Una buonuscita da 100 milioni di euro: è questa la cifra che, secondo indiscrezioni, Carlos Tavares, ex amministratore delegato di Stellantis, riceverà dopo aver lasciato l’azienda con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del suo contratto, prevista per la primavera del 2026. L’azienda non ha confermato l’importo, ma se così fosse, si tratterebbe di un ulteriore capitolo che alimenta le polemiche intorno alla gestione dell’industria automobilistica italiana e al futuro dei lavoratori.
Tavares, il manager più pagato al mondo nell’automotive
Negli ultimi anni, Tavares è stato definito il manager più pagato al mondo nel settore automobilistico, con uno stipendio annuale stimato in circa 40 milioni di euro. Tuttavia, la notizia della sua buonuscita multimilionaria ha suscitato indignazione e critiche, soprattutto alla luce della crisi che ha investito molti lavoratori italiani legati all’indotto Stellantis.
Le reazioni politiche
Il deputato di Azione, Fabrizio Benzoni, non ha risparmiato dure critiche:
“100 milioni di euro di buonuscita a Tavares: oltre il danno anche la beffa. Dopo essersi portato a casa lo stipendio più alto del settore automobilistico, ora prende anche un premio per aver distrutto l’automotive Made in Italy e la vita di migliaia di lavoratori e famiglie. Che fallimento”.
Anche Chiara Appendino, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, ha commentato duramente:
“Tavares non mancherà né a me né all’Italia, dati i disastri che ha lasciato. La buonuscita di 100 milioni di euro è indecente: un dipendente medio di Stellantis impiegherebbe circa 4.000 anni a guadagnare la stessa cifra”.
Appendino ha inoltre sollecitato un intervento diretto di John Elkann in Parlamento per chiarire i piani futuri per l’automotive italiana:
“Non basta presentare Tavares come capro espiatorio. Vogliamo un cambio di linea aziendale che tuteli i posti di lavoro e garantisca un futuro all’industria italiana”.
La crisi di Pomigliano e l’impatto sui lavoratori
Le dimissioni di Tavares arrivano in un contesto già critico per i lavoratori di Stellantis. A Pomigliano d’Arco, la decisione di non rinnovare la commessa a Trasnova, in scadenza il 31 dicembre, mette a rischio 90 posti di lavoro. Franco Mari, di Alleanza Verdi e Sinistra, ha denunciato la situazione durante un presidio organizzato dai sindacati:
“Questi lavoratori, alcuni impiegati da oltre 35 anni, sono trattati come materiale di scarto. È un comportamento inaccettabile e immorale”.
Mari ha inoltre criticato l’assenza di una strategia governativa efficace per affrontare la transizione energetica, definendola una scelta miope che penalizza i lavoratori e le loro famiglie.
Una situazione esplosiva
Mentre l’uscita di Tavares segna un cambio di leadership in Stellantis, il clima intorno all’azienda rimane teso. Il futuro dell’automotive italiano è appeso a un filo, tra la necessità di una transizione energetica sostenibile e l’urgenza di garantire stabilità occupazionale a migliaia di famiglie.