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Systrom e Krieger lasciano Instagram e Facebook, Zuckerberg li ha liquidati con un miliardo di dollari

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Dicono che vogliono “esplorare nuovamente la nostra curiosità e creatività”. Diciamo che ne hanno le facoltà e le capacità. Per non parlare delle risorse. Kevin Systrom e Mike Krieger, hanno lasciato Instagram e Facebook, la società che la controlla. Dalla vendita di Instagram al signor Mike Zuckerberg hanno ricavato un miliardo di dollari. Una cifra che si fa fatica a scrivere, pigiarsi a spenderla.

 

Kevin Systrom e Mike Krieger. Con questa foto pubblicata sui loro profili Fb i fondatori di Instagram lasciano l’azienda di Zuckerberg. Sei anno fa avevano venduto Instagram a Fb per un miliardo di dollari

Kevin Systrom e Mike Krieger. I fondatori di Instagram

La notizia dell’uscita di Systrom e Krieger era stata anticipata dal New York Times. Negli ultimi anni Instagram è diventata centrale per il successo di Facebook, riuscendo a mantenere un’immagine tutto sommato positiva presso gli utenti, a differenza del social network alle prese con scandali legati alla privacy, alla diffusione di notizie false, al caso Analityca, alle interferenze russe nelle presidenziali statunitensi del 2016 e a chissà cos’altro.

La prima versione di Instagram fu diffusa da Systrom e Krieger nell’ottobre del 2010, con l’intuizione che oltre a creare filtri fotografici da applicare alle proprie immagini gli utenti fossero anche interessati a condividerle in un modo semplice, senza dover ricorrere a email o messaggi. In appena due mesi raccolse oltre un milione di iscritti, che diventarono 10 milioni l’anno seguente. Mark Zuckerberg, il CEO di Facebook, si fece avanti nel 2012 offrendo ai cofondatori dell’applicazione circa un miliardo di dollari per la loro azienda, con un accordo per mantenere separate buona parte delle attività dal social network.

Systrom e Krieger hanno lavorato negli ultimi sei anni a Instagram, occupandosi dello sviluppo dell’applicazione e tollerando le crescenti ingerenze da parte di Zuckerberg e degli altri dirigenti di Facebook, interessati a una stretta integrazione con il social network. Secondo fonti consultate da Bloomberg, la costante presenza di Zuckerberg e la minore indipendenza sarebbero state tra le cause delle dimissioni dei due cofondatori. Le differenze di vedute non sono state mai rese pubbliche, e le parti per ora si sono limitate a formule standard e diplomatiche per comunicare le dimissioni. Comunque sia ci sono due geni in giro che cercano nuove frontiere da esplorare o superare.

Questo il testo di un post pubblicato oggi  sui profili Fb di Krieger e Systrom con cui dicono addio a Fb. Il testo è sicuramente frutto di acrobazie diplomatiche e legali. E c’è anche affetto, amore per tanti colleghi di lavoro.

“Kevin ed io siamo grati per gli ultimi otto anni a Instagram e sei anni con il team di Facebook. Siamo cresciuti assieme a 13 persone in una squadra che ha oltre mille con uffici in tutto il mondo. Abbiamo realizzato prodotti usati e amati da una comunità di oltre un miliardo di persone. Abbiamo amato e imparare a lavorare in una grande azienda e a coltivare un’enorme comunità globale. E non avremmo potuto farlo senza il nostro fantastico team di Instagram, e il supporto di Mark Zuckerberg, Sheryl Sandberg, Mike Schroepfer, e Chris Cox . Su Facebook-abbiamo imparato tanto da tutti voi. Ora siamo pronti per il nostro prossimo capitolo.
Abbiamo in programma di prendere un po ‘ di tempo per esplorare di nuovo la nostra curiosità e la nostra creatività. Costruire nuove cose richiede che si faccia un passo indietro, capire ciò che ci ispira e abbinare quello con ciò di cui il mondo ha bisogno; è quello che abbiamo in programma di fare.
Restiamo entusiasti per il futuro di Instagram e Facebook nei prossimi anni”.

