Turnberry, estuario del fiume Clyde, Sud-Ovest della Scozia. E’ qui che domenica Unione Europea e Stati Uniti sono chiamati a stringersi la mano chiudendo, almeno temporaneamente, la lunghissima trattativa sui dazi. Al tavolo ci saranno Donald Trump e Ursula von der Leyen. Si tratterà del primo, vero bilaterale tra i due da quando il tycoon ha ripreso possesso della Casa Bianca. La presidente della Commissione, confermando i rumors che circolavano in una Bruxelles ormai svuotata dalla pausa estiva, ha annunciato il viaggio lampo che le eviterà di entrare nella trappola dello Studio Ovale. Un viaggio che prelude ad un’intesa ormai giunta alle battute finali. La bozza dell’accordo si troverebbe già al tredicesimo piano del Palais Berlaymont, dove von der Leyen ha potuto visionarla al rientro dalla Cina.
La presidente dell’esecutivo Ue ha sempre sostenuto che non si sarebbe recata da Trump prima di avere sul tavolo un sostanziale schema dell’intesa. L’imprevedibilità dell’interlocutore richiama alla cautela anche dei più ottimisti ma nella Direzione generale Trade, protagonista dei lavori preparatori, cominciano a vedere una luce in fondo al tunnel. Il numero che ha sbloccato lo stallo è il 15%, ritenuto sopportabile dalle cancellerie europee. Ed è una percentuale su cui, evidentemente, ha convenuto anche il tycoon. “Ho avuto una buona telefonata con Trump, abbiamo concordato di vederci in Scozia per discutere delle relazioni commerciali transatlantiche e di come mantenerli forti”, ha scritto von der Leyen su X. L’incontro che si terrà in Scozia segna una svolta definitiva sul negoziato dei dazi ma non è detto che porti alla formalizzazione dell’intesa già domenica. Nell’aereo diretto al Golf Club di Trump ci saranno von der Leyen e il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic, accompagnati dai rispettivi staff.
I contorni del bilaterali sono tutt’altro che definiti ma, fonti vicine al dossier, spiegano che potrebbe articolarsi in due fasi: in una ci saranno anche gli sherpa, in una seconda, ristretta, ci saranno solo von der Leyen e Trump. Al di là di percentuali e esenzioni la presidente della Commissione puntualizzerà alcuni principi che regolano i rapporti commerciali dell’Ue con i Paesi terzi. Principi legati al libero scambio e all’affidabilità delle partneship. Prima di decollare per la Scozia Trump, parlando con i cronisti, ha dato l’impressione di voler frenare l’ottimismo degli ultimi giorni. “L’intesa ci sarà al 50%” mentre “su acciaio e alluminio non c’è molto margine di manovra”, ha sottolineato. Tradotto, sui primi due settori colpiti dai dazi americani la percentuale resterà del 50%. E’ su tutto il resto che la trattativa è in rapida evoluzione. Cruciale sarà la conferma di alcune esenzioni settoriali, dai prodotti agroalimentari agli alcolici, dai dispositivi medici al legname. Con il nodo dei farmaci come appendice.
E qui le parti, ad una manciata d’ore dal bilaterale, non sembrano ancora vicine. Importante per gli europei (basta vedere gli avvertimenti reiterati della Volkswagen) sarà che le tariffe per il settore dell’automotive scendano dal 27,5% al 15%, ovvero alla percentuale base. Altrettanto decisivo, nello schema della Commissione, è che il 15% includa quel 4,8% figlio della clausola della ‘Nazione più favorita’ finora in vigore tra le due sponde dell’Atlantico. Resta da capire, con il possibile ‘deal’, che fine farà il listone di contromisure messo in campo dall’Ue. Le prime, quelle in risposta ai dazi su acciaio e alluminio, partirebbero dal 7 agosto ma, certo, tutto dipenderà dai contorni di un’intesa a un passo ma, per certi aspetti, ancora fumosi. Intanto, il presidente Usa ha annunciato che invierà nuove lettere sui dazi ai Paesi terzi. E ha riacceso lo scontro con il Canada. “Forse con loro non ci sarà accordo sui dazi”, ha attaccato. Sebbene si giochi in campo neutro il bilaterale con Trump, per von der Leyen, resta una sfida difficile.