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Serie A in crisi di nervi, ma Lazio-Juve sfida che vale

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Con la Champions sullo sfondo la serie A consuma il suo turno pasquale, che regala un imperdibile Lazio-Juve, distratta da una serie di problemi di non poco conto: le apprensioni per le condizioni di Berlusconi si sommano al bubbone plusvalenze, con la Procura che tira in ballo anche le romane e la Salernitana (con scenari ancora da definire, che potrebbero perfino portare a punti di penalizzazione). Ma c’è anche il retrogusto amaro della corrida di Coppa Italia Juve-Inter (il giudice ha sanzionato Cuadrado con tre turni di stop e Lukaku con uno), con una nuova ondata di cori razzisti che potranno essere debellati, oltre che da un’educazione civica sempre più accantonata, dall’introduzione di un radar sonoro che sposterà le telecamere negli stadi verso gli autori di insulti beceri (se si supereranno le perplessità del garante per la privacy).

E’ comunque una serie A sempre piu’ sull’orlo di una crisi di nervi, da cui non si salva neanche lo splendido Napoli di Spalletti, che rischia di rovinare la festa scudetto con l’assurda diatriba degli ultrà con De Laurentiis. E i partenopei, che hanno nel mirino la rivincita col Milan nel doppio quarto di Champions, vogliono superare le ruggini dei due ko al Maradona nelle ultime tre gare tornando ad accelerare in casa di un Lecce dimesso, l’unica con 5 ko di fila, per giunta senza avere segnato un gol. Osimhen forse recupera per la Champions, Spalletti dovrebbe puntare ancora su Simeone, con Raspadori pronto a subentrare. Il clou del 29/o turno arriva col posticipo. La Lazio, in fuga al secondo posto, può acquisire altri punti Champions ospitando la Juve che marcia spedita (sperando di riavere i 15 punti di penalizzazione). E’ la sfida tra due squadre in grande forma, con l’ex Sarri che vuole farsi rimpiangere e punta su Milinkovic-Savic, coadiuvato da Luis Alberto e Zaccagni e dal ritorno di Immobile. Ma e’ la difesa il punto di forza della Lazio, e Allegri mette la classe di Rabiot e Di Maria a disposizione di Vlahovic per cercare di sfondare il muro che protegge Provedel. Meno competitive sembrano le opposizioni che troveranno le milanesi: il Milan, rilanciatosi a Napoli, si affida al rinfrancato Leao ospitando l’Empoli che sembra avviato all’ennesima salvezza. Suggestiva la sfida del gol tra i veterani Giroud e Caputo. Il gol di Lukaku, poi insultato in mano modo, ha salvato per ora Inzaghi, ma l’Inter non può lasciare altri punti dopo il tris di fila di ko che ha complicato la corsa alla prossima Champions.

L’avversario di domani è una squadra tranquilla come la Salernitana. Lukaku chiederà aiuto alla valente fascia sinistra Mkhytarian-Di Marco per non sprecare troppe energie in vista della gara col Benfica. Meno agevole il cammino delle altre due in corsa per i posti Champions. La Roma recupera Mancini e Ibanez, conferma il ritrovato Wijnaldum e si affida ancora a Belotti, che vuole riscattarsi dopo il rigore sbagliato contro i suoi ex compagni all’andata. Il Toro e’ un’ottima squadra che sta crescendo ma il rendimento e’ sempre discontinuo. L’Atalanta si affida ancora a Hojlund, Ederson e De Roon (lasciando all’inizio in panchina Lookman) contro l’ottimo Bologna di Thiago Motta, che sfrutta la forma di Posch, Orsolini e Barrow. Gli emiliani sono in corsa per il settimo posto, per ora in mano alla Juve, insieme alla squadra piu’ in forma della serie A, la Fiorentina di Italiano, che viene da una striscia di nove vittorie consecutive. I viola sono quasi in finale di Coppa Italia, ora puntano la Conference, ma provano a salire ancora ricevendo uno Spezia malmesso, a +6 dal terz’ultimo posto del Verona, che riceve il Sassuolo e non puo’ permettersi altri inciampi, se vuole salvarsi. L’unica partita tranquilla e’ quella tra l’Udinese, che recupera Becao ma perde Pereyra, e il Monza, che conferma Petagna ma e’ priva di Caprari e vuole dedicare un risultato positivo a Berlusconi. C’e’ poi il confronto disperato tra le ultime due, Sampdoria e Cremonese (le squadre care a Vialli), che sono a -10 e -12 dal quartultimo posto. E’ una crudele sfida ad eliminazione diretta: chi perde non avra’ neanche la consolazione di poter continuare a sperare.

