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Cronache

Violenza sessuale all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, si stringe il cerchio sul professore indagato

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La storiaccia delle presunte violenze sessuali del professore dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli va avanti. Sono due le direzioni di marcia. Da un lato ci sono gli accertamenti tecnici, dall’altro ci sono invece da esperire altri interrogatori ed acquisizioni di fonti di prova. Gli accertamenti tecnici irripetibili sugli smartphone acquisiti dal professore dell’Accademia di Belle Arti accusato di violenza sessuale e dalla studentessa che ha presentato la denuncia sono stati completati. Ora gli inquirenti aspettano di ricevere una relazione dettagliata. In attesa dell’esito della consulenza tecnica, su delega del magistrato inquirente i carabinieri stanno ascoltando altri testimoni in qualità di persone informate sui fatti.

L’obiettivo è quello di ricostruire la catena delle persone informate sulla vicenda che ha portato il docente a rassegnare le dimissioni. E capire non solo se le violenze sessuali ci sono state ma anche chi poteva saperlo e non ha fatto nulla per evitarle o per combatterle. Occorre precisare che le posizioni del professore e della studentessa sono ovviamente agli antipodi. Consenziente dice il prof, tutt’altro avviso la studentessa. Deciderà il magistrato che peraltro dovrà capire anche chi ha messo sul web alcuni video che accusano il professore. E anche capire certe interviste rilasciate dalla denunciante quando c’erano accertamenti importanti in corso che quel metodo di comunicazione potrebbe anche aver fiaccato.

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Cronache

Massacro del Sinnai, nuove indagini sui depistaggi dopo l’assoluzione di Zuncheddu

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Il caso del massacro del Sinnai del 1991 è tornato sotto i riflettori della giustizia e dell’opinione pubblica. L’assoluzione di Beniamino Zuncheddu, pastore di Burcei condannato ingiustamente e detenuto per 33 anni, ha aperto nuovi fronti investigativi. Sono tre le inchieste in corso, tutte collegate tra loro, e una — condotta dalla procura di Roma — è prossima a una svolta significativa.

IL PM SANTONI INDAGA SU CHI ACCUSÒ ZUNCHEDDU

Il procuratore romano Fabio Santoni sta vagliando la posizione di chi, nel 1991, avrebbe costruito false accuse contro Zuncheddu, attribuendogli la responsabilità del triplice omicidio di Gesuino e Giuseppe Fadda e Ignazio Pusceddu, uccisi in un ovile della Sardegna. Al centro delle indagini figura Mario Uda, poliziotto che, secondo i giudici della Corte d’Appello di Roma, avrebbe influenzato il superstite Luigi Pinna, mostrando una foto di Zuncheddu prima dell’interrogatorio. Un elemento ritenuto decisivo per la condanna poi annullata.

LA DIFESA DI UDA: «NON SONO UN CAPRO ESPIATORIO»

Uda, ora indagato, ha lamentato in aula il linciaggio mediatico subito: «La campagna mediatica ha strumentalmente individuato in me un altro colpevole, sottoponendomi al giudizio della piazza». Ma la magistratura vuole chiarire se il suo comportamento abbia condizionato le indagini e alterato la verità.

ALTRI NOMI SOTTO LA LENTE: DANIELA FADDA E PAOLO MELIS

Sotto esame anche Daniela Fadda, moglie del superstite, e Paolo Melis, che avrebbe fornito dichiarazioni contraddittorie sul movente della strage, legato a un presunto astio tra Zuncheddu e i Fadda. Elementi che, secondo i magistrati, potrebbero aver contribuito a depistare le indagini originarie.

LA PISTA DEL SEQUESTRO MURGIA: UN MOVENTE POSSIBILE

A Cagliari si approfondisce invece un’altra pista, connessa al “sequestro Murgia”, avvenuto pochi mesi prima del massacro. Secondo alcune ricostruzioni, la spartizione del riscatto del rapimento avrebbe generato tensioni che potrebbero aver portato al triplice omicidio.

LA PROPOSTA DI LEGGE PER IL RISARCIMENTO AGLI INNOCENTI

Zuncheddu è ora simbolo di un’ingiustizia storica e al centro di una proposta di legge promossa da Irene Testa, dei Radicali. L’iniziativa — per cui sono in corso raccolte firme online sul sito del ministero della Giustizia — mira a garantire un risarcimento automatico per chi ha subito anni di detenzione da innocente. Intanto, assistito dall’avvocato Mauro Trogu, Zuncheddu si prepara a presentare richiesta di risarcimento allo Stato.

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Movida a Napoli, 14enne fermato dai carabinieri con un coltello in tasca

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Continuano senza sosta a Napoli i controlli dei carabinieri nelle aree più sensibili del centro cittadino, con particolare attenzione alle zone di piazza Bellini, piazza Dante e piazza del Gesù. L’attività ha portato all’arresto di un 49enne napoletano, sorpreso in flagranza mentre cedeva una dose di marijuana a un giovane cliente L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, è stato rintracciato poco dopo e trovato in possesso di 700 euro ritenuti provento di spaccio. Non sono mancate le denunce a piede libero: 13 in totale, per reati e violazioni di vario tipo. Tra queste, spicca il caso di un 14enne fermato in piazza Dante con un coltello a serramanico nascosto nelle tasche.

Altri sono stati segnalati per guida senza patente, nonostante fossero già stati sanzionati in passato, e per l’attività abusiva di parcheggiatore, anch’essa recidiva. Diverse le perquisizioni domiciliari che hanno portato al sequestro di droga, munizioni detenute illegalmente e documenti appartenenti a terzi. Singolare l’episodio di un cittadino francese che ha tentato in ogni modo di sottrarsi al controllo dei militari. Bloccato, è stato trovato in possesso di documenti ed effetti personali riconducibili a persone differenti. Infine, un soggetto sottoposto ai domiciliari è stato sorpreso fuori casa senza autorizzazione. Risponderà di evasione. Sul fronte della viabilità, non meno intensa l’attività sanzionatoria: 30 le contravvenzioni per sosta vietata e circolazione senza casco. Undici i veicoli sequestrati o sottoposti a fermo amministrativo.

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Scoperti 21 lavoratori “in nero” in servizio il primo maggio

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Sono 21 i lavoratori in nero scoperti dalla Guardia di Finanza proprio il primo maggio, festa dei lavoratori, durante un controllo in un agriturismo di Nola, in provincia di Napoli, per il quale è stata presentata istanza di sospensione alla direzione dell’Ispettorato territoriale del lavoro. I lavoratori – è emerso – venivano pagati esclusivamente in contanti. Nei primi 4 mesi dell’anno, i militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Napoli hanno individuato 230 lavoratori in nero e/o irregolari – di cui 77 scoperti solo nell’area dell’agro nolano – impiegati nei settori della ristorazione, commercio e manifattura. E sono ben 104 i datori di lavoro segnalati all’Ispettorato Territoriale del Lavoro per impiego di manodopera irregolare.

Tutto ciò, evidenzia il generale di brigata Paolo Borrelli, comandante provinciale di Napoli “conferma il costante impegno delle Fiamme Gialle partenopee nel contrasto all’evasione fiscale e al deprecabile fenomeno del sommerso da lavoro, a presidio della leale e sana competizione tra imprese nonché, dato molto importante, a tutela degli stessi lavoratori, dei loro diritti giuslavoristici e previdenziali e a salvaguardia della sicurezza sui luoghi di lavoro”.

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