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Politica

Teatro San Carlo, scontro sulla nomina di Macciardi: attesa per la decisione del tribunale

Nuovo capitolo nella guerra al vertice del Teatro San Carlo: il Consiglio di indirizzo conferma Macciardi sovrintendente, ma il sindaco Manfredi contesta la legittimità della nomina.

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La crisi al vertice del Teatro San Carlo di Napoli è tutt’altro che conclusa. In attesa del pronunciamento del tribunale civile, previsto per domani, e di quello amministrativo, il Consiglio di indirizzo della Fondazione si è riunito oggi ribadendo la designazione di Fulvio Macciardi come nuovo sovrintendente.

Macciardi, 66 anni, violinista milanese e già alla guida per due mandati del Teatro Comunale di Bologna, era stato nominato il 4 agosto in una seduta contestata, che il sindaco Gaetano Manfredi aveva impugnato in sede civile e amministrativa.

La spaccatura nel Consiglio di indirizzo

A confermare Macciardi sono stati i due consiglieri del Mic, Marilù Faraone Mennella e Gianfranco Nicoletti, e il rappresentante della Regione, Riccardo Realfonzo. Una decisione che, nelle intenzioni dei tre, dovrebbe sterilizzare i possibili pronunciamenti contrari del tribunale e del Tar.

Secondo Manfredi, invece, il voto è “inaccettabile dal punto di vista giuridico e amministrativo”: “L’autonomia della Fondazione San Carlo è un valore irrinunciabile – ha dichiarato – ma va chiarita la legittimità della nomina. Le attività artistiche non corrono alcun rischio e posso rassicurare lavoratori e compagnie. Il San Carlo merita una guida autorevole e autonoma”.

Due fronti contrapposti

I consiglieri che hanno confermato Macciardi hanno espresso “viva soddisfazione” parlando di soluzione definitiva a una vicenda che rischiava di danneggiare l’immagine del Teatro. Hanno però criticato il presidente del Consiglio di indirizzo e il rappresentante della Città metropolitana per aver abbandonato la seduta senza proporre alternative di voto.

Manfredi, dal canto suo, non sembra intenzionato a deporre le armi, lasciando intendere che la battaglia giudiziaria e politica proseguirà.

Sit-in a sostegno di Macciardi

Mentre all’interno si teneva la riunione, all’esterno della Fondazione un gruppo di appassionati della lirica ha manifestato a favore della nomina di Macciardi.

Il Teatro San Carlo, simbolo della cultura musicale italiana, è senza sovrintendente dalla fine di marzo, quando si è concluso il mandato di Stéphane Lissner. Ora, con la nomina di Macciardi sostenuta dal Mic e dal centrodestra ma contestata dal sindaco, si attende il verdetto della giustizia per capire come si chiuderà uno scontro che sta scuotendo la governance della storica istituzione napoletana.

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Politica

Metsola al Meeting di Rimini: “Europa al bivio, serve coraggio o saremo irrilevanti”

Al Meeting di Rimini Roberta Metsola avverte: “O l’Europa cambia o sarà irrilevante”. Replica a Draghi: “Non siamo spettatori, Kiev è libera grazie all’Unione”.

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Dal palco del Meeting di Rimini, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha condiviso l’allarme lanciato da Mario Draghi pochi giorni fa sulla fragilità dell’Unione: “La forza economica che è il soft power europeo non è più sufficiente: o cambiamo o siamo destinati all’irrilevanza”.

Allo stesso tempo, la leader maltese ha respinto il giudizio severo dell’ex premier italiano, che aveva accusato l’Europa di essere stata “spettatrice” nei negoziati di pace sull’Ucraina. “L’Unione europea non è mai stata spettatrice e non lo deve diventare mai. Se Kiev è ancora libera è grazie all’intervento europeo”, ha ribadito Metsola, rivendicando il ruolo attivo di Bruxelles.

