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Politica

Governo a rischio al Senato e caos nel M5s, le spine di Conte

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Lapaura c’è’. Le fibrillazioni interne al M5s vengono osservate con attenzione dal premier Giuseppe Conte. Il ministro pentastellato Stefano Patuanelli, che in serata siede alla fiera del Levante di Bari al fianco di Conte, ammette che lo strappo di Alessandro Di Battista rischia di indebolire il governo, il Movimento e il presidente del Consiglio. Anche perche’ l’esecutivo ha davanti un mese assai complicato: lo attendono decisioni pesanti su Aspi, Alitalia, il varo della manovra, di cui sono ancora da definire i contenuti. Mentre dall’Europa vengono segnali non rassicuranti sui tempi di approvazione del Recovery plan. In piu’, a pungolare il premier c’e’ un Nicola Zingaretti sempre piu’ insofferente ai rinvii e in pressing per mettere a punto la nuova agenda del governo. I due potrebbero vedersi nei prossimi giorni, anche se un incontro non sarebbe ancora fissato. Di certo i Dem attendono gli alleati e il premier al varco del Consiglio dei ministri di lunedi’, che dovra’ approvare il decreto che modifica i decreti sicurezza di Salvini: non si ammettono – e’ l’avvertimento – riformulazioni al ribasso o rinvii. Conte confida di governare anche questa volta le intemperie della sua maggioranza. L’attenzione massima viene ora rivolta alla curva dei contagi da Covid. La situazione nel M5s, e’ la convinzione, si assestera’ con gli stati generali. Ma intanto l’attenzione viene tenuta alta. Al Senato, ma anche alla Camera, si monitora ogni spostamento. E si evitano il piu’ possibile tornanti pericolosi. Ed e’ soprattutto in chiave parlamentare che rischia di farsi complicato il passaggio del decreto sicurezza. In Consiglio dei ministri il Pd chiedera’ che il testo passi come da accordo di maggioranza, raggiunto a luglio. I requisiti di urgenza a giustificare il decreto, al netto dei dubbi espressi da Vito Crimi, ci sono, come viene fatto osservare da fonti parlamentari: una sentenza della Consulta di luglio rende necessario intervenire sull’iscrizione anagrafica dei migranti. Ma nel passaggio in Cdm nulla viene dato per scontato. E gia’ ci si aspetta l’offensiva M5s in fase di conversione in Parlamento: sul decreto sicurezza potrebbero scaricarsi le tensioni del Movimento e di quella parte di parlamentari che voto’ con convinzione i decreti si Salvini. Lunedi’ intanto in Senato si vota, con la fiducia, il decreto agosto: sara’ un’occasione per il governo per captare segnali. Ad ora nei gruppi di maggioranza non si rilevano particolari allarmi, anche perche’ e’ difficile che qualche senatore si esponga a far vacillare la maggioranza su un provvedimento economico che stanzia piu’ di venti miliardi.

Alessandro Di Battista e Di Maio. Una volta camminavano uniti

Anche chi, come Barbara Lezzi, aderisce apertamente alle tesi di Alessandro Di Battista, non ha per ora mai dato segno di voler votare contro il governo. Gli ultimi conteggi fissano l’asticella della maggioranza sui 170 voti: 95 M5s, 35 Pd, 18 Iv, 8 delle Autonomie, 5 di Leu, piu’ altri 9 parlamentari del Misto. Non abbastanza, comunque, da far dormire sonni tranquilli al governo, viste le fibrillazioni continue che attraversano il Movimento: riunioni di emergenza sono scattate negli ultimi giorni nel timore che i contagi da Covid nel M5s facessero mancare i numeri per il dl agosto. Di sicuro avrebbe problemi ad essere approvata la richiesta del Mes, su cui rischierebbe di smarcarsi una nutrita pattuglia di pentastellati (anche se i 55 senatori di Fi potrebbero votare a favore): ecco perche’ si continua a rinviare, tra i mugugni dei senatori di centrosinistra, sempre piu’ insofferenti sul punto. “Se c’e’ l’emergenza e il governo la proroga, ci deve essere il Mes”, ribadisce Matteo Renzi. Non si puo’ andare avanti – non si stanca di ripetere Zingaretti – esprimendo quattro linee diverse, dal Mes alle riforme, solo per arrivare al traguardo del 2022, quando si eleggera’ il presidente della Repubblica. Anche un passaggio condiviso da tutti gli alleati, come l’apertura del tavolo sulla riforma fiscale, non si e’ ancora tradotto in una convocazione. Lunedi’ i partiti tracceranno un bilancio dei ballottaggi e del primo turno delle comunali in Sicilia e Sardegna. Dopo di allora, il Pd potrebbe intensificare il pressing per far chiarezza in maggioranza. A Conte e al Movimento e’ stato concesso tempo, per dar modo ai pentastellati e al governo di ritrovare un equilibrio. Dopo, si fara’ sul serio. E anche se ad oggi il rimpasto e’ stato messo da parte, c’e’ chi non esclude che proprio quel passaggio, alla fine, si rendera’ necessario.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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