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Cultura

Viaggio fotografico a Berlino Est prima della Caduta del Muro, 29 anni dopo quella storia può insegnare tanto agli europei di oggi

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Domani cade l’anniversario della Caduta del Muro di Berlino. Sono trascorsi già 29 anni da quando quel muro fu demolito dalla gente pezzo a pezzo e nacque una nuova idea di Europa, non più vittima della guerra fredda, del terrore nucleare, della contrapposizione militare tra Est e Ovest ma figlia di una pacifica convivenza che avrebbe portato pace e prosperità e allontanato la paura di nuove guerre in un Vecchio Continente che nel secolo scorso ha sopportato due conflitti bellici sanguinosissimi, milioni di morti e distrutto interi Paesi. Quando cadde il muro di Berlino, ad Est c’era un giovane fotoreporter napoletano già assai agguerrito, bravo e stimato dai direttori di quotidiani e settimanali italiani ed europei. Mario Laporta si trovava nella parte comunista prima, durante e dopo la Caduta del Muro di Berlino. Le foto che ammirerete le scattò  Laporta 29 anni fa nella zona Est di Berlino. Non era facile all’epoca. Buon viaggio allora nella storia perchè mai come in queste occasioni la fotografia, ogni singolo scatto, ogni immagine ha impresso nella nostra memoria collettiva quella che oggi noi chiamiamo storia.

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Cosa ci lascia questa enorme ondata di euforia che sconvolse il mondo il 9 Novembre 1989? Che cosa ci ha regalato e cosa ci ha tolto? Libertà? Ideologie? Valori? Collettività? Senso di appartenenza o Condivisione? Reazione o Progresso? I Sociologi, i Filosofi e le comunità di scienziati umanistici se lo chiederanno ancora per molto tempo, l’entrata nell’età adulta è sempre evento “drammatico” ma non meno della nascita.

Siamo abituati a vedere e leggere le foto della “CADUTA del MURO” quelle riprese in quei momenti o quelle spacciate per tali riprese nei mesi successivi, a Berlino ci fu festa per oltre 6 mesi e ripetute feste e commemorazioni ogni anno, questo viaggio fotografico nel quale vi vogliamo accompagnare è immediatamente prima della caduta, quando per arrivare a Berlino Est c’era ancora bisogno del passaporto e della tassa di entrata.

Un viaggio in alcune delle manifestazioni che il FORUM, organizzazione di sindacati dell’est promuoveva quasi quotidianamente in una Alexanderplatz che si svuoto’ subitaneamente appena il muro fu aperto  e una incredibile massa di Berlinesi dell’Est e poi di tutti i tedeschi orientali si riversarono alla Porta di Brandeburgo per assaporare il mondo occidentale, solo guardato clandestinamente dagli schermi di una televisione invasiva appena nascente.

Le foto della caduta e della conquista del Muro potrete rivederle su queste pagine in un video nella sezione accanto, queste di questa galleria sono foto che non spesso si sono viste, forse, perché abbiamo sempre dato peso al senso liberatorio della caduta del muro, volendo dimenticare o accantonare le lotte che prima dell’evento hanno determinato il gigantesco passo.

Non fu solo merito o volere dei Reagan e dei Gorbachev, ma anche di tutte quelle persone che a Berlino, Lipsia e altre città dell’Est ogni giorno manifestavano e rischiavano per il raggiungimento di altre forme di socializzazione e vita.

Non inneggiavano solo alla libertà e alla caduta del muro, ma anche ad un sistema politico più equo e forse meno corrotto. A 29 anni dalle loro lotte, non bisognerebbe lasciare cadere le loro rivendicazioni.

Il muro è oramai entrato nell’età adulta è forse tempo che ci insegni qualcosa.

 

Il tempo della Caduta

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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Cultura

Bocconi prima università italiana ad adottare l’AI di OpenAI: via alla trasformazione digitale

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Un assistente AI per studenti e professori, strumenti evoluti per la ricerca e la didattica, applicazioni intelligenti nel cuore delle scienze sociali. L’Università Bocconi di Milano è la prima università italiana ad adottare le soluzioni di intelligenza artificiale di OpenAI, avviando una trasformazione profonda nel modo di studiare, insegnare e fare ricerca.