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F1: sorpresa McLaren, Norris vince a Miami. Leclerc 3/o

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Impresa della McLaren e di Nando Norris che conquistano il Gran Premio di Miami. La scuderia e il pilota britannico vedono premiato il lavoro delle scorse settimane che ha permesso di portare in Florida il pacchetto di miglioramenti della monoposto. Battuta così la Red Bull con il campione del mondo Max Verstappen, che si deve accontentare del secondo posto. Bilancio in parte positivo anche per la Ferrari grazie al terzo e quarto posto conquistati da Charles Leclerc e Carlos Sainz.

Ma la Rossa può sognare perché è riuscita a tenere il ritmo della Red Bull e soprattutto perché nel prossimo Gran Premio a Imola potrà portare in pista il proprio pacchetto di miglioramenti con la speranza che sia determinante come quello della McLaren. Norris, che ha saputo anche sfruttare al meglio l’ingresso della safety car, ha vinto il suo primo gran premio in carriera, dopo tanti podi conquistati. A festeggiarlo, oltre alla sua scuderia, anche tutti i piloti del circus di Formula 1.

“Era ora – sono state le prime parole del pilota britannico – “L’ho aspettata tantissimo. Sono al settimo cielo”. La McLaren ha di fatto riaperto il mondiale, almeno in prospettiva: ottimi i tempi anche di Oscar Piastri che però ha pagato caro un errore e non è andato a punti. La Red Bull, pur avendo qualcosa in più degli altri, sembra aver perso il vantaggio delle scorse stagioni sugli inseguitori. Nel Gp di Miami, Verstappen può in parte lamentarsi per l’ingresso della safety car che, seguendo il regolamento, lo ha comunque leggermente penalizzato. L’olandese dopo il pit stop è rientrato al quarto posto, proprio mentre Norris ha iniziato ad inanellare una serie di giri sempre più veloci.

“Sono felicissimo per Lando, oggi ha meritato”, ha commentato a fine gara. “Ci aspetta del lavoro da fare”, ha concluso. “Non sono partito alla grande e ho rischiato un po’ – ha commentato Leclerc – Abbiamo avuto un po’ di sfortuna con la safety car che non è stata ottimale per noi. Ora sta a noi migliorare e accelerare”.

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Roma-Juve senza vincitori, Champions da conquistare

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All’insegna del meglio non perdere, pur avendo provato entrambe a vincere, Roma e Juventus hanno fatto un passetto verso lo stesso traguardo con l’1-1 all’Olimpico nella partita più attesa della giornata con un gran profumo di Champions. La pressione era più alta sui giallorossi, inseguiti per il quinto posto da un’Atalanta in gran momento e affaticati dalla sfida europea con il Bayer e la relativa, complicata, rimonta per la finale. Il punto conquistato non è da buttare per De Rossi, ma di certo Allegri, che pure vincendo avrebbe blindato il posto Champions, lo accetta con maggior tranquillità, specie considerando il periodo non certo esaltante dei suoi.

De Rossi ha tenuto a riposo Mancini e Smalling, mettendo in campo Ndicka e LLorente davanti a Svilar, Angelino a sinistra e Kristensen a destra, confermando in avanti Dybala e Lukaku sostenuti da Baldanzi. Allegri, senza Yildiz e Alex Sandro, ha dato spazio a Chiesa, il migliore dei suoi, accanto a Vlahovic, e a Weah. E’ stata del serbo, non certo in un periodo prolifico, a dare il la alla partita con un pericoloso tiro al 7′, mentre Kristensen ha risposto al 12′ con un colpo di testa che si è stampato sulla sulla traversa su cross di Angelino. Neanche il tempo di rammaricarsi per la Roma, perchè al 16′ Lukaku ha messo dentro in tap in su una respinta goffa di Gatti dopo un tiro ravvicinato di Cristante.

