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Zingaretti corre per la segreteria Pd con Renzi alle calcagna, le Europee vicine e le primarie da rimandare

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Il congresso del Partito democratico si farà a maggio 2019. A prescindere da come andranno a finire le primarie convocate il 27 gennaio. Le elezioni europee di primavera aiuteranno a capire chi vincerà la guerra per la supremazia nel Pd. Sperando che esca un vertice capace di fermare le faide interne. Il protagonista principale anche in questa fase sarà Matteo Renzi. L’ex premier non perde occasione per attaccare Nicola Zingaretti. Anche quando sembra di parlarne bene e di rispettarlo.

Nicola Zingaretti

Ieri, in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto che non sfiderà Nicola Zingaretti nella corsa alla guida del partito ma che non gli piace la sua posizione rispetto a possibili collaborazione con il M5S. Renzi dice che “farà altro” politicamente. Qualcuno dice che  sarà capolista alle Europee. Dovesse fare il pieno di preferenze potrebbe tornare a battere i pugni sul tavolo dei democratici.

Il consenso di Renzi tra i militanti è ancora alto. Ed è ancora il volto più noto del partito in caso di elezioni.
La partita è complessa e, oltre alle lotte intestine ai democratici, dipende anche dalle sorti dell’esecutivo gialloverde. Il Pd è convinto che prima o poi la luna di miele degli italiani con il governo Conte finirà. E Nicola Zingaretti pensa che toccherà a lui tentare l’assalto a palazzo Chigi. Ma avere Renzi nel partito non gli renderà la vita facile. Non si conoscono ancora gli sfidanti di Zingaretti. E non è certa manco la data delle primarie, annunciate dal segretario Maurizio Martina per il 27 gennaio. La stessa del Giorno della Memoria, in cui si ricordano le vittime dell’ Olocausto.   Possibile uno spostamento di un paio di settimane. A metà febbraio potrebbe essere la soluzione ottimale per superare l’ennesima gaffe di Martina. Magari il 10 o il 17 febbraio. Si vedrà. Non è un problema spostare le primarie di due settimane.

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Moglie politico Pd Puglia: sono stata accecata dall’ambizione

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“Rompo il silenzio e il riserbo che ho mantenuto dall’inizio di questa vicenda per assumermi pubblicamente tutte le responsabilità di quanto è accaduto. Sono stata accecata dall’ambizione di poter ricoprire un ruolo professionale che ritenevo potesse coronare il mio percorso di studi e la mia esperienza di lavoro nel campo delle Risorse umane, essendo laureata in Scienze delle Amministrazioni all’Università degli Studi di Bari, avendo conseguito un master in Organizzazione del Personale all’Università Bocconi e svolgendo l’attività di consulente delle Risorse umane in un’importante azienda privata”.

Lo dichiara in una nota Carmela Fiorella, moglie del consigliere regionale del Pd Filippo Caracciolo, al centro delle polemiche dopo aver vinto un bando da dirigente delle Risorse Umane di Aeroporti di Puglia. Fiorella era stata assunta da AdP il primo aprile scorso, e si è poi dimessa il 16 aprile, dopo che articoli giornalistici avevano ipotizzato che il titolo di laurea presentato in fase di candidatura al bando fosse falso.

“Chiedo scusa a tutti, in primis al presidente, al Consiglio d’amministrazione, ai commissari di concorso e a tutti i dipendenti di Aeroporti di Puglia, all’Università di Bari e alla mia famiglia. Soprattutto – aggiunge – chiedo scusa pubblicamente, come ho subito fatto in privato, a mio marito, che era totalmente ignaro e che sta subendo ingiustamente le conseguenze delle mie azioni”.

“Sono pronta a rispondere del mio comportamento davanti alle autorità preposte, ma è giusto – conclude Carmela Fiorella – che paghi chi ha sbagliato e nessun altro”.

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De Luca: Napoli e Campania piene per Pasqua, conquistata dignità

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“A Napoli e in tutta la Campania registriamo una bella presenza per Pasqua. Abbiamo quasi il tutto esaurito per i fine settimana che ci aspettano. Abbiamo conquistato la dignità della Regione Campania e di Napoli”. Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel corso della diretta Fb. “In questi anni – ha sottolinea De Luca – siamo passati dalla Campania sommersa dai rifiuti alla Campania civile modello di efficienza amminstrativa e di sburocatizzazione, di rinnovamento quasi da zero del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di centinaia di mezzi pubblici, autobus, treni, e poi l’ambiente, le bandiere blu. Abbiamo conquistato la dignità della regione Campania e di Napoli”. “Lo abbiamo fatto ripulendo la regione, il territorio, offrendo servizi e anche una programmazione culturale tra Napoli e la Campania unica in Italia. Parliamo di decine di miglioni di euro che hanno riguardato il cinema, il teatro, la musica, la danza. Vediamo di non perdere per strada quanto conquistato”.