L’annuncio arriva in seguito alla firma di un accordo strategico con OpenAI, la società statunitense leader globale nel settore. L’intesa prevede un accesso equo e sicuro alle tecnologie di AI più avanzate per tutti i membri della comunità Bocconi, composta da oltre 17.000 persone.

AI per la didattica e la formazione personalizzata

«Abbiamo già da tempo investito sull’intelligenza artificiale», spiega il rettore Francesco Billari (foto Imagoeconomica in evidenza). «Negli ultimi cinque anni abbiamo lanciato nuovi corsi e laboratori dedicati. L’alleanza con OpenAI ci consente ora di alzare l’asticella nell’applicazione quotidiana dell’AI a didattica e ricerca».

Tra le prime novità, l’introduzione di un AI Assistant per aiutare gli studenti nella raccolta di fonti, nella sintesi degli appunti, nella preparazione delle lezioni e nello studio individuale. Uno strumento pensato per rendere l’apprendimento più interattivo, autonomo e profondo.

Ricerca potenziata e agenti intelligenti

Sul fronte della ricerca, l’obiettivo è ambizioso: sviluppare e applicare sistemi AI agentici, capaci di raggiungere autonomamente obiettivi specifici, simulare comportamenti, condurre esperimenti, generare dati e costruire modelli teorici. Un vero salto di paradigma per le scienze economiche, giuridiche, manageriali e di policy.

Una delle frontiere più interessanti sarà la misurazione concettuale da dati non strutturati: testi, video e altri contenuti verranno analizzati per quantificare concetti astratti, come tratti psicologici, stili comunicativi o narrazioni collettive. «È una fusione tra dati qualitativi e quantitativi resa possibile dall’AI», precisa Billari. «Un’evoluzione che promette di accelerare radicalmente i tempi di analisi».

Un nuovo prorettore per la transizione digitale

Per guidare questa trasformazione, l’ateneo ha nominato il professor Dirk Hovy – esperto in linguaggio naturale e scienze computazionali – prorettore per la Trasformazione digitale e l’Intelligenza artificiale. Sarà lui a coordinare l’implementazione delle tecnologie in tutte le aree dell’università.

Bocconi tiene anche a chiarire che la proprietà intellettuale dei dati resta all’ateneo, a tutela del lavoro di studenti, ricercatori e docenti.

Una scelta strategica per l’internazionalizzazione

La partnership con OpenAI rappresenta un ulteriore tassello della strategia di crescita e internazionalizzazione dell’università: «Nel 2025 contiamo di chiudere con circa il 60% delle domande di iscrizione provenienti dall’estero», conclude il rettore Billari. «L’intelligenza artificiale rafforza il nostro ruolo come polo di innovazione accademica nelle scienze sociali a livello globale».

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Cultura

Nicola Graziano è il nuovo Presidente di UNICEF Italia: “Impegno totale per l’infanzia in difficoltà, in Italia e nel mondo”

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L’UNICEF Italia ha un nuovo presidente. È Nicola Graziano (foto Imagoeconomica in evidenza), magistrato, scrittore e volontario, eletto oggi all’unanimità dal nuovo Consiglio Direttivo dell’organizzazione riunito a Roma. Succede a Carmela Pace, che resta nel Consiglio come Past President, dopo anni di guida apprezzata e lungimirante.

Assumo questo impegno con grande responsabilità in un momento molto difficile per l’infanzia”, ha dichiarato Graziano dopo l’elezione. “Oltre 470 milioni di bambini vivono in aree di conflitto, 1 miliardo in Paesi a rischio climatico e ambientale e quasi 38 milioni sono gravemente malnutriti in 26 crisi nutrizionali”. Graziano ha però voluto sottolineare anche le criticità italiane: “La mia attenzione sarà anche per i bambini che vivono nel nostro Paese, il cui benessere non sempre è garantito”.

Graziano ha indicato come stella polare del suo mandato la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che l’Italia ratificò il 27 maggio 1991, esattamente 34 anni fa.

