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Decreto Salvini: restrizioni per protezione e cittadinanza ai migranti, misure antiterrorismo

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C’è il via libera del Consiglio dei ministri al decreto sicurezza che porterà il nome del ministro Salvini. Il provvedimento è stato approvato all’unanimità. C’era anche l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, oltre al premier Giuseppe Conte, a testimoniare che il clima nell’esecutivo è ottimo. Prima di parlare con i giornalisti in conferenza stampa, il ministro Salvini ha, come al solito, interloquito direttamente con chi lo segue su Facebook. Infatti è sui social che Salvini ha detto di essere ” felice” per l’approvazione all’unanimità del suo decreto, dopo una serie di rilievi, richieste, miglioramenti, differimenti e altri appunti che sono stati mossi. “Un passo in avanti per rendere l’Italia più sicura. Per combattere con più forza mafiosi e scafisti, per ridurre i costi di un’immigrazione esagerata, per espellere più velocemente delinquenti e finti profughi, per togliere la cittadinanza ai terroristi, per dare più poteri alle Forze dell’Ordine. Dalle parole ai fatti, io vado avanti!” ha spiegato il ministro. Ora il provvedimento andrà al Quirinale per la controfirma. Nei giorni scorsi più di uno spiffero arrivato dal Quirinale raccontava di un Capo dello Stato con qualche dubbio sulla costituzionalità di alcune norme. A queste preoccupazioni di molti giornalisti ha risposto il premier Giuseppe Conte. “È evidente – spiegato Conte – che galateo istituzionale vuole che in presenza di un decreto il Presidente venga informato in maniera esaustiva sui contenuti. E noi l’abbiamo fatto. Voglio dire che c’è stata già una interlocuzione a livelli alti col Quirinale e anche tra le strutture. Con questo non sto dicendo che il Presidente approverà di sicuro. Non lo posso dire. Sarebbe scorretto. Ma posso dire che ora più di ieri il Capo dello Stato avrà la possibilità di fare in fretta ulteriori rilievi se ce ne fosse necessità, nell’interesse del Paese” ha concluso Conte.

Il decreto Salvini contiene due sezioni. La prima parte dedicata all’immigrazione articolato in 17 articoli; la seconda parte che invece si occupa di sicurezza che si sviluppa in 38 articoli.

Stop alla protezione umanitaria. È il capitolo intitolato “Abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e disciplina di casi speciali di permessi di soggiorno temporanei per esigenze di carattere umanitario”, le parole “per richiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari” sono sostituite così: “per protezione sussidiaria”. Eliminata la richiesta di asilo che in qulache modo resta in piedi con una defiinizione indiretta: “Nei casi in cui non accolga la domanda di protezione internazionale e ritenga che possano sussistere gravi motivi di carattere umanitario, la Commissione territoriale trasmette gli atti al questore per l’eventuale rilascio del permesso di soggiorno nel caso in cui ricorrano seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano”. Ai migranti potranno essere concessi dei permessi speciali, ma solo per chi versa in gravi condizioni di salute, chi proviene da paesi colpiti da calamità naturali, all’immigrato che si è distinto per spiccato valore civile.
Per chi si ritrova già nei centri di prima accoglienza, la permanenza-reclusione si allunga da 90 fino a 180 giorni.
La cittadinanza concessa è revocabile nel caso gli stranieri commettano reati. Non necessariamente gravi. Vengono introdotti “specifici requisiti per la concessione della cittadinanza: assenza di condanne, irreprensibilità della condotta, reddito minimo, assolvimento degli obblighi fiscali”. C’è un allungamento dei termini per l’istruttoria e l’esclusione del silenzio assenso per l’acquisizione della cittadinanza per matrimonio.
Nel decreto immigrazione compare “l’esclusione dell’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo”.
È vietato il reingresso dello straniero espulso da altri paesi Schengen.
Sono ampliati i reati per il diniego della protezione internazionale (non solo quelli aggravati, ma anche furti, tentata violenza e altri).
Stop alla protezione internazionale pure per i richiedenti sotto procedimento penale.

