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Violenza sulle donne, corsia preferenziale in caso di denuncia di donne per violenze

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Una corsia preferenziale per le denunce. Indagini più rapide sui casi di violenza sulle donne. Il Consiglio dei ministri ha approvato il “Codice Rosso”, il disegno di legge che porta le firme dei ministri della Giustizia Alfonso Bonafede e della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno.

Le denunce per maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate commessi in contesti familiari o di convivenza, saranno portate direttamente al pm che dovrà sentire la donna entro tre giorni.

La riunione del Consiglio dei Ministri è stata veloce, c’era ampia convergenza sulle misure da adottare, il premier Giuseppe Conte e i ministri hanno indossato un nastrino rosso durante la riunione. Una scelta simbolica di vicinanza alle donne vittime di violenza. “Per noi contrastare la violenza domestica e di genere è un’azione che va qualificata con codice rosso” ha detto il presidente  Conte. Non è una riforma a costo zero. L’intervento in difesa delle donne si inserisce in un programma più articolato. Sono stati già recuperati dal precedente stanziamento 33 milioni per il 2019 per un fondo di emergenza” ad hoc coordinato dal sottosegretario alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora. Unanime apprezzamento dei parlamentati del M5S. “Codice Rosso è un atto concreto per contrastare la violenza sulle donne”  affermano Daniela Donno, Alberto Airola e i componenti del M5s in Commissione Diritti Umani.

Il ministro della giustizia. Alfonso Bonafede

Giulia Bongiorno. Ministro della Pubblica amministrazione assieme a Matteo Salvini

 

Emilio Carelli. Deputato del M5S da sempre in prima linea nelle battaglie per i diritti

“Il nome della proposta di legge è chiaro: quando una donna subisce minacce o peggio è già stata vittima di violenza non c’è tempo da perdere, la sua vita è in pericolo. I dati raccontano una realtà spaventosa: donne uccise perchè non hanno denunciato, o quando lo hanno fatto, non sono state ascoltate come avrebbero dovuto” ha spiegato Emilio Carelli, già direttore di Sky Tg 24, che ha aggiunto “l’amore non è mai violento, rispettare la donna significa rispettare la vita”. Col ddl Codice Rosso tempi veloci non solo per ascolto del magistrato delle persone che porgono denuncia ma “anche le fasi successive avranno tempi immediati.

 La polizia dovrà procedere senza ritardo e allo stesso mondo sempre senza ritardo dovrà dare riscontri al magistrato” pga detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

“Ci sono donne che sono morte in attesa di giudizio dopo aver presentato la denuncia” delle violenze subite ha più volte denunciato il ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il Codice Rosso. Non tutti però danno un giudizio positivo del Ddl codice rosso. E tra chi non lo apprezza c’è una donna che è stata vittima della violenza cieca e senza senso degli uomini Lucia Anniballi, deputata in Commissione giustizia.

 “Leggerò il testo del decreto con attenzione non appena sarà disponibile, ma a giudicare dalle dichiarazioni dei ministri proponenti, si è preferita ancora una volta la propaganda alle soluzioni ragionate e concrete. E’ antipatico dover ricordare che il cosiddetto “bollino Rosso” è in realtà già previsto dal codice di procedura penale” afferma Lucia Annibali.

“La legge n.119/2013 sul femminicidio, all’articolo 132 bis delle disposizioni attuative del codice di procedura penale prevede una corsia preferenziale di trattazione dei procedimenti per i reati di stalking, violenza sessuale, maltrattamenti. Questo significa che è già obbligo di legge garantire una trattazione prioritaria con la conseguenza che mettere nel cassetto una denuncia può portare a responsabilità disciplinari, civili, eventualmente penali di chi omette la trattazione di quel singolo caso”.

 

 

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Boccia e Braga capigruppo Pd, Schlein stringe su squadra

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I capigruppo eletti per acclamazione danno l’immagine di un Pd che avanza compatto. In realtà, gli approdi di Francesco Boccia alla guida dei senatori e di Chiara Braga a quella dei deputati sono il risultato di una navigazione che ha dovuto fare i conti anche con tratti di mare mosso. Comunque, i primi due passi sono andati: Stefano Bonaccini presidente del partito, come lo stesso governatore dell’Emilia Romagna auspicava, Boccia e Braga capigruppo, come da indicazione della segretaria Elly Schlein. Ora c’è da fare la direzione. Ci vorrà qualche giorno, forse arriverà la prossima settimana. Se non ci saranno scossoni, sarà rappresentativa delle varie anime Pd.