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Intesa Meloni-Trump sui dazi, l’accordo Usa-Ue si farà al 100%

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Un invito a Roma accettato. E un’apertura a considerare di incontrare, in quell’occasione, anche i vertici dell’Unione europea. Per provare davvero a chiudere quell’accordo sui dazi che entrambi sono convinti si farà “al 100%”. Pure se Donald Trump sul punto non ha “cambiato idea”. Giorgia Meloni porta a casa, tra fuori programma, battute che stemperano una evidente tensione e molti complimenti, quell’apertura che contava di ottenere dal presidente americano nei confronti dell’Europa. Per mitigare gli effetti di nuove tariffe commerciali annunciate e per ora congelate, che sarebbero pesantissime per il vecchio continente, e per l’Italia in primis.

“Non posso siglare accordi per l’Ue ma sono qui per cercare di trovare il giusto punto di equilibrio a metà strada”, spiega la premier in premessa, quando le due delegazioni si siedono al tavolo della Cabinet Room per il pranzo di lavoro alla Casa Bianca. Bisogna “parlarsi francamente”, come possono fare due leader che parlano di fatto la stessa lingua. “L’Italia è il miglior alleato degli Usa” ma finché c’è Giorgia premier” dice il tycoon, che non risparmia qualche punzecchiatura a quella che comunque definisce una “donna fantastica” e che sta facendo “un ottimo lavoro”.

Quando la premier assicura che l’Italia sta mantenendo i suoi impegni sui finanziamenti per la difesa, con l’annuncio del raggiungimento dell’obiettivo del 2% del Pil al prossimo vertice Nato, Trump puntualizza, che “non è mai abbastanza” pur sorridendo in direzione del suo vicepresidente. J.D Vance, che peraltro rivedrà la presidente del Consiglio italiana nel giro di poche ore, ricevuto a Palazzo Chigi per un bilaterale seguito da un pranzo esteso anche ai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Un’altra occasione per parlare di dazi e non solo. “Io sono sicura che si possa raggiungere un accordo”, ripete la premier che in questa direzione guarda quando invita il presidente americano in Italia.

“Ha accettato l’invito”, fa sapere poi seduta nello Studio Ovale, dove il tradizionale piccolo intervento di fronte ai cronisti si trasforma in una vera e propria conferenza stampa, che dura più di mezz’ora, con decine di domande quasi tutte per il padrone di casa. In italiano un cronista le chiede però di difesa e Ucraina e lei, sempre in italiano, ribadisce anche di fronte al suo interlocutore la posizione di sempre. “Sapete come la penso, che ci sia stata un’invasione e che l’invasore fosse Putin”, risponde Meloni sempre in italiano, una parte del discorso che però non viene tradotta dall’interprete presente.

A spiegare al presidente Usa invece il resto del suo ragionamento sulle spese per la difesa è lei stessa. Non si è parlato di percentuali precise per andare oltre, ma l’impegno c’è, “tutti devono fare di più” e la Ue ora sta vedendo come, attrezzando nuovi strumenti, ha ricordato Meloni. Che di fatto assiste alla conferenza stampa dell’inquilino della Casa Bianca, che dilaga e risponde pure quando le domande sono per la sua ospite italiana. E davanti a chi lo incalza su quel “europei parassiti” che tanto ha bruciato sull’altra sponda dell’Atlantico, il presidente Usa glissa con un “non so proprio di che state parlando”.

Trump non dice mai nemmeno che è pronto a venire a Roma, ma la premier assicura che lo farà “in un futuro prossimo”, per una visita ufficiale in Italia, e che è pronto a “considerare in quella occasione se incontrare anche l’Europa”. Partendo dal presupposto però, precisa il presidente Usa, che “i dazi ci stanno arricchendo” mentre prima con Joe Biden “stavamo perdendo miliardi di dollari sul commercio”. Nessuna marcia indietro, insomma, e altrettanto difficile, stando almeno alle dichiarazioni, che possa passare quella proposta di creare una grande area di libero mercato tra Ue e Usa. Ma l’incontro, ci tengono a sottolineare entrambi, è stato occasione per parlare di molti altre questioni che interessano i due paesi. Che hanno rapporti “ottimi” e risalgono a Cristoforo Colombo, citato dalla premier nello studio ovale. Si è parlato di “energia” ma anche di economia dello spazio.

Non di “Starlink” di Elon Musk – peraltro assente – assicura Meloni, ma di “difesa, di spazio e di missioni su Marte su cui lavoreremo insieme”. Nel frattempo ci saranno “10 miliardi di investimenti” negli States da parte delle imprese italiane, che Meloni elogia così come si fa di fatto “promoter”, e se ne scusa ridendo con Trump, dei risultati che ha raggiunto l’Italia in questi due anni e mezzo di governo. Ha anche una punta di orgoglio quando interrompe il ragionamento di Trump sull’inefficacia della Ue in materia di immigrazione (“ora la situazione è cambiata anche grazie all’Italia, sono ottimista”). La sua mission è quella di rendere “l’Occidente great again”, dice la premier mutuando il motto trumpiano. “Qualcuno mi chiama nazionalista occidentale”, rivendica la premier, spiegando che tra alleati se ci sono problemi bisogna fermarsi e parlare. E questo “è il momento di sederci e trovare delle soluzioni”.

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