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Cronache

Uccide il figlio di 7 anni e riduce in fin di vita l’ex moglie: era un pregiudicato ai domiciliari per codice rosso

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Avrebbe dovuto amarlo e proteggerlo, invece lo ha brutalmente ucciso, presumibilmente per punire la madre che gli aveva chiesto la separazione, ottenendola, per poi tentare di uccidere anche lei. c, 40 anni, arrestato per l’omicidio del figlio Daniele, 7 anni, e per il tentato omicidio della moglie di 36 anni, tra Morazzone e Gazzada Schianno, in provincia di Varese, era ai domiciliari per aver accoltellato alla schiena un collega di lavoro, a fine novembre. Non solo. Anche se non c’era stata una denuncia diretta da parte della moglie, in base ad alcune segnalazioni da parte di altri, nei suoi confronti era stato anche aperto un codice rosso per maltrattamenti in famiglia. I presunti maltrattamenti segnalati sarebbero cominciati – come si apprende dagli inquirenti – nel 2019. Eppure gli era stato concesso di stare da solo con suo figlio, la notte di Capodanno, proprio – dicono i carabinieri – “come previsto dal provvedimento di separazione”. Il quale, secondo quanto si e’ appreso, sarebbe antecedente all’arresto per aver aggredito il collega. La tragedia avvenuta la scorsa notte ha scatenato varie polemiche sia politiche che sui social media, dove in molti si domandano se quanto accaduto avrebbe potuto essere evitato. La cena da finire, forse un film da vedere insieme, cosi’ ci si immagina Daniele a casa del suo papa’, ieri sera, ignaro di quanto sarebbe successo poco dopo, quando Paitone ha impugnato un grosso coltello e ha sferrato un fendente mortale alla gola del figlio, morto dissanguato in pochissimi istanti. Il 40enne a quel punto ha scritto un biglietto nel quale ha confessato il suo crimine e lo ha chiuso nel suo armadio insieme al corpicino del piccolo: “Mi dispiace, perdonami papa’” ha scritto nella breve missiva, dove ha espresso “grande disprezzo” per la moglie. Poi ha inviato proprio a suo padre, da cui viveva dopo la separazione, un messaggio vocale: “ho fatto del male a Daniele, non aprire l’armadio”. L’uomo e’ poi montato in auto e ha guidato fino a Gazzada Schianno, dove la ex moglie si era trasferita. L’ha avvisata, dicendole che le stava riportando il figlio, ma era solo una scusa per incontrarla. Quando la donna ha aperto la porta di casa, lui le si e’ scagliato contro, colpendola ripetutamente al volto e al corpo, con lo stesso coltello usato per uccidere loro figlio, ed e’ fuggito via. Lei, soccorsa dai genitori, e’ stata trasportata in ospedale a Varese, fortunatamente e’ fuori pericolo. Il padre e la madre della 36enne a quel punto hanno chiesto ai carabinieri di trovare il nipote, in quel momento affidato al papa’. I militari sono andati immediatamente a casa sua e, davanti a evidenti tracce di sangue, l’hanno setacciata fino a quando hanno aperto l’armadio, scoprendo il cadavere del bambino e il biglietto lasciato dal killer. E’ subito scattata la caccia all’uomo. Paitoni e’ stato intercettato mentre vagava con la sua automobile, i carabinieri lo hanno inseguito, riuscendo a bloccarlo dopo che aveva cercato di speronarli.