Il nuovo Consiglio Direttivo

Insieme a Graziano, il nuovo Consiglio Direttivo dell’UNICEF Italia è composto da Virginia Maria Barchiesi, Maria “Mussi” Bollini, Manuela Bovolenta, Mario Calabresi, Matteo De Mitri, Franco Gabrielli, Francesca Mariotti, Giuseppe Masnata, Giovanni Poggini, Stefania Radoccia, Carlo Robiglio e Claudia Sella. Presente anche il Direttore generale Paolo Rozera.

Chi è Nicola Graziano

Nato ad Aversa (CE) nel 1968, laureato in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli, Nicola Graziano è magistrato tributario, autore di libri pubblicati da Feltrinelli, Maggioli, Rogiosi e altri editori. Da anni è vicino all’UNICEF come volontario, impegnato soprattutto nelle scuole italiane su temi come legalità, ambiente, immigrazione ed educazione civica.

A fine 2024 ha partecipato a una missione sul campo in Costa d’Avorio con l’UNICEF, esperienza che ha ulteriormente rafforzato il suo impegno.

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Cultura

Intelligenza artificiale e democrazia: perché la trasparenza non è un’opzione

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Ogni giorno, milioni di decisioni che influenzano la vita di cittadini e imprese vengono prese da sistemi di intelligenza artificiale, spesso senza che sia chiaro su quali basi. Quanto sono trasparenti i criteri alla base di queste scelte automatizzate? È una domanda cruciale, soprattutto ora che anche la Pubblica Amministrazione affida a questi strumenti valutazioni, selezioni, previsioni e decisioni.

Cosa significa davvero trasparenza

La trasparenza in ambito IA non è uno slogan: vuol dire rendere visibili e comprensibili i criteri, i dati e le logiche che portano un sistema a generare un output. È un principio essenziale per gli algoritmi predittivi tradizionali, ma lo è ancor di più per i nuovi modelli generativi e Large Language Models (LLM), utilizzati per sintetizzare diagnosi mediche, suggerire investimenti o prendere decisioni amministrative.

Quando un algoritmo incide su diritti o risorse, la trasparenza non è facoltativa: è una garanzia di equità e controllo. Senza trasparenza, i cittadini non possono verificare se la decisione è corretta, discriminatoria o arbitraria. Con trasparenza, invece, si apre lo spazio per la fiducia, la correzione e la responsabilizzazione.

Strumenti per la trasparenza: Model card, XAI e audit

Per rendere chiari i meccanismi decisionali, esistono diversi strumenti. Le model card descrivono scopi, dati, metriche e limiti di un modello. Le tecniche di eXplainable AI (XAI) aiutano a capire quali fattori hanno pesato su una determinata decisione. Gli audit indipendenti, infine, sono fondamentali per individuare bias e discriminazioni prima che provochino danni reali.

Questo è particolarmente vero per i modelli LLM, che possono “confabulare”: produrre affermazioni errate, pur con tono credibile. Senza accesso alle fonti e ai processi decisionali, diventa difficile distinguere verità da errore.

Anche i dati devono essere tracciabili

Non basta aprire la “scatola nera” dell’algoritmo: bisogna sapere anche da dove arrivano i dati. Le datasheet for datasets permettono di tracciare l’intero ciclo di vita dell’informazione e prevenire distorsioni sistemiche.

Il rischio altrimenti è concreto: un algoritmo può perpetuare discriminazioni anche senza usare dati vietati. Un esempio? Nel 2021 uno studio ha scoperto che alcuni algoritmi di pricing delle assicurazioni auto penalizzavano i nati all’estero, semplicemente per la struttura dei dati. A parità di condizioni, un conducente straniero pagava anche mille euro in più. Nessuno se n’era accorto, proprio per la mancanza di trasparenza.

La trasparenza è una responsabilità

Rendere trasparente un sistema di IA non è solo un compito tecnico, ma un dovere etico e politico. È anche un obbligo normativo sempre più stringente, che punta a evitare abusi e garantire che le macchine restino al servizio dell’uomo. Se le decisioni delle macchine non sono leggibili e giustificabili, la democrazia digitale rischia di diventare un’illusione.

In un mondo dove le scelte automatizzate sono sempre più pervasive, la trasparenza è l’unico modo per tenere insieme tecnologia e diritti.

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