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Spunta la mediazione di Schroeder, è a Mosca da Putin

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L’amicizia con Putin, e il fatto che non abbia ancora mollato gli affari in Russia, lo stanno rendendo inviso a gran parte dell’opinione pubblica, nel suo Paese come nel suo partito. Ma Gerhard Schroeder oggi sarebbe volato a Mosca a sorpresa, per parlare con il presidente russo e mediare per la pace, proprio su richiesta degli ucraini. Almeno stando a quello che scrive ‘Politico’, che ha rivelato la missione segreta. Del tentativo dell’ex cancelliere socialdemocratico il governo a Berlino non era informato. E neppure l’Spd, da giorni in pressing sul suo ex leader, ne sapeva nulla. A Versailles Olaf Scholz – il Bundeskanzler espressione dello stesso partito – ha rifiutato di commentare. Stando ancora a ‘Politico’, Schroeder avrebbe organizzato la missione volando in Turchia e avvalendosi del supporto del ministero degli Esteri di Ankara. Gli ucraini vorrebbero verificare se sia nelle condizioni di costruire “un ponte per il dialogo con Putin”. La richiesta di Kiev sarebbe arrivata venerdi’ scorso dalla casa editrice svizzera Ringier, che gli aveva fatto da consulente fino ad arrivare alla rottura proprio per l’atteggiamento dell’ex politico di fronte alla guerra ucraina. Perche’ Schroeder sulla guerra si era pronunciato, auspicando che finisse, ma su Putin no. Che questo amico un po’ troppo stretto dello zar sia diventato un problema sempre piu’ spinoso per i socialdemocratici, in Germania, e’ piu’ che visibile nel dibattito in corso da giorni. Appena ieri, ben dieci ex presidenti dell’Spd gli hanno chiesto “di prendere una posizione chiara e inequivocabile contro l’azione di guerra di Putin”. Fra questi, gli attuali Lars Klingbeil e Saskia Esken, e poi Norbert Walter-Borjans, Andrea Nahles, Martin Schulz, Kurt Beck, Franz Muentefering, Matthias Platzeck. Non Sigmar Gabriel, che ha recentemente manifestato comprensione per le difficolta’ di Schroeder. L’ex cancelliere e’ presidente del consiglio di sorveglianza del colosso petrolifero Rosneft dal 2017 ed e’ stato nominato di recente candidato all’organo analogo di Gazprom. “Gli occhi di tante persone sono puntati su di te. E tu decidi in questi giorni, caro Gerhard, se anche in futuro vorrai restare un socialdemocratico rispettato”, si legge nella lettera dei compagni. “Un ex cancelliere resta tale anche al di la’ del suo mandato, e non e’ mai davvero un cittadino privato”, aveva rilevato qualche giorno fa Klingbeil, dandogli una sorta di ultimatum via social su scelte chiare “che avrebbe dovuto prendere gia’ da tempo”. L’idea che proprio i legami con il Cremlino potessero renderlo papabile per facilitare i negoziati era pero’ pure gia’ spuntata nei giorni scorsi, e proprio a Berlino. Il nome di Schroeder, come possibile mediatore, era stato fatto accanto a quello di Angela Merkel.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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