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Tennis, Sinner e Berrettini sono le stelle azzurre a New York

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Per una Naomi Osaka che avanza al terzo turno senza giocare causa ritiro della sua avversaria, la serba Olga Danilovic, per problemi di salute, saluta gli Us Open – condizionati dalla pioggia – l’azzurra Jasmine Paolini, battuta dalla bielorussa Viktoria Azarenka per 6-3 7-6(1), in poco meno di un’ora e tre quarti di gioco. Italia a due facce in avvio degli Us Open di Tennis. Quella sorridente, vincente e brillante delle stelline azzurre Berrettini e Sinner e quella imbronciata di Fognini e Cecchinato che salutano subito l’ultimo Gran Slam dell’anno. Dei 10 italiani scesi in campo sul cemento di Flushing Meadows a New York, hanno superato l’esordio anche Musetti e Seppi, mentre oltre al tennista ligure e al semifinalista del Roland Garros, si sono fermati anche Sonego, Caruso, Travaglia e Mager. Al secondo turno Sinner trovera’ dall’altra parte della rete lo statunitense Zachary Svajda, n.716 ATP, in tabellone grazie ad una wild card, mai affrontato in carriera. Il 18enne californiano di La Jolla ha eliminato per 76(6) 57 64 64, in poco piu’ di tre ore, proprio Marco Cecchinato, n.81 del ranking, alla quinta presenza nel tabellone principale di Flushing Meadows (in altre due occasioni aveva disputato le quali) dove non e’ ancora riuscito a superare un turno. Passando a Berrettini, smaltita la gioia per la finale storica a Wembley e la sfilata con il pullman scoperto insieme alla nazionale di calcio campione d’Europa, il tennista romano ha passato il turno ma sembra aver bisogno di entrare in ritmo partita.

“Penso di aver giocato un match solido – ha detto Berrettini – sapevo che non sarebbe stato facile perche’ Jeremy e’ un grande giocatore e so quanto possa far bene su questi campi, davvero molto veloci. Dal punto di vista mentale – ha spiegato – il secondo set ha avuto un peso decisivo. Da un lato, sapevo che vincendo quel tiebreak sarei andato avanti di due set, dall’altro ero pronto a combattere anche se l’avessi perso. Sentivo che il mio livello stava salendo e poi, quando sono andato due set a zero, per lui e’ diventato tutto molto piu’ difficile. Perche’ doveva vincere tre set e fare un break qui non e’ facile”. All’orizzonte per Berrettini c’e’ un secondo turno contro un altro francese, il mancino Corentin Moutet dal tennis piu’ elegante e dal temperamento molto piu’ spigoloso. Se non ci saranno sorprese, si andra’ verso un quarto di finale contro Novak Djokovic. Si stava allenando proprio con lui quando ha saputo dell’allineamento del tabellone. L’azzurro pero’ vuole pensare solo una partita alla volta nel suo primo major da finalista Slam, da vera realta’ tra i top player. “Fa parte del processo – ha concluso il tennista romano – ovviamente aver vinto un grande torneo o raggiunto un grande traguardo non mi fa pensare che la stagione sia finita. E’ importante riuscire ad essere continui, a far bene su tutte le superfici. So che non sara’ semplice, ma voglio esprimere il mio tennis migliore negli Slam”. E a proposito di Slam dopo il successo contro Holger Rune all’esordio a New York, Novak Djokovic non si nasconde. L’obiettivo e’ il Grande Slam, che dista sei vittorie. “Sono il primo a voler vincere e fare la storia – dice il n.1 del mondo – Tutto questo e’ sicuramente una fonte d’ispirazione”. Naomi Osaka, campionessa in carica dell’US Open, si e’ qualificata per il terzo turno approfittando del ritiro della sua avversaria, la serba Olga Danilovic, per un non meglio specificato motivo di salute.

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Ancelotti, tra Real Madrid, Brasile e Arabia: il futuro è ancora un rebus, ma una cosa è certa: non ha fretta

Il futuro di Carlo Ancelotti resta in bilico tra Real Madrid, Brasile e offerte arabe. Ma il tecnico non ha fretta: vuole chiudere con eleganza la sua avventura a Madrid.

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Chiamatelo fattore “tempo”. Perché quando si parla del futuro di Carlo Ancelotti, signore della Champions League e tecnico più vincente d’Europa, è proprio il tempo a scandire ogni passo. Ancelotti ha costruito la sua leggenda senza mai cedere alla fretta, e anche oggi – stretto tra Real Madrid, Brasile e offerte saudite – non ha intenzione di affrettare decisioni.

