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Ucraina, Zelensky: cerco la pace con i russi nonostante le loro atrocità

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato in un’intervista all’Associated Press di essere impegnato a premere per la pace nonostante gli attacchi russi contro i civili che hanno sdegnato il mondo, e ha rinnovato la sua richiesta di inviare più armi prima dell’atteso aumento dei combattimenti nell’est del paese. “Nessuno vuole negoziare con chi ha torturato questa nazione. È tutto comprensibile. E come uomo, come padre, lo capisco molto bene”, ha detto Zelensky. Ma “non vogliamo perdere le opportunità, se le abbiamo, per una soluzione diplomatica”. Nonostante le speranze di pace, Zelensky ha riconosciuto di dover essere “realistico” riguardo alle prospettive di una rapida risoluzione, dato che i negoziati sono stati finora limitati a colloqui di basso livello che non includono il presidente russo Vladimir Putin. Zelensky ha parlato con l’AP all’interno del complesso degli uffici presidenziali, dove le finestre e i corridoi sono protetti da pile di sacchi di sabbia e soldati pesantemente armati.

Quando gli è stato chiesto se le forniture di armi e altre attrezzature che il suo paese aveva ricevuto dagli Stati Uniti e da altre nazioni occidentali fossero sufficienti per invertire le sorti della guerra ha mostrato un palpabile senso di rassegnazione e frustrazione. “Non ancora”, ha detto. Tuttavia il leader di Kiev ha notato che c’è stato un maggiore sostegno dall’Europa e ha affermato che le consegne degli Stati Uniti stanno accelerando.Zelensky è diventato infine pensieroso quando gli è stato chiesto quale impatto avesse avuto il ritmo delle consegne di armi per la sua gente e se si sarebbero potute salvare più vite se l’aiuto fosse arrivato prima. “Molto spesso cerchiamo risposte in qualcun altro, ma spesso io cerco risposte in me stesso – ha detto – abbiamo fatto abbastanza perché questi leader credessero in noi? Non lo so. Mi interrogo”, ha concluso.

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Romania, il sindaco di Bucarest filoeuropeo Nicusor Dan al ballottaggio contro George Simion

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Sarà il sindaco di Bucarest filoeuropeo Nicusor Dan lo sfidante del candidato di estrema destra George Simion (nella foto) al ballottaggio delle elezioni presidenziali in Romania, secondo i risultati quasi definitivi del voto di ieri. Con il 99% delle schede scrutinate il leader del partito nazionalista Aur e sostenitore del presidente americano Donald Trump ha ottenuto il 40,5% dei voti e se la vedrà ora nel secondo turno con Dan, balzato al secondo posto con il 20,9% delle preferenze contro il 20,3% del candidato della coalizione di governo Crin Antonescu.

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Houthi, una decina di attacchi Usa sulla capitale yemenita Sanaa

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I ribelli Houthi dello Yemen hanno affermato oggi che una decina di attacchi attribuiti agli Stati Uniti hanno preso di mira la capitale Sanaa e le aree circostanti, in un momento in cui Washington conduce una campagna di bombardamenti quasi quotidiana contro il gruppo armato filoiraniano. Secondo l’agenzia di stampa ribelle Saba, “due attacchi nemici statunitensi hanno preso di mira Arbaeen Street” a Sanaa e “un altro la strada dell’aeroporto”. Saba aveva già segnalato due precedenti attacchi attribuiti ad “aggressione americana” e altri sette raid nei pressi della capitale.

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Trump preannuncia dazi anche contro i film stranieri

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Donald Trump lancia i suoi dazi anche contro l’industria cinematografica straniera a difesa di quella made in Usa. “Autorizzo il Dipartimento del Commercio e il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti ad avviare immediatamente il processo per l’istituzione di una tariffa del 100% su tutti i film che arrivano nel nostro Paese e che sono prodotti in paesi stranieri. Vogliamo film realizzati in America, di nuovo!”, ha scritto su Truth.

“L’industria cinematografica americana – sostiene il presidente Usa – sta morendo molto velocemente. Altri Paesi stanno offrendo ogni sorta di incentivi per attirare i nostri registi e studi cinematografici lontano dagli Stati Uniti. Hollywood e molte altre aree degli Stati Uniti sono devastate. Questo è uno sforzo concertato da parte di altre nazioni e, quindi, una minaccia per la sicurezza nazionale. È, oltre a tutto il resto, un messaggio e una propaganda!”.

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