“Serve coraggio per costruire un’Europa più forte”

Metsola ha quindi lanciato un appello a rafforzare l’integrazione comunitaria: “So bene che l’Europa non è completa, ma il suo destino dipende da tutti noi. Lottiamo per l’Europa. È il momento di avere coraggio, per costruire un’Unione più forte, unita, resiliente e in grado di difendersi e di essere leader mondiale”.

Gaza e Ucraina: “Non possiamo restare indifferenti”

Sul fronte internazionale, la presidente dell’Eurocamera ha ribadito la linea ferma con Mosca e al contempo ha definito “intollerabile” la situazione nella Striscia di Gaza. “Vogliamo che le uccisioni cessino, che gli ostaggi siano liberati. Non possiamo essere indifferenti. Ci sarà una posizione molto forte del Parlamento europeo”, ha garantito tra gli applausi del pubblico.

Dazi e alleanze globali

Metsola ha difeso anche l’intesa commerciale raggiunta con Donald Trump sui dazi, giudicandola “un passo avanti nelle relazioni transatlantiche”. “Non esiste nella storia un’alleanza più solida di quella tra Ue e Usa. Il Parlamento farà la sua parte nell’esame dell’accordo”, ha precisato.

La presidente ha infine sottolineato la necessità di guardare oltre l’Atlantico: “Stiamo lavorando per stabilire partnership più ampie, in Asia e America Latina. L’Europa non si è mai tirata indietro sul fronte della cooperazione mondiale”.

Un discorso che ha confermato la visione di un’Unione chiamata a scegliere tra immobilismo e leadership globale.

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Politica

Manovra 2026, scontro su Tfr, pensioni e fisco: partiti già al lavoro tra promesse e veti

Salari, pensioni, Tfr e fisco al centro del dibattito sulla manovra 2026. La maggioranza divisa tra nuove proposte e vecchie ricette, mentre le opposizioni avvertono: “Giù le mani dal Tfr”.

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Come ogni agosto, la politica italiana sale sulla giostra della manovra economica. Questa volta, però, la preparazione della legge di bilancio 2026 si intreccia con la campagna elettorale per le regionali, spingendo partiti e leader a moltiplicare promesse e annunci.

Sul tavolo ci sono pensioni, fisco, salari e soprattutto il Tfr, proposto da più parti come nuovo “tesoretto” da cui attingere risorse.

Pensioni, il piano Lega: rottamazione e ritiro a 64 anni

La Lega rilancia la rottamazione e punta a bloccare l’aumento dell’età pensionabile. L’obiettivo dichiarato è permettere l’uscita dal lavoro a 64 anni, correggendo il flop di Quota 103, crollata nel 2024 a poco meno di 37mila uscite, la metà rispetto al 2023.

Per il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon la chiave potrebbe essere il Tfr, trasferito all’Inps per garantire assegni più dignitosi e rispondere anche ai bisogni di long term care di una popolazione sempre più anziana.

Fratelli d’Italia: Tfr ai fondi pensione

Sul Tfr interviene anche Fratelli d’Italia. Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro della Camera, rilancia l’ipotesi del “semestre di silenzio assenso” per destinare parte del trattamento di fine rapporto ai fondi di previdenza complementare. Tra le proposte anche un aumento della deducibilità, oggi fissata a circa 5.160 euro annui.

Le opposizioni: “Il Tfr è dei lavoratori”

Il Partito Democratico boccia senza mezzi termini le ipotesi di governo. Arturo Scotto avverte: “Il Tfr è dei lavoratori, non di Durigon”. Per le opposizioni, la tentazione di trasformare questa riserva privata in leva per la manovra rappresenta un’ingerenza inaccettabile.

Forza Italia tra fisco e salari

Forza Italia punta invece sulla detassazione di straordinari, premi di produzione e lavoro festivo. “È un nostro cavallo di battaglia”, ricorda il responsabile economico Maurizio Casasco, rivendicando anche una proposta di legge per detassare i rinnovi contrattuali.