“Stiamo lavorando a un assetto complessivo ed equilibrato, rispettoso del pluralismo e dell’esito delle primarie – ha detto Schlein alle assemblee prima dei senatori e poi dei deputati, per le elezioni dei capigruppo – .Per questa ragione ci stiamo sentendo spesso in queste ore anche con Stefano Bonaccini. Entro pochi giorni ho intenzione di chiudere gli assetti e tornare a costruire insieme alla nostra comunità democratica proposte politiche alternative alle destre e a parlare dei temi che riguardano la vita delle persone”. Il mandato è chiaro: “Il gruppo parlamentare è il cuore dell’attività politica – ha spiegato Boccia – la segretaria Elly Schlein ha dato una indicazione: accordo permanente fra attività del partito e attività parlamentari. Il partito avrà come punto di riferimento costante l’ascolto della piazza, della protesta, dei mille luoghi del lavoro, del paese”. Braga ha citato Giacomo Matteotti: “Fu assassinato dal fascismo negli anni più bui della nostra nazione perché si opponeva alla brutalità del regime e della violenza fascista con la forza delle sue idee, certo, ma anche con la qualità del suo operato parlamentare qui in questo palazzo”. Il voto sui capigruppo è stato unanime, ma la strada per arrivarci ha lasciato qualche strascico.

“Ritengo che questo passaggio abbia avuto elementi di forzatura politica sia nell’interpretazione del risultato congressuale che nel rapporto con l’autonomia dei gruppi parlamentari”, ha detto il deputato Lorenzo Guerini. Critica anche la capogruppo uscente al Senato, Simona Malpezzi: “Comprendo la necessità della segretaria di fare delle scelte, ma avrei preferito che la discussione avvenisse prima tra di noi che sui giornali”. La ex capogruppo a Montecitorio, Debora Serracchiani, ha avvertito: “L’autonomia dei gruppi va tutelata e salvaguardata sempre anche perché rende più forte il partito”.

La trattativa si sposta. Non è un segreto che una parte della minoranza puntasse almeno a un capogruppo. Ora che non l’ha ottenuto, fra i sostenitori di Bonaccini si allarga la schiera di chi si aspetta una sorta di compensazione con le scelte per la segreteria. Fra i fedeli di Schlein, sono dati per certi in squadra i parlamentari Marco Furfaro, che potrebbe fare il vicesegretario, Marco Sarracino, Alessandro Zan, Antonio Misiani e un esponente di Articolo Uno. E poi l’ex sindaca di Crema, Stefania Bonaldi. Per la minoranza, si parla del senatore Alessandro Alfieri e di Davide Baruffi, sottosegretario regionale emiliano e braccio destro del governatore nelle trattive con l’area Schlein. E anche della vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno. La segretaria mira a risolvere in fretta la questione degli assetti, per potersi dedicare interamente alla linea del partito.

“Schlein ha indicato una strada alternativa – ha detto Boccia – .Quando parla di difesa del pianeta, di sviluppo sostenibile, economia circolare, salario minimo, di diritti civili e sociali che vanno insieme, sta indicando un’altra idea di società e tutto questo ha un punto fermo: l’Europa. Intorno a questo marcheremo la distanza fra noi e la destra guidata da Meloni” che “sta alimentando la rabbia, gli scontri, le divisioni nella società, le paure, e non sta dando ricette per le soluzioni”. Prossime uscite della segretaria, giovedì in Friuli Venezia Giulia, dove domenica si aprono le urne per la Regione e in diversi comuni.

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Pnrr: slitta tranche 19 miliardi? Fitto, ottimista

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“Sono sereno, sono ottimista l’unica cosa che non si può fare è il tentativo abbastanza ridicolo di attribuire a questo governo delle responsabilità”. Così il ministro Raffaele Fitto degli Affari Europei rispondendo a proposito dello slittamento della consegna della terza tranche del Pnrr dopo la decisione di rimandare di un mese la fase di verifica da parte della Commissione Europea degli obiettivi raggiunti al 31 dicembre 2022. “Non ci sono tensioni con l’Europa, le tensioni temo qualche volta si vogliano costruire in Italia – ha proseguito Fitto a margine della presentazione della relazione della Corte dei Conti sullo stato di avanzamento del Pnrr – Noi stiamo lavorando con una macchina in corsa con scelte che non sono nostre ma che noi puntiamo a realizzare e superare in questa fase per poi passare alla seconda fase di imodulazione del programma. L’obiettivo è quello di lavorare con spirito collaborativo con la Commissione”.

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13 Paesi Ue per i mini reattori nucleari, anche Roma firma

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Tredici Paesi Ue, tra i quali anche l’Italia, chiedono “un quadro industriale e finanziario favorevole per i progetti nucleari”, promuovendo “la ricerca e l’innovazione in particolare per i piccoli reattori modulari e i reattori modulari avanzati”. Lo si legge in una nota congiunta diffusa da Parigi, a capo dell’alleanza sul nucleare, al termine di una riunione con la Commissione europea. Il documento è stato sottoscritto da Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia. L’Italia, insieme a Belgio e Paesi Bassi, ha firmato in qualità di Paese osservatore.

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