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Economia

Superbonus e smart working, nodi aperti del dl aiuti

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Smart working e superbonus. Nel pacchetto da 17 miliardi di misure appena varato dal governo sono questi i due grandi assenti. Interventi attesi, vuoi perche’ annunciati, vuoi perche’ richiesti a gran voce, ma che alla fine non figurano nel ricco menu’ di proroghe e misure su lavoro, pensioni, famiglie ed imprese annunciato giovedi’ dall’esecutivo dimissionario. Un altro nodo riguarda poi gli extraprofitti, su cui il governo ha gia’ promesso battaglia, introducendo una prima stretta del decreto aiuti bis. Nel provvedimento, di cui si attende la pubblicazione in Gazzetta, manca innanzitutto l’attesa proroga dello smart working per i lavoratori fragili e per i genitori di ragazzi under14. Un intervento proposto dal ministro del lavoro Andrea Orlando che l’aveva annunciato alla vigilia della scadenza del 31 luglio. Orlando ha insistito sulla necessita’ di estendere il lavoro agile per queste due categorie anche durante il consiglio dei ministri di giovedi’, ma alla fine, “non si e’ trovato il necessario consenso” e non se n’e’ fatto niente. Ma il ministro non demorde e assicura il proprio impegno per inserire la proroga in sede di conversione in Parlamento. C’e’ poi lo scoglio del Superbonus. Nonostante il pressing dei costruttori, delle imprese e della politica, che hanno sperato fino all’ultimo in una soluzione nel dl aiuti bis, il provvedimento non tocca la questione. Dopo gli interventi per allargare le maglie della cessione del credito, ammettendo tra i compratori tutte le partite Iva, ora il nodo da sciogliere per sbloccare definitivamente il meccanismo e’ quello della responsabilita’ solidale del trasferimento. Un aspetto che rischia di paralizzare un mercato in cui gli investimenti continuano a correre (a luglio quelli ammessi a detrazione sono saliti sfiorando i 40 miliardi, con poco meno di 44 miliardi di ‘sconti’ fiscali gia’ prenotati). L’attesa e’ ora che a sciogliere il nodo sia l’Agenzia delle entrate, che con propria circolare ha di fatto introdotto la “responsabilita’ in solido del fornitore e dei cessionari”. Sul 110% c’e’ poi il problema di fondo delle risorse complessive perche’, nonostante la continua corsa alle detrazioni, gli stanziamenti sarebbero esauriti gia’ da tempo. Si guarda infine al tema degli extraprofitti, su cui il presidente del consiglio ha usato toni duri. Il problema sono i mancati incassi dalla tassa del 25% sui profitti delle aziende produttrici di energia, che a giugno evidenzia entrate per appena 1,23 miliardi, a fronte dei 10,5 attesi dal governo. Le aziende infatti non solo non pagano, ma molte hanno anche fatto ricorso perche’ considerano la norma incostituzionale. Un’elusione “intollerabile” per il premier: di qui la decisione del governo di intervenire attraverso il decreto aiuti bis. La stretta, che nelle ultime bozze era ancora un articolo vuoto, dovrebbe prevedere una serie di scadenze ravvicinate con sanzioni sempre piu’ aspre: le aziende potranno sanare dopo l’estate il mancato pagamento dell’acconto dovuto a giugno con una penale che potrebbe aumentare se il ravvedimento non sara’ immediato. Se nessun tentativo andasse a buon fine, ne’ sull’acconto ne’ sul saldo dovuto a fine novembre, scatterebbe addirittura la riscossione coattiva. E se nemmeno cosi’ arrivera’ la risposta attesa, Draghi ha gia’ detto di essere pronto a “mettere mano ad altri provvedimenti”.