La seconda parte del decreto, invece, è dedicata alla sicurezza interna del Paese.
Stretta anti terrorismo per il noleggio di veicoli commerciali quali furgoni e tir, per evitare attentati in stile Nizza o Berlino.  Estensione del Daspo per le manifestazioni sportive indiziati per reati di terrorismo. Daspo urbano, con divieto di permanenza e pernottamento, che compare per “presidi sanitari, fiere, mercati e pubblici spettacoli”.
Estesa la sperimentazione di armi a impulsi elettrici per le polizie municipali anche nei comuni con più di 100 mila abitanti.
Inasprimento fino a 4 anni delle pene per chi occupa abusivamente.
Pagamento di indennità accessorie per le forze di polizia e un generica “riduzione del numero di prefetti senza sopprimere le Prefetture”

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Servono oltre 600mila case, spesa di 170 miliardi

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Emergenza casa in Italia: nei prossimi anni ci sarà bisogno di 635.000 nuove unità abitative e 170 miliardi di investimenti per realizzarle. Questi i dati sottolineati durante il convegno di Confindustria Assoimmobiliare: ‘Piano Casa Italia”, a cui ha partecipato, tra gli altri, anche il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ideatore del decreto salva-casa. Assoimmobiliare ha illustrato un pacchetto di otto proposte per far fronte all’emergenze, tra queste quella di eliminare l’Imu sugli immobili residenziali in affitto come prima abitazione, poi una riduzione dell’imposta di registro (oggi al 9%) per le compravendite di immobili residenziali effettuate da soggetti professionali, una “maggiore flessibilità” nei cambi di destinazione d’uso e “una riduzione dei tempi per il rilascio di permessi urbanistici” in tutti i casi di sviluppo di social housing.

“La domanda sta crescendo esponenzialmente e per far fronte alle esigenze degli italiani è indispensabile che il governo favorisca un quadro normativo e fiscale favorevole agli investitori”, ha detto il presidente di Assoimmobiliare, Davide Albertini Petroni. Dal canto suo Salvini ha illustrato le misure messe in campo dal governo con il salva-casa e la spinta che il provvedimento ha dato a tutto il settore immobiliare. “Se nel 2024 il mercato immobiliare ha registrato un +34%, è sicuramente merito dell’effervescenza del sistema economico, ma voglio pensare che anche il sistema di sburocratizzazione e di semplificazione che ha portato il salva-casa abbia contribuito a questa crescita”, ha detto il vicepremier. Misure come “la semplificazione del cambio di destinazione d’uso, il silenzio assenso hanno funzionato”, ha aggiunto Salvini, sottolineando che “nei primi mesi dell’anno scorso il mercato immobiliare aveva il segno meno davanti e poi è diventato un segno più”. Salvini ha quindi fatto presente che con il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti “abbiamo un confronto quotidiano e il tema casa è prioritario”. Non ha poi rinunciato a tirare una frecciata all’Europa. “L’Europa ci impone obiettivi ambiziosi ma ambizioso fa rima con irrealizzabile”, ha rimarcato Salvini.

“I criteri Esg, (Environmental, Social, and Governance ndr), il tema della caldaia, dell’ascensore, in un mondo perfetto sarebbero assolutamente plausibili, ma in un mondo con guerre in corso e caro materiali, no”, ha detto Salvini. E prima di lasciare il palco ha lanciato la proposta di “uno sportello unico dell’edilizia”. Sul fabbisogno immobiliare e la futura spesa da affrontare è intervenuto, con un video messaggio, il sottosegretario all’Economia, Federico Freni. “E’ impensabile che lo Stato ma anche i privati possano far fronte da soli a questo fabbisogno”, ha avvertito Freni. Per cui “è necessario mettere a terra una serie di presidi che possano garantirci un domani di essere pronti a sostenere questi investimenti e allora serve mettere insieme un sistema ecofinanziario”, ha spiegato Freni, specificando che “la crescita economica deve marciare in parallelo con la crescita finanziaria”.

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Liste attesa, governo potrà intervenire su inadempienze

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Fumata bianca in Conferenza Stato-Regioni sul decreto che regola i poteri sostitutivi riguardo alle liste d’attesa: il ministero della Salute, attraverso l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, potrà assumere i poteri se le Regioni dovessero risultare inadempienti. Negli ultimi mesi il provvedimento aveva visto una forte contrapposizione tra il Governo e le Regioni. La nuova formulazione chiarisce il perimetro dell’esercizio del potere sostitutivo che può scattare su singoli atti o provvedimenti, considerati necessari per abbattere le liste d’attesa, e definisce una tempistica chiara per la fase di contradditorio tra ministero della Salute e Regioni sia per quella di esecuzione. In caso di ritardi o mancanze, l’Organismo segnalerà formalmente la criticità alla Regione interessata e al ministro della Salute, dando un primo termine di 30 giorni per le controdeduzioni. Se le risposte saranno assenti o insufficienti, scatterà un secondo termine (60 o 90 giorni) per sanare le criticità.