In macchina l’uomo aveva ancora il coltello e una dose di cocaina, di cui farebbe uso da tempo. Sottoposto a fermo, il 40enne e’ stato portato in carcere. Ne era uscito poco tempo fa, dopo aver ottenuto i domiciliari a seguito dell’aggressione a un collega, ad Azzate, a fine novembre. In quell’occasione, al termine di una lite, l’omicida aveva impugnato sempre un coltello, sferrando diverse fendenti alla schiena di un 52enne che lavorava con lui, facendolo finire in ospedale in gravi condizioni. Anche alla luce del codice rosso, sono in molti a credere che l’uomo avrebbe dovuto rimanere in carcere o essere sottoposto a sorveglianza speciale, invece di poter liberamente stare solo con il figlio, come stabilito dal provvedimento di separazione. “Quanto sangue di innocenti deve ancora scorrere prima che ci si renda conto dell’esigenza di vietare per legge che ai pregiudicati di delitti violenti possano essere affidati minori, seppure per brevi periodi?” ha detto l’eurodeputata di Forza Italia Luisa Regimenti, che ha parlato di “tragedia annunciata e prevedibile”. “Aveva tentato di uccidere un collega a novembre, ma per il giudice questo non e’ stato sufficiente per metterlo in carcere. E cosi’ ha ucciso il figlio di 7 anni e tentato di uccidere l’ex moglie. Chissa’ se domani leggeremo un’intervista di questo bravo giudice su qualche giornale…”, dice il leader della Lega Matteo Salvini. “Aveva un precedente violento, perche’ gli era consentito vedere il figlio senza sorveglianza?”, posta invece sulla sua pagina Facebook l’ex senatrice varesina Pd Erica D’Adda. Sconcertato il Sindaco di Morazzone, Maurizio Mazzucchelli, “incredulo che chi avrebbe dovuto proteggere e preservare suo figlio dalla violenza, gli ha tolto la vita”.

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Cronache

Arzano, la galleria degli orrori: interviene il Commissario per le bonifiche

Il Commissario unico per le bonifiche Giuseppe Vadalà interviene sulla galleria di Arzano, trasformata in una discarica abusiva dopo anni di mancata messa in sicurezza. Sopralluoghi imminenti per accertare responsabilità e condizioni del sito.

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Il Commissario unico per la bonifica delle discariche e dei siti contaminati, il generale dei carabinieri Giuseppe Vadalà (foto in evidenza di Imagoeconomica), interviene sul caso della galleria di Arzano, trasformata negli anni in una discarica abusiva. L’iniziativa nasce da un’inchiesta giornalistica che ha portato alla trasmissione di una nota alla Procura e agli organi competenti.

Sopralluoghi imminenti e verifiche sullo stato dei luoghi

Alla luce della situazione e dell’inerzia finora registrata, Vadalà avvierà nei prossimi giorni una serie di sopralluoghi mirati al contrasto delle ecomafie e all’accertamento delle responsabilità. Il dossier acquisito dal Commissario, corredato dagli articoli di un cronista locale, riguarda la mancata messa in sicurezza del sito, divenuto una vera e propria bomba ecologica.

Una discesa di venti metri verso una discarica invisibile

La galleria è raggiungibile attraverso una discesa di circa venti metri, adiacente alla rotonda di Arzano. L’area è disseminata di pneumatici, inerti, frigoriferi, amianto, neon, batterie e resti di veicoli. Una polveriera che, in caso di incendio, potrebbe compromettere la stabilità della volta sovrastante, sulla quale transitano migliaia di veicoli e si innestano i piloni della sopraelevata SP1. Rilevante anche il rischio di contaminazione del sottosuolo e delle falde.

Gli investigatori hanno notato come i rifiuti siano stati stoccati con metodo, quasi a renderli invisibili dall’esterno.

La galleria della metro mai completata e trasformata in discarica

Nella parte più profonda si apre la grande volta della galleria progettata circa vent’anni fa per collegare i comuni a nord di Napoli con Piscinola mediante la metropolitana. Al suo interno, da decenni, si accumulano tonnellate di materiali: mobili, inerti, vernici, diluenti, pneumatici, guaine bituminose, amianto e scarti industriali di varie provenienze.

