Le piante modificate con le biotecnologie agrarie di ultima generazione avranno un’approvazione più semplice rispetto agli ogm, se rispettano alcuni criteri di sostenibilità. E’ la proposta della Commissione europea. Perché queste tecniche sono più agili, precise e sicure degli ogm, perché non implicano l’uso di Dna esterno come nella transgenesi, e consentono mutazioni così puntuali da essere indistinguibili da quelle che potrebbero occorrere in natura o attraverso tecniche tradizionali di selezione e incrocio delle piante. Lo scopo dell’Ue, in linea con il Green Deal, è fornire agli agricoltori colture più resistenti agli stress climatici, agli attacchi dei parassiti, con rese più alte e meno necessità di input chimici. E’ una svolta nel lungo termine, nell’ultradecennale, sofferto, rapporto dell’Ue e le biotecnologie applicate all’agricoltura. Ma potrebbe esserlo anche nel breve, nell’attuale, tormentato, percorso del Green Deal agroalimentare nelle istituzioni Ue, il cui simbolo è lo scontro sul regolamento per il ripristino degli ecosistemi.
Bruxelles propone di distinguere due tipi di piante prodotte da due nuove tecniche di modifica del genoma, cisgenesi e mutagenesi mirata. Per quelle le cui modifiche sono assimilabili alla selezione naturale o tradizionale si potrà avere un’autorizzazione accelerata. Per le altre, con mutazioni più numerose e complesse, restano la procedura di autorizzazione e le regole di tracciabilità ed etichettatura degli ogm. Tutte e due le tipologie saranno vietate nel settore biologico. Che in Italia, è arrivato al 19% delle superfici coltivate (il target Ue 2030 è del 25%) secondo il rapporto ‘Bio in cifre’ 2022, curato da Ismea e Ciheam di Bari. Per le Ong ambientaliste la mossa della Commissione sul biotech è deregolamentazione pura e semplice. Secondo Greenpeace, la Commissione Ue “non garantisce la sicurezza e il rispetto dei diritti dei consumatori”.
Coldiretti plaude invece a strumenti per “per rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici, della difesa della biodiversità e affrontare l’obiettivo della sovranità alimentare”. Confagricoltura saluta con favore il “cambio di passo” dell’Ue. La Cia-Agricoltori italiani auspica “che l’Europa prosegua speditamente con l’iter legislativo”. Gli effetti del nuovo regolamento potrebbero misurarsi a giorni su un altro tavolo, quello della legge per il ripristino degli ecosistemi, primo pezzo del Green Deal a rischio bocciatura da parte dell’Europarlamento. La presentazione della bozza di regolamento sulle nuove tecniche genomiche era chiesta a gran voce dal Ppe, che invece vuole il rigetto della proposta sugli ecosistemi. Secondo il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, “ora abbiamo tutti gli elementi per avvicinare le parti”, “e se riusciamo a mantenere la discussione nel binario dei contenuti penso che possiamo arrivare” a una conclusione. Il voto, in bilico, sul rigetto dovrebbe tenersi la settimana prossima a Strasburgo. Parti del Ppe spingono per un rinvio a settembre, che potrebbe segnare una tregua. In caso il rigetto non passasse si dovrebbe votare su 135 emendamenti, troppi per una plenaria dall’agenda densa. Oltre i 50 la presidente Roberta Metsola potrebbe decidere di rinviare tutto in commissione.
Si chiama ‘Me at the Zoo’, dura 19 secondi ed è stato girato allo Zoo di San Diego, California, da Jawed Karim. Inizia così, vent’anni fa, il 23 aprile del 2005 l’avventura di YouTube. La popolare piattaforma video era stata fondata pochi mesi prima, il 14 febbraio 2005, da tre ex dipendenti di PayPal, Chad Hurley, Steve Chen e appunto Jawed Karim. Nel giro di un mese il sito registra 30mila utenti al giorno, sei mesi dopo due milioni. Il video Me at the zoo è stato girato da Yakov Lapitsky, amico di Karim: mostra il co-fondatore della piattaforma di fronte a due elefanti allo zoo californiano. Ad aprile 2025, il video ha ricevuto oltre 355 milioni di visualizzazioni. Nessuno avrebbe mai immaginato che YouTube sarebbe diventato uno dei siti più visitati al mondo. Secondo Google – che ha acquistato la piattaforma a ottobre 2006 per 1,65 miliardi di dollari – ogni minuto vengono caricate più di 500 ore di video, i filmati brevi (gli Shorts) contano più di 70 miliardi di visualizzazioni giornaliere, ogni giorno gli utenti di tutto il mondo guardano più di un miliardo di ore di contenuti solo sui televisori. In questi 20 anni la piattaforma non solo è cresciuta nei numeri ma ha fatto nascere nuove professioni legate alla rete (gli YouTubers); ha tenuto testa all’avanzare dei social, in particolare TikTok e Instagram spinti dai più giovani e proprio dai video. Continua ad essere un pungolo per la tv con la trasmissione di eventi dal vivo e ha fatto da apripista allo streaming video di Netflix e a quello musicale di Spotify. Cresce pure il suo servizio di podcast, “al momento il più usato negli Stati Uniti”, come ha sottolineato il Ceo Neal Mohan. Nel presente e nel futuro di YouTube c’è l’Intelligenza artificiale, un campo in cui la società compete con OpenAI e Meta.