Trascorso anche questo periodo senza alcun esito, l’Organismo potrà adottare direttamente i provvedimenti necessari oppure indicare alla Regione le linee operative da seguire, verificandone l’attuazione. Nel caso il Ruas (Registro unico delle associazioni della salute) non venga nominato, sarà l’Organismo a procedere direttamente, individuando nel Direttore regionale della sanità il soggetto idoneo. “L’Intesa raggiunta oggi è l’esito di una collaborazione proficua, caratterizzata da una fase di confronti continui con il ministero della Salute che hanno reso possibile condividere le procedure e le modalità funzionali all’obiettivo di tutti: abbattere le liste di attesa e garantire ai cittadini l’accesso alle cure. Ringrazio pertanto il Ministro Schillaci e resto fiducioso che il metodo della collaborazione sia quello giusto per affrontare i temi ancora aperti e destinati a incidere sul futuro del Servizio sanitario nazionale”, commenta il presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome, Massimiliano Fedriga. Tutte le attività svolte con i poteri sostitutivi dovranno essere dettagliatamente documentate in una relazione da inviare sia alla Regione inadempiente che al ministero della Salute. La relazione conterrà l’elenco degli atti adottati, le eventuali verifiche svolte sul campo, l’assistenza fornita dai carabinieri del Nas e il dettaglio delle spese sostenute. Infine, entro il 10 gennaio di ogni anno l’Organismo dovrà produrre una relazione generale sulle attività svolte nel corso dell’anno.

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Il Cnr esce dallo stallo, sbloccate le nomine

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Si è sbloccata la situazione di stallo che per settimane ha paralizzato il Consiglio nazionale delle Ricerche, dopo la scadenza del mandato di tre dei quattro membri del Consiglio di Amministrazione e dopo la scadenza del mandato della presidente Maria Chiara Carrozza, il 12 aprile scorso, e dei 45 giorni di proroga. Il ministro dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini (foto Imagoeconomica in evidenza), ha firmato il decreto di nomina dei tre componenti del Consiglio di Amministrazione dell’ente e nel frattempo il comitato di selezione dei presidenti degli Enti di ricerca è stato convocato dal suo presidente, Antonio Zoccoli, per individuare la rosa dei nomi per le candidature alla presidenza del più grande ente di ricerca italiano.

I tre membri del Cda nominati oggi dal ministro Bernini sono Francesco Svelto, Giuseppe Tripoli ed Elisabetta Cerbai, proposti rispettivamente dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), dall’Unione italiana delle Camere di commercio e da Confindustria e dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome. Il quarto membro è Nicola Fantini, rappresentante eletto dal personale e unico componente del CdA rimasto in carica. Il comitato di selezione dei presidenti degli Enti di ricerca dovrà ora deliberare l’avviso con le modalità e i termini per la presentazione delle candidature alla presidenza del Cnr, che sarà pubblicato oggi stesso dal ministero dell’Università e della ricerca.

Le candidature, rileva il ministero, saranno poi valutate dallo stesso comitato, che proporrà una rosa di cinque nomi tra i quali il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, individuerà e nominerà il nuovo presidente. La procedura si concluderà indicativamente in 30 giorni. Secondo fonti del ministero, in queste settimane il ministro Bernini si è confrontata con molti esponenti della comunità scientifica e degli enti di ricerca raccogliendo idee e proposte per quella che è in larghissima parte ritenuta una “necessaria opera” di riorganizzazione e valorizzazione del Cnr. La consultazione, sempre secondo fonti del Mur, proseguirà anche nelle prossime settimane, con focus specifici sul miglioramento dei processi di trasferimento tecnologico e sulla sovrapposizione di competenze tra il Cnr e altri enti di ricerca. Tale duplicazione, infatti, non solo compromette l’efficacia dell’attività scientifica, ma comporta un uso inefficiente delle risorse, determinando una frammentazione eccessiva dei centri di spesa. Grande la soddisfazione del mondo scientifico.

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