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Esteri

Trump torna alla Casa Bianca e toglie la mascherina

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Neanche il tempo di rientrare alla Casa Bianca e Donald Trump e’ gia’ in campagna elettorale. Sceso dal Marine One, l’elicottero presidenziale che dall’ospedale militare dove era stato ricoverato giovedi’ sera lo ha riportato sul prato di 1600 Pensylvania Avenue, il presidente americano, ancora positivo al coronavirus e dunque contagioso, con un gesto che sa di sfida si e’ subito tolto la mascherina. Una scena palesemente studiata a tavolino, carica di patos, col Commander in Chief che dal portico della sua residenza con aria solenne fa il saluto militare, resta immobile per qualche minuto e poi, decollato l’elicottero, rientra a casa. Poco dopo sul suo account Twitter un video di 90 secondi in cui lancia un nuovo messaggio agli americani: “State attenti, siate prudenti, ma uscite fuori, non lasciate dominarvi dal virus, si puo’ combattere. Dobbiamo riaprire la nostra economia”.

E’ un concetto che aveva gia’ espresso in un tweet prima di essere dimesso, invitando tutti a non farsi condizionare dalla pandemia che – ha sottolineato – si puo’ battere con i farmaci e le competenze a disposizione. “Lo dica alle famiglie degli oltre 205 mila americani gia’ morti per il Covid”, ha replicato lo sfidante Joe Biden parlando da Miami, in quella Florida che ancora una volta sara’ uno stato chiave per decidere chi uscira’ vincitore dalle urne delle presidenziali del 3 novembre. “Spero che nessuno pensi davvero che il virus non sia un problema”, ha aggiunto l’ex vicepresidente. E’ dunque durata appena quattro giorni la grande paura per Trump e la sua assenza dalla gara elettorale. Anche se a guardar bene la campagna il presidente in carica non l’ha mai abbandonata: basta vedere lo show della sua breve fuga dall’ospedale per salutare dall’auto blindata la folla dei sostenitori che nel weekend ha sostato davanti al Walter Reed Medical Center, alle porte della capitale Washington.

Certo, finche’ non risultera’ negativo ai test Trump potra’ solo fare campagna virtuale, e a rischio sono anche gli altri due dibattiti tv con Biden, il 15 e il 22 ottobre. Ma c’e’ da credere che il presidente, seppur in isolamento, dara’ battaglia fino alla fine, anche dall’ufficio d’emergenza allestito (ironia della sorte) nel seminterrato della Casa Bianca, in quella Map Room che si trova accanto allo studio medico e sotto lo Studio Ovale. E dire che per mesi Trump ha preso in giro Biden deridendolo per aver passato gran parte del suo tempo nel basement della sua abitazione in Delaware, per ripararsi dai rischi del contagio.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esteri

Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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