Tra i circa 320 like sotto il post, campeggia al primo posto quello di Mark Zukerberg.

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ChatGpt, OpenAi sospende il servizio in Italia dopo lo stop del Garante della privacy

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OpenAi ha sospeso l’accesso al servizio ChatGpt in Italia, dopo lo stop del Garante della privacy al software d’intelligenza artificiale sviluppato dall’organizzazione di ricerca con sede negli Stati Uniti.

OpenAi ha dichiarato di aver disabilitato ChatGpt per gli utenti in Italia su richiesta del Garante, riportano i media internazionali. Il sito internet dell’applicazione risulta al momento irraggiungibile dal nostro Paese. Un avviso sulla pagina web chat.openai.com. afferma che “il proprietario del sito potrebbe aver impostato restrizioni che impediscono agli utenti di accedere”. “Lavoriamo attivamente per ridurre i dati personali nella formazione dei nostri sistemi di intelligenza artificiale come ChatGpt, perché vogliamo che la nostra intelligenza artificiale impari a conoscere il mondo, non i privati”, spiega OpenAi.

“Riteniamo inoltre che la regolamentazione dell’Ai sia necessaria. Speriamo quindi di poter lavorare al più presto stretto contatto con il Garante per spiegare come i nostri sistemi siano costruiti e utilizzati”, aggiunge l’organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale.

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Da Ue 544 milioni a 218 ricercatori, 21 italiani

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Assegnati 544 milioni di euro dal Consiglio Europeo della Ricerca (Erc) a 218 ricercatori europei impegnati in settori di frontiera, dalle nanotecnologie alla comprensione dell’invecchiamento. Con 21 ricercatori, l’Italia è terza nella classifica per nazionalità, ma ascende al sesto posto quando si considerano i 14 progetti ospitati nel nostro Paese, tutti condotti da uomini. Ad aggiudicarsi due finanziamenti sono l’Università di Padova e la Fondazione Telethon, uno dei quali per le ricerchee sui tumori condotte dal genetista Andrea Ballabi; seguono con un finanziamento le Università di Trento, Roma Tor Vergata, Pavia, Milano, Europea di Roma e Bocconi,e ancora Elettra Sincrotrone di Trieste, Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), Politecnico di Milano e Fondazione Toscana Life Sciences, con il progetto sulle infezioni virali coordinato da Rino Rappuoli.

I finanziamenti europei alle ricerche più innovative (Advanced Grants) sono tra i più prestigiosi al mondo in campo scientifico; vengono assegnati a ricercatori affermati e con una consolidata esperienza internazionale, e possono arrivare a 2,5 milioni di euro per ogni singolo progetto articolato al massimo in 5 anni. “Il finanziamento di 544 milioni di euro mette i nostri 218 leader della ricerca, insieme ai loro team di borsisti post-dottorato, studenti di dottorato e personale di ricerca, in pole position per ampliare i confini della nostra conoscenza, aprire nuovi orizzonti e costruire le basi per la crescita e la prosperità future in Europa”, ha detto Mariya Gabriel, Commissario europeo per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù .

Ad accogliere il maggior numero di premiati sono la Germania, con 37 vincitori, seguita da Regno Unito (35), Francia (32); l’Italia (14) è sesta dietro a Spagna e Israele. Considerando invece la nazionalità dei ricercatori premiati, l’Italia è terza con 21, dopo tedeschi (36) e francesi (32); seguono i britannici (19). Dei 218 vincitori dell’Advanced Grant, oltre due terzi (158) sono uomini e solo 60 le donne, nessuna delle quali italiana. Eppure mai come quest’anno sono state numerose le richieste presentate dalle donne: il 23% delle 1.650 domande arrivate all’Erc.

