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Economia

Timido risveglio per l’industria italiana ma per l’Istat “permane la debolezza”

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Fatturato e ordinativi a settembre fanno segnare un timido risveglio ma per l’Istat “permane una situazione di debolezza”. Le perdite dei mesi precedenti sono una zavorra e un recupero che si ferma ai decimali non e’ ritenuto sufficiente. La domanda interna ristagna, al di la’ delle oscillazioni mese su mese. E l’export langue, minato dalle guerre commerciali, dalla Brexit e dal rallentamento dell’economia tedesca. Un quadro che preoccupa non solo il tessuto imprenditoriale ma anche i consumatori. Guardando ai numeri, a settembre le vendite sono aumentate dello 0,2% rispetto ad agosto, interrompendo una striscia di segni meno che andava avanti da giugno. Ma il terzo trimestre chiude comunque in negativo, lasciando sul piatto lo 0,7%. Rosso che raddoppierebbe senza la spinta, seppure leggera, arriva dai mercati oltreconfine. Anche il confronto annuo non conforta (-1,6%). Discorso simile per le commesse: tiene il dato mensile non il trimestrale (-1,7%) e il lieve rialzo su base annua (+0,3%) scompare di fronte al calo del 2,5% maturato tra gennaio e settembre. Sono i beni di consumo a vivacizzare un po’ le vendite, segno che a far girare gli affari sono le famiglie. I beni strumentali, che rispondono alle esigenze delle imprese, sono invece in discesa. Piatto il comparto energetico. E infatti fa bene il fatturato dell’industria alimentare (+4,2%) e dei prodotti che vanno a finire nella distribuzione retail (dai farmaci ai device elettronici). Male i mezzi di trasporto e non solo per via dell’auto. Settembre 2019 non e’ stato ‘ricco’ quanto il corrispondente mese del 2018, soprattutto per il settore ‘non automotive’, che include navi, treni o aerei. Settore che crolla sul fronte ordini (-20%). Bisognera’ adesso capire come queste cifre impatteranno sulla seconda lettura del Prodotto interno lordo del terzo trimestre, che l’Istat nella prima stima ha dato in rialzo dello 0,1% in termini congiunturali. I dati definitivi verranno diffusi venerdi’ 29 novembre. Ma per ora anche l’Ocse vede l’Italia un decimo di punto sopra lo zero. D’altra parte ricavi e commesse risultano in linea con il quadro complessivo. Anzi, la produzione industriale a settembre non aveva lasciato speranze, scendendo ancora di uno 0,4%. Stessa cosa per i dati sulla cassa integrazione rilasciati dall’Inps (+51,9%). Intanto dal mondo giungono notizie che non risollevano il morale: per la Bdi, la Confindustria tedesca, la Germania “e’ in recessione” e la produzione manifatturiera a fine anno calera’ del 4%. Per Codacons e Unc la situazione “e’ preoccupante”. Per entrambe le associazioni a tutela del consumatore infatti i numeri di settembre “non bastano”. Solo la Coldiretti si rallegra: l’incremento registrato per l’industria del food viene considerato “un segnale positivo” che beneficerebbe della preparazione delle scorte in vista del Natale.

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Economia

Giovanni Petrella nuovo presidente di Banca Sella Holding

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Maurizio Sella passa il testimone della presidenza di Banca Sella Holding al preside della facoltà di Scienze Bancarie della Cattolica Giovanni Petrella (foto Imagoeconomica in evidenza) e mantiene la presidenza di Banca Sella e Banca Sella Patrimoni. Lo si legge in una nota diffusa a seguito dell’assemblea annuale di Banca Sella Holding, nel corso della quale Maurizio Sella ha affermato che “è il momento giusto per cambiare la presidenza della capogruppo, senza far venire meno il mio contributo alla crescita e alla governance, presente e futura del gruppo”. A guidare la capogruppo è stato confermato Pietro Sella, al vertice di Banca Sella Holding dal 2004.

I cambiamenti apportati – spiega Banca Sella Holding – si inseriscono “nel solco della tradizione e della lunga storia imprenditoriale della famiglia Sella, che ha sempre privilegiato l’interesse dell’azienda e la capacità di innovare e crescere in modo solido e duraturo”. In quest’ottica si inserisce la decisione presa “con “spirito lungimirante” da Maurizio Sella, che ha compiuto 83 anni. Sella ha ritenuto infatti che fosse arrivato il “momento giusto” per cambiare la presidenza di Banca Sella Holding, “senza naturalmente far venire meno il lavoro, la visione, la competenza, l’esperienza e la passione umana e imprenditoriale, nonché il suo apporto all’impresa e alla governance presente e futura del gruppo”.

“Su sua proposta – viene spiegato – egli è stato quindi nominato vicepresidente della capogruppo Banca Sella Holding, mantenendo la presidenza di Banca Sella e di Banca Patrimoni Sella, dove è stato rieletto nei giorni scorsi”. Quanto al presidente Giovanni Petrella il gruppo ne sottolinea la “grande competenza”, la “conoscenza approfondita del gruppo” e la “piena condivisione dei suoi valori fondanti e identitari”. Petrella siede nel consiglio d’amministrazione di Banca Sella Holding dal 2012, è membro del comitato rischi, che ha presieduto per 6 anni, e dal 2016 è presidente di Sella Sgr. Ad affiancare Giovanni Petrella e Maurizio Sella siedono nel Cda della Holding Eva D’Onofrio, Andrea Lanciani, Giuseppe Marino, Laura Nieri, Alessandro Rinaldi, Ernesto Rizzetti, Cristina Santucci, Caterina Sella, Pietro Sella e Sebastiano Sella.

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Economia

A 15 anni in azienda, l’opposizione insorge

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Alla vigilia del primo maggio e nelle ore in cui anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella torna a puntare il dito contro la mancata sicurezza nei luoghi di lavoro, spunta una norma al decreto Pnrr-Scuola, ora all’esame della Commissione Cultura del Senato, in cui si anticipa l’alternanza scuola – lavoro al primo biennio degli istituti tecnici. “Cioè quando si hanno 15 anni e si è ancora in età di obbligo formativo”, spiega la senatrice del M5S Barbara Floridia, la prima a denunciare questa misura messa a punto dal governo.

Nel decreto, esattamente nell’allegato B del provvedimento, si dice testualmente che “nel primo biennio, oltre alle attività orientative collegate al mondo del lavoro e delle professioni, è possibile realizzare, a partire dalla seconda classe, i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento”, cioè i Pcto che è l’acronimo usato per definire l’alternanza Scuola-Lavoro. Il che significa, insiste Floridia, che si potranno “spedire adolescenti sui luoghi di lavoro”, potenzialmente anche “in cantieri o ambienti ad alto rischio”, quando “dovrebbero essere protetti, formati, tutelati”. Significa, insomma che l’Esecutivo intende “mettere la logica dell’impresa prima di quella dell’ istruzione, della sicurezza e dei diritti”.

E nel dir questo, cita “tragedie” come quelle che “hanno colpito proprio studenti in alternanza come Giuseppe Lenoci e Lorenzo Parelli”. Anche i sindacati, nelle varie audizioni in Commissione, hanno espresso forti perplessità nei confronti del decreto e della misura che anticipa i tirocini a 15 anni. La più dura è stata la Flc Cgil secondo la quale in questo modo “si privilegiano i raccordi con il mondo del lavoro e i contesti produttivi, mentre le attività didattiche risultano culturalmente impoverite, subordinate e funzionalizzate alle istanze formative avanzate dal contesto socioeconomico di appartenenza”. Ma non basta. Oltre a considerare gli studenti “solo in termini di braccia per lavorare” e non di persone alle quali va trasmessa una cultura e una formazione di base, come afferma il senatore di Avs, Tino Magni, la norma “esprime tutta la visione classista del governo e in primis del ministro della Scuola Valditara”, sottolinea il già ministro del Lavoro Andrea Orlando. “Anticipare il momento della scelta alla fase in cui un ragazzino è molto giovane – osserva Orlando – significa schiacciarlo nella sua dimensione di provenienza, alla sua origine sociale”.

Con buona pace della discussione sulla riforma della scuola, continua l’esponente Dem, che puntava proprio “a posticipare la scelta per evitare automatismi sociali”, cioè che il figlio dell’operaio fosse costretto a fare per forza l’operaio. Dice no ad una “professionalizzazione precoce di ragazze e ragazzi” anche la capogruppo Pd in Commissione, Cecilia D’Elia, che chiede, come Floridia, il ritiro della norma, mentre invita a investire di più “sul capitale umano, cioè su cultura e scuola”. “A 15 anni, ancora in età da obbligo formativo – insiste Magni – si deve stare a scuola e non in fabbrica o nelle aziende”. Un “ritorno” alla “scuola di classe” dove “c’era chi poteva studiare, mentre gli altri erano braccia per lavorare”, non è accettabile. “In vista del primo maggio”, è l’appello del capogruppo M5S in Commissione, Luca Pirondini, “Meloni trovi il coraggio” e “chieda al suo ministro Valditara il ritiro immediato di questa norma indecente”, perché “la scuola non è un serbatoio di forza lavoro gratuita. È il luogo in cui si formano i cittadini”.

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Campi Flegrei, il Consiglio dei Ministri approva misure urgenti: sospesi tributi, mutui e versamenti fino al 31 agosto

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Il Consiglio dei Ministri ha approvato una serie di misure urgenti per far fronte agli ulteriori effetti dei recenti fenomeni bradisismici che continuano a interessare l’area dei Campi Flegrei, nel Napoletano. Le decisioni sono contenute nella seconda parte di un decreto che introduce interventi di natura economica e fiscale per sostenere cittadini e imprese colpiti dall’emergenza.

Sospensione di tributi e contributi

Tra i provvedimenti più rilevanti è prevista la sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari e contributiviin scadenza dal 13 marzo 2025 al 31 agosto 2025. Il governo ha deciso di alleggerire la pressione fiscale per chi vive e opera in un’area messa duramente alla prova dai continui episodi di sollevamento del suolo.

Stop anche alle ritenute e alle addizionali

Nello stesso periodo sono sospesi i termini dei versamenti delle ritenute alla fonte e delle trattenute relative alle addizionali regionale e comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche. Una misura che punta ad alleggerire ulteriormente il carico economico per lavoratori e famiglie residenti nella zona.

Mutui e finanziamenti bloccati senza sanzioni

Il decreto prevede inoltre la sospensione del pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti di qualsiasi genere erogati dalle banche, sempre dal 13 marzo al 31 agosto 2025, senza applicazione di sanzioni o interessi. Si tratta di una misura fondamentale per evitare che il peso degli impegni finanziari aggravi la già delicata condizione di numerose famiglie.

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