I bianconeri hanno provato a reagire lavorando sulle fasce ma senza creare grosse occasioni finchè Chiesa non ha pennellato appena dopo la mezz’ora un cross per la testa di Bremer che ha battuto uno Svilar un po’ fermo. L’1-1 ha rispecchiato abbastanza l’andamento della gara, con la Roma più in controllo palla e la Juve più trattenuta. Dybala è rimasto in panchina nella ripresa, sostituito da Zalewski, e subito Chiesa si è preso tutta la scena con un tiro da fuori area che Svilar, graziato, ha potuto solo vedere stamparsi sul palo alla sua sinistra. L’assenza dell’argentino ha un po’ pesato sulla manovra Roma, mentre si è alzato il livello agonistico, con qualche intervento duro di troppo: quando Weah ha abbattuto Paredes a centrocampo, Allegri ha preferito sostituirlo con Kostic.

I bianconeri hanno preso un po’ il sopravvento, sempre alimentati da Chiesa, e Rabiot, ma la Roma ha sfiorato due volte il vantaggio poco dopo il 20′, con Pellegrini e Kristensen, i cui tiri sono stati deviati un po’ fortunosamente in corner. Fuori anche Lukaku, sono entrati per l’ultima mezz’ora Abraham e Azmoun, e la Roma ha rialzato il baricentro, mentre per l’ultimo quarto d’ora Allegri ha inserito Milik e Kean per Chiesa, stremato, e Vlahovic e De Rossi ha richiamato Pellegrini dando spazio a Bove. La Roma che è stata salvata nel finale da Svilar per due paratone, su tiro ravvicinato di Locatelli al 34′ e colpo di testa di Kean al 44′, mentre il ‘solito’ gol nel recupero stavolta non è arrivato, complice una doppia incertezza di Abraham. E allora, restano tre giornate calde, più una di coppa, per svoltare la stagione.

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Colpo salvezza del Verona, 2-1 alla Fiorentina

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In un Bentegodi festante il Verona grazie ad una gran rete nella ripresa di Noslin, contestata, batte la Fiorentina e conquista una vittoria che ha il sapore della salvezza. La gioia finale dice tutto sull’importanza dei tre punti per i gialloblù. Fiorentina che mastica amaro e sulla rete di Noslin protesta per una mano galeotta di Lazovic ma affronta la gara con il pensiero rivolto all’imminente trasferta di Coppa contro il Bruges. Come annunciato turnover totale da parte di Italiano che mette copiosamente mano alla rosa a disposizione. Il Verona sostituisce lo squalificato Cabal con Vinagre ed è Bonazzoli a guidare l’attacco. La partenza sembra sorridere al Verona.

La Viola palleggia ma non affonda, l’Hellas prova, soprattutto, a ripartire. L’episodio che sblocca il match è un pasticcio clamoroso della difesa toscana. Christensen e Milenkovic non si comprendono, Noslin ci crede, scippa palla al portiere che lo sgambetta. Dal dischetto Lazovic è glaciale e porta avanti i veneti. La rete sveglia una Fiorentina applicata ma poco propositiva in fase offensiva. Prima è Montipò a respingere con il corpo una conclusione di Nzola con difesa di casa impreparata, poi il sinistro in diagonale di Castrovilli incoccia il palo alla sinistra di Montipò.

La rete in chiusura di frazione. Castrovilli salta Vinagre con il tocco sotto e di sinistro inchioda Montipò. Alla ripresa delle ostilità Baroni toglie un nervoso Bonazzoli e prova con Swiderski sicuramente più prima punta. Ed è ancora il Verona a mettere la freccia. Duda mette un pallone nel cuore dell’area viola, la difesa responge corto e dal limite Noslin fa partire un destro di straordinaria potenza. Collo esterno di controbalzo che fa esplodere il Bentegodi. La Fiorentina protesta per un tocco di mano di Lazovic ma dopo il check con la sala Var il direttore di gara convalida.

Italiano centellina i suoi giocatori anche in previsione del ritorno di Conference con il Bruges e pesca dalla panchina, inserendo in rapida successione Kouamè, Bonaventura, Beltran e Mandragora. Viola che su palla inattiva ha l’occasione del pareggio, ma il sinistro al volo di Nzola non trova lo specchio della porta. Italiano disegna nel finale una Fiorentina tutta offensiva. Esce Faraoni, applaudito dal suo ex pubblico, dentro Belotti. Baroni sceglie cambi di ruolo, Dawidowicz per Magnani, Dani Silva per Folorunsho ma non modifica l’assetto tattico. Bentegodi che trattiene il fiato per alcuni minuti per un possibile penalty per contatto Dawidowicz-Belotti ma il Gallo era in fuorigioco.

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