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Economia

Effetto Trump, bruciati in Borsa 6.500 miliardi in 100 giorni

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Nei primi cento giorni di presidenza Trump ci sono stati 70 giorni di scambi a singhiozzo sui mercati finanziari e 32 giorni di perdite, con oltre 6.500 miliardi di dollari cancellati dal valore delle società quotate. Lo scrive il New York Times, secondo cui per i mercati finanziari il calo del 7% dell’indice S&P 500 rappresenta il peggior inizio di mandato presidenziale da quando Gerald R. Ford subentrò a Richard M. Nixon nell’agosto del 1974, dopo lo scandalo Watergate. La crisi, sottolinea il quotidiano, è persino peggiore di quando scoppiò la bolla tecnologica all’inizio del secolo, e George W. Bush ereditò un mercato già in caduta libera. Al contrario, Trump ha ereditato un’economia solida e un mercato azionario in ascesa da un massimo storico all’altro. La situazione è cambiata rapidamente quando Trump ha annunciato i suoi dazi il 2 aprile, facendo esplodere la volatilita’ nei mercati finanziari.

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Economia

Oxfam, compensi ad cresciuti del 50% per lavoratori solo +0,8%

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A livello globale, negli ultimi 5 anni, la retribuzione mediana degli amministratori delegati d’impresa è cresciuta del 50%, in termini reali, passando da 2,9 milioni di dollari nel 2019 a 4,3 milioni nel 2024. Un aumento che supera di ben 56 volte la modesta crescita del salario medio reale (+0,9%), registrata nello stesso periodo nei Paesi per cui sono pubblicamente disponibili le informazioni sui compensi degli ad.

E’ quanto riporta un’analisi di Oxfam diffusa in occasione del Primo maggio. Nel dettaglio, tra i Paesi in cui il campione di imprese analizzate è sufficientemente ampio, emerge che: Irlanda e Germania vantano alcuni tra gli ad più pagati con una retribuzione annua mediana rispettivamente di 6,7 milioni e 4,7 milioni di dollari nel 2024; in Sudafrica il compenso annuo mediano degli AD era di 1,6 milioni di dollari nel 2024, mentre in India ha raggiunto i 2 milioni di dollari.

“Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo a dir poco grottesco: i compensi degli ad crescono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori in molti Paesi restano fermi o salgono di pochi decimali”, spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. L’analisi di Oxfam si è concentrata inoltre sui divari salariali di genere a livello d’impresa. Esaminando 11.366 imprese di 82 Paesi, che pubblicano informazioni sul gender pay gap aziendale, si evince che il divario retributivo di genere a livello di impresa si sia, in media, ridotto tra il 2022 e il 2023, passando dal 27% al 22%. Ma tra le 45.501 imprese di 168 Paesi con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari e che riportano il genere del proprio ad, meno del 7% aveva una donna nella posizione apicale dell’organigramma aziendale.

Per quanto riguarda la dinamica dei salari reali in Italia, secondo Oxfam se, anziché ricorrere agli indici generali dell’inflazione, si facesse riferimento alla variazione dei prezzi del carrello della spesa (come approssimazione dei beni maggiormente consumati dai lavoratori con basse retribuzioni), il salario lordo nazionale registrerebbe, in media, una perdita cumulata di circa il 15% nel solo quadriennio 2019-2023 e la dinamica positiva del 2024 non rappresenterebbe che un placebo per i lavoratori con le retribuzioni più basse.

“Fino ad oggi, nell’azione del Governo è del tutto assente una chiara politica industriale, orientata alla creazione di posti di lavoro di qualità, che scommetta su innovazione, transizione verde e formazione, senza lasciare indietro nessuno. – conclude Maslennikov – Il Governo stenta a intervenire sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari e ha affossato il salario minimo legale che rappresenta una tutela essenziale per i lavoratori più fragili”.

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Economia

Wsj, cda di Tesla cerca un nuovo ceo per sostituire Musk

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Il consiglio di amministrazione di Tesla ha iniziato a cercare un nuovo CEO per sostituire il fondatore Elon Musk. Lo riporta il Wall Street Journal. Secondo il quotidiano la decisione è stata presa dopo il crollo delle azioni e degli utili di Tesla. Alcuni investitori ritengono che Musk sia troppo impegnato con il suo lavoro di capo del Dipartimento per l’Efficienza Pubblica (DOGE), che pure sembra volgere al termine. Non è stato reso noto se Musk sia stato informato della decisione.

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