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Trump verso l’udienza, nuovi guai sulle carte top secret

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A poche ore dalla prima udienza dopo la storica incriminazione per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels, arrivano nuovi guai giudiziari per Donald Trump. Il dipartimento di Giustizia e l’Fbi avrebbero raccolto prove schiaccianti che l’ex presidente ha tentato di ostacolare le indagini sulle carte top secret portate a Mar-a-Lago. Secondo quanto riferito da due fonti informate al Washington Post, i nuovi elementi, tra i quali un video delle telecamere di sicurezza che mostra un assistente spostare gli scatoli di file classificati su ordine del tycoon, dimostrano che Trump ha agito di proposito per impedire al governo di fare le verifiche sulle carte nonostante gli fosse stato richiesto formalmente. In base ad una serie di email e messaggini inviati da Molly Michael, un ex assistente che lo ha seguito dalla Casa Bianca alla Florida, gli investigatori hanno avuto accesso alla vita quotidiana nelle settimane precedenti la perquisizione dell’Fbi e hanno concluso che Trump ha anche esaminato il contenuto di alcuni degli scatoloni incriminati.

L’ex presidente nel frattempo tira dritto e chiuso nel resort di Mar-a-Lago, tra una partita di golf e una riunione con il suo cerchio magico per preparare la strategia difensiva, annuncia che martedì sera, poche ore dopo essere comparso nel tribunale di Manhattan tornerà in Florida e terrà un discorso agli americani. “Voglio ringraziare tutti per tutto il sostegno che mi avete dato. La nostra nazione è in declino, la sinistra radicale ha preso il sopravvento e la sta distruggendo, strumentalizzando l’Fbi e il dipartimento di giustizia. Gli Stati Uniti sono diventati un Paese del terzo mondo, ma noi torneremo e renderemo l’America di nuovo grande”, ha tuonato in un post sul suo social media Truth il primo presidente americano ad essere incriminato. Il tycoon arriverà a New York lunedì sera, passerà la notte alla ‘Trump Tower’ e il giorno dopo si presenterà in tribunale dove gli saranno prese le impronti digitali e scattate le foto segnaletiche, come un qualunque criminale. Un evento senza precedenti nella storia Usa. Poi ascolterà dal giudice gli oltre 30 capi d’imputazione contro di lui nell’ambito dell’indagine sui pagamenti alla pornostar Stormy Daniels. Quindi, riferiscono all’agenzia Reuters fonti informate, Trump rientrerà in Florida e da lì, alle 20.15 ora locale (le 2.15 in Italia), si rivolgerà agli americani.

Intanto il tycoon e il suo entourage continuano nella strategia “attacca e prendi tempo”. Una tattica consolidata, che Trump ha adottato in tutti i procedimenti giudiziari in cui è stato coinvolto finora. Dopo aver ricoperto di insulti il procuratore Alvin Bragg e il giudice Juan Manuel Merchan, uno degli avvocati dell’ex presidente Joe Tacopina ha accusato il testimone chiave Michael Cohen di essere “un bugiardo patologico” e ribadito che il caso non è altro che “una persecuzione politica”. Per un altro legale, James Trusty, l’incriminazione “ha diversi punti deboli e sarà lasciata cadere presto”. Il fatto che l’ex presidente parli dalla Florida è comunque un motivo di sollievo per le forze dell’ordine di New York e Washington che da giorni si stanno preparando a eventuali proteste di pro e anti-Trump, moltiplicando le misure di sicurezza in tutti i luoghi chiave per evitare che il 4 aprile si trasformi in un nuovo 6 gennaio. Tutto il complesso del Congresso americano è stato circondato da una recinzione metallica, mentre nella zona in cui si trova la corte saranno dispiegate decine e decine di poliziotti. In più il Secret Service sta studiando un piano per proteggere il tycoon nel tragitto da Mar-a-Lago a New York e una volta arrivato nella metropoli. Secondo la direttrice della forza di polizia, Kimberly Cheatle, l’ex presidente sarà circondato da un “bolla” di agenti che lo terranno lontano dalla folla. Tuttavia, ha precisato, il tribunale non sarà chiuso al pubblico quel giorno e resteranno in vigore le procedure di sicurezza standard.

