta’ di imprimere un’accelerazione decisiva al Recovery Plan. Il si incrocia a doppio filo con la legge di bilancio sulla quale il governo si appresta a lavorare. Una piccola parte delle misure, infatti, saranno gia’ anticipate nella manovra nonostante il si’ ufficiale al Recovery Fund non sia ancora arrivato e il negoziato tra Parlamento europeo e commissione sia in alto mare. Domani, a Bruxelles, Conte portera’ nero su bianco il via libera del Parlamento italiano alle risoluzioni sul Next Generation Ue. E, quando il discorso di apertura del presidente del parlamento Ue David Sassoli offrira’ all’Italia la sponda per discutere del dossier anche al Consiglio Ue, Conte ribadira’ due concetti che considera molto chiari: la necessaria coerenza, da parte di tutti i Paesi, di agire nel rispetto nel patto siglato in luglio e il pieno sostegno alla gestione del negoziato da parte della presidenza tedesca. L’Italia, insomma, vuole correre. E Conte, in questa strategia, incassa il ringraziamento del presidente Mattarella per il lavoro svolto in Europa sul Recovery fund anche se il capo dello Stato lo incoraggia, o meglio “lo sprona”, a fare presto. Incontrando i ministri e il premier al Colle il presidente Sergio Mattarella li invita, infatti, a mettere in campo la massima efficienza nella destinazione dei fondi e la massima rapidita’ nella individuazione delle scelte. Una tempestivita’ che, pochi giorni fa, il capo dello Stato chiedeva anche all’Europa.
L’obiettivo di breve periodo, per il premier, e’ consegnare uno schema di priorita’ gia’ al bilaterale con la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, attesa in Italia nei prossimi giorni, forse gia’ il 20 ottobre. Mentre, a Bruxelles, domani il ministro per gli Affari Ue Enzo Amendola avra’ incontri con i vertici della Task Force della commissione europea per la Ripresa e la Resilienza. Dalla sua, Conte, puo’ contare su una certa solidita’ della maggioranza. Nonostante il Covid, nonostante il caos interno al M5S. Alla Camera – presenti il ministro Roberto Gualtieri e tutta la squadra di governo del Mef – lo scostamento di bilancio passa con 325 si’, otto voti in piu’ della maggioranza di 316 richiesta. Al Senato lo scarto e’ di soli 4 voti (165 si’ contro i 161 richiesti) ma deve fare i conti con la tempesta interna al Movimento. Tiziana Drago e Marinella Pacifico (soprattutto la seconda e’ data da giorni in uscita, direzione centrodestra, o comunque in odore di espulsione per morosita’ sulle restituzioni) sono le due assenze “politiche” del M5S, a cui si aggiungono quelle, per motivi di salute, di Virginia La Mura e Cristiano Anastasi (positivo al Covid). Assenti per Covid anche i due membri del Maie Riccardo Merlo e Adriano Cario mentre, nel Misto, la maggioranza guadagna un voto: e’ quello di Raffaele Fantetti, fresco di addio a FI. “E’ stata una grande prova della maggioranza”, esulta Conte che, almeno per un po’, potra’ fare a meno di chiedere “aiuti” al centrodestra. Dialogo fattivo si’, ma nel rispetto dei ruoli di governo e opposizione. E, non a caso, con il centrodestra torna il gelo. Giorgia Meloni, in Aula, annuncia battaglia “contro misure idiote” anti-Covid. Matteo Salvini, che solo poche ore fa ribadiva di attendere la chiamata del premier, torna anche lui all’attacco, ripuntando il mirino su Lucia Azzolina. E, almeno nel brevissimo periodo, la chiamata del premier e’ probabile che non arrivi. Domani, un nuovo vertice tra i leader della Lega e Fi e Antonio Tajani fara’ il punto, tra l’altro, sulla strategia per evitare il rischio “cul de sac”.
Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata
Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.
Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.
A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.
“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.
Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.
Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.
Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.
