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Vincenzo De Luca resta il dominus del Pd in Campania: così ha piegato Schlein, Fico e tutto il centrosinistra

Vincenzo De Luca si prepara a restare al comando della Regione Campania con un accordo che conferma il suo potere familistico sul Pd del Sud: una rete di controllo totale, da Piero alla Sanità.

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Non è un’indiscrezione, non è un retroscena: Vincenzo De Luca continuerà a governare la Campania. Non come presidente ufficiale, ma come regista onnipotente di un sistema di potere che tiene in pugno il Partito Democratico del Sud. L’accordo è fatto: la facciata sarà affidata, con ogni probabilità, a Roberto Fico. Ma la regia sarà tutta del leader di Salerno, che detta le condizioni e pretende l’ultima parola su ogni cosa, dalle liste agli assessorati.

Un potere costruito tra famiglia e fedelissimi

Nel mosaico politico che De Luca ha disegnato nel tempo, ogni tessera è al suo posto. Vuole Piero, suo figlio, alla guida del Pd campano. Vuole decidere chi si occuperà di sanità. Vuole mettere il timbro su chi guiderà il consiglio regionale. E vuole liste proprie, da cui far eleggere i suoi consiglieri, garanti del rispetto del suo disegno. Il potere di De Luca è anche questo: controllo ferreo, capillare, senza deleghe reali.

Il Pd nazionale, pur di evitare il disastro elettorale in Campania, cede. Marco Sarracino, uno dei fedelissimi di Elly Schlein, lo ha detto chiaramente: “O lo facciamo contento o perdiamo la Regione dopo dieci anni”. Una resa, politica e simbolica, davanti al più potente dei cacicchi.

Una storia personale intrecciata alla conquista del potere

La carriera di Vincenzo De Luca è un racconto di determinazione e controllo. Ex dirigente comunista, sindaco di Salerno trasformato in sceriffo, uomo del manganello “commovente strumento di persuasione”, ha saputo coniugare ordine e consenso. Le fontane nelle piazze e la mitologia dell’uomo che conosce “uno per uno” i suoi elettori sono parte di una narrazione costruita negli anni. Da Salerno a Palazzo Santa Lucia, dove oggi detta legge.

Dietro di lui, la famiglia come asse del potere: il figlio Piero in Parlamento, ora l’ambizione a prenderne la guida politica regionale. Un modello familistico, affondato nella tradizione meridionale del potere personale, ben radicato in un Pd del Sud che, di fatto, non è mai cambiato.

Un Pd piegato, una Schlein costretta a cedere

Elly Schlein, che aveva promesso di cambiare il partito, si ritrova oggi costretta a piegarsi davanti a ciò che più detestava: l’uomo simbolo del vecchio Pd. De Luca, che non ha mai nascosto il disprezzo per la segretaria — “la ragazza” — oggi la tiene in scacco. Anche Conte, suo alleato nella coalizione, tace o balbetta. Il vero lavoro sporco lo fa il Nazareno, che annulla se stesso pur di non consegnare la Campania al centrodestra.

Persino una parte del mondo culturale progressista — da Isaia Sales a Giulio Sapelli — si è ribellata, firmando una lettera di denuncia contro questa scelta. Ma tutto si tiene: il potere di De Luca, l’inerzia del Pd, l’illusione del rinnovamento.

Un sistema che incide su tutto

La forza di De Luca non è solo elettorale. È un sistema di relazioni, promesse, tessere, ricatti, finanziamenti. Muove persone, risorse, candidature. Persino la vicenda del Teatro San Carlo lo vede protagonista, schierato contro il sindaco Manfredi, accusato di stare troppo vicino a Fico. Un piccolo segnale, ma carico di significati.

Il “rumore” di fondo di questa storia — come quello delle api impazzite — è il suono dei neuroni di De Luca che lavorano instancabilmente per conservare tutto il potere conquistato. Non presidente, forse. Ma fantasma potente dentro il Palazzo.

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Esteri

Cena di gala alla Casa Bianca: Musk e Ronaldo tra gli ospiti di Trump e del principe saudita Mohammed bin Salman

Elon Musk e Cristiano Ronaldo tra i cento ospiti della cena di gala organizzata da Donald Trump alla Casa Bianca in onore del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Presenti anche Infantino, Tim Cook e David Ellison.

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Elon Musk e Cristiano Ronaldo figurano nella lista dei cento ospiti selezionati per la cena di gala organizzata alla Casa Bianca dal presidente statunitense Donald Trump in onore del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Un evento di grande visibilità politica e mediatica che ha riunito alcune delle figure più influenti del mondo dello sport, della tecnologia e dell’economia globale.

La presenza dei big della tecnologia e dell’economia

Tra gli invitati anche David Ellison, nuovo presidente della Paramount, e Tim Cook, amministratore delegato di Apple. La loro partecipazione testimonia l’interesse delle grandi corporation statunitensi nei rapporti tra Washington e Riyad, soprattutto sul fronte tecnologico e delle produzioni industriali.