I lavori si interruppero il 23 gennaio 1996, dopo il crollo della parte terminale della galleria causato da una fuga di gas, che provocò undici vittime, tra cui cinque operai. L’esplosione aprì una voragine larga quaranta metri, al posto del quadrivio. L’opera era stata finanziata con fondi del post terremoto.

Proteste, crolli e incidenti prima della tragedia

Le contestazioni dei cittadini erano iniziate già nel 1993, con la costruzione della galleria. Dopo poco tempo crollò un distributore di benzina. Gli scavi proseguirono anche quando i pavimenti di una palazzina del Rione Fiori iniziarono a sbriciolarsi e successivamente quando furono registrati danni alla chiesa di via Limitone di Arzano.

Una galleria mai completata e da decenni abbandonata

Lo spazio sotterraneo è parte dell’opera mai completata pensata per collegare l’area nord di Napoli a Piscinola tramite la metropolitana. L’interno custodisce tonnellate di materiali accumulati nel tempo, trasformandosi in un ricettacolo di rifiuti industriali.

La tragedia del 23 gennaio 1996 al quadrivio di Secondigliano

La storia della galleria è inseparabile dalla strage del 23 gennaio 1996. Alle 16.30, una fuga di gas legata ai lavori in corso provocò un’esplosione che squarciò il quadrivio di Secondigliano. I cittadini avevano denunciato nei giorni precedenti crepe nei pavimenti del Rione dei Fiori, problemi a un distributore di benzina e danni alla Caserma Beghelli, segni ignorati che anticipavano il disastro.

Il boato aprì una voragine di quaranta metri di diametro. Morirono otto persone nell’immediato: cinque operai della ditta Scarl Arzano e tre donne, tra cui la dodicenne Serena De Santis. Il corpo di Stefania Bellone, ventisei anni, non fu mai ritrovato. Le fiamme dei tubi del gas arsero per ore e, in tre giorni, altre tre persone morirono intrappolate nelle auto avvolte dal fuoco. Il bilancio finale fu di undici vittime.

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Cronache

Caso Garlasco, scontro tra Procura di Brescia e difesa di Mario Venditti sul sequestro dei dispositivi

Nel caso Garlasco si accende lo scontro tra la Procura di Brescia e la difesa di Mario Venditti. Polemiche sull’assenza dei pm al riesame e sulle regole di riserbo nelle indagini.

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Botta e risposta tra la Procura di Brescia e l’avvocato Domenico Aiello, difensore dell’ex sostituto procuratore di Pavia Mario Venditti, indagato per corruzione nell’ambito del nuovo filone legato all’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007.

Il nodo del contendere è l’udienza di riesame sul sequestro degli apparati informatici di Venditti, alla quale ieri i pubblici ministeri non si sono presentati. Una scelta che ha provocato la dura reazione di Aiello, secondo cui i pm avrebbero mostrato “un atteggiamento farisaico”, evitando il confronto “nonostante si discutesse un riesame contro il loro ex collega”.

La risposta della Procura di Brescia

A stretto giro è arrivata la replica del procuratore generale Guido Rispoli e del procuratore capo Francesco Prete, che in una nota hanno avvertito del rischio che “attacchi sopra le righe” possano far deragliare il processo “su terreni impropri”.

I vertici degli uffici giudiziari hanno ricordato due principi cardine:

  • il divieto per il pubblico ministero di rilasciare dichiarazioni sulle indagini, sancito da norme disciplinari;

  • la necessità, per tutte le parti processuali, di mantenere “continenza e rispetto per il contraddittore”, a tutela anche della presunzione di innocenza.

La controreplica di Aiello

Il legale di Venditti ha ribadito le sue critiche, sottolineando di non aver contestato le regole deontologiche ma l’assenza dei pm “in un momento che richiedeva trasparenza e lealtà”.

Aiello ha parlato di un ex magistrato “con 44 anni di carriera specchiata” e ha denunciato quella che ritiene una violazione del riserbo istituzionale: “La mattina delle perquisizioni del 26 settembre, prima ancora che entrassi in casa del dottor Venditti, la sua reputazione era già stata distrutta a reti unificate”.