Giorgia Meloni guarda al 2027: “Realizzare tutto il programma, poi tornerò dagli elettori”
A metà legislatura Giorgia Meloni punta al 2027: “Portare a termine il programma del centrodestra”. Confronto con i sindacati l’8 maggio, riforme e lavoro in primo piano.
A metà legislatura, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fissa già l’orizzonte del prossimo voto: il 2027, quando intende ripresentarsi agli italiani potendo dire “ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”. In un’intervista concessa ad AdnKronos, la leader di Fratelli d’Italia chiarisce di voler portare a termine l’intero programma del centrodestra, affrontando sfide ancora aperte come la natalità, il costo dell’energia e la sicurezza sul lavoro.
GUIDO CROSETTO MINISTRO DIFESA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI (Foto Imagoeconomica)
Il nodo lavoro e le critiche delle opposizioni
L’intervista arriva dopo un Primo Maggio segnato dalle dure contestazioni dell’opposizione. Elly Schlein accusa Meloni di “mentire a viso aperto sui numeri del lavoro”, mentre Giuseppe Conte parla di “presa in giro ai danni dei lavoratori” e Matteo Renzi sottolinea il record negativo di emigrazione dall’Italia: “191mila persone hanno lasciato il Paese nel 2023”. Meloni rivendica però i risultati raggiunti e lancia l’obiettivo di essere ricordata come la premier che ha aumentato l’occupazione e ridotto il precariato, annunciando il confronto con le parti sociali previsto per l’8 maggio e una dotazione di 1,25 miliardi per nuove misure in materia di lavoro e sicurezza.
Riforme e legge elettorale, la partita del premierato
L’orizzonte resta la primavera 2027, ma le voci di elezioni anticipate al 2026 continuano a circolare. Nel centrodestra, intanto, si intensificano le riflessioni sulla legge elettorale, strettamente connesse alla riforma del premierato, “madre di tutte le riforme” secondo Meloni. Non è un mistero che la presidente preferirebbe una forma di governo presidenziale, ma per ora ribadisce l’impegno sul testo in discussione alla Camera da dieci mesi.
GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI
“Sessismo contro di me nel silenzio generale”
Nell’intervista, Meloni confessa di essere rimasta “colpita” da “attacchi sessisti vergognosi” subiti in questi anni, lamentando l’indifferenza di chi si riempie la bocca con i diritti delle donne. La replica di Maria Elena Boschi (Italia Viva) non si fa attendere: “FdI ha usato sessismo contro di me per anni. Giorgia, basta chiacchiere e vittimismo. Governa se sei capace”.
Rapporti internazionali: da Trump a Macron
Meloni conferma la sua “relazione speciale” con Donald Trump, riconosciuta anche dalla Casa Bianca, e racconta del consiglio dato al presidente serbo Aleksandar Vucic prima del suo incontro a Mar-a-Lago con l’ex presidente Usa. “Meglio parlare con lui lì che a Washington”, avrebbe detto lei. Il legame con gli Stati Uniti resta saldo: “Difenderemo i nostri interessi con lealtà, ma senza subalternità”, spiega Meloni.
GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI
CECILIA SALA GIORNALISTA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI
Sul fronte europeo, rivendica un rapporto pragmatico con Ursula von der Leyen, fondato su “stima e franchezza”, e auspica una rimodulazione del Green Deal. Conta di trovare una sponda nel possibile prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e descrive i rapporti con Macron come “di collaborazione e sana competizione” tra due leader di famiglie politiche diverse, ma con interessi comuni.
“Napoli non è in odore di scudetto, ma è in profumo di scudetto. Io sono romano e romanista, ma innamorato di Napoli. Sappiamo bene che in passato ci sono stati terribili episodi che hanno riguardato le tifoserie della Roma e del Napoli. Oggi sentire Napoli in profumo di scudetto è una cosa che rallegra il cuore di un romano e di un romanista”. Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, sulla corsa scudetto, a margine della sua visita al cantiere dell’Albergo dei poveri a Napoli.