Sul fisco, il partito guarda meno alle cartelle e più all’Irpef, con l’obiettivo di alleggerire il peso sui redditi medio-bassi.

Banche nel mirino

C’è poi il nodo banche. La legge di bilancio 2025 ha già previsto il congelamento della deduzione delle Dta per gli anni 2025 e 2026, costringendo gli istituti a pagare più tasse nell’immediato, con la possibilità di recuperare gli importi tra il 2027 e il 2030.

Il settore teme, però, un “pizzicotto” più pesante e le indiscrezioni hanno già pesato sui titoli bancari a Piazza Affari, in un contesto aggravato dai timori di instabilità politica in Francia.

Attesa per Giorgetti e i dati di settembre

Il primo appuntamento pubblico del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è fissato per il 7 settembre a Cernobbio. Prima, il 5 settembre, arriveranno i dati sulle entrate di luglio, fondamentali per capire la reale disponibilità di risorse.

Solo allora sarà possibile delineare il perimetro concreto della manovra, che oggi resta sospesa tra annunci elettorali, proposte di parte e veti incrociati.

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In Evidenza

Regionali, centrodestra in stallo: mancano i candidati in Veneto, Campania e Puglia

Il centrodestra non ha ancora i candidati per le Regionali in Veneto, Campania e Puglia. Divisioni tra Lega e Fratelli d’Italia, ipotesi Fontana in Veneto e stallo tra Cirielli e Carfagna in Campania.

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Tre regioni ancora senza candidato e un vertice tra i leader che tarda ad arrivare. Dopo aver chiuso le partite nelle Marche, in Calabria e in Toscana, il centrodestra resta fermo sulle Regionali di Veneto, Campania e Puglia. Giorgia Meloni, rientrata dalle vacanze, punta a un incontro risolutivo per annunciare i nomi, evitando ulteriori fumate nere.

Veneto, il nodo dell’eredità di Zaia

In Veneto, dove il centrodestra parte strafavorito dopo il lungo regno di Luca Zaia, la ricerca del successore si è trasformata in una sfida tra Lega e Fratelli d’Italia. Il Carroccio spinge per Alberto Stefani, segretario della Liga veneta, e non esclude l’opzione di una lista Zaia. FdI, forte della crescita nei consensi, rivendica un proprio candidato.

Nelle ultime ore è emersa l’ipotesi Lorenzo Fontana, presidente della Camera ed esponente storico della Lega, vista come soluzione di mediazione. Ma la Lega ha smentito, definendo la voce “calciomercato estivo”, e lo stesso Fontana ha ricordato di non voler “lasciare il lavoro a metà”.

Puglia, D’Attis in attesa del via libera

In Puglia l’unico nome in campo è quello di Maurizio D’Attis, segretario regionale di Forza Italia. La sua candidatura non ha però trovato ancora il consenso unanime degli alleati, che sperano in una spaccatura del “campo largo” guidato da Antonio Decaro. In alternativa, prende quota l’ipotesi Francesco Ventola, eurodeputato di Fratelli d’Italia ed ex sindaco di Canosa.

Campania, la sfida tra Cirielli e Carfagna

In Campania, l’ipotesi Giosy Romano sembra perdere terreno: Palazzo Chigi lo considera troppo prezioso nel ruolo di coordinatore della Missione Zes. Restano sul tavolo i nomi di Edmondo Cirielli, figura di spicco di Fratelli d’Italia, e Mara Carfagna, proposta dai Moderati di Maurizio Lupi.

La pressione del centrosinistra

Il centrosinistra, intanto, ha già mosso pedine decisive. In Campania il M5s ha puntato su Roberto Fico come candidato governatore, mentre in Puglia il Pd spinge per Antonio Decaro. Una mossa che rischia di costringere il centrodestra ad accelerare e a superare divisioni interne.

Il tempo stringe e i prossimi giorni potrebbero essere decisivi per sbloccare lo stallo.

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