Sport e diplomazia nella stessa sala

Accanto ai magnati della Silicon Valley e ai vertici dell’industria americana erano presenti anche personalità di primo piano dello sport mondiale. Oltre a Cristiano Ronaldo, ha preso parte alla cena Gianni Infantino, presidente della FIFA, in un momento di intensi rapporti tra Arabia Saudita e mondo del calcio internazionale.

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Esteri

Trump annuncia: “L’Arabia Saudita sarà maggior alleato non-Nato degli Stati Uniti”

Durante una cena di gala alla Casa Bianca, Donald Trump annuncia che gli Stati Uniti designeranno l’Arabia Saudita come “maggior alleato non-Nato”, un titolo concesso finora a soli 19 Paesi.

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Durante una cena di gala alla Casa Bianca organizzata per il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che Washington designerà l’Arabia Saudita come “maggior alleato non appartenente alla Nato”, uno status particolare previsto dalla legislazione americana e concesso finora solo a 19 Paesi.

Un titolo che rafforza la cooperazione tra Washington e Riad

Trump ha spiegato che la decisione punta a portare “la cooperazione militare a livelli ancora più elevati”, riconoscendo all’Arabia Saudita un ruolo strategico nei rapporti di sicurezza regionali e nel quadro della politica estera statunitense.
La designazione garantisce al Paese benefici specifici in termini di cooperazione militare, accesso a tecnologie e programmi di difesa, pur non implicando alcun obbligo di difesa automatica come previsto invece per gli alleati Nato.

Le parole del presidente americano

“Stasera sono lieto di annunciare che porteremo la nostra cooperazione militare a livelli ancora più elevati designando formalmente l’Arabia Saudita come maggior alleato non appartenente alla Nato”, ha dichiarato Trump.
Il presidente ha inoltre sottolineato che l’annuncio era stato mantenuto “segreto” fino alla serata: “Ve lo dico solo ora per la prima volta, perché volevano mantenere un piccolo segreto per stasera”.

Il contesto diplomatico

La scelta arriva in un momento di consolidamento dei rapporti tra Stati Uniti e Arabia Saudita, con focus su sicurezza regionale, cooperazione energetica e gestione dei dossier mediorientali.
La presenza di Mohammed bin Salman alla Casa Bianca conferma il ruolo centrale della monarchia del Golfo nelle strategie statunitensi.

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Esteri

Argentina, confermati i capi d’accusa per l’ex presidente Alberto Fernández

La Corte federale d’appello argentina conferma i capi d’accusa per Alberto Fernández, accusato di negoziazioni incompatibili con la funzione pubblica nella gestione delle polizze del settore pubblico. Embargo da 10 milioni di dollari e divieto di espatrio.

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La Corte federale di appello argentina ha confermato i capi d’accusa nei confronti dell’ex presidente Alberto Fernández, lasciandolo di fatto a un passo dal processo. Il provvedimento riguarda il presunto sistema di gestione irregolare dei contratti assicurativi del settore pubblico durante il suo mandato, tra il 2019 e il 2023.
La Corte ha convalidato il rinvio a giudizio senza detenzione preventiva per il reato di negoziazioni incompatibili con la funzione pubblica, fattispecie che prevede pene da uno a sei anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

L’embargo sui beni e le misure restrittive

I giudici hanno disposto un embargo fino a 10 milioni di dollari sui beni dell’ex capo di Stato e il divieto di lasciare il Paese senza autorizzazione. Misure che rispondono ai ricorsi presentati dalla difesa di Fernández e di oltre venti tra ex funzionari e imprenditori coinvolti nella stessa vicenda giudiziaria.

Il meccanismo contestato nella gestione delle polizze pubbliche

L’indagine riguarda un decreto firmato da Fernández nel dicembre 2021, che obbligava tutte le amministrazioni pubbliche a stipulare polizze assicurative esclusivamente tramite la compagnia statale Nación Seguros. La norma permetteva però anche l’intervento di assicurazioni private in regime di coassicurazione, con la possibilità di assegnare quote dei contratti a intermediari scelti senza gare pubbliche.
Secondo i magistrati, questo sistema avrebbe favorito un circuito di assegnazioni arbitrarie e commissioni elevate, al quale avrebbero preso parte intermediari indicati come vicini al vertice della struttura presidenziale.

Il ruolo di Héctor Martínez Sosa e le accuse sui flussi economici

Tra i principali beneficiari individuati dagli inquirenti figura Héctor Martínez Sosa, marito della segretaria privata dell’ex presidente. È accusato di aver ricevuto circa il 60% delle commissioni generate dal sistema di intermediazione.
Per la Corte, vi sono elementi che indicano una “partecipazione diretta” di Fernández nel meccanismo, motivo per cui autorizza il giudice federale Sebastián Casanello a proseguire verso il dibattimento, con ulteriori approfondimenti richiesti sui flussi di denaro.

Gli sviluppi giudiziari e le altre accuse pendenti

L’ex presidente, che finora non ha commentato la decisione, è imputato anche in un altro procedimento riguardante minacce e lesioni nei confronti dell’ex compagna Fabiola Yáñez. Con la conferma dei capi d’accusa nel caso Nación Seguros, il quadro giudiziario che coinvolge Fernández si fa ora più complesso e potrebbe sfociare in un processo nei prossimi mesi.

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