Attraverso il progetto “Work On Space”, che nasce per iniziativa dell’associazione no profit “Air & Space Next Generation” (ASNG), di cui mi onoro essere presidente e fondatore, tesa alla massima divulgazione della cultura aerospaziale e di tutte le straordinarie opportunità che ci offre e ci offrirà nei prossimi anni, soprattutto per i nostri giovani talenti ci rivolgiamo agli Istituti Scolastici di secondo grado di eccellenza, in particolare con indirizzi specialistici (aeronautico ed aerospaziale, meccanica di precisione, elettrotecnica, robotica, eccetera)per incrementare una connessione reale e concreta con il mondo istituzionale ed industriale.
Lo scopo finale è dunque quello di dare maggiore consapevolezza ai futuri tecnici e professionisti, che non solo il nostro Paese, ma tutto il mondo da sempre ci invidia e ci contende (e a buona ragione), nonché favorire percorsi mirati di formazione e stage soprattutto presso enti ed aziende campane. Si cerca insomma di accompagnare questi studenti carichi di passione e di speranza verso il difficile e variegato mondo lavorativo che, lo sappiamo bene, soprattutto al Sud perde i “pezzi” migliori proprio per la mancanza di quel filo diretto con il mondo scolastico ed accademico.
E lo sa bene la vulcanica dirigente scolastica dott.ssa Antonella Gesuele, che grazie al suo fitto e costante impegno, coadiuvata dal corpo docente e all’intero staff tecnico ed amministrativo dell’ITIS partenopeo “Alessandro Volta”, ha avviato ormai da anni un percorso virtuoso che cerca di offrire la migliore prospettiva di inserimento ai suoi circa 600 studenti. L’Istituto, tra i più antichi del mezzo giorno d‘Italia, incastonato come una pietra preziosa nel cuore di Napoli, nella splendida struttura dell’ex convento di S. Maria della Fede, con circa centosettanta anni di storia si conferma, dunque non a caso, anche tra i più efficienti, ispirato e proteso all’Umanesimo Tecnologico.
Così qualche giorno fa abbiamo potuto realizzare un incontro e confronto diretto tra il mondo dell’aerospazio e i ragazzi del “Volta”, grazie anche alla collaborazione e partecipazione del Distretto Aerospaziale della Campania, presieduto dal Luigi Carrino, in rappresentanza dell’intero comparto produttivo ed industriale del settore, dove convergono realtà di rilievo internazionale.
Come ha potuto sottolineare la Dirigente Gesuele, il migliore percorso formativo, passa necessariamente attraverso l’applicazione concreta di quanto acquisito attraverso lo studio teorico,che deve essere sempre e necessariamente aggiornato per restare al passo con i tempi, salvo poi cimentarsi in stage aziendali mirati e periodi di pratica “sul campo”. Anche per questo il “Volta” propone un’offerta didattica ampia, con tre indirizzi: informatica e telecomunicazioni; elettrotecnica e automazione; grafica e comunicazione e, malgrado le croniche criticità che attanagliano la scuola italiana in generale e le problematiche di una Città, non sempre al massimo per efficienza ed organizzazione, riesce ogni anno a garantire ai suoi studenti il miglior percorso formativo possibile.
L’incontro, in vera sinergia con i giovani partecipanti, non si è dunque arenato ad una “lezione accademica” sullo stato dell’arte e sulla divulgazione di notizie standard, ma i relatori sono andati oltre, grazie agli interventi degli ingegneri Rino Russo e Raffaele Minichini (DAC Campania) che hanno presentato le aziende e le concrete possibilità di inserimento. La partecipazione è stata così reale e costruttiva, così come anche sottolineato dal prof. ing. Francesco Blosio, tra i primi a credere in questa sinergia, ed è sempre emozionante scoprire di quanta passione e di quanta sensibilità siano intrisi tanti dei nostri giovani, spesso bistrattati ed ingiustamente bollati come distratti e poco attenti al loro futuro o a ciò che li circonda.
In tale contesto fondamentale anche la presenza e l’intervento della dott.ssa Sonia Palmeri, già Assessore regionale della Campania alle politiche lavorative e manager di punta di “Generazione Vincente”, società napoletana ormai leader in tutta Italia nella somministrazione lavoro e formazione professionale, che ha concretamente indicato quali soano le migliori chance professionali e quale sia l’approccio più efficiente per trovare l’impiego più congeniale rispetto alle proprie attitudini, capacità e propensioni.
Considerando che i numeri della “Space Economy” narrano di un fatturato stimato nel 2023, a livello globale, intorno ai 630 miliardi di dollari, con una proiezione decennale che, secondo le stime del World Economic Forum, ne prevede la triplicazione fino a 1.800 miliardi di dollari, unitamente alla vivacità imprenditoriale ed istituzionale presente in Campania, sempre riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, speriamo di vedere presto i ragazzi dell’ITIS “Volta” di Napoli farsi largo con successo nel mondo, anzi, nell’universo professionale dell’aerospazio, per cui il legame con il loro Istituto non si ferma al nostro primo incontro, ma rappresenta solo l’inizio di un sodalizio che proseguirà con appuntamenti ed attività di accompagnamento per concretizzare al massimo ogni opportunità di crescita ed occupazione.
La navetta spaziale Soyuz MS-26 è rientrata sulla Terra ed è atterrata in Kazakistan. A bordo i cosmonauti russi Alexei Ovchinin, Ivan Wagner e l’astronauta della Nasa Donald Pettit, che hanno trascorso nello spazio 220 giorni, orbitando attorno alla Terra 3.520 volte e completando un viaggio di 149,8 milioni di chilometri. L’atterraggio – come riportano i media locali – è avvenuto alle 4,21 ora di Mosca in un’area situata 147 km a sud-est della città di Zhezkazgan.