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Ucraina: droni russi su Odessa, due morti e cinque feriti

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Due persone sono state uccise e altre cinque sono rimaste ferite in un attacco di droni russi contro una zona residenziale a Odessa, nell’Ucraina meridionale. Lo ha annunciato il governatore della regione su Telegram. Contemporaneamente, si sono udite delle esplosioni in un quartiere della città di Sumy e sono scattati gli allarmi antiaerei, nelle regioni di Kiev, Kharkiv, Chernihiv, Sumy, Donetsk, Dnipropetrovsk e Zaporizhia.

A Odessa, “l’attacco nemico ha danneggiato edifici residenziali, case, un supermercato, una scuola e automobili. Sono scoppiati incendi. Due persone sono state uccise dall’attacco e altre cinque sono rimaste ferite”, ha scritto il governatore locale Oleg Kiper sul suo account Telegram. Questo ultimo attacco da parte di Mosca avviene mentre Stati Uniti e l’Ucraina annunciano la firma di un ampio accordo economico, che istituisce un fondo di investimento per la ricostruzione del paese devastato dalla guerra e garantisce all’amministrazione di Donald Trump l’accesso alle risorse naturali ucraine. Allo stesso tempo, sono in corso molteplici negoziati diplomatici internazionali per trovare una soluzione al conflitto, a più di tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina.

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Viktoriia Roshchyna, morta in carcere russo la giornalista ucraina: il corpo restituito con segni di tortura

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Il 14 febbraio scorso, la Russia ha restituito all’Ucraina il corpo di Viktoriia Roshchyna, giovane giornalista freelance ucraina scomparsa nell’agosto 2023 mentre documentava i crimini nei territori occupati nel sud-est del Paese. La restituzione è avvenuta nell’ambito di uno scambio di salme, ma la condizione del corpo ha subito destato allarme.

Segni di tortura e lesioni inflitte in vita

Secondo le indagini della Procura generale ucraina, rese note da Ukrainska Pravda, il corpo di Roshchyna era in avanzato stato di decomposizione e mostrava chiari segni di tortura: abrasioni, contusioni diffuse, una costola rotta, ferite al collo e probabili scosse elettriche ai piedi. Il capo del Dipartimento della Guerra della procura, Yurii Bielousov, ha confermato che le lesioni “sono state inflitte mentre era ancora in vita”.

Organismi interni mancanti e sospetti di occultamento

La conferma dell’identità è avvenuta tramite test del DNA con una corrispondenza del 99%, ma il padre della reporter ha chiesto ulteriori accertamenti, viste le condizioni del corpo. L’autopsia ha rivelato l’assenza di diversi organi interni, tra cui cervello, bulbi oculari e parte della trachea. Un medico legale internazionale ha ipotizzato che questo possa essere stato un tentativo di occultare prove di strangolamento o soffocamento.

Detenzione illegale e isolamento totale

Roshchyna, 27 anni, è la prima giornalista ucraina confermata morta in un carcere russo. Era stata detenuta senza accuse formali nel carcere Sizo-2 di Taganrog, uno dei centri dove la Russia trattiene civili ucraini in condizioni denunciate da diverse organizzazioni internazionali. Non le sarebbe stata consentita alcuna comunicazione con l’esterno.

Tajani: “Putin bluffa, ma la pace è possibile entro il 2025”

Mentre la vicenda scuote l’opinione pubblica internazionale, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando dal congresso del Partito Popolare Europeo a Valencia, si è detto convinto che entro il 2025 la guerra finirà.

Secondo Tajani, la proposta di tregua avanzata da Vladimir Putin è “un bluff, come quella di Pasqua”, ma l’Italia è pronta a sostenere la pace sotto l’egida delle Nazioni Unite. Il governo italiano sta organizzando una conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina a Roma, preceduta da incontri a Bruxelles e Verona. «Tocca a Putin fare il primo passo», ha dichiarato il ministro, auspicando un coinvolgimento diretto di Europa e Stati Uniti nel processo negoziale.