I 14 progetti finanziati in Italia riguardano settori scientifici molto diversi. Ci sono, per esempio, i nuovi metodi per progettare e costruire materiali su scala nanometrica, atomo dopo atomo, proposti da Liberato Manna dell’Iit, che ha ottenuto circa 2,5 milioni i prossimi cinque anni, e poi le ricerche su alcune rare eccezioni della matematica condotte dall’australiano Amnon Neeman, dell’Universitàdi Milano, e ancora il finanziamento di 2,1 milioni ottenuto da Andrea Mattevi, dell’Università di Pavia, per svelare tutti i segreti del coenzima Q utilizzato nella cosmesi ma interessante per mote altre applicazioni. All’Università di Padova, il progetto ROOMors condotto da Umberto Castiello analizza la capacità delle piante di ‘pianificare le azioni, mentre Stefano Piccolo studia l’erosione del tessuto connettivo come possibile causa dell’invecchiamento degli organi.

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Un corpo per ChatGPT, robot interagisce con umani

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“Ho bisogno di qualche secondo per trovare una risposta alla tua domanda”, dice Nao, ansioso di mostrare in pubblico “le nuove capacità”, acquisite grazie a ChatGpt. Il piccolo robot sociale, da anni di casa nei laboratori e nelle sperimentazioni in scuole e ospedali, da oggi è infatti in grado di conversare con gli esseri umani senza dover essere programmato prima. L’ultima frontiera dell’intelligenza artificiale è stata presentata dall’Unità di ricerca sulla Teoria della Mente del Dipartimento di Psicologia e dalla Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano. “Io sono un robot sociale ed è la prima volta che posso interagire in maniera più conviviale” si è presentato Nao, chiedendo a chi lo ascoltava un’unica accortezza: “Ricordati solo di parlarmi in modo semplice, spontaneo e senza fretta”.

Alla prima domanda sulle stagioni si è bloccato, ma al secondo tentativo – dopo averci ‘pensato’ un po’ – ha intrattenuto il pubblico su primavera, estate, autunno e inverno. L’iniziativa del gruppo di ricerca guidato da Antonella Marchetti, che dirige il dipartimento di Psicologia ed è responsabile dell’Unità di ricerca sulla Teoria della Mente, nasce dall’idea di integrare un robot sociale con ChatGPT, capace di intrattenere conversazioni naturali basate su scambi interattivi “per rendere più fluida la conversazione dei robot con le persone”, ha spiegato Angelo Cangelosi, direttore del laboratorio di robotica cognitiva dell’Università di Manchester e visiting professor dell’Università Cattolica. “Nao è un sistema capace di avere dialoghi con le persone, con frasi preparate e strutturate, ma ora si può collegare a chatGPT per ottenere delle risposte”.

E per trovarle ha a disposizione lo strumento di OpenAI “che è addestrato a memorizzare milioni di pagine, una mega enciclopedia – ha detto Cangelosi – come se avessimo costretto dieci persone a leggere tutta la vita. Ha dei limiti perché è un sistema linguistico, non pragmatico e contestualizzato, ma essendo basato su un sistema di apprendimento simile a quello del cervello può fare cose potenti come creare un sommario o dare definizioni e spiegazioni”. Come esseri umani, poi “noi siamo abituati alla fisicità nella comunicazione, per questo – ha sottolineato – avere ChatGPT embodied è l’ideale”. I ricercatori hanno già avviato un esperimento pilota in ambito scolastico, ma il nuovo Nao potrebbe trovare applicazioni anche con anziani e utenti con disabilità. Ricordando sempre che “con ogni tecnologia si può fare del bene o del male, i sistemi di AI sono molto complessi e per questo la cautela è giusta, servono sistemi di controllo”, ha concluso Cangelosi, commentando lo stop all’addestramento dei sistemi più avanzati di AI chiesto da Elon Musk e altri 1000 tra ricercatori e manager.

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