Secondo il difensore, un gesto di scuse o una motivazione dell’assenza sarebbe stato “doveroso e responsabile”.

In attesa della decisione del riesame

Il clima resta teso fuori dalle aule giudiziarie, mentre i giudici del riesame sono chiamati a decidere sulla legittimità del sequestro dei dispositivi elettronici eseguito dalla Procura di Brescia.

Una decisione che potrebbe segnare un passaggio cruciale in un’inchiesta altamente mediatica, che si intreccia con la controversa posizione di Andrea Sempio, oggi indagato per l’omicidio di Chiara Poggi.

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Cronache

Maltempo in Liguria, tromba d’aria e piogge torrenziali: esondazioni e danni tra Genova e l’Imperiese

Piogge eccezionali, una tromba d’aria e allagamenti hanno colpito la Liguria: esondato il rio Fegino, danni tra Voltri, Sampierdarena e l’Imperiese. Domani scatta l’allerta arancione.

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Una violenta ondata di maltempo ha colpito la Liguria fin dalle prime ore del mattino, mettendo in ginocchio soprattutto il ponente di Genova. Piogge eccezionali, una tromba d’aria — o più probabilmente un downburst — ed esondazioni hanno provocato allagamenti diffusi, danni a strutture e veicoli, e blackout in diverse zone.

Pioggia record e rio Fegino esondato

Le precipitazioni sono state di una intensità straordinaria:

  • 2 cm in 5 minuti a Sciarborasca,

  • 7,5 cm in un’ora a Madonna delle Grazie sopra Voltri,

  • 23,6 cm in 6 ore a Settepani.

La quantità d’acqua ha causato l’esondazione del rio Fegino e l’allagamento di strade, piazze e sottopassi, monitorati costantemente dalla polizia municipale e dalla protezione civile. Numerosi tombini, saturi, sono letteralmente esplosi sotto la pressione dell’acqua.

Downburst tra Voltri e Sampierdarena: alberi e container spazzati via

La zona più colpita è stata il ponente cittadino, tra Voltri e Sampierdarena. Un violento fenomeno meteorologico ha generato raffiche di vento lineari capaci di:

  • rovesciare cassonetti e furgoni,

  • sradicare alberi,

  • spostare e far rotolare container del Nuovo Borgo Terminal, finiti sulla fascia di rispetto di Prà.

A Pegli, la pioggia ha saturato un muraglione privato che è crollato sulla strada sottostante, travolgendo le auto parcheggiate. Nessun ferito, ma l’area è stata chiusa per la rimozione di terra e detriti.

Imperiese tra grandine, allagamenti e blackout

Nel Ponente ligure, pioggia insistente, grandine e vento forte hanno creato ulteriori disagi. A Dolceacqua un grande eucalipto è crollato sulla linea di media tensione, causando un blackout che ha lasciato senza corrente diverse abitazioni.

Domani scatta l’allerta arancione: attesa nuova ondata di maltempo

La struttura temporalesca che ha flagellato Genova si è spostata nel pomeriggio, ma non c’è tregua. ARPAL ha annunciato per domani una allerta arancione, con precipitazioni che si preannunciano ancora più intense:

“Oggi c’era tanta acqua precipitabile nei primi 2.000 metri dell’atmosfera. Domani quell’acqua arriva a 5.000 metri”.

La Protezione Civile nazionale ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse per Liguria, Toscana, Emilia-Romagna e Veneto, con rovesci intensi, forte attività elettrica e raffiche di vento.

Per domani sono previste:

  • Allerta arancione per temporali in Liguria e per rischio idraulico e idrogeologico in Emilia-Romagna.

  • Allerta gialla su Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana.

Il maltempo non dà tregua: la Liguria si prepara a un’altra giornata difficile.

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