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Inferno di fiamme a Gerusalemme, è emergenza nazionale

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Un incendio gigantesco sta divorando le colline intorno a Gerusalemme, spinto da venti violenti e temperature estreme. Con il rischio, ha messo in guardia il premier Benjamyn Netanyahu, che raggiunga la città. Proprio nella ricorrenza per i caduti e l’inizio del Giorno dell’Indipendenza, sono stati cancellati tutti gli eventi e Israele ha dichiarato lo stato d’emergenza. “Stiamo affrontando forse il più grande incendio mai scoppiato nel Paese. Non abbiamo idea di cosa l’abbia causato. Posso dire che dopo i primi roghi, diversi incendi dolosi sono stati appiccati in altre località”, ha dichiarato in tv il comandante dei vigili del fuoco della Città Santa Shmulik Friedman.

Hamas ha cavalcato la crisi con un messaggio incendiario su Telegram: “Palestinesi bruciate tutto ciò che potete, boschi, foreste, case dei coloni (tutti gli israeliani vengono chiamati coloni dai palestinesi). I giovani della Cisgiordania, di Gerusalemme, di Israele hanno dato fuoco alle loro auto… Gaza attende la vendetta dei liberi”, ha scritto l’organizzazione fondamentalista. Prima ancora un post del Jenin news network ha invitato i palestinesi a “bruciare i boschi vicino agli insediamenti”. Alcuni canali hanno maledetto l’Anp di Abu Mazen per aver offerto aiuto a Israele e invocato: “Eroi, questo è il vostro giorno. Sfruttate gli incendi e fateli crescere.

Benzina e una scintilla possono trasformare Israele in un inferno di fuoco”. Sul canale arabo Nablus News è stato diffuso un video di incitamento che invita a “trasformare la notte in un giorno di fuoco’”. Una fonte anonima della sicurezza israeliana ha riferito che gli inquirenti non escludono che l’ondata di incendi abbia a che fare con il terrorismo. Ma si tratta di indagini delicate, al momento non c’è alcuna prova che l’innesco sia stato volontario. Lo Shin Bet (l’intelligence interna) partecipa alle indagini, dando corpo ai timori delle autorità. La polizia ha fatto sapere solo dell’arresto di un piromane di Gerusalemme Est segnalato da testimoni e preso mentre cercava di accendere la sterpaglia, ore dopo che gli altri roghi si erano propagati. I media riportano altri due fermi.

Le fiamme si sono diffuse in sette località principali, in alcuni casi si tratta di cittadine molto popolose. L’ospedale Ein Kerem di Gerusalemme ha chiesto ai cittadini di non raggiungere la struttura se non in caso di assoluta necessità, il personale ha evacuato i pazienti che non necessitavano di ricovero e si è preparato ad accogliere le eventuali vittime degli incendi mentre si segnalano decine di intossicati dal fumo. In serata le forze di emergenza si sono preparate a evacuare l’ospedale Alin di Gerusalemme. Le fiamme hanno raggiunto strade e autostrade provocandone la chiusura, gli automobilisti sono stati costretti ad abbandonare i mezzi per mettersi in salvo. I treni tra Gerusalemme e Tel Aviv e i collegamenti con altre cittadine sono stati sospesi per oltre sette ore, in alcuni casi i viaggiatori sono stati recuperati con autobus e mezzi di soccorso.

Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha chiesto assistenza internazionale e parlato con gli omologhi di Italia, Regno Unito, Francia, Repubblica Ceca, Svezia, Argentina, Spagna, Macedonia del Nord e Azerbaigian. Ed ha sentito anche Antonio Tajani che ha confermato di aver immediatamente attivato il nostro Dipartimento di Protezione Civile. Netanyahu, che segue personalmente lo sviluppo degli eventi dall’unità di crisi, ha fatto sapere che due Canadair sono attesi a stretto giro dall’Italia e uno dalla Croazia. All’enorme operazione di spegnimento delle fiamme sta prendendo parte oltre a un centinaio di squadre dei vigili del fuoco, anche l’esercito con i suoi mezzi e aerei. Per la prima volta nella storia del Paese, l’emittente più seguita, Channel 12, ha annunciato in diretta che lo studio stava per essere evacuato e le trasmissioni sarebbero state “consegnate” a una struttura alternativa poiché il fuoco ha raggiunto la sede di Neve Ilan durante la trasmissione del telegiornale.

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