La stagione del Real tra infortuni, ego e delusioni

La stagione 2024-2025 del Real Madrid è stata un percorso a ostacoli, nonostante il clamoroso arrivo di Kylian Mbappé. Gli infortuni pesanti a Carvajal e Militao, il vuoto lasciato da Kroos, l’inserimento complicato di Mbappé e una squadra iper-offensiva e senza equilibrio hanno lasciato segni profondi. I Blancos sono usciti ai quarti di Champions, hanno perso la Copa del Rey in finale, la Supercoppa, e in Liga inseguono il Barcellona a -4. Solo l’11 maggio, nel Clásico che sa di sentenza, si capirà se la corsa è ancora viva.

Il Brasile aspetta, ma Ancelotti temporeggia

Le voci sull’approdo di Ancelotti sulla panchina della Seleção circolano da mesi. Sembravano spente, ma i problemi del Brasile nelle qualificazioni mondiali le hanno riaccese. Qualche giorno fa, a Londra, c’è stato un incontro ufficiale tra Ancelotti e i vertici della Federazione brasiliana. Ma è arrivata fumata nera: il Brasile lo vuole subito, Carlo vuole chiudere con stile la sua avventura madridista, eventualmente fino al Mondiale per club.

L’offerta araba e il silenzio di Ancelotti

Sul tavolo è spuntata anche una proposta monstre dall’Arabia Saudita, si parla di 50 milioni a stagione, forse dall’Al-Ahli. Ma Ancelotti non si è mosso. Rimane a Madrid, prepara la sfida contro il Celta Vigo, e spera che il Barcellona inciampi. Nel frattempo, la stampa spagnola inizia a ipotizzare che possa restare anche per il Mondiale per club.

Il commiato perfetto? Con la Liga in mano

Con 15 trofei vinti alla guida dei Blancos, don Carlo merita un’uscita di scena all’altezza della sua storia. E anche il club lo sa. Il finale di stagione sarà determinante: Liga o no, l’addio sarà comunque elegante.

Il resto? Arabia, Brasile, Italia (si vocifera Milan o Roma), o una pensione serena. Ancelotti, unico tecnico a vincere nei cinque principali campionati europei, non ha fretta, e questa è – per ora – l’unica certezza.

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Europa League: vincono Tottenham e United, verso finale inglese

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Vittorie per Tottenham e Manchester United, si va verso una finale di Europa League tutta inglese. La squadra londinese ha fatto un grande passo battendo 3-1 il Bodo Glimt nella semifinale di andata giocata a Londra. Vantaggio lampo per il Tottenham che al 1′ va a segno con Brennan Johnson, il raddoppio al 34′ con James Maddison: al 16′ della ripresa Dominic Solanke su rigore segna il tris. Saltnes ha accorciato le distanze al 38′ in una delle rare azioni offensive dei norvegesi, chiamati ora alla missione quasi impossibile tra sette giorni in casa. Nell’altra semifinale, grazie anche alla superiorità numerica dal 35′, lo United, a cui resta solo l’Europa per salvare la stagione, ha travolto l’Athletic Bilbao 3-0. I Red Devils, solo quattordicesimi in Premier League, hanno sconfitto i baschi che vedono sfumare il sogno di una finale casalinga il 21 maggio: a segno per gli inglesi Casemiro (30′) e poi doppietta del capitano portoghese Bruno Fernandes (37′ su rigore e 49′).

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Conference: Fiorentina ko a Siviglia, al Franchi per la rimonta

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La Fiorentina cade a Siviglia e ora deve sperare nella rimonta tra sette giorni al Franchi. Il Betis si aggiudica il primo round della semifinale di Conference League, battendo 2-1 i viola grazie ai gol di Ezzalzouli e Antony, ma Ranieri a segno per la squadra di Palladino ha riacceso la speranza. Minuto di raccoglimento per ricordare Papa Francesco, e poi in campo è subito Betis che infatti passa in vantaggio dopo appena sei minuti grazie alla rete di Ezzalzouli. Azione nata dal duello vinto da Bakambu con Comuzzo, arriva sul fondo e crossa: l’attaccante marocchino non sbaglia a due passi da De Gea. La rete passa sotto la lente del Var per verificare eventuali irregolarità, ma l’arbitro Oliver convalida il gol del vantaggio degli andalusi. La Fiorentina reagisce e al 21′ sfiora il pari con Mandragora, che di testa manda fuori di un soffio.

A ridosso della mezzora Palladino è costretto a un cambio; problema muscolare per Cataldi che chiede di uscire, al suo posto Adli. Nel recupero il Betis va vicino al raddoppio con Bartra che calcia il pallone sopra la traversa. Nella ripresa Palladino gioca la carta Kean, rientrato da poco in gruppo e partito dalla panchina. Ma proprio nel momento migliore die viola arriva il raddoppio della squadra andalusa con Antony (19′). Al 27′ però la riapre Ranieri che batte Vieites e fa tornare a sperare la Fiorentina, che qualche minuto dopo va vicina anche al pari con Gosens. La Viola ha reagito e tiene viva la speranza di volare in finale: tra sette giorni